Originariamente Scritto da
standing bull
allora parliamone seriamente, di Mussolini, e non raccontiamoci balle.
Mussolini fu un notevole uomo politico ma ebbe ben poco del vero uomo di Stato, perché in tutti i momenti nodali della sua vita gli mancò la capacità di decidere, tanto che si potrebbe dire che tutte le decisioni più importanti o gli furono praticamente imposte dalle circostanze o furono prese tatticamente, per gradi, adeguandosi alla realtà esterna. Il suo tatticismo derivava da un miscuglio di personalismo, di scetticismo, di diffidenza, di sicurezza in se stesso e al tempo stesso di sfiducia nell’intrinseco valore di ogni atto; il cd. duce non ebbe mai la tempra del realizzatore, non diciamo di una nuova società, ma neppure di un nuovo Stato, perché più che un grande politico creatore, Mussolini è stato un distruttore. il periodo fra il 1929 e il 1936è stato definito «gli anni del consenso», ma si trattava di un consenso largamente superficiale, passivo per la maggioranza degli italiani, e non si trasformò mai, neppure nei momenti di maggior successo per il regime, in un consenso attivo, il quale per esser veramente tale, ha bisogno di partecipazione politica, di effettivo spirito critico, di vera informazione. Tutte cose che a questo consenso – nonostante il mito del “duce” – mancavano.
Ma anche per questo periodo raramente è documentabile uno sforzo di elaborazione di una linea proiettata sui tempi lunghi e con finalità non meramente contingenti, perché tutte le iniziative politiche di qualche importanza appaiono prese quasi all’improvviso, senza un’adeguata preparazione, quasi frutto di decisioni repentine, spesso rese possibili da circostanze contingenti.