Fra qualche giorno sarà il 40.simo anniversario della strage di Ustica. C'è materia a bizzeffe per tecnici, esperti di aviazione, di sistemi militari, osservatori di politica internazionale, ed ovviamente per garantisti e manettari.
Fra qualche giorno sarà il 40.simo anniversario della strage di Ustica. C'è materia a bizzeffe per tecnici, esperti di aviazione, di sistemi militari, osservatori di politica internazionale, ed ovviamente per garantisti e manettari.
Osservo, in generale, un criterio di giudizio di certe situazioni, valido sino a quando non acquisisca dati di segno contrario. Le situazioni a cui faccio riferimento sono quelle in cui, dopo decine di anni, non si è riusciti ad offrire conclusioni ragionevoli, plausibili, soddisfacenti. Non è una coincidenza che in queste situazioni così 'strane' ci sia sempre, 100 volte su 100, lo Stato, o uno dei suoi pezzi. Così è stato per l'assassinio di Aldo Moro, che ha lasciato lacune non oclmate ed interrogativi tuttora irrisolti. E così è per la strage di Ustica, l'improvviso collasso dell'aereo passeggeri dell'Itavia, di cui, nonostante (o forse a causa di ciò) i plurimi strumenti tecnologicamente avanzati di accertamento astrattamente disponibili, dopo 40 anni non si sappia, ufficialmente e persuasivamente, quale fu la causa del disastro aviatorio (e dunque a chi addebitarlo). Io continuo a credere che si sia trattato di un erroneo abbattimento da parte di missile o altro 'proiettile' sparato da militari in opera in quel momento nella zona (Nato, Francia), cui ha fatto seguito un mastodontico occultamento di prove e depistaggio senza precedenti; depistaggio che dura tuttora da parte di redattori di monografie a futura memoria su quel disastro. Lo spirito polemico, a distanza di 40 anni, è ancora intatto da parte di alcuni che al tempo ricoprivano incarichi e funzioni attinenti alla materia del contendere (ex militari, personale dei servizi...). Il che conferma che il materiale lavico è ancora attivo.