Di integrazione piena per la famiglia della piccola vittima, di degrado e follia per il 26 enne che si trova in Italia da alcuni mesi, ma che in Europa era arrivato fin dal 2015, vedendosi rifiutate le richieste per lo status di rifugiato in altri 4 Paesi del Nord: Danimarca, Svezia, Germania ed Olanda hanno detto no. Lui ci ha riprovato qui, qualche mese fa. «Il nostro primo dovere ora è assistere le vittime di questa tragedia per cui serve il massimo rigore: come ha potuto un uomo già noto per la sua violenza essere libero di circolare?», si chiede amaro il primo cittadino Andrea Gnassi.
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