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  1. #31
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    Predefinito Re: Dal corporativismo alla socializzazione

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    Non ovunque. Basterebbe constatare ciò che credettero gli antichi popoli germanici, prima della nefasta irruzione del "diritto romano", e gli spartani.
    I Germani erano divisi in tribù nomadi, pertanto non conoscevano per evidenti motivi 'pratici' la proprietà immobiliare. Il fatto che fosse l'autorità politica in carica a distribuire gli appezzamenti di terra non significa comunque che l'appezzamento in questione fosse considerato in mera gestione anziché oggetto di un diritto pieno ed esclusivo di godimento e di disposizione, per quanto limitato dagli obblighi e dai vincoli sociali.
    Riguardo a Sparta, per quel che ne sappiamo, la proprietà privata c'era eccome, anche se tendenzialmente concentrata in poche mani.

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    Si ma, dal momento che, secondo Lenin, lo stato "socialista" (marxista, ergo antisocialista) è destinato a finire nella "spazzatura della storia", non si può 'cianciare' di "Stato" in senso stretto.
    Lo Stato di per sé è la società politica organizzata retta da un'autorità riconosciuta. Finché sussiste una 'cosa' del genere, lo Stato esiste, a prescindere dalla forma di governo assunta. Che lo scopo del movimento sovversivo comunista sia l'estinzione dello Stato non cancella il fatto che, in attesa della realizzazione di questo scopo, anzi, proprio per realizzare questo scopo remoto, edifichi uno Stato collettivista, iper-totalitario, soffocante e poliziesco, spesso oltre i limiti della paranoia.

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    So bene la differenza che Evola 'stabilì' tra "Stato Organico" e "Stato Totalitario", ma, al di là di determinate dispute lessicali, non si può essere contro lo "statalismo" se ci si rifà ad idee quali il NazionalSocialismo e, soprattutto, il fascismo
    Se conosci bene il distinguo posto da Evola tra Stato organico e totalitario, dovresti anche sapere che la sua critica allo Stato "omnia faciens" è, sostanzialmente, una critica allo statalismo, cioè ad una visione dello Stato eccessivamente "accentratore" ed irrispettoso delle autonomie particolari di carattere individuale, locale, ecc.
    Il fascismo nella famosa Carta del lavoro del 1927 affermò un principio che, se bene inteso, risulta in netta antitesi con ogni forma di statalismo: "L'intervento dello Stato nella produzione economica ha luogo soltanto quando manchi o sia insufficiente l'iniziativa privata o quando siano in giuoco interessi politici dello Stato. Tale intervento può assumere la forma del controllo, dell'incoraggiamento o della gestione diretta". Se l'intervento dello Stato nell'economia viene subordinato alla mancanza o all'insufficienza dell'iniziativa privata o alla sussistenza di effettive esigenze del bene comune della società, allora non si sta affermando un principio statalista di intervento generalizzato bensì quello che oggi chiameremmo "principio di sussidiarietà".

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    Momento: un conto è adoperare un certo 'machiavellismo' di fondo, un altro è 'trasfiguarsi', più o meno completamente. Per quanto concerne una fantomatica "valorizzazione del capitalismo" è, quantomeno in riferimento al Reich, una 'panzanata' totale. I tedeschi combatterono, e furono combattuti, strenuamente il capitalismo e dai capitalisti. È vero che non poterono 'ultimare' tutti quelli che fossero i loro propositi, ma sono ampiamente 'giustificabili' per la disastrosa condizione ereditata nel 1933 e dallo scoppio del conflitto più grande della storia appena 6 anni dopo.
    A chiosa, oltre al fatto che una schiera, più o meno consistente, di storici non NazionalSocialisti riconobbero che il perno della Weltaschauung Hitleriana fosse la realizzazione del Socialismo e la liberazione del Popolo tedesco, e segnatamente della classe lavoratrice, dalle grinfie del capitalismo internazionale e nazionale. Inoltre: Hitler fece i discorsi in mezzo agli operai, Mussolini con Agnelli.
    Sia il nazionalsocialismo tedesco che il fascismo italiano cercarono di subordinare il capitalismo alle esigenze della nazione e al rispetto della giustizia sociale, in un'ottica interclassista. È in questa subordinazione che stava la valorizzazione del capitalismo stesso, ovviamente non più inteso secondo l'accezione liberale e/o plutocratica allora (e purtroppo non solo allora) corrente, bensì come fattore di benessere materiale e di potenza per tutta la società. Quindi nessuna "panzanata" (sic): purtroppo, fai l'errore di fissarti troppo sull'uso del termine "capitalismo", ma ti sfugge il fatto - molto più importante ai fini del discorso - che il nazionalsocialismo, analogamente al fascismo italiano e ad altri movimenti simili dell'epoca, non voleva abolire il capitale, ma subordinarlo alle necessità del bene comune. Discorsi che abbiamo già fatto altre volte, ma in tal caso repetita iuvant. Che poi il fascismo italiano ed il nazionalsocialismo tedesco, nella prassi, abbiano seguito vie differenti e, per alcuni aspetti, anche opposte nella realizzazione di questo disegno è vero, ma è tutto da dimostrare che la differenza sostanziale fra l'uno e l'altro fosse, in modo dirimente, una maggior subordinazione del fascismo alle forze capitaliste (curioso poi che, in altri casi, accusi me di assumere prospettive "marxiste" o "para-marxiste", mentre invece qui dimostri di fare tua, almeno parzialmente, una chiave di lettura della parabola storica del fascismo tipica degli storici marxisti). E giusto per smentire la tua ultima "sparata": discorsi in mezzo agli operai e agli imprenditori furono fatti tanto da Hitler quanto da Mussolini. Quindi, evitiamo di mistificare.
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  2. #32
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    Predefinito Re: Dal corporativismo alla socializzazione

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    A suo tempo portai determinate fonti, ma fa nulla. Tu rimarrai nella tua opinione (dando un ausilio agli imbonitori marxisti) ed io nella mia.
    Ho già espresso a suo tempo le mie obiezioni in merito e trovo abbastanza penoso vedere qualcuno inseguire a tal punto i marxisti da voler rivendicare ad ogni costo l'uso esclusivo di un termine e di un aggettivo che è sempre stato "loro".

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    Tempo fa (nel 2007) vi fu chi 'postò' uno scritto sulle "fortune" di Roberto Fiore. Volendo, potresti recuperarlo. Mi sembra venne scritto da certo Loitan Marras o qualcosa del genere.
    Ma sei serio o mi stai prendendo in giro? Spero vivamente la seconda cosa, anche se temo fortemente la prima...

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    Non rammento ove lessi la citazione del Goebbels, ma forse potrebbe essere disponibile anche online. Per il resto, mi sembra tu ragioni come dei liberali, 'qualificando' il Popolo come "entità astratta".
    Una volta, nel Preludio a Machiavelli, Mussolini scrisse: "Il popolo non fu mai definito. È una entità meramente astratta, come entità politica. Non si sa dove cominci esattamente né dove finisca. L'aggettivo di sovrano applicato al popolo è una tragica burla. Il popolo tutto al più delega, ma non può certo esercitare sovranità alcuna".
    Liberale pure lui?

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    In verità, esso è 'Spirito' e 'Corpo' viventi. Ecco perché la naturale 'esplicazione' dell'attività umana è la "pubblica proprietà" od, al massimo, una proprietà privata non come 'diritto' (ius utendi et abutendi) ma quale mero 'usufrutto'. Se non dovessero essere eseguiti determinati ordini, si espropria sine problemi.
    Purtroppo commetti i tipici errori di quelle concezioni organiciste che scambiano l'analogia fra società e corpo umano (o persona) per un rapporti d'identità.
    Lo Stato (o la società che dir si voglia) è un'unità morale, non un'unità sostanziale o fisica. Non ha una volontà o uno spirito o un corpo in senso stretto, bensì per analogia e, in termini concreti, solo nella misura in cui c'è un'autorità che dà unità alla moltitudine di individui e di famiglie che lo compongono. Il popolo costituisce l'elemento "materiale" dello Stato, ma non è titolare primigenio di un diritto esclusivo e pieno su ogni bene di fortuna. Peraltro, i diritti dello Stato chi può esercitarli e farli valere se non chi lo governa? Stante ciò, se davvero dovessimo considerare la proprietà privata non un diritto pieno ed esclusivo di godimento e di disposizione del bene, ancorché circoscritto dal bene comune e dal rispetto dell'ordinamento giuridico, bensì soltanto una specie di usufrutto concesso dallo Stato, questo significherebbe rischiare di legittimare coloro che governano a togliere ai singoli individui la loro proprietà privata persino a prezzo dell'impossibilità di sostenersi.
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  3. #33
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    Predefinito Re: Dal corporativismo alla socializzazione

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    I Germani erano divisi in tribù nomadi, pertanto non conoscevano per evidenti motivi 'pratici' la proprietà immobiliare. Il fatto che fosse l'autorità politica in carica a distribuire gli appezzamenti di terra non significa comunque che l'appezzamento in questione fosse considerato in mera gestione anziché oggetto di un diritto pieno ed esclusivo di godimento e di disposizione, per quanto limitato dagli obblighi e dai vincoli sociali.
    Riguardo a Sparta, per quel che ne sappiamo, la proprietà privata c'era eccome, anche se tendenzialmente concentrata in poche mani.

    Non è così, perché i germani mai considerarono la proprietà come la considerò il "diritto romano", il quale fu antesignano del capitalismo. Ti consiglio di andare sul sito del movimento "Der Dritte Weg" e di leggere la storia del Deutscher Sozialismus. Circa Sparta, agli spartiati furono assegnati dei lotti di terreno, tutti di eguali dimensioni, ma a mo di usufrutto, non come "proprietà" nel senso del "diritto romano" e capitalista.

    Lo Stato di per sé è la società politica organizzata retta da un'autorità riconosciuta. Finché sussiste una 'cosa' del genere, lo Stato esiste, a prescindere dalla forma di governo assunta. Che lo scopo del movimento sovversivo comunista sia l'estinzione dello Stato non cancella il fatto che, in attesa della realizzazione di questo scopo, anzi, proprio per realizzare questo scopo remoto, edifichi uno Stato collettivista, iper-totalitario, soffocante e poliziesco, spesso oltre i limiti della paranoia.

    Ed allora? Quello che affermi è vero, ma comunque non si può affermare che fossero "statolocrati" pel mero motivo che misconobbero il concetto stesso di "Stato".

    Se conosci bene il distinguo posto da Evola tra Stato organico e totalitario, dovresti anche sapere che la sua critica allo Stato "omnia faciens" è, sostanzialmente, una critica allo statalismo, cioè ad una visione dello Stato eccessivamente "accentratore" ed irrispettoso delle autonomie particolari di carattere individuale, locale, ecc.
    Il fascismo nella famosa Carta del lavoro del 1927 affermò un principio che, se bene inteso, risulta in netta antitesi con ogni forma di statalismo: "L'intervento dello Stato nella produzione economica ha luogo soltanto quando manchi o sia insufficiente l'iniziativa privata o quando siano in giuoco interessi politici dello Stato. Tale intervento può assumere la forma del controllo, dell'incoraggiamento o della gestione diretta". Se l'intervento dello Stato nell'economia viene subordinato alla mancanza o all'insufficienza dell'iniziativa privata o alla sussistenza di effettive esigenze del bene comune della società, allora non si sta affermando un principio statalista di intervento generalizzato bensì quello che oggi chiameremmo "principio di sussidiarietà".

    Come ben sai, la "Carta del Lavoro" funse solamente da 'apripista', poiché negli anni '30 gli interventi statali, soprattutto dopo la 'costituzione' dell'IRI nel 1933, furono assai ingenti. Però, qui si rimanda al discorso che 'statalizzare' non significa "fare del Socialismo".

    Sia il nazionalsocialismo tedesco che il fascismo italiano cercarono di subordinare il capitalismo alle esigenze della nazione e al rispetto della giustizia sociale, in un'ottica interclassista. È in questa subordinazione che stava la valorizzazione del capitalismo stesso, ovviamente non più inteso secondo l'accezione liberale e/o plutocratica allora (e purtroppo non solo allora) corrente, bensì come fattore di benessere materiale e di potenza per tutta la società. Quindi nessuna "panzanata" (sic): purtroppo, fai l'errore di fissarti troppo sull'uso del termine "capitalismo", ma ti sfugge il fatto - molto più importante ai fini del discorso - che il nazionalsocialismo, analogamente al fascismo italiano e ad altri movimenti simili dell'epoca, non voleva abolire il capitale, ma subordinarlo alle necessità del bene comune. Discorsi che abbiamo già fatto altre volte, ma in tal caso repetita iuvant. Che poi il fascismo italiano ed il nazionalsocialismo tedesco, nella prassi, abbiano seguito vie differenti e, per alcuni aspetti, anche opposte nella realizzazione di questo disegno è vero, ma è tutto da dimostrare che la differenza sostanziale fra l'uno e l'altro fosse, in modo dirimente, una maggior subordinazione del fascismo alle forze capitaliste (curioso poi che, in altri casi, accusi me di assumere prospettive "marxiste" o "para-marxiste", mentre invece qui dimostri di fare tua, almeno parzialmente, una chiave di lettura della parabola storica del fascismo tipica degli storici marxisti). E giusto per smentire la tua ultima "sparata": discorsi in mezzo agli operai e agli imprenditori furono fatti tanto da Hitler quanto da Mussolini. Quindi, evitiamo di mistificare.
    Hitler non fece discorsi pubblici con a fianco Krupp o Thyssen, Mussolini purtroppo li fece con Agnelli. Poi, mentre il fascismo, come ebbero a criticare i camerati NazionalSocialisti, durante il "Ventennio" si accontentò di 'mitigare' (riuscendoci solo in parte) gli effetti perniciosi del capitalismo, i NazionalSocialisti posero, de facto, fine all'esistenza stessa del capitalismo, sia per quanto concerne la nazionalizzazione degli istituti di credito ed il baratto estero che, e questo è quanto di più importante, si assistette ad una radicale trasformazione del ruolo del lavoratore, sia all'interno delle aziende sia al di fuori delle stesse. Quindi, parafrasando Ludwig Heyde: "Il NazionalSocialismo distrusse il capitalismo senza annientare l'efficienza produttiva".

  4. #34
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    Predefinito Re: Dal corporativismo alla socializzazione

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Ho già espresso a suo tempo le mie obiezioni in merito e trovo abbastanza penoso vedere qualcuno inseguire a tal punto i marxisti da voler rivendicare ad ogni costo l'uso esclusivo di un termine e di un aggettivo che è sempre stato "loro".

    Negli anni '20, uno dei motti degli Hitleriani fu: "Contro il marxismo ebraico, per il Socialismo Tedesco". Io non "inseguo" nessuno, semmai mi ri-approprio di una Idea che fu sempre 'nostra' e che degli imbonitori borghesi e capitalisti ebbero a 'rubarci'.

    Ma sei serio o mi stai prendendo in giro? Spero vivamente la seconda cosa, anche se temo fortemente la prima...

    Cantò qualcuno: "La verità, fa male lo so..." Resta il fatto che, a 14 anni di distanza, nessuno lo abbia confutato.

    Una volta, nel Preludio a Machiavelli, Mussolini scrisse: "Il popolo non fu mai definito. È una entità meramente astratta, come entità politica. Non si sa dove cominci esattamente né dove finisca. L'aggettivo di sovrano applicato al popolo è una tragica burla. Il popolo tutto al più delega, ma non può certo esercitare sovranità alcuna".
    Liberale pure lui?

    In questo giudizio si, e risolutamente anti-NazionalSocialista.

    Purtroppo commetti i tipici errori di quelle concezioni organiciste che scambiano l'analogia fra società e corpo umano (o persona) per un rapporti d'identità.
    Lo Stato (o la società che dir si voglia) è un'unità morale, non un'unità sostanziale o fisica. Non ha una volontà o uno spirito o un corpo in senso stretto, bensì per analogia e, in termini concreti, solo nella misura in cui c'è un'autorità che dà unità alla moltitudine di individui e di famiglie che lo compongono. Il popolo costituisce l'elemento "materiale" dello Stato, ma non è titolare primigenio di un diritto esclusivo e pieno su ogni bene di fortuna. Peraltro, i diritti dello Stato chi può esercitarli e farli valere se non chi lo governa? Stante ciò, se davvero dovessimo considerare la proprietà privata non un diritto pieno ed esclusivo di godimento e di disposizione del bene, ancorché circoscritto dal bene comune e dal rispetto dell'ordinamento giuridico, bensì soltanto una specie di usufrutto concesso dallo Stato, questo significherebbe rischiare di legittimare coloro che governano a togliere ai singoli individui la loro proprietà privata persino a prezzo dell'impossibilità di sostenersi.
    Io, da NazionalSocialista, non ho mai 'accordato' allo Stato dei "diritti sacrali", ma semmai al 'Popolo' (anche se, con gli avvenimenti degli ultimi anni, mi sto fortemente ricredendo). Lo Stato è una mera 'proiezione' di quelle che debbono essere le 'finalità' della Vokgemaischaft. Ecco perché Spengler (che spesso l'ho aspramente criticato) scrisse che il Socialismo si basasse sull'idea del 'noi', contrapposto al concetto di 'io', di matrice liberale. Ecco perché deve essere il Popolo, tramite le Élite da esso scaturite, a dover essere il padrone, per principio, di ogni cosa esistente sul proprio territorio. Poi, se determinate esigenze lo richiedono, si procederà a rendere 'possessori' singoli individui, i quali saranno meri 'rappresentati' di ciò in loro possesso, ma giammai 'proprietari' nel significato capitalistico del lemma.

  5. #35
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    Predefinito Re: Dal corporativismo alla socializzazione

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    Non è così, perché i germani mai considerarono la proprietà come la considerò il "diritto romano", il quale fu antesignano del capitalismo.
    Questa non è una confutazione a quanto ho scritto. Da quali elementi storici accertati desumi che, nel caso dei Germani, l'appezzamento di terra affidato non fosse di pieno ed esclusivo dominio degli assegnatari?

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    Circa Sparta, agli spartiati furono assegnati dei lotti di terreno, tutti di eguali dimensioni, ma a mo di usufrutto, non come "proprietà" nel senso del "diritto romano" e capitalista.
    Anche qui, dovresti citare fonti storiche che attestino quanto sostieni perché, in realtà, risulta che proprio gli Spartiati fossero gli unici a poter essere proprietari a Sparta. Peraltro, qua sembra che tu stia facendo confusione fra la distribuzione della proprietà privata e la proprietà privata stessa: se c'è un'autorità che assegna a qualcuno un bene, non significa necessariamente che quel bene sia stato dato in mero usufrutto.

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    Ed allora? Quello che affermi è vero, ma comunque non si può affermare che fossero "statolocrati" pel mero motivo che misconobbero il concetto stesso di "Stato".
    Il fatto che lo Stato socialista, nell'intenzione dei suoi stessi fautori, sia destinato ad estinguersi con la realizzazione definitiva del comunismo non toglie che nel "mentre" ad esso si presti un ossequio pressoché idolatrico e che esso cerchi di avere un potere onnipervasivo, che si può tranquillamente definire "statalista" perché, di fatto, estende i poteri dello Stato ben oltre le sue naturali competenze.

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    Come ben sai, la "Carta del Lavoro" funse solamente da 'apripista', poiché negli anni '30 gli interventi statali, soprattutto dopo la 'costituzione' dell'IRI nel 1933, furono assai ingenti. Però, qui si rimanda al discorso che 'statalizzare' non significa "fare del Socialismo".
    Sicuramente l'istituzione dell'IRI comportò un incremento dell'intervento statale, ma ciò fu pienamente in linea con i principi espressi dalla "Carta del Lavoro", dal momento che tale estensione dell'intervento statale avvenne proprio per sopperire alle deficienze dell'iniziativa individuale in determinati settori dell'economia italiana dell'epoca.
    Statalizzare non significa "fare del socialismo"? Certamente non c'è un rapporto d'identità fra le due cose, ma è storicamente accertato che il socialismo, ogni qualvolta ha provato a realizzarsi, è ricorso ad ingenti forme di statalizzazione dell'economia.

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    Hitler non fece discorsi pubblici con a fianco Krupp o Thyssen, Mussolini purtroppo li fece con Agnelli. Poi, mentre il fascismo, come ebbero a criticare i camerati NazionalSocialisti, durante il "Ventennio" si accontentò di 'mitigare' (riuscendoci solo in parte) gli effetti perniciosi del capitalismo, i NazionalSocialisti posero, de facto, fine all'esistenza stessa del capitalismo, sia per quanto concerne la nazionalizzazione degli istituti di credito ed il baratto estero che, e questo è quanto di più importante, si assistette ad una radicale trasformazione del ruolo del lavoratore, sia all'interno delle aziende sia al di fuori delle stesse. Quindi, parafrasando Ludwig Heyde: "Il NazionalSocialismo distrusse il capitalismo senza annientare l'efficienza produttiva".
    Dovresti informarti meglio sulla storia dell'ideologia a cui dici di fare riferimento:



    In questa immagine puoi vedere Adolf Hitler in compagnia degli industriali Albert Voegler, Fritz Thyssen e Walter Borbet (fonte: qui).

    Per il resto, siamo alle solite: se per capitalismo s'intende un sistema economico in cui vige la proprietà privata dei mezzi di produzione, ti piaccia o meno, non si può dire che il nazionalsocialismo abbia abolito il capitalismo. Anzi, in tal senso si può dire che il Reich nazionalsocialista fu, perlomeno nei fatti, fautore di un regime capitalista fortemente condizionato da una politica dirigista. Se invece per capitalismo s'intende un sistema economico in cui il mercato è lasciato libero, se non con poche o pochissime limitazioni, ed in cui non è previsto l'intervento dell'autorità dello Stato per correggerne eventuali distorsioni, se non raramente ed in via del tutto eccezionale, allora sicuramente il Terzo Reich non si può considerare un esperimento politico capitalista. Ma a quel punto potrebbe dirsi tranquillamente estraneo al capitalismo, così inteso, anche lo stesso regime fascista italiano.
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  6. #36
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    Predefinito Re: Dal corporativismo alla socializzazione

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    Negli anni '20, uno dei motti degli Hitleriani fu: "Contro il marxismo ebraico, per il Socialismo Tedesco". Io non "inseguo" nessuno, semmai mi ri-approprio di una Idea che fu sempre 'nostra' e che degli imbonitori borghesi e capitalisti ebbero a 'rubarci'.
    Puoi insistere quanto ti pare, ma la parola "socialismo" nasce senza alcun tipo di riferimento ad istanze ideologiche nazionaliste. È stato solo in una fase storica successiva che ci furono tentativi di sintesi fra le due idee politiche ed uno di questi tentativi fu sicuramente il nazionalsocialismo tedesco. Ma è inutile nascondersi dietro un dito: il socialismo moderno, ab origine, non ha alcun riferimento né al nazionalismo né al patriottismo.

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    Cantò qualcuno: "La verità, fa male lo so..." Resta il fatto che, a 14 anni di distanza, nessuno lo abbia confutato.
    Guarda che a me di tali questioni frega fino ad un certo punto e, a conti fatti, molto poco, ma è davvero ridicolo che tu possa scrivere, pensandoti serio, che Roberto Fiore sia un "grande capitalista".

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    In questo giudizio si, e risolutamente anti-NazionalSocialista.
    Motivo in più per apprezzarlo allora.

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    Io, da NazionalSocialista, non ho mai 'accordato' allo Stato dei "diritti sacrali", ma semmai al 'Popolo' (anche se, con gli avvenimenti degli ultimi anni, mi sto fortemente ricredendo). Lo Stato è una mera 'proiezione' di quelle che debbono essere le 'finalità' della Vokgemaischaft. Ecco perché Spengler (che spesso l'ho aspramente criticato) scrisse che il Socialismo si basasse sull'idea del 'noi', contrapposto al concetto di 'io', di matrice liberale. Ecco perché deve essere il Popolo, tramite le Élite da esso scaturite, a dover essere il padrone, per principio, di ogni cosa esistente sul proprio territorio. Poi, se determinate esigenze lo richiedono, si procederà a rendere 'possessori' singoli individui, i quali saranno meri 'rappresentati' di ciò in loro possesso, ma giammai 'proprietari' nel significato capitalistico del lemma.
    Se vuoi fare un discorso serio, che non si limiti a giocare coi termini, dai delle definizioni esaustive di:

    1) Stato;

    2) popolo;

    3) élite;

    4) proprietà privata;

    5) capitalismo.

    Poi possiamo provare a ragionare seriamente.
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    Predefinito Re: Dal corporativismo alla socializzazione

    Ma certo che non l'hanno abolito, del resto sarebbe stato paradossale visto che entrambi i movimenti politici sono sorti, sono stati finanziati e promossi dal capitale privato come barriera ai partiti social-comunisti ed al sindacalismo rosso...

    poi negli anni dovendo differenziarsi ideologicamente dal capitalismo liberale occidentale han dovuto inventarsi la roba della terza via, aggiungi un pò di paternalismo comune a tutti i regimi, un pò di sperimentalismo dottrinale lasciato ad innocui intellettuali , mescola il tutto con l'interventismo statale necessario in tempi di guerra (tutti a quel punto lo sono, pure gli USA...) e ti sembra nazi e fasci fossero socialisti contro il capitale ma è un equivoco.
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  8. #38
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    Predefinito Re: Dal corporativismo alla socializzazione

    Robert, sei diventato antifascista? Scusa la domanda ma da tempo ti si legge contro i fascismi.
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  9. #39
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    Predefinito Re: Dal corporativismo alla socializzazione

    Citazione Originariamente Scritto da Avanguardia Visualizza Messaggio
    Robert, sei diventato antifascista? Scusa la domanda ma da tempo ti si legge contro i fascismi.
    contro il ricchismo ed il padronismo cioè la strumentalizzazione dei valori quali Dio, patria, famiglia, identità etc per manipolare le masse e portare avanti invece i propri interessi di classe
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    Predefinito Re: Dal corporativismo alla socializzazione

    Citazione Originariamente Scritto da Avanguardia Visualizza Messaggio
    Robert, sei diventato antifascista? Scusa la domanda ma da tempo ti si legge contro i fascismi.
    Robert non è mai stato un grande ammiratore del fascismo, al massimo del nazionalsocialismo.
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

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