Donne senza voce: "Devono fare figli. Non le ministre"
Definisce «prostitute» le donne che hanno lavorato negli uffici governativi dell'esecutivo filo-occidentale di Ashraf Ghani e anche le donne che sono scese in piazza nei giorni scorsi e ancora ieri a Kabul, sfidando il regime per chiedere diritti e libertà. Poi insiste senza giri di parole: «Non è necessario che le donne facciano parte del governo» dell'Emirato islamico dell'Afghanistan perché «una donna non può fare il ministro. È come se le mettessi al collo un peso che non può portare. Le donne devono fare figli».
Nello stillicidio quotidiano di misoginia e discriminazione ieri è toccato al portavoce dei talebani Sayed Zekrullah Hashimi esibirsi sulla tv indipendente Tolo News e affidare al giornalista che lo incalzava le ultime perle del nuovo medioevo afghano. «Le donne non sono metà della società?», gli chiede il conduttore. «Noi non le consideriamo la metà. Che tipo di metà? - domanda Hashimi - Metà qui è mal definita. Qualunque cosa i media dicano, gli Stati Uniti e il loro governo fantoccio in Afghanistan non avevano altro che prostituzione nei loro uffici». Al giornalista che gli obietta di non poter definire prostitute tutte le donne, il megafono del nuovo potere talebano replica: «Non tutte le donne afghane. Le quattro donne che protestano nelle strade non rappresentano le donne afghane. Le donne afghane sono quelle che danno figli al popolo dell'Afghanistan, che lo educano ai valori dell'islam».