Da anarchico (o forse dovrei meglio dire "anarcoide" non riconoscendomi un pensiero dottrinario) mi e vi domando.
Sono cresciuto negli anni '90, quando essere "ribelli" "alternativi", cioè appartenere a un mondo antagonista voleva dire ancora pienamente rifarsi a pensieri anarchici o anarco-comunisti (cosa che io comunque non sono, è giusto un parere), per cui : lotta di classe, anticapitalismo, certo, antifascismo, ma non centralizzato, e via dicendo.
Mi domando, qual è stata la mutazione che ha portato le correnti che si rifanno a questi pensieri (escludo gli anarco-individualisti, a cui mi sento di appartenere, che se ne fottono di tutto, giustamente) ad aderire ad una visione totalizzante del discorso diritti civili, che a mio modo di vedere, da marginalista e rivoluzionario è diventato filo-sistemico, tralasciando tutto quello che invece è il seme dell'anarchismo e del socialismo, appunto lotta di classe, anticapitalismo, lotte sociali?
Probabilmente, chi oggi si considera anarchico e ha meno di 30 anni, pensa che essere anarchici (o di sinistra) significhi lottare per questi valori, ma quando io ne avevo 15/20 il sogno era lottare per l'anarchia e il comunismo , il resto era subordinato a questo. A voi la palla, e spero in una serena discussione senza insulti e polemiche.