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Discussione: Il destino del corpo

  1. #1
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    Predefinito Il destino del corpo

    La filosofa Francesca Rigotti in un articolo sul settimanale "Domenica" de "Il Sole 24 Ore" del 27 giugno scorso ha pubblicato un articolo dal titolo "Meglio un bel tatuaggio che l'eterna beatitudine". Condivido la sua riflessione sul "destino del corpo".

    In sintesi la saggista dice che nel nostro tempo il corpo lo curiamo e lo alleniamo: la promessa cristiana di portarlo nell'aldilà è ormai poco convincente perché la morte non è più vista come un passaggio a un'altra fase dell'esistenza.

    La vita dell'anima nell'eterna beatitudine (o nell'eterno castigo) promessa dalla religione cristiana è divenuta un'aspettativa fumosa o incredibile.

    La morte ha cessato da tempo di essere il passaggio a un'altra fase dell'esistenza e si è ridotta a una semplice uscita dalla vita. Di conseguenza la vita del nostro corpo è l'unica vita che abbiamo.

    Quali sono le conseguenze sociali e soprattutto le dimensioni filosofiche aperte da questa concezione?

    Abbiamo solo un corpo, la vita del nostro corpo è l'unica vita che abbiamo e quella vita è la nostra unica possibilità individuale.
    Possiamo trasmettere la vita della specie riproducendo, al seguito della pulsione biologica, la vita collettiva.

    La secolarizzazione ha condotto anche coloro che credono nelle religioni che promettono la vita eterna nell'aldilà, ad attaccarsi alla fugace vita a termine dell'aldiqua.

    Il secolarismo, nella ricostruzione fattane da Charles Taylor, filosofo cattolico credente, significa uscita della religione dalla sfera pubblica nonché allontanamento della gente da Dio e dalla Chiesa e declino delle pratiche religiose. Si tratta di un fenomeno iniziato storicamente nel mondo occidentale intorno al 1500 e sviluppatosi in alcuni paesi più che in altri, e in virtù del quale la fede in Dio da assioma che era all'interno di un contesto in cui non credere era virtualmente impossibile è diventata un'alternativa, una possibilità umana fra le tante.

    La società moderna è diventata secolare cosí come è diventata democratica e la maggioranza dei suoi componenti sono di fatto laici (che siano fedeli a una religione, scettici, agnostici, dubbiosi, atei convinti).

    La vita eterna dell'anima nell'eterna beatitudine è divenuta un'aspettativa fumosa e poco convincente, cosí come pochi si dedicano alla cura dell'anima per garantirle l'immortalità.

    L'impegno contemporaneo, anche di molti credenti, più che mirare all'immortalità dell'anima, si concentra sulla cura del corpo, da mantenere in vita e proteggere dalla vecchiaia e dalle malattie attraverso interventi tecnici di vario genere e di diversa portata. Ci troviamo di fronte a un fantasma dell'immortalità che non si fonda sul predominio delle religioni quanto sul mito dell'uomo perfezionato dalla scienza e dalla tecnica.

    La cura dell'anima, gestita dalle chiese e dai loro apparati e allenata dagli esercizi spirituali ha ceduto il passo alla cura del corpo e del cervello allenati dagli esercizi fisici e mentali.

    La storia mostra che per molti secoli in Europa la preoccupazione per la salvezza dell'anima immortale stava al centro e meno ci si occupava della salute del corpo.

    La preoccupazione principale era quella di «morire in grazia di Dio», confessati e comunicati e unti nell'ultimo sacramento, con la consapevolezza di non avere il peccato mortale sull'anima. Il peccato mortale, quello che condanna l'anima alla morte eterna.

    Oggi la preoccupazione principale di tutti, credenti e non credenti, è di morire senza accorgersene (ma anche di non morire soli, che sono due desideri contraddittori).

    Si nota questo passaggio di mentalità in un esempio illustre che è l'Amleto di Shakespeare, dei primissimi anni del '600. È il passo in cui lo spettro del padre di Amleto racconta al figlio le modalità della sua morte: il vecchio Amleto fu avvelenato da Claudio, lo zio del giovane Amleto, mediante istillazione di un veleno nelle orecchie mentre dormiva nel suo giardino. Il veleno è chiamato hebenon ed era stato forse prodotto con le bacche dell'albero del tasso:
    "Mentr'io dormivo in giardino, com'era sempre mio costume al pomeriggio, tuo zio se ne venne di furto nel momento del mio più pieno abbandono, con il succo del maledetto hebenon entro una fiala, e versò ne' padiglioni delle mie orecchie quella lebbra distillata, il cui effetto ha una tale inimicizia con il sangue dell'uomo, che trascorre le porte e i viali naturali del corpo rapido come l'argento vivo, e con sùbita energia coagula e caglia il sangue più sano e delicato, come farebbero delle gocce d'acido versate nel latte" (Shakespeare, Amleto, I,5, 62-7o).

    Qual era il senso di quella morte? di sorprendere nel sonno il re, impedendogli una morte cosciente! Questa infatti gli avrebbe permesso di pentirsi dei suoi peccati e forse di salvare l'anima dalla dannazione eterna.

    Pensiamo alle strade dei paesi e delle città italiane, ancora costellate da edicole in cui le anime del Purgatorio si dimenano tra le fiamme (le cosiddette anime in pena) invitando i passanti a dire per loro una prece che possa diminuire il tempo della purga e avvicinare la salvezza dell'anima stessa.

    Oggi l'individuo con la sua vita sulla terra, singola e singolare, ha soppiantato l'idea dell'individuo cristiano dotato di un'anima che ha la possibilità di ascendere al cielo dell'eterna beatitudine dopo il giudizio di Dio e godere della vita eterna, perché l'individuo dotato di anima ha un inizio ma non ha una fine.

    In un certo senso il cristianesimo ha introdotto l'idea dell'individualità dell'anima personale, oggi sostituita dalla singolarità del corpo. E se la cura dell'anima era affidata al sacerdote pastore di anime, la cura del corpo è affidata al medico, delle membra e del cervello.

  2. #2
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    Predefinito Re: Il destino del corpo

    parole dette e ridette milioni di volte dal 1968 fino ad oggi . È la equiparazione dell'uomo e la sua esistenza a quella di un animale . Che senso ha fare "filosofia " per l'uomo se la propria vita si riduce ad un brevissimo passaggio su un minuscolo pianeta di una galassia dell'universo? Il fatto che l'uomo faccia filosofia e cioė si metta a ricercare il principio da cui proviene tutto è già un piccolo sentore di una esistenza ultraterrena.
    "Non si governa la Chiesa con un’Ave Maria. " ( Paul Casimir Marcinkus )

  3. #3
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    Predefinito Re: Il destino del corpo

    e poi l'unione delle parole filosofia + un nome femminile è un sintagma nominale che non regge .

    "Non si governa la Chiesa con un’Ave Maria. " ( Paul Casimir Marcinkus )

  4. #4
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    Predefinito Re: Il destino del corpo

    Citazione Originariamente Scritto da zwirner Visualizza Messaggio
    parole dette e ridette milioni di volte dal 1968 fino ad oggi . È la equiparazione dell'uomo e la sua esistenza a quella di un animale . Che senso ha fare "filosofia " per l'uomo se la propria vita si riduce ad un brevissimo passaggio su un minuscolo pianeta di una galassia dell'universo? Il fatto che l'uomo faccia filosofia e cioė si metta a ricercare il principio da cui proviene tutto è già un piccolo sentore di una esistenza ultraterrena.
    Ovviamente si, siamo animali, come eravamo quando eravamo coperti di peli e vivevamo sulle piante. Dubito che il fatto che siamo scesi sulla terra e ci siano caduti i peli abbia modificato la situazione, introducendo una vita ultraterrena per noi, evoluti si, ma animali discendenti da animali. Tra l'altro non si capisce bene quando questa esistenza ultraterrena dovrebbe essere nata, nella scala evolutiva umana

    La filosofia, come la fede in una qualunque religione è un artificio retorico per sfuggire a questa difficilmente digeribile realtà, che crea il bisogno di essere esorcizzata, per vincerne la paura.

    Il fatto che l'uomo decada, cioè invecchi e muoia, come ogni altro essere vivente animale o vegetale, dopo aver compiuto il ciclo vitale della riproduzione, mi pare molto più significativo di ogni complicata riflessione filosofica.

    Tu nasci, ti riproduci, invecchi e muori, per lasciare posto a chi viene dopo di te, geneticamente un pochino diverso.

    Punto.

  5. #5
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    Predefinito Re: Il destino del corpo

    Citazione Originariamente Scritto da zwirner Visualizza Messaggio
    -- parole dette e ridette milioni di volte dal 1968 fino ad oggi . È la equiparazione dell'uomo e la sua esistenza a quella di un animale ....



    Veramente ben prima del 1968 (e.v.) un certo Qoelet, o se preferisci Ecclesiaste, lo riportava nel suo testo (capitolo 3).

    E, come tu ben sai, i sacri testi sono, o sarebbero (?) ispirati dal santo spirito...

    Tra l' altro lo ribadiva come assoluta verita' anche il vicario del redentore del mondo Pecci/Leone XIII (enciclica: Providentissimus deus - anno 1893) -
    a seguito del celeberrimo passo dell' anonimo autore della 2 Timoteo capitolo 3 --


    Vorresti dunque smentire l' illuminato Predicatore ??



    ecco il link ufficiale del vicario del salvatore del mondo...


    https://www.vatican.va/content/leo-x...imus-deus.html

    -

  6. #6
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    Predefinito Re: Il destino del corpo

    Citazione Originariamente Scritto da fradall Visualizza Messaggio
    - Tra l'altro non si capisce bene quando questa esistenza ultraterrena dovrebbe essere nata, nella scala evolutiva umana -

    Per Mircea Eliade (è solo uno dei tanti..) l' argomento di questa fantastica esistenza ultra-terrena vien riportato nel capitolo:
    - Comportamenti magico-religioso dei Paleantropi (Storia delle credenze / volume 1 - editor Sansoni).

    Di certo l' ebraismo antico NON contemplava alcuna dottrina post-mortem / Infatti TUTTI (umanoidi giusti/empi + animali) finivano nella fosse comune (il favoleggiante Sheol).

    Ma sara' nel giudaismo del II Tempio che tale poetica prospettiva compare, per la prima volta (!), a seguito dell' avvento di Antioco IV:
    (Maccabei + pseudo-Daniele e per ultimo il Libro Sapienza).

    Ma non tutti i membri del popolo Primogenito accolsero questa fantastica dottrina (segno evidente del contatto avuto con l' ellenismo che ebbe questo monoteismo _ adorante del "vero"iddio).

    Infatti al tempo del Gesu' della storia erano ancora presenti due fazioni:
    - i sadducei, ostili a detta stravagante quanto Favoleggiante dottrina,
    - i farisei che, al contrario, accolsero con entusiasmo questa consolatoria storiella.

    I capitoli 22 (Matteo) e/o cap. 20 (del portaborse Luca) riportano lo stucchevole racconto della moglie e i suoi "7" maschioni....

    Fu cosi' detta consolante dottrina fu inserita nella religione della croce, tanto da rappresentare uno dei suoi pilastri fondanti (addirittura è una verita' di fede/ e che vien recitato nel famoso "credo" durante le funzioni liturgiche).

    E proprio il sublime sacrificio del divin-incarnato.. Non avrebbe solamente apportato la redenzione, l' espiazione e l' impellente Riconciliazione con il divin-burbero-Geloso ma soprattutto questa agognata/sospirata "salvezza" (??) seppur essa era ottenibile SOLO alla mitica fine dei tempi
    ..ecc...eccc...eccc...

    -

  7. #7
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    Predefinito Re: Il destino del corpo

    cosa manca ad un corpo quando è morto?
    se non ci metterai troppo io ti aspetterò tutta la vita...

  8. #8
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    Predefinito Re: Il destino del corpo

    Citazione Originariamente Scritto da Ucci Do Visualizza Messaggio
    cosa manca ad un corpo quando è morto?
    L'agire come un corpo 'unico' in cui le funzioni dei vari organi interagiscono fra di loro per il mantenimento e la coesione del corpo stesso.
    Quindi via via si degrada fino alla morte delle singole cellule , decretata dalla cessazione delle attività metaboliche che ne consentono il manteniment e la coesione della cellula stessa.
    N.B. non è un caso che abbia utilizzato le stesse parole per l'organismo cellulare e la singola cellula.
    In poche parole è il venir meno della struttura che contraddistingue il corpo o la cellula che sia.
    Io stimo più il trovar un vero, benché di cosa leggiera, che 'l disputar lungamente delle massime questioni senza conseguir verità nissuna

  9. #9
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    Predefinito Re: Il destino del corpo

    Citazione Originariamente Scritto da Ucci Do Visualizza Messaggio
    cosa manca ad un corpo quando è morto?
    La speranza della resurrezione?

  10. #10
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    Predefinito Re: Il destino del corpo

    Mi sembra ormai poco credibile che bisogna avere la resurrezione del corpo fisico per godere della beatitudine di Dio. Anzi, più che poco credibile anacronistico.
    La resurrezione di Cristo è importantissima sotto molteplici significati, ma non credo che ormai sia la promessa della resurrezione qualcosa di centrale nel pensiero cristiano o per lo meno nella mente dei fedeli.

 

 
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