Originariamente Scritto da
Giò
Dedurre ciò dal fatto che il fascismo riconobbe alla proprietà privata la sua caratteristica di diritto di godimento e di disposizione pieno ed esclusivo sul bene è palesemente fallace, dato che questa è la concezione della proprietà privata che esiste da sempre. La novità che, a suo tempo, il liberalismo introdusse in materia fu l'assolutizzazione di questo diritto sulla scorta delle tesi del giusrazionalismo moderno.
Non ovunque. Basterebbe constatare ciò che credettero gli antichi popoli germanici, prima della nefasta irruzione del "diritto romano", e gli spartani.
Lo statalismo, ahimè, c'entra eccome: è vero che il marxismo mira finalisticamente alla dissoluzione dello Stato, ma previa la massimizzazione del "momento politico", che si sostanzia in un'estensione pressoché illimitata dei poteri dello Stato guidato dal partito comunista. È la cosiddetta "dittatura del proletariato". Il fascismo è al di fuori di questa concezione, anzi, vi si oppone decisamente. Citare Evola ti serve a poco, visto che era un aperto critico dello statalismo, del collettivismo e di concezioni simili. Basta leggersi, a mero titolo d'esempio, "Gli uomini e le rovine" ed è emblematico che del fascismo e del nazionalsocialismo critichi il fatto stesso di avere avuto aspirazioni totalitarie. Al netto delle passate fascinazioni "nazi-maoiste", Freda è - più o meno - sulla medesima lunghezza d'onda. Quanto a Giovanni Gentile, personalmente reputo corretto considerare il suo pensiero "statalista" o, più precisamente, "statolatrico", ma per onestà intellettuale va detto che il filosofo di Castelvetrano ha sempre respinto tali accuse, considerando la sua concezione dello Stato né statalista né statolatrica.
Si ma, dal momento che, secondo Lenin, lo stato "socialista" (marxista, ergo antisocialista) è destinato a finire nella "spazzatura della storia", non si può 'cianciare' di "Stato" in senso stretto. So bene la differenza che Evola 'stabilì' tra "Stato Organico" e "Stato Totalitario", ma, al di là di determinate dispute lessicali, non si può essere contro lo "statalismo" se ci si rifà ad idee quali il NazionalSocialismo e, soprattutto, il fascismo.
Che la prassi rifletta la teoria non è necessariamente vero, anzi. Spesso e volentieri i movimenti politici, a prescindere dalle loro idee, si sono dovuti adattare alla realtà o comunque hanno dovuto tollerare ciò che non avevano la forza di appianare o conformare ai loro progetti. Detto questo, sia il fascismo italiano che il nazionalsocialismo tedesco, seppur in termini diversi, mirarono alla valorizzazione del capitalismo dei rispettivi paesi in senso nazionale e sociale e subordinatamente al bene comune dell'intera società. L'idea presente in entrambi non era quella dell'eversione o del sovvertimento completo dell'ordine socio-economico fondato sulla proprietà privata, ma la sua "socializzazione" o, per meglio dire, la sua estensione. La diffusione della proprietà privata era anzi vista come il necessario correttivo ad un sistema capitalista caratterizzato dal dominio dei grandi gruppi capitalisti. Ovviamente, si può discutere quanto questi propositi siano stati tradotti in pratica ma è fuori di dubbio che gli intenti fossero questi. Sul fatto che i compromessi fatti dai nazionalsocialisti tedeschi coi capitalisti locali siano stati "inferiori" a quelli fatti dai fascisti italiani, è una tua opinione molto discutibile e parzialmente contraddetta dai fatti storici.