d'accordissimo di mandare in virologi in TV a parlare di covid solo se autorizzati, ma la Francia questo lo fa dal febbraio 2020....
perchè si è perso un anno e mezzo?
https://www.corriere.it/cronache/21_...7219365d.shtml
d'accordissimo di mandare in virologi in TV a parlare di covid solo se autorizzati, ma la Francia questo lo fa dal febbraio 2020....
perchè si è perso un anno e mezzo?
https://www.corriere.it/cronache/21_...7219365d.shtml
Decisione giustissima, facessero i medici e meno i frontmen
Lasciamo parlare i politici di covid in tv
Se non vi rispondo vuol dire che siete in blacklist
Ripeto qui quello che ho già scritto nel thread precedente "Censura sanitaria".
Ci mancava la censura sanitaria. Capisco che i media diffondono anche balle stratosferiche -succede tantissimo anche qui nel forum- ma è un prezzo che bisogna pagare alla libertà di espressione del pensiero (bastano i limiti di legge e le sanzioni previste). La struttura sanitaria dovrebbe autorizzare i propri medici ad andare in televisione o a rilasciare interviste: sulla base di quali criteri? stabiliti da chi?
Nel paese della P2 e di Poggiolini non può essere altrimenti.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano le tasse, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» da "Codice della vita italiana", Giuseppe Prezzolini
si fa politica anche sul covid, Galli è un ex sessantottino e lo dice come se centrasse qualcosa col virus, quell'altro del San Raffaele è vicino a Berlusconi, altra cosa che non c'entra ninte col covid
Bassetti si lamenta che la Lega non gli vuole piu' bene
La Capua che sta in America cugina dell'altra Capua che fa la presentatrice si lamenta che quando stava in Italia l'hanno cacciata e approfitta della passerella aggratis per presentare il suo ultimo libro
ma siamo ammattiti?
"Io sono professore universitario e come tale parlo quanto voglio e nessuno mi mette il bavaglio, perché altrimenti siamo di fronte al Fascismo". Così all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. "Io lavoro in un ospedale pubblico e quando ho parlato dei miei pazienti o della struttura sono stato sempre autorizzato. Dispiace leggere certe cose e chi ha proposto questo ordine del giorno forse non conosce alcune questioni", ha sottolineato. "Se il Governo dovesse fare questo passo - osserva il medico - saremo l'unico Paese al mondo che limita il pensiero di professori universitari. Quindi non posso neanche scrivere un libro sul virus? O rilasciare un'intervista a un giornale? Rischiamo di scadere profondamente".
Fabrizio Pregliasco
"A mio avviso dovrebbe esserci piuttosto una carta per tutti coloro che parlano" di Covid in tv, radio, giornali e media in generale "quali giornalisti, opinionisti e non addetti ai lavori" che garantisca "l'eticità di quello che raccontano e la veridicità delle loro affermazioni" citando cioè "da chi e dove le hanno apprese", commenta il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università Statale di Milano. "Non si può fare una censura - sottolinea l'esperto - l'autorizzazione della struttura cosa ci dà in termini di qualità di intervento? Ci vuole un codice etico ma per tutti. Il problema non sono i virologi, girano la colpa a noi ma è il giornalista o l'opinionista del caso che fa confusione e quindi ben venga un codice etico, con degli elementi essenziali, in base al quale uno quando dice qualcosa deve provarne la scientificità e il fatto che si è informato e da chi si è informato". "Deve essere dichiarato un po' come il conflitto di interessi. Quando noi partecipiamo a dei congressi - spiega il medico - la prima cosa che dobbiamo fare è dichiarare conflitto di interessi, biografia e bibliografia a cui si fa riferimento per le affermazioni. Questo è, ma deve essere per tutti però, compresi gli opinionisti che sono i peggiori".
"Il rischio - paventa l'esperto - è che facciano sparire i virologi che hanno studiato, continuando a far parlare gli altri. C'è un'esigenza di informazione ma quello che prevale, lo vedo in alcune trasmissioni, sono tre o quattro opinionisti che buttano lì quello che pensa la signora Maria, che è giusto ma - ammonisce Pregliasco - ci deve essere un'interlocuzione. Un opinionista non può dire 'il vaccino è sperimentale', deve dire 'voglio sapere se è sperimentale' che è cosa diversa. Invece nelle trasmissioni quello che succede è questo: messaggi che passano in maniera scorretta. Io alle volte - ricorda - ho litigato in trasmissioni perché si lasciava passare questo concetto e se passa da testimonial, se un giornalista che è una persona informata e colta dice così, vuol dire che ha questa indicazione". "Io - conclude il virologo - continuerò se mi viene richiesto a dire la mia perché ritengo che l'educazione alla salute e l'informazione basata su dati scientifici che si aggiornano nel tempo vale la pena ed è necessaria".
Francesco Vaia
"Se questa proposta è tesa ad evitare un sovraesposizione mediatica che potrebbe fuorviare il messaggio corretto che deve arrivare ai cittadini, potrebbe essere utile parlane. Sottolineo però che dobbiamo evitare di portare legna da ardere a chi già solleva la presenza di una 'dittatura sanitaria'. A mio giudizio è giusto che ci sia una pluralità di voci sui media", perché "i cittadini sanno orientarsi, e che si ascoltino con correttezza anche le persone che la pensano diversamente da noi. La scienza però deve essere autonoma e indipendente per poter fare bene il proprio lavoro e farci uscire dall'emergenza". Così all'Adnkronos Salute il direttore dell'Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia.
Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi, per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono.
(Pablo Neruda - Attribuita)
Non è un caso che chi vuole la censura sanitaria sono gli stessi che per sottrarsi ai doveri sanitari a beneficio di tutti sproloquiano di "libbbertà", di "Costituzione".
Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi, per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono.
(Pablo Neruda - Attribuita)