Da quando si vota esistono persone che si astengono. Si tratta di un'avversione silenziosa che esercita chi non gradisce le persone o i partiti candidati ad una tornata elettorale.
Dagli anni '80 la percentuale è da sempre aumentata, arrivando alle ultime politiche a rasentare il 30% a livello nazionale.
Un allarme di scarsa importanza per i politici, almeno fino ad oggi, quando lo statista ha sollevato una questione, guarda caso dopo la pesante sconfitta del suo partito alle amministrative.
Mettere in discussione un risultato elettorale usando come argomento l'astensionismo è qualcosa che supera il ridicolo; a farlo è un personaggio che qualcuno sul forum, con non poca sfacciataggine, ha definito un "politico di razza". In realtà Salvini è un politico improvvisato e dalla totale incapacità di analisi del quadro elettorale e politico.
Non per niente la sua totale improvvisazione era già chiara quando fece cadere il governo in cui era sia vicepremier che ministro, con l'illusoria aspettativa di andare subito al voto. Naturalmente questo non avvenne e nell'arco di 18 mesi perse tutto il vantaggio che aveva per arrivare ad oggi con una stima di consenso elettorale di poco superiore ai risultati delle elezioni del 2018 e senza la prospettiva nemmeno di avvicinarsi ai risultati ottenuti alle europee del 2019, dove tra l'altro ci fu un astensionismo medio nell'ordine del 45%, con punte del 65% sulle isole.
In quell'occasione, essendo la Lega il primo partito, pare che la cosa non abbia particolarmente colpito il cazzaro.
Ora, con la prospettiva di fare da cagnolino a Giorgia Meloni e vedendo sfumato il sogno "Salvini premier", ci regala una pagina di dilettantismo politico che raramente si è visto in Italia; roba da far sembrare i 5 Stelle dei maestri della politica.