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Le priorità (sconce) del Pd
No, nel Pd manovrato da Pechino le cose non vanno affatto come dovrebbero. Il Politbuto è in emorragia, almeno stando ai sondaggi quelli seri, e, nello sbando totale, l’agenda s’affastella di priorità inconcludenti e sconce; no, non le issues demenziali introdotte dal segretario Letta, uno che andò via dall’Italia come un fallito politico e ci è tornato con un’aria ancor più fallimentare: non tanto lo ius soli, le patrimoniali, i sussidi ai diciottenni in quanto tali, il gendergreen di stampo europeista, no, le cose importanti sono altre e sono quelle che stanno dietro. Impedire una riforma della Giustizia che tolga potere al partito, la cui fusione con le toghe militanti si è dimostrata a tutta prova negli ultimi 25 anni ed ha consentito quel potere che mai sarebbe stato ottenuto tramite le urne; perfezionare il disegno di sostituzione etnica; rifinire gli affari delle Ong, e se ci stanno di mezzo i trafficanti che sarà mai; bloccare le indagini su Bibbiano, dove il partito è immerso fino al collo; spuntare ancora il possibile da una emergenza perenne; far passare la cancel culture che serve a ridefinire quella egemonia gramsciana sempre evocata e oggi più che mai decisiva; dare il tempo alla magistratura di trovare qualcosa su Giorgia Meloni (Salvini è normalizzato); diffondere meglio il messaggio per cui le famiglie criminali delle troppe Saman in realtà non hanno colpa ma scontano il razzismo italiano; spingere sul processo di sfilacciamento sessuale per i minori e addirittura i bambini; imporre leggi come la Zan con cui introdurre una sana polizia del pensiero; annientare l’uomo maschio; mettere le mani sui fondi europei, se mai arriveranno; lucrare sulla fuffa green che garantisce affari miliardari; finire di rovinare città come Milano e Roma, nel contempo mantenendo o recuperando il potere locale pieno; accelerare la ridefinizione sociale aumentando il numero dei poveri e degli indigenti, in modo da obbligarli a dipendere dallo Stato-Leviatano; cancellare quanto resta del lavoro autonomo; accrescere misura e abusi della burocrazia, collegata, come la magistratura, al partito e vero collo di bottiglie per le libertà dei cittadini; potenziare l’ondata d’odio verso “le destre”, come usano chiamarle, volendo dire che tutto ciò che non è ortodosso è un miscuglio indifferenziato di pattume; perfezionare la dipendenza tecnologica con annessa alienazione, dalla dad allo smart working; completare il processo di sottoacculturazione imponendo figurette di pseudointellettuali organici da cartone animato in tutti gli spazi; raggiungere l’obiettivo di candidature non importa quanto evanescenti ma inevitabili, ovvero rendere le elezioni pura formalità di regime, possibilmente con l’appoggio di un Vaticano sempre più schierato e orientato verso la dittatura cinese: e qui il cerchio si chiude.