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    Predefinito Rif: Seconda guerra mondiale, ebrei e strage di katyn

    Katyn. Intervista a Daniele Lembo

    di Giovanna Canzano - 14/04/2009


    Fonte: politicamentecorretto



    Canzano 1- Candidato all’Oscar nel 2007, nel 2008 fu presentato al Festival di Torino dalla casa di distribuzione Movimento Film la quale annunciò che ne sarebbero state stampate 60 copie e che sarebbero state distribuite in Italia a fine gennaio 2009. Aprile 2009, quante persone hanno visto il film Katyn dell'ottantatreenne regista Andrzej Wajda?

    LEMBO. Il film, non solo è circolato pochissimo in italia, ma non è stato neanche pubblicizzato. A vederlo sono stati in pochissimi. Purtroppo, abbiamo creato una gioventù di aspiranti calciatori e veline che apprezzano solo i film di “Natale” di Boldi e De Sica. La mia generazione, che ha contribito a formare questa “bella giovantù”, evidentemente non è migliore della stessa.

    Canzano 2- Wajda ha girato il film per ricordare il padre, un ufficiale polacco che morì a Katyn, ammazzato insieme ad altri 22.000 suoi commilitoni?

    LEMBO - Wajda ha girato il film per ricordare la tragedia di un popolo, il dramma del suo popolo. I russi, avendo vinto la guerra, non solo hanno oppresso i polacchi, ma gli hanno anche scritto i libri di storia. Un'oppressione culturale, prima che politica. D'altro canto, la dominazione è sempre prima culturale.
    Il fatto strano, è che i polacchi potevano considerarsi tra i vincitori della seconda guerra mondiale. Furono abbandonati al proprio destino, dagli americani e dagli inglesi. Forse, sarebbe meglio dire che furono praticamente venduti dagli angloamericani alla Russia comunista.

    Canzano 3- Alcuni giornali hanno scritto che in Russia si siano esercitate pesanti intimidazioni verso chi aveva intenzione di proiettare la pellicola in qualche sala, e che in altri Paesi europei le cose non siano andate molto meglio. Ma allora non è solo la storia del padre Wajda?

    LEMBO – Non è solo la storia del padre di Wajda. Ripeto, è la storia di un intero popolo. I russi per anni hanno oppresso i polacchi, così come hanno sfruttato i rumeni. Se la Romania non fosse finita nell'orbita sovietica, oggi sarebbe forse una delle nazioni europee più ricche. Non dimentichiamo che gli unici giacimenti petroliferi europei, di una certa importanza, sono in Romania, a Ploesti.


    Canzano 4- Agli inizi del 1943, nella foresta di Katyn, nella zona di Kosigory, furono rinvenute delle fosse comuni. In queste fosse erano seppelliti, su dodici strati, migliaia di uomini i quali presentavano tutti un foro di proiettile alla nuca. Particolare di non poco conto, fino alla caduta del comunismo fu fatto credere a tutti noi che ad ammazzarli erano stati i nazisti. Oggi?

    LEMBO - In realtà, che ad ammazzarli fossero stati i russi fu chiaro immediatamente. Ma per raccontare i fatti bisogna fare qualche passo indietro.
    Il 14 agosto 1941 il generale Wladyslaw Sikorski, capo del Governo polacco in esilio a Londra, facendo finta di dimenticare l’aggressione russa di due anni prima, firmò un trattato russo polacco con il quale i Russi si impegnavano a formare, con i prigionieri di guerra polacchi da loro detenuti, un’armata polacca.
    Era avvenuto che i tedeschi, da “compagni di merende” e sodali predatori, si erano trasformati in nemici per i russi. A questo punto, i polacchi ritornavano buoni nella lotta contro le Divisioni di Hitler. L’armata in formazione con i polacchi prigionieri di Stalin sarebbe stata comandata dal generale Wladyslaw Anders e doveva essere formata da 250.000 polacchi comandati da 12.000 ufficiali.
    Firmato l’accordo, ci si accorse che i conti non tornavano. Di 12.000 ufficiali polacchi, detenuti nei campi di concentramento di Starobielsk (presso Kharkov), Kozielsk (presso Smolensk) e ad Ostasckovo (presso Kalinin) non c’era alcuna traccia. Qualche autore, invece, riferisce di 8.000 ufficiali e 7.000 sottufficiali mancanti all’appello.
    I russi, dapprima reticenti, incominciarono a dare spiegazioni poco credibili sulla sorte di quegli uomini, affermando che tutti gli ufficiali polacchi erano stati liberati. Ma se erano stati liberati, allora dovevano essere in Polonia o almeno da qualche altra parte, mentre invece di quelle migliaia di uomini non c’era proprio più traccia.

    Canzano 5– Quando si iniziò a capire cosa era successo?

    LEMBO - Due anni dopo, l'arcano incominciò trovare chiarimento.
    Agli inizi del 1943, nella foresta di Katyn, nella zona di Kosigory, furono rinvenute delle fosse comuni. In queste fosse erano seppelliti, su dodici strati, migliaia di uomini i quali presentavano tutti un foro di proiettile alla nuca.
    Le migliaia di cadaveri non furono di difficile identificazione. Le divise ancora integre e i documenti personali rinvenuti, permisero facilmente di dedurre che quegli uomini, ordinatamente sepolti a Katyn, erano le migliaia di ufficiali polacchi scomparsi.
    Questi ultimi, detenuti nel campo di prigionia di Kozielsk, nel marzo del ‘40 erano stati trasferiti a Smolensk e poi a Kosigory dove, nella foresta di Katyn, erano stati abbattuti come bestie dai russi.

    Canzano 6- Chi trovò i corpi?

    LEMBO - Il rinvenimento dei corpi fu ufficialmente fatto da giornalisti norvegesi che, condotti sul posto dai contadini del luogo, avevano poi girato la notizia ai loro giornali in Patria. Il 13 aprile ’43, la radio tedesca diede l’annuncio del crimine russo a tutto il mondo. Passarono appena due giorni e, il giorno 15 seguente, Radio Mosca rilanciò il comunicato, imputando però la colpa del massacro ai tedeschi. Secondo Radio Mosca i polacchi erano stati massacrati dai tedeschi ed ora la propaganda menzognera di Goebbels stava tentando di addossare a loro le colpe. I russi, inizialmente, arrivarono a sostenere addirittura che forse si trattava di fosse preistoriche che i tedeschi tentavano di impiegare per una colossale macchinazione nei loro confronti.
    Di fronte a tali dichiarazioni contrastanti, l’opinione pubblica mondiale, come è logico che fosse, si divise.
    Era quindi indispensabile stabilire la verità dei fatti e alla Croce Rossa a Ginevra giunse l’istanza di aprire un’inchiesta. La richiesta fu avanzata non solo dai tedeschi, ma anche dal Governo polacco in esilio a Londra.
    Agli accertamenti da parte di un ente sovrannazionale come la Croce Rossa, si opposero i russi adducendo il pretesto che la foresta di Katyn, anche se al momento era in zona occupata dai tedeschi, faceva parte del territorio russo. Contemporaneamente, i russi interruppero i rapporti con il governo polacco a Londra, denunciando un accordo tedesco-polacco. Secondo Molotov e Viscinsky, i polacchi in esilio si erano ispirati “a sentimenti germanofili“, tradendo così la Russia loro alleata.

    Canzano 7– Cosa fece la croce rossa polacca?

    LEMBO - Il Governo di Wladyslaw Sikorski si dimostrò convinto della colpevolezza di Stalin e il 19 aprile 1943 la Croce rossa polacca comunicò ufficialmente che la strage degli ufficiali era avvenuta tra l’aprile e il maggio 1940, periodo nel quale la zona di Katyn era sotto occupazione russa. Se la croce rossa polacca ventilava solo di chi fossero le responsabilità, il 19 aprile ’43, il giornale polacco Kurger Polski, edito a Buenos Aires, affermava: “Gli ufficiali polacchi massacrati a Katyn sono stati massacrati per ordine di Stalin. Dobbiamo ritenere esatte le notizie pubblicate sul massacro tanto più che il Governo sovietico non ha provato il contrario e che esso non ha informato dove si trovano il generale Smorawinski e le migliaia di altri ufficiali dei quali si sono perse le tracce”.
    Churchill intervenne energicamente nei confronti del generale Sikorski per indurlo a dimenticare la questione al fine di non turbare l’alleanza con i russi. Ma l’intervento del premier britannico servì a ben poco in quanto non era facile, sebbene in nome della ragion di Stato, passare sopra all’esecuzione di migliaia di ufficiali polacchi. Pertanto, Sikorski continuò ad insistere presso la Croce Rossa internazionale per l’istituzione di una commissione di indagine. Il generale polacco, purtroppo, ad un certo punto non poté più continuare nella sua azione tesa alla ricerca della verità perché, il 4 luglio del ’43, morì in uno strano incidente aereo su Gibilterra.
    La Croce Rossa ginevrina non istituì mai la commissione di indagine, adducendo la motivazione che questa, tenendo conto dell’opposizione dei russi, non era stata richiesta da tutti i belligeranti.

    Canzano – E i tedeschi?

    LEMBO 8- I tedeschi, inizialmente condussero sul posto ufficiali polacchi che identificarono i loro commilitoni assassinati, poi ovviarono al diniego della Croce Rossa affidando il responso ad una commissione internazionale composta da anatomopatologi, tutti esperti di medicina legale, di provenienza bulgara, italiana, belga, danese, finlandese, francese, ungherese, rumena, olandese, jugoslava, cecoslovacca e svizzera.
    Tale commissione iniziò i lavori il 28 aprile ’43, procedendo all’analisi a campione dei corpi. In totale, furono esaminati 982 cadaveri che vennero sottoposti, alcuni ad autopsia, altri al solo esame necroscopico.
    Il lavoro dei periti fu agevolato dal fatto che la natura sabbiosa dei luoghi aveva preservato gli indumenti dal rapido disfacimento e quasi mummificato i corpi.
    I risultati furono resi pubblici il 3 maggio e il lavoro dei periti concludeva che le vittime, tutte uccise con una pallottola alla nuca di calibro inferiore agli 8 mm, erano state presumibilmente assassinate nei mesi di marzo aprile del 1940. Ad avvalorare la tesi che le esecuzioni fossero avvenute in una stagione fredda dell’anno, contribuiva il fatto che i cadaveri indossavano uniformi invernali e che su di questi non erano state trovate larve di insetti. Inoltre, tutti i documenti trovati indosso ai cadaveri, come lettere, giornali ecc. erano antecedenti al marzo aprile 1940.
    Infine, quegli uomini sepolti a Katyn avevano tutti i polsi legati con corde di fabbricazione sovietica ed il nodo usato era quello che, di norma, veniva insegnato alla Ghepeù (la Polizia segreta sovietica, poi denominata NKWD) ed alcuni di loro portavano segni di colpi di baionetta quadrangolare del tipo sovietico.
    Insomma, dalle risultanze della commissione internazionale tutto lasciava credere che ad aver compiuto il massacro fossero stati i russi, nel periodo in cui la zona di Katyn era sotto il loro controllo. A sfavore dei tedeschi deponeva il solo calibro delle pallottole usate nel massacro. I proiettili impiegati, di tipo 7,65, erano indiscutibilmente tedeschi, ma una grande quantità di tali munizioni era stata venduta nell’anteguerra ai Paesi Baltici e alla Polonia. Inoltre, pistole 7,65 di tipo Geco erano state cedute dai tedeschi alla Russia in seguito al trattato di Rapallo.
    E’ da evidenziare che, nell’agosto del ’41, i tedeschi erano venuti in possesso di enormi depositi di armi russe e se avessero voluto far ricadere la colpa della strage sui russi avrebbero usato quelle armi e non pistole di produzione nazionale.
    Se quanto detto non bastasse, a dichiarare la colpevolezza dei russi nella strage, basterebbe raccontare quanto il prof. Palmieri, illustre professore di medicina legale facente parte della commissione internazionale di indagine, di ritorno da Katyn avrebbe poi raccontato. I contadini del posto ricordavano come, nell’aprile maggio del 1940, fossero giunti alla stazione di Gniazdov treni carichi di ufficiali polacchi i quali erano stati poi avviati verso la foresta di Katyn.
    Insomma, già negli anni della guerra fu evidente che il genocidio – perchè di genocidio si tratta – era stato perpetrato dai russi e non dai tedeschi.

    Canzano 9- La seconda guerra mondiale ebbe veramente inizio il I settembre 1939, data in cui i tedeschi diedero avvio all’invasione della Polonia?

    LEMBO – No, la seconda guerra mondiale ebbe inizio qualche giorno prima. I “sacri testi” scolastici, con incredibile sistematicità, dimenticano di riferire che il precedente 23 agosto il Ministro degli Esteri sovietico Vyacheslav Molotov e il Ministro degli Esteri tedesco Joachim Von Ribbentrop avevano firmato quello che pubblicamente era stato contrabbandato come un “trattato di non aggressione”. L’accordo russo tedesco, in realtà, prevedeva un protocollo segreto ai danni della Polonia, della quale i due Stati firmatari ne concordavano l’invasione e la spartizione.
    L’accordo predatorio ai danni dei polacchi avrebbe avuto completa attuazione, il successivo 17 settembre quando, all’invasione tedesca, sarebbe seguito da est l’attacco Russo.

    Canzano 10- Perchè i testi scolastici, dimenticano di riferire del “trattato di non aggressione” firmato da Vyacheslav Molotov e Joachim Von Ribbentrop ?

    LEMBO – Quello dell’attacco russo alla Polonia è una piccola, carognesca, dimenticanza dei trattati di storia che appoggia e avalla però una grande menzogna. Purtroppo, non è la sola falsità ad essere raccontata dagli storici ufficiali su quel periodo. Si aggiunge, invece, a tutta una serie di inesattezze e vere e proprie fandonie che inducono, chi abbia almeno un accenno di buon senso, a nutrire il legittimo dubbio che alla verità dei fatti sia stata sostituita una versione di comodo ben più vicina alla leggenda che alla storia.

    Canzano 11- Katyn sarebbe ritornata a galla anche nel corso del processo di Norimberga quando il generale Rudenko, titolare dell’accusa da parte sovietica, avrebbe chiesto di imputare ai capi nazisti anche “l’uccisione avvenuta nel settembre 1941, di dodicimila ufficiali polacchi prigionieri di guerra nella foresta di Katyn, nei pressi di Smolensk”?

    LEMBO – Si, è vero, la mattanza di Katyn venne poi ripresa da Rudenko nel corso del processo di Norimberga.
    Però, poi, l’accusa russa fu stranamente dimenticata e nessun riferimento alle migliaia di ufficiali polacchi assassinati a Katyn si sarebbe poi trovato nel lungo dispositivo della sentenza del processo.
    Nel dopoguerra si riparlò della faccenda e, il 13 febbraio 1948, il Dagens Nyheter di Stoccolma pubblicò un documento che indicava chiaramente come il NKWD, ovvero la polizia segreta russa, avesse organizzato la strage. Il Dagens Nyheter narrava dell’indagine fatta dall’avvocato Reman Martini di Cracovia e di come quest’ultimo fosse riuscito ad indicare anche i nomi degli uomini dell’NKWD responsabili della carneficina.

    Canzano 12- Soltanto il 12 aprile 1990 la verità sarebbe venuta fuori. Gorbacev, in nome della politica di apertura della politica russa, nel 1990 avrebbe finalmente ammesso la piena responsabilità sovietica nell’eccidio di Katyn. Perché così tardi? Chi si voleva nascondere o proteggere? E perché ancora oggi boicottando il film si vuole nascondere ancora la verità?

    LEMBO - La menzogna russa sarebbe stata veramente dura a morire. Infatti la verità sarebbe venuta fuori solo grazie a Gorbacev che, nel 1990, ammise finalmente la piena responsabilità sovietica nell’eccidio di Katyn.
    Il vero problema non è “Perché così tardi? Chi si voleva nascondere o proteggere? “
    Bisogna, invece, rispondere alla domanda: perché i russi lo fecero?

    Canzano 13- Perchè?

    LEMBO – Alcune fonti riferiscono, addirittura, di 22.000 polacchi trucidati a Katyn, ma il vero enigma da risolvere non è quanti furono i polacchi assassinati. Bisogna, invece, rispondere alla domanda: perché i russi lo fecero?
    La risposta accettabile può essere una sola: Stalin, eliminando gli ufficiali di quell’esercito, tentò di annullare la parte pensante della società polacca. Un mostruoso tentativo di trasformare quella nazione in un corpo acefalo, un popolo di schiavi da asservire alle esigenze russe. Altro che libertà in nome del comunismo. A Katyn, La Polizia di Sicurezza russa esperì il tentativo di annullare un popolo, privandolo, in un colpo solo, dell’intellighenzia.
    Il crimine russo fu peggiore di un tentativo di genocidio. Il genocidio è la carneficina ai danni di un popolo al fine di eliminarlo dalla faccia della terra. A Katyn, invece, si volle preservare il popolo polacco, ma solo per trasformarlo in una nazione di schiavi perché priva della parte dirigente.

    BIOGRAFIA

    Daniele Lembo, nato a Minori (SA) nel 1961.
    Laureato in Scienze dell’Amministrazione, è iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio.
    Studioso di storia del Novecento, si è occupato, in particolar modo, della partecipazione italiana al secondo conflitto mondiale e ha prodotto varie cronache sull’argomento. Suoi articoli sono apparsi sui seguenti periodici e quotidiani:
    Storia del XX Secolo( C.D.L. EDIZIONI); Storia del Novecento (ED. MARO); Storia e Dossier (ED. GIUNTI); Storia Verità (ED. SETTIMO SIGILLO); Eserciti nella Storia (DELTA EDIZIONI); Storia & Battaglie (ED. LUPO); Aerei nella storia(DELTA EDIZIONI); Cockpit (DELTA EDIZIONI); Ali Tricolori (DELTA EDIZIONI); Aeronautica; Area; Rinascita; Ostia Oggi.

    Inoltre, ha pubblicato i seguenti saggi:
    · Taranto…fate saltare quel ponte - I Nuotatori Paracadutisti della Regia Marina( C.D.L. EDIZIONI – Pavia- 1999 );
    · I Fantasmi di Nettunia – I reparti della R.S.I. sul fronte di Anzio – Nettuno (ED. Settimo Sigillo – Roma - 2000);
    · Il lungo volo della Regia - La storia Regia Aeronautica (DELTA EDIZIONI- PARMA- 2001 );
    · I Servizi Segreti di Salò – Servizi Segreti e Servizi Speciali nella Repubblica Sociale Italiana (EDIZIONI MARO – Copiano PV -2001) ;
    · La carne contro l’acciaio – Il Regio Esercito alla vigilia dell’entrata in guerra (EDIZIONI MARO – Copiano PV – 2003);
    · La resistenza Fascista – fascisti e agenti speciali dietro le linee –La Rete Pignatelli e la resistenza fascista nell’Italia invasa dagli angloamericani (EDIZIONI MARO – Copiano PV – 2004);
    · I sommergibili tascabili della Regia Marina (EDIZIONI MARO – Copiano PV – 2005).
    · La guerra nel dopoguerra in Italia – Le operazioni di Stay Behind della Decima Flottiglia Mas in guerra e nel dopoguerra (EDIZIONI MARO – Copiano PV – 2007);
    · Fascisti dopo la Liberazione – Storia del fascismo e dei fascisti in Italia nel dopoguerra -1946-1956 (EDIZIONI MARO – Copiano PV – 2008)
    · I Demoni Rossi – Storia dei mezzi corazzati italiani nella seconda guerra mondiale(EDIZIONI MARO – Copiano PV – 2008);
    · I Servizi Segreti nella Repubblica Sociale Italiana (EDIZIONI MARO – Copiano PV – 2009);

    Monografie:
    · L’osservazione della Regia – L’osservazione aerea della Regia Aeronautica(DELTA EDIZIONI- PARMA- 2001 );
    · Le portaerei del Duce- navi portaidrovolanti e portaerei della Regia Marina (EDIZIONI MARO – Copiano PV – 2004);
    · I reparti di Arditi Italiani – 1940 -43(MARVIA Edizioni 2004);
    · X° Mas (West Ward Edizioni Parma- 2007 );
    · Il Fiat B.R.20 (West Ward Edizioni Parma- 2008);
    · Anzio – I giorni dello sbarco (West Ward Edizioni Parma- 2008 );
    · L’Armata italiana in Russia (West Ward Edizioni Parma- 2008 );
    · La regia Aeronautica in Guerra (West Ward Edizioni Parma- 2008 );
    · I paracadutisti italiani nella seconda G.M. (West Ward Edizioni Parma- 2008 );



    Katyn. Intervista a Daniele Lembo, Giovanna Canzano
    Ultima modifica di Avamposto; 07-10-10 alle 08:48

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    «PORTARE KATYN NEL CUORE»


    A cura di Alessandro Rivali, da Studi cattolici n. 578, aprile 2009




    Nelle scorse settimane è giunto in Italia Katyn, il film del maestro polacco Andrzej Wajda (Oscar alla carriera nel 2002). Nonostante la fama del regista, la pellicola è stata distribuita in un numero insignificante di sale cinematografiche. Sono così sorte polemiche per la generale disattenzione nei confronti di uno dei più tragici episodi della seconda guerra mondiale. Nella foresta di Katyn e in altre località, per ordine di Stalin, furono infatti trucidati circa ventiduemila ufficiali polacchi. Per lunghi anni sulla vicenda è calato il silenzio e la responsabilità dell’eccidio è stata attribuita dalla propaganda sovietica alle truppe naziste. Abbiamo incontrato Krzysztof Strzalka (foto), Console generale della Repubblica di Polonia a Milano, per riflettere insieme a lui sul significato della «Questione Katyn» nella storia del suo Paese.






    Come si spiega l’ostracismo intorno al film di Wajda?
    Ci sono diversi aspetti da considerare e alcuni sono delicati, quindi le opinioni da me espresse sono a titolo esclusivamente personale. Partiamo dagli aspetti per così dire «commerciali». La Casa di distribuzione del film non ha una grande capacità di diffusione sul territorio italiano. Il risultato è stato che il film è stato proiettato in pochissime città e in cinema del tutto secondari. L’altro aspetto del silenzio è relativo alla cultura politica italiana, sia di sinistra sia di destra. Sinceramente non capisco perché questo film possa risultare ancora «scomodo», dato che non si tratta né di un film politico, né di un film ideologico. O, meglio, per qualcuno dal passato comunista è comprensibile che il film risulti scomodo: alcuni nostalgici non possono apprezzare che il comunismo sovietico venga equiparato al nazismo, ma in effetti la sua «pulizia di classe» non fu diversa dalla pulizia etnica nazista, come ha dimostrato in modo accurato lo storico Victor Zaslavsky (cfr Pulizia di classe – Il massacro di Katyn, Il Mulino, Bologna 2006, pp. 134, euro 11). Non posso invece comprendere perché da destra si guardi al film con preoccupazione. Forse si ha il timore di toccare i rapporti bilaterali con una certa superpotenza… e comunque prevale un grande opportunismo. È una situazione abbastanza triste. Per fortuna quasi tutto il mondo cattolico italiano, soprattutto molti amici di Cl, ha accolto il film con entusiasmo e gli sono infinitivamente grato. Il film andrebbe mostrato ai giovani perché si sofferma su quegli aspetti che sono meno conosciuti: ossia il sistema sovietico, la storia dei rapporti tra comunismo e nazismo e i parallelismi tra i due regimi. Forse, nel lanciare il film, si poteva insistere maggiormente sul fatto che è una pellicola contro il totalitarismo in sé.

    Qual è il ruolo di Katyn nell’immaginario polacco?
    Nel nostro immaginario il massacro di Katyn è davvero molto importante. È il simbolo della tragedia della Polonia. Anzi, porta con sé molti simboli: è il punto di svolta del destino del Paese durante la seconda guerra mondiale: tutti i mali della Polonia durante la guerra sono cominciati proprio con Katyn o, meglio, quando si comprese l’identità del vero responsabile, ossia il regime sovietico. Dicevo dei tanti mali: il primo riguarda la falsificazione del vero colpevole; venne orchestrata una campagna per convincere gli Alleati a non indagare a fondo sulla vicenda. Non si potevano mettere a repentaglio i rapporti di alleanza con l’Unione sovietica; poi ci fu la misteriosa morte in volo nel luglio del 1943 di una personalità di primo piano come il generale Wladyslaw Sikorski, che sapeva tutto sulla strage e non poteva rimanere in silenzio. Il destino internazionale della Polonia si è giocato dopo Katyn. Nell’ottobre del 1943 si svolse la conferenza dei ministri degli esteri a Mosca dove si decise la sottomissione della Polonia all’Unione sovietica, che fu poi ribadita alla Conferenza di Teheran. Queste trattative vennero decise senza informare il legittimo governo polacco di Londra. Si trattò di un vero è proprio tradimento da parte degli Alleati occidentali e il tradimento delle regole ribadite appena due anni prima con la Carta Atlantica.

    Spendiamo qualche parola sul «silenzio degli Alleati»...
    Alcuni affermano che si trattò della Realpolitik del momento e che non si poteva agire diversamente. Oggi questa tesi non è più accettabile. Si poteva fare altrimenti. La Russia sovietica era naturalmente una forza formidabile dopo la vittoria di Stalingrado, ma non era così forte da poter vincere da sola la guerra contro la Germania. Gli Alleati potevano dare voce alla verità senza mettere a repentaglio l’alleanza con l’Unione sovietica. In quel momento Stalin desiderava più di ogni cosa l’aiuto fornito dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna e queste nazioni avrebbero potuto influire in modo diretto sulle sorti della Polonia. La politica di appeasement era più facile e meno dolorosa rispetto alla via della fermezza. Come mai dopo la fine della guerra sia Churchill sia Truman optarono per una politica così diversa? Compresero che la politica di appeasement verso Stalin avrebbe comportato la comunistizzazione di quasi tutta l’Europa occidentale. Non compresero invece che la conquista di Stalin dell’Europa centrale era solo un primo passo verso la conquista del resto dell’Occidente. Si poteva essere più lungimiranti, si sarebbero potute ascoltare anche le opinioni del governo polacco in esilio e di quelle di altri governi di potenze centrali esiliati a Londra. La strada scelta fu la più facile, ma anche la più drammatica.

    Perché tanto odio di Stalin contro gli ufficiali polacchi?
    Stalin aveva un conto aperto con la Polonia. Nel 1920, durante la guerra polacco-bolscevica cominciata dai Soviet, era stato commissario politico tra le forze che attaccarono la Polonia da sud-est verso Leopoli. Il comandante di quell’armata era il generale Ionas Jakir in seguito epurato e fatto fucilare nel ‘37. Stalin aveva fatto bloccare l’avanzata di Jakir verso Varsavia perché volle fissarsi su Leopoli. Non andò quindi in aiuto del generale Tuchaèevskij che aveva già diretto le sue forze contro Varsavia dove fu poi sconfitto. In seguito Tuchaèevskij avrebbe rinfacciato a Stalin questo mancato aiuto. Stalin continuò quindi ad avere un senso di colpa per la sconfitta alle porte di Varsavia. Fu una disastrosa battaglia per i bolscevichi con un enorme sacrificio di vite umane. Quella di Stalin fu una vendetta, che tra l’altro colpì anche tutti i membri del partito comunista polacco fatti uccidere nelle purghe del 1937-1938.
    Il massacro a Katyn di tutti quegli ufficiali della Riserva rientrava già nella logica della futura sovietizzazione della Polonia. Si trattava di eliminare una parte consistente dell’intellighentia polacca che avrebbe potuto partecipare in modo molto attivo alla resistenza antisovietica e alla ricostruzione democratica del Paese dopo la guerra. Al posto di questi uomini massacrati vennero inseriti nelle file dell’esercito e dell’amministrazione pubblica nella Polonia del dopoguerra uomini educati in Unione Sovietica o addirittura cittadini russi. Come ha scritto Zaslavsky, Katyn è solo la punta di un iceberg della «pulizia di classe» effettuata sul territorio orientale della Polonia, preso dall’Unione Sovietica dopo il patto Ribbentrop-Molotov; infatti non vennero trucidati solo ufficiali, ma anche i loro famigliari, e anche tutta la popolazione della Polonia orientale; si stima che in due o tre fasi, cominciando dall’autunno del 1939 fino all’inizio del 1941, furono deportati in Siberia più di seicentomila cittadini polacchi, anche donne, bambini e anziani. Per moltissimi fu un viaggio senza ritorno.




    KATYN FA ANCORA PAURA

    Perché la Russia continua a ostacolare la verità su Katyn?
    Posso solo ripetere alcune tesi condivisibili di molti studiosi occidentali. Si teme che il massacro di Katyn possa essere ritenuto genocidio. E di questo infatti si trattò. Questa definizione potrebbe comportare delle richieste di risarcimento. Bisogna poi considerare che Katyn riguarda anche la memoria russa della seconda guerra mondiale, la «Grande guerra patriottica», che è uno dei pochi momenti storici gloriosi e condivisi per tutta la popolazione della Federazione Russa. Forse è l’unico momento storico davvero condiviso. Dell’impero zarista non si può essere molto orgogliosi e neppure dell’impero sovietico. Stalin in qualche modo riuscì a coinvolgere tutti nell’epica guerra nazionale contro la Germania. Katyn può mettere in discussione questa «favola» e far riflettere sulla precedente alleanza tra Russia e Germania e sul parallelismo tra i due totalitarismi. Nel periodo tra il settembre 1939 e il giugno 1941 infatti Germania nazista e Russia sovietica partecipavano insieme all’eliminazione fisica, culturale e linguistica della Polonia. L’alleanza con Hitler permise infatti a Stalin di stare per due anni fuori dalla guerra. Gli permise di attuare una politica imperialista in Polonia, in Romania, nei Paesi Baltici poi inglobati nell’Unione Sovietica.
    Questa alleanza criminale naturalmente non combacia con il grande mito dell’Armata Rossa e della grande guerra patriottica. È troppo scomodo accostare i due regimi, che se erano molto diversi tra di loro, avevano però metodi simili di «pulizia» e di uccisione. Gli stessi fini erano molto simili.

    Si può indagare ancora su Katyn?
    La Commissione mista polacco-russa ha chiuso le indagini per l’impossibilità di accedere alle carte russe. Verso la fine degli anni ’90 gli Archivi relativi a Katyn sono stati chiusi. Alcune famiglie dei fucilati hanno chiesto la riabilitazione delle vittime, ma la procura militare russa ha sentenziato che si è trattato sì di un ordine russo, ma che non poteva rientrare assolutamente nel catalogo della «pulizia di classe» o della «politica di genocidio». Vorrei ricordare che i famigliari polacchi non hanno mai chiesto un risarcimento dei danni, ma solo la riabilitazione dei loro cari. I documenti sono stati sigillati dal segreto di Stato. Forse il caso finirà sui tavoli della Corte europea. Ricordo anche che un grande supporto alla causa polacca è stato fornito dal gruppo Memorial, un insieme di onesti studiosi russi, che con enorme fatica e difficoltà per molti anni si è sforzato di fare luce su questo evento.

    A cura di Alessandro Rivali




    Alessandro Rivali - Genocidi. «Portare Katyn nel cuore. Colloquio con Krzysztof Strzalka console generale della Repubblica di Polonia a Milano - Ares - Primo Piano

  5. #5
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  6. #6
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  7. #7
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