Perché parlare di “BENE COLLETTIVO”
non ha alcun senso?
Perché anche solo nominando
un concetto del genere
si commette un vero e proprio abominio?!
Prima cosa da chiedersi
QUALE COLLETTIVO?
e poi
QUALE BENE?
Perché per poter esistere
un COLLETTIVO
tale per cui possa esistere
un BENE
INEQUIVOCABILMENTE E
e PERFETTAMENTE COMUNE
per forza di cose si deve essere
necessariamente molto simili,
se non addirittura uguali,
ed esserlo ad un livello tale che
IL PRINCIPIO DI OMOLOGAZIONE
O GENERICITÀ SUPERI
QUELLO DI INDIVIDUALITÀ.
Per cui per esistere un COLLETTIVO
che includa tutti gli individui di una società
le persone devono annullarsi come individui,
con le loro differenze, peculiarità
e ogni stranezza, che è anche, spesso,
il meglio dell’umanità
e che dovrebbe, a quel punto,
essere livellato e sparire.
Non per niente il termine
“collettività” è il contrario di “individualità”.
Come è possibile quindi parlare di
COLLETTIVITÀ
senza comprendere con tale termine
concetti e azioni quali
REPRESSIONE DELL’INDIVIDUALITÀ
e COSTRIZIONE ALL’OMOLOGAZIONE?
Tutti sanno bene che non è possibile
per gli esseri umani, essere tutti uguali.
Tutti sanno che le differenze
sono talmente tante,
e TUTTE DA RISPETTARE,
come è giusto che sia,
che non si possono avere uomini così simili
se non VIOLANDO O REPRIMENDO
attraverso un processo di omologazione
ogni loro peculiare individualità.
Tale processo sarebbe per forza una violenza
ai danni della parte che meno si vuole omologare.
E non esiste scusa o motivazione
che possa giustificare la violazione di questi
FONDAMENTALI PRINCIPI E DIRITTI.
Quindi ogni volta che si parla
di BENE delle COLLETTIVITÀ
si parla per forza SOLO E SOLAMENTE
del BENE di ALCUNE PERSONE
SIMILI FRA LORO, MA MAI DI TUTTE.
Potrà esserci un COLLETTIVO
SOLO LIMITATO AD UNA PARTE,
che poi sia maggioranza o minoranza
poco importa.
Ecco perché NON POSSONO ESISTERE
I DIRITTI della COLLETIVITÀ
perché SAREBBERO DIRITTI
destinati
SOLO AD UNA PARTE
degli individui che formano la società.
RAGIONARE IN TERMINI DI
COLLETTIVO
VUOL DIRE RICHIEDERE
UNA OMOLOGAZIONE
QUASI TOTALE!
Ma questa non è la natura umana,
questa è la natura di alcuni insetti.
La EUSOCIALITÀ non è realizzabile
negli uomini a meno di non voler togliere
loro libertà e individualità.
Infatti, le uniche esperienze sociali
vissute dall’uomo
più vicine all’eusocialità
HANNO SEMPRE SOFFERTO
LA PRESENZA
della SCHIAVITÙ.
Non può esistere nell’umanità
questo tipo di società
senza violazioni della libertà,
perché ogni tentativo di realizzare
il “bene della collettività” vuol dire tentare di
trasformare l’umanità in formiche.
E guarda caso tra le formiche ci sono appunto
le caste prefissate per tipologia di lavoro e non superabili.
Quindi quando qualcuno vi parla
di BENE della COLLETTIVITÀ
sta dicendo che gli uomini devono essere trasformati
in formiche e divisi in caste in base alla loro produttività.
Ragionare per collettivo vuol dire
umiliare una parte degli individui non omologati
e privarli della loro libertà di decidere per se stessi.
E vedrete che a parlare così sarà sempre
una maggioranza prevaricatrice,
non democratica, che non tollera un pensiero diverso,
che censura, che demonizza, che etichetta,
che mente senza vergogna,
e sarà sempre quella più ricca
e più militarizzata
e che per far valere le ragioni di questo
SUO PERSONALISSIMO
E INTERESSATO BENE
della (propria) COLLETTIVITÀ
SU TUTTI GLI ALTRI CHE
NON SI OMOLOGANO SPONTANEAMENTE
NON AVRÀ ALCUNO SCRUPOLO A VIOLARE
OGNI DIRITTO CHE RITERRÀ
CONVENIENTE VIOLARE.
FINO AD ARRIVARE A VIOLARLI TUTTI.
Dovete imparare a vedere il male
anche quando è travestito
con ciò che sembra sensato
perché è così che le merde cercano di imporlo
lo vestono sempre con abiti raffinati
che sembrano giusti e sensati.
Se però fate attenzione, ascoltate bene,
e ragionate vedrete che la puzza di merda
viene sempre fuori.