Originariamente Scritto da
orpheus
...conclusione : Tirare la catena del cesso "rosso" per ben "due" volte con ammorbidente a base di acido muriatico
E' inutile negarlo , il 25 aprile per la sinistra non è mai cessato
E’ difficile negare l’evidenza, ma siamo ancora in guerra. Non possiamo sconfessare assolutamente questa triste considerazione. Guardiamo un po’ alla cronaca politica degli ultimi due anni, tanto per rimanere ancorati alla realtà odierna: il PDL vince le elezioni politiche. In un paese normale, con una politica normale, questo avrebbe semplicemente comportato che la sinistra si sarebbe organizzata per fare opposizione e fare proposte alternative rispetto a quelle attuate dal governo. E’ perfettamente logico che sia così.
Ma non in Italia. In Italia il centrodestra, o la destra, vince le elezioni, Berlusconi – il capo – diventa presidente del Consiglio, e cosa succede? Scoppia la guerra. La guerra dei giornali e dei giornalisti di sinistra che non sopportano l’idea che a governare non ci sia uno dei loro. Iniziano a tirare fuori dossier sul Presidente del Consiglio, sulle sue presunte frequentazioni, su donnine varie ed eventuali che avrebbe ospitato nel suo letto e così via. Un tripudio di spazzatura gossipara che all’italiano poco interessa, visto che i suoi problemi sono ben altri. Ma non è finita qui: il gossip giornalistico si intreccia con alcune puntuali e poco casuali indagini avviate da certi pubblici ministeri su fatti che coinvolgono esponenti di centrodestra, e nello specifico sempre il Presidente del Consiglio; fatti dei quali – sinceramente – ancora non si capisce bene la sostanza. Il concerto è così avviato; la sonata appare sempre più pressante, ma non soddisfacente. Come da copione arrivano anche i giudici costituzionali, i quali con una sentenza piuttosto discutibile dal punto di vista giuridico, eliminano dall’ordinamento il Lodo Alfano che – nelle intenzioni – davrebbe dovuto sopperire alla grave lacuna lasciata dalla modifica dell’art. 68 Cost., avvenuta in piena epoca Tangentopoli, sulla scia del becero giustizialismo che animò quell’epoca.
Fosse però tutto qui, poco male. Arrivano anche le aggressioni. In un clima avvelenato, dove il governo non è legittimato dall’opposizione politica e giornalistica, e persino giudiziaria, le aggressioni fisiche sono l’aspetto più pericoloso e patologico di vicende che rievocano tristi momenti remoti e persino più recenti. Il primo a farne le spese è il Premier, a dicembre. Aggredito da un pazzoide, per poco non ci lascia le penne. E’ degli ultimi giorni invece l’aggressione a Belpietro, direttore di Libero, quotidiano di area centrodestra. Sorvoliamo invece sulle costanti minacce che gravano sugli opinionisti e gli esponenti politici del PDL. E da qualche tempo persino sui sindacalisti moderati.
Ma non è finita qui. Alla collezione degli atti di guerra contro questa maggioranza e questo governo, si aggiunge l’accusa di «dossieraggio» nei confronti di altri due giornalisti di centrodestra: Alessandro Sallusti e Nicola Porro. Dopo il colpaccio giornalistico su Fini e la casa di Montecarlo, ecco che i giornalisti de Il Giornale, vengono indagati per presunte minacce contro la Marcegaglia. Per essere precisi, la signora Confidustria sarebbe stata minacciata di una possibile pubblicazione di un dossier che la riguarda se non avesse smesso di criticare il governo. Anche qui le perplessità sono davvero parecchie: un po’ perché non credo affatto a questa ipotesi accusatoria, e un po’ perché non è assolutamente accettabile che in Italia si parli di dossieraggio quando trattasi di giornalismo d’inchiesta del centrodestra, mentre si parla di grande giornalismo (d’inchiesta) quando trattasi della spazzatura antiberlusconiana pubblicata dagli organi di informazione considdetti progressisti come Repubblica, Espresso e Il Fatto.
Ad aggravare la situazione c’è pure il contorno di una minoranza nel paese che urla più della maggioranza, e che livorosa fa di tutto per ostacolare l’attività riformatrice del centrodestra, semplicemente perché non vuole nessuna riforma che tocchi i privilegi e gli assetti delle attuali caste, tutte identificate e identificabili a sinistra. Tra sindacati e cooperative rosse, magistrati compiacenti e salotti radical chic, l’Italia è un paese diviso perfettamente in due, dove non esiste la sana competizione politica tra due modi diversi di vedere il progressismo e il modernismo, ma c’è solo l’odio, il livore, l’astio e la convinzione di una parte politica – la sinistra (nei confronti della destra) – di credersi superiore in tutto e per tutto.
Se questa non è guerra non so proprio come definirla. Qualche tempo fa scrissi che la resistenza da parte di alcune frange della sinistra politica, giudiziaria, giornalistica e persino culturale, non è ancora terminata. E l’immagine allegata a questo articolo (tratta da un sito di sinistra) simboleggia il concetto in modo eloquente. L’ultimo ventennio suggerisce che forse la mia non è una allampanata fantasia. Lo dimostrano i fatti, la cronaca, l’idea stessa che si ha a sinistra di se stessi, della democrazia, delle libertà e della cultura che propugnano e predicano: superiore, perfetta, unica possibile e sempre dalla loro parte. Praticamente divina, quando la divinità rappresenta la perfezione. Oppure – se vogliamo essere davvero realisti – quando la divinità esprime il più grosso dei difetti: quello di pensarsi e credersi senza alcun difetto… Diciamo pure quando commette il peggiore e il più subdolo dei peccati: quello di superbia!
E’ inutile negarlo, il 25 aprile per la sinistra non è mai cessato | Il Jester