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    Predefinito Il Premio Nobel per la Letteratura 2021 a Abdulrazak Gurnah

    L'atteso momento dell’annuncio del Premio Nobel per la Letteratura 2021 è arrivato. A vincere è Abdulrazak Gurnah, nato a Zanzibar (Tanzania) nel 1948. Nella motivazione, si sottolinea “la sua intransigente e compassionevole capacità di comprensione degli effetti del colonialismo e del destino dei rifugiati nel divario tra culture e continenti” – Tutti i particolari

    La vittoria va a Abdulrazak Gurnah, nato nell’isola di Zanzibar (Tanzania) nel 1948 e arrivato in Inghilterra come rifugiato alla fine degli anni ’60, dove ha insegnato letteratura post-coloniale e inglese all’Università del Kent, a Canterbury.
    L’atteso momento dell’annuncio del Premio Nobel per la Letteratura 2021 è arrivato. Preceduto, come ogni anno, da pronostici e scommesse, da Stoccolma è giunto così l’annuncio, storicamente spesso accompagnato anche da polemiche, da parte dell’Accademia di Svezia.

    Nella motivazione si sottolinea “la sua intransigente e compassionevole capacità di comprensione degli effetti del colonialismo e del destino dei rifugiati nel divario tra culture e continenti”.

    Chi è Abdulrazak Gurnah?
    Nato a Zanzibar il 20 dicembre 1948, Abdulrazak Gurnah è uno scrittore originario della Tanzania e di espressione inglese (anche se la sua lingua madre è lo swahili). A oggi, è il quinto autore africano a vincere il Premio Nobel per la Letteratura, dopo Wole Soyinka (Nigeria, 1986), Naguib Mahfouz (Egitto, 1988), Nadine Gordimer (Sudafrica, 1991) e John Maxwell Coetzee (Sudafrica, 2003).

    Recatosi in Gran Bretagna per la prima volta come studente nel 1968, è stato costretto ad allontanarsi dal suo Paese a causa delle persecuzioni perpetrate ai danni dei cittadini di origine araba. Dal 1980 al 1982 Abdulrazak Gurnah ha poi insegnato alla Bayero University Kano, in Nigeria. In seguito si è trasferito all’Università del Kent, a Canterbury, dove ha conseguito il dottorato di ricerca nel 1982, e attualmente è professore e Direttore degli studi universitari presso il Dipartimento di inglese.

    Il suo principale interesse accademico riguarda la scrittura postcoloniale e i discorsi associati al colonialismo, in particolare concernenti l’Africa, i Caraibi e l’India. Ha curato due volumi di saggistica sulla scrittura africana e pubblicato articoli su numerosi scrittori postcoloniali contemporanei, tra cui V. S. Naipaul, Salman Rushdie e Zoë Wicomb.

    Ha inoltre collaborato come redattore con la rivista Wasafiri dal 1987 e ha supervisionato progetti di ricerca sulla scrittura di autori quali gli stessi Rushdie e Naipaul, G.V. Desani, Anthony Burgess, Joseph Conrad, George Lamming e Jamaica Kincaid.

    I romanzi di Abdulrazak Gurnah
    Alcuni fra i più celebri di Abdulrazak Gurnah sono Paradise (1994), che è stato selezionato sia per il Booker Prize sia per il Whitbread Prize, By the Sea (2001), a sua volta selezionato per il Booker Prize e poi finalista al Los Angeles Times Book Award, e Desertion (2005). Tutti e tre sono stati pubblicati in Italia dalla casa editrice Garzanti, rispettivamente con i titoli Paradiso, Il disertore e Sulla riva del mare.

    Altre sue opere, pubblicate sempre in lingua inglese, sono Memory of Departure (1987), Pilgrims Way (1988), Dottie (1990), Admiring Silence (1996), The Last Gift (2011), Gravel Heart (2017) e Afterlives (2020).

    Paradiso


    Paradiso (traduzione di Laura Noulian) si svolge in Kenia e si apre alla vigilia della prima guerra mondiale. Yusuf ha solo dodici anni quando suo padre lo affida allo Zio Aziz, un ricco mercante. Vicino a Mombasa, nella bottega di Aziz, il ragazzo scopre che non si tratta di suo zio, ma del suo padrone. Venduto per pagare i debiti del padre, è costretto a lavorare duramente.

    Poi, un giorno, Aziz decide di portarlo con sé per un lungo viaggio all’interno del continente africano. Yusuf conosce così la morte e la violenza, e impara le difficili regole di convivenza di un mondo sull’orlo del conflitto, dove musulmani, missionari cristiani e indiani coesistono in un fragile equilibrio.

    Al suo ritorno, Yusuf è un altro: un giovane robusto e avvenente. È ancora uno schiavo, ma a dargli la libertà del cuore c’è l’amore, quello per la giovane ancella della padrona, Amina. La ragazza però cela un terribile segreto e, mentre il colonialismo europeo stringerà le sue maglie sul continente africano, Yusuf capirà il cammino che dovrà intraprendere…

    Il disertore

    Nel caso de Il disertore (traduzione di Laura Noulian), invece, il protagonista del romanzo, Hassanali, è diretto verso la moschea quando dal deserto vede emergere la sagoma di un inglese, che crolla esausto ai suoi piedi. Martin Pearce, viaggiatore, scrittore e studioso dell’Oriente, ha attraversato il deserto ed è allo stremo. Hassanali lo salva e lo porta nella casa dell’unico bianco della cittadina, un ufficiale.

    Quando Pearce torna a ringraziare Hassanali per averlo salvato, incontra anche sua sorella Rehana: resta immediatamente affascinato dal suo sguardo e in questa città ai margini dell’impero, affacciata sulla costa africana dell’Oceano Indiano, nasce una storia d’amore destinata a riverberarsi per tre generazioni.

    Sulla riva del mare

    Infine, Sulla riva del mare (traduzione di Alberto Cristofori), finora l’ultimo dei romanzi di Abdulrazak Gurnah portato in Italia, si apre il pomeriggio del 23 novembre. All’aeroporto di Gatwick atterra Saleh Omar; con sé porta solo una borsa, dentro la quale c’è una scatola con dell’incenso e poco altro. Aveva un negozio, una casa, una moglie, una figlia, mentre ora è solo un profugo in cerca d’asilo, e la sua unica difesa è il silenzio.

    Lo stesso giorno Latif Mahmud, poeta e docente universitario che ha scelto l’esilio, medita nel suo appartamento londinese sulla sua famiglia e sul paese, che non rivede da tempo. Per i due uomini il paradiso che hanno dovuto abbandonare è lo stesso: Zanzibar, l’isola dell’Oceano Indiano spezzata da venti che portano con sé gli aromi di mille spezie, ma anche uno straordinario intreccio di culture e di storie.

    https://www.illibraio.it/news/editor...urnah-1410966/
    Se non hai il coraggio di mordere, non ringhiare.

  2. #2
    Supermod Viola
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    Predefinito Re: Il Premio Nobel per la Letteratura 2021 a Abdulrazak Gurnah

    Grazie Nobel per le sorprese che ci regali e che ci fanno scoprire altre letterature

    Abdulrazak Gurnah è solo l’ultimo caso. Si potrebbero citare tanti altri esempi (Wisława Szymborska, Olga Tokarczuk, Tomas Tranströmer o Herta Müller). Spesso non conosciamo i nomi di chi riceve il Nobel per la Letteratura. Ma al di là dei giudizi e delle polemiche, sarebbe utile non lasciarsi prendere dallo scetticismo, perché in fondo è proprio questo il bello del più importante riconoscimento letterario internazionale: spostare il riflettore su autrici e autori che spesso si ignoravano, su lingue poco tradotte, su letterature poco presenti nelle nostre librerie, per poterne finalmente imparare a (ri)conoscere la grandezza


    Anche quest’anno, quando è stato nominato Abdulrazak Gurnah vincitore del Premio Nobel per la Letteratura, c’è chi ha avuto una reazione spiazzata e confusa. Probabilmente erano pochi, infatti, a conoscere il nome dell’autore nato a Zanzibar nel 1948, i cui libri più celebri – Paradiso, Il disertore e Sulla riva del mare – in passato sono stati portati in Italia dalla casa editrice Garzanti.

    È vero, ci si aspettava che vincessero nomi più noti. Tra i tanti, Annie Eranux, Margaret Atwood e Haruki Murakami erano i più gettonati, stando ai pronostici della vigilia. Eppure, l’Accademia svedese ci ha stupiti per l’ennesima volta, facendo ricadere l’insegne riconoscimento su un autore non (ancora) famoso qui da noi, ma ovviamente non per questo non meritevole. Tutt’altro: parliamo di uno scrittore le cui opere sono state in lizza sia per il Booker Prize sia per il Whitbread Prize, nonché in finale al Los Angeles Times Book Award.

    Nelle motivazioni lette durante la cerimonia tenutasi a Stoccolma, non a caso, colpisce la frase: “Per la sua intransigente e compassionevole capacità di comprensione degli effetti del colonialismo e del destino dei rifugiati nel divario tra culture e continenti”. Insomma, ci troviamo chiaramente di fronte a un autore di alto calibro, tutto da scoprire (o riscoprire).

    Del resto, il Nobel per la Letteratura ha spesso rappresentato un’occasione per accostarci a nomi di autori e di autrici che sfuggivano al grande pubblico. Il caso recente forse più eclatante – che di sicuro in molti ricorderanno – fu quello della poetessa polacca Wisława Szymborska che, quando vinse il Premio nel 1996, era praticamente una sconosciuta in Italia. Delle sue opere, nelle nostre librerie, se ne riusciva a trovare soltanto una: la raccolta Gente sul ponte (1986), edita da Scheiwiller.

    Eppure, dopo la proclamazione, la sua fortuna è completamente cambiata: i suoi versi sono stati tradotti, ristampati e citati di continuo online e offline. Tanto che oggi è difficile trovare qualcuno che non abbia letto almeno una delle sue poesie.

    Lo stesso si è verificato nel 2019 con un’altra autrice polacca, Olga Tokarczuk, il cui romanzo I vagabondi è attualmente considerato un testo cult che, come ha scritto Claudia Durastanti in una recensione all’opera, “ha ridefinito il rapporto tra scrittura, viaggio e l’io testimoniale”.

    E che dire poi del poeta svedese Tomas Tranströmer, che vinse nel 2011? E ancora: siamo certi che tutti conoscessero Herta Müller, quando venne nominata vincitrice nel 2009?

    Forse, insomma, il punto è proprio non lasciarsi prendere dallo scetticismo quando un nome sconosciuto vince il Nobel per la Letteratura, perché in fondo è questo il bello del più importante riconoscimento letterario internazionale: spostare il riflettore su autrici e autori che spesso si ignoravano, su letterature poco presenti sugli scaffali delle nostre librerie, su lingue poco tradotte, per poterne finalmente imparare a (ri)conoscere la grandezza.

    https://www.illibraio.it/news/storie...prese-1411027/
    Se non hai il coraggio di mordere, non ringhiare.

 

 

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