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  1. #21
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    Predefinito Re: "Perché mezza Italia e forse più non è antifascista" di M. Veneziani

    Citazione Originariamente Scritto da Gallarò Visualizza Messaggio
    Il pci (per cui non ho nessuna simpatia) si oppose negli anni 70 all introduzione della tv a colori altroché partito radicale di massa.il partito radicale fece accordi col centrodestra fin dal 1994 e berlusconi mandò la Bonino in Europa come commissario.
    Il PCI ha appoggiato l'introduzione del divorzio e dell'aborto: credi che questo possa essere messo sullo stesso piano dell'opposizione alla tv a colori, peraltro dettata da motivi meramente economici?
    Quella di "partito radicale di massa" è un'espressione coniata dal filosofo Augusto Del Noce con la quale non ci si riferisce tanto al partito di Marco Pannella e di Emma Bonino quanto all'assunzione, da parte del PCI, dell'eredità politica e culturale dell'azionismo in seguito allo scioglimento dello stesso Partito d'Azione. L'aggettivo "radicale" va inteso alla francese o tutt'al più nel senso che aveva nella politica italiana d'epoca prefascista. Il PCI ha assunto la funzione di partito della borghesia laic(ist)a, secolarizzata, progressista e "giacobina". Assumendo tale funzione, in linea col progetto d'egemonia culturale teorizzato da Gramsci, ne ha portato avanti il compito dissolutorio. Su questo punto effettivamente è possibile stabilire un collegamento coi radicali di Pannella e della Bonino, perché quest'ultimi sono stati espressione dell'estrema sinistra del PLI, dalla quale provenivano, ma parliamo comunque di percorsi culturali e filosofici distinti.

    Citazione Originariamente Scritto da Gallarò Visualizza Messaggio
    La destra non si esaurisce certo nel Msi ma anche su questo hai torto
    Politicamente parlando, la destra in Italia è sempre stata rappresentata da due soggetti politici: il MSI e i monarchici. Negli altri partiti, come ad esempio il PLI e la DC, c'erano componenti più conservatrici e di "destra", ma erano correnti interne a partiti che complessivamente non si potevano collocare a destra, ma tutt'al più al centro, non senza qualche tendenza di sinistra (soprattutto nel caso della DC). In ogni caso, tutto lo schifo che ha preceduto il '68 e che c'è stato successivamente non è certo responsabilità del MSI o dei monarchici.

    Citazione Originariamente Scritto da Gallarò Visualizza Messaggio
    Berlusconi era un DC di destra e poi fu molto vicino a Servello .e comunque i missini si alzarono con entusiasmo col berlusca fin da subito e lo stesso Veneziani con l italia settimanale fu uno dei principali sostenitori di questa destra che lo premio' mandandolo nel cda RAI.che poi oggi la sinistra sia il veicolo dell americanismo più bieco è vero ma stai tranquillo che la mutazione antropologica è colpa della tv non di Sofri o Mario Capanna.
    Le tv berlusconiane s'inseriscono, sfruttandolo economicamente, in un momento storico di riflusso conseguente alla fine (o comunque agli ultimi colpi in canna) degli anni di piombo e al fallimento delle aspirazioni massime delle fazioni rivoluzionarie in lotta (sia a sinistra che a destra). C'era già un clima culturale propenso ad accogliere certe cose. La mutazione antropologica comunque era già avvenuta con la rivoluzione dei costumi.

    Citazione Originariamente Scritto da Gallarò Visualizza Messaggio
    ps le tv Mediaset sono fin dal principio occuparte da personale di matrice sessantottina
    A Milano larga parte dell ultrasinistra finì nel Psi ,grazie a Martelli che nel 1981 lanciò un appello.dieci anni dopo gli ex capetti dell ultrasinistra finirono implicati in tangentopoli da Cusani a Giallombardo a tanti altri difesi dalla ex esponente di Soccorso rosso Spazzali.
    Bene, abbiamo chiarito che anche le schifezze propinate dalle reti Mediaset erano roba che passava per vari relitti sessantottini ed ex o postcomunisti.
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    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  2. #22
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    Predefinito Re: "Perché mezza Italia e forse più non è antifascista" di M. Veneziani

    Antonio Ricci e Freccero vengono ambedue dalla estrema sinistra,rimane il fatto che è stato il neoduce Berlusconi a dar loro spazio e potere.sulla degenerazione dei costumi ti dico solo che i vecchi operai comunisti uno come Alfonso Signorini l avrebbero menato.Togliatti fu duramente criticato dalla base del PCI per la relazione con la Jotti.Fini ha rubato la donna a un camerata in carcere e nonostante ciò fu eletto segretario.l americanizzazione dei costumi sarebbe avvenuta comunque,ma rimane il fatto incontrovertibile che il veicolo maggiore è stato il neoduce della destra italiana.

  3. #23
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    Predefinito Re: "Perché mezza Italia e forse più non è antifascista" di M. Veneziani

    Citazione Originariamente Scritto da Gallarò Visualizza Messaggio
    Antonio Ricci e Freccero vengono ambedue dalla estrema sinistra,rimane il fatto che è stato il neoduce Berlusconi a dar loro spazio e potere.sulla degenerazione dei costumi ti dico solo che i vecchi operai comunisti uno come Alfonso Signorini l avrebbero menato.Togliatti fu duramente criticato dalla base del PCI per la relazione con la Jotti.Fini ha rubato la donna a un camerata in carcere e nonostante ciò fu eletto segretario.l americanizzazione dei costumi sarebbe avvenuta comunque,ma rimane il fatto incontrovertibile che il veicolo maggiore è stato il neoduce della destra italiana.
    Un personaggio come Nichi Vendola viene dalla Federazione giovanile comunista italiana. Tu, come diversi camerati, sei vittima dell'idea che il vecchio PCI fosse conservatore, ma sono impressioni superficiali. Il PCI ha sempre portato avanti un'agenda politica sovversiva non solo dal punto di vista economico e politico, ma anche, se non soprattutto, dal punto di vista dei costumi. Le storie di corna di Fini non c'entrano nulla né con l'americanizzazione dei costumi né con la diffusione di costumi sociali più libertini. L'americanizzazione dei costumi inizia già negli anni '50, prosegue negli anni '60 e '70 e negli anni '80 vede un'ulteriore implementazione. Berlusconi s'inserisce in questo fenomeno tardi, cioè negli anni '80, ed in una particolare fase storica di riflusso ideologico. Dire che Berlusconi è stato il "veicolo maggiore" dell'americanizzazione dei costumi è un'esagerazione che corrobora quello che ho già detto: sei troppo ossessionato.
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  4. #24
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    Predefinito Re: "Perché mezza Italia e forse più non è antifascista" di M. Veneziani

    La sinistra impose in tv la sottocultura
    5 Agosto 2010 - 08:49
    La sinistra continua a raccontare la favola di un'Italia imbarbarita dalle tv di Berlusconi. Ma l'egemonia della volgarità parte da più lontano. Prima di Amici c'era Carramba. E prima di Zelig vennero i film di Franco e Ciccio
    Marcello Veneziani
    C’era una volta un’Italia bella che viveva all’ombra dell’egemonia culturale della sinistra. Poi arrivò la destra neoliberista e il popolo passò da Gramsci al gossip, e si abbruttì sotto l’egemonia sottoculturale del berlusconismo. Dall’intellettuale collettivo la bella Italia degradò al regno delle veline, dei tronisti, delle iene, dei grandi fratelli. Questa è la favola che ci viene raccontata ogni giorno dai piangenti cantori della barbarie italiana, di cui è uscita di recente anche una summa intitolata appunto L’egemonia sottoculturale di Massimiliano Panarari, edito da Einaudi (che, guarda un po’, è di proprietà berlusconiana).

    È una favola reazionaria per nostalgici progressisti che vagheggiano un mondo che non c’è mai stato. Perché l’egemonia culturale della sinistra c’è stata e c’è ancora, ma non è mai stata egemonia della cultura popolare. È stata ed è un’egemonia che esercita il suo dominio nell’ambito delle minoranze intellettuali e dei poteri culturali; ma non ha mai pervaso il sentire comune. E quando dominava il gramscismo nella cultura, al potere c’era la Democrazia cristiana, il capitalismo degli Agnelli e dei Cuccia, la protezione della Nato. Quando Gramsci andava forte, la cultura popolare del nostro Paese era nelle mani di Mamma Rai di Ettore Bernabei, dei suoi sceneggiati e del suo intrattenimento, di Santa Madre Chiesa con le sue parrocchie e i suoi oratori, e del fantastico mondo di Sanremo, un disco per l’estate, Canzonissima, Miss Italia, tutto il calcio minuto per minuto, la Lotteria e il Lotto. Quando non c’era ancora la De Filippi con la tv berlusconiana c’era la Carrà sulla tv di stato, nel suo viaggio dal tuca tuca a Carramba che sorpresa. Se la tv è oggi quella corrida a cui l’avrebbe ridotta il berlusconismo, secondo Umberto Eco, è perché c’era in Rai la Corrida di Corrado che coglionava i dilettanti allo sbaraglio, alimentando narcisismo e derisione. Quando in tv non c’era Zelig berlusconiano, in Rai c’erano Franco e Ciccio; erano forse più colti e gramsciani? Se la De Filippi evoca in Panarari addirittura Nietzsche, allora Fantozzi è l’erede di Marx. E poi che senso ha attribuire questo mondo alla destra neoliberista: il Gramsci dell’egemonia sottoculturale è stato Maurizio Costanzo, nato e cresciuto in Rai e sdoganatore di opinioni, vizi e gusti «de sinistra», salvo l’ossequio all’editore. Simona Ventura, «la protovelina» per eccellenza secondo Panarari, veicola una sottoideologia antiberlusconiana, vagamente sinistrese. E molti comici e cineasti dell’era volgare berlusconiana sono succedanei gramsciani da sballo.
    Alberto Asor Rosa scorge nel Grande Fratello l’ideologia dominante dell’Italia berlusconiana: chi glielo dice al Professore che il format è stato importato dalla progressista Olanda e ha fatto il giro del mondo? Chi glielo dice ai predicatori dell’Italia perduta che Amici, il becero format di Maria De Filippi, non nasce dalle viscere del berlusconismo ma è un format inglese, Pop Idol, importato in tutto il mondo, che va forte anche nell’ex sovietico Kazakistan? O che le telenovelas, la tv dei palestrati e delle rifatte, non vengono fuori dal lifting berlusconiano ma dalla tv sudamericana, colombiana e brasiliana in particolare? E quanto viene attribuito al berlusconismo, da Drive in alle sit com e ai reality, è in realtà made in Usa, cioè figlio dell’internazional-popolare?

    Ma poi vi ricordate quante canzoni stupide, quanti filmazzi idioti, quanta comicità demente c’erano nell’Italia «gramsciana» degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta? Non era anche quella egemonia sottoculturale di massa? E quando Pier Paolo Pasolini voleva spegnere la stupida tv e piangeva le macerie morali e spirituali non c’era ancora la tv commerciale e Berlusconi andava ancora per crociere. E quando Eco scriveva la fenomenologia di Mike Bongiorno non c’era ancora il biscione ma la sua tv era la Rai di Stato. Quanto al gossip il nome è nuovo ma la molla è antica: si chiamava pettegolezzo e una volta si applicava al condominio o al villaggio locale. Ora si applica a internet e al villaggio globale. C’è un degrado? Sì, lo credo anch’io, ma perché discendiamo da quei presupposti e in discesa tutto acquista velocità.

    Allora riassumiamo: l’egemonia sottoculturale accompagna la società consumistica di massa dal suo nascere e non è un frutto dell’anomalìa italiana e del berlusconismo. È piuttosto legata al sorgere e allo svilupparsi della tv, all’americanizzazione del mondo, al primato assoluto del vivere e del piacere, del divertirsi e dell’apparire. Sul caso italiano sono anch’io convinto che le tv commerciali abbiano contribuito a involgarire i gusti e i linguaggi, in una gara al ribasso. Ma l’egemonia sottoculturale della volgarità è descritta da Ortega y Gasset, già nel 1930, ne La ribellione delle masse.

    Sul caso italiano vorrei infine che fossero considerate tre cose. Uno: quanto ha contato in questa trivializzazione di gusti e linguaggi, l’orda liberatoria del Sessantotto, e il passaggio dalla società inibita e pudica alla società esibizionista e volgare? Due, il Panarari rimpiange il Pci che «teneva sveglia la ragione»; ma quanto ha contato sull’edonismo degli anni Ottanta la voglia di fuggire dagli anni di piombo, dai totalitarismi, i gulag e le persecuzioni, il manicheismo cupo e intollerante degli anni settanta? Non fu una liberazione Drive in, Quelli della notte e loro succedanei, dal peso funesto della storia? E infine: parlate di egemonia sottoculturale; ma la cultura dov’è, come reagisce a questa egemonia, che opere sforna, come sa parlare alla gente, cosa indica di positivo oltre la dissoluzione, il nichilismo, la morte di Dio, della filosofia, della tradizione, della famiglia e della comunità? Non offre nulla. E poi non lamentatevi se qualcuno quel nulla poi lo vuole perlomeno divertente.


    Ecco l'articolo di veneziani .
    Bazooka!!!

  5. #25
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    Predefinito Re: "Perché mezza Italia e forse più non è antifascista" di M. Veneziani

    Citazione Originariamente Scritto da Gallarò Visualizza Messaggio
    La sinistra impose in tv la sottocultura
    5 Agosto 2010 - 08:49
    La sinistra continua a raccontare la favola di un'Italia imbarbarita dalle tv di Berlusconi. Ma l'egemonia della volgarità parte da più lontano. Prima di Amici c'era Carramba. E prima di Zelig vennero i film di Franco e Ciccio
    Marcello Veneziani
    C’era una volta un’Italia bella che viveva all’ombra dell’egemonia culturale della sinistra. Poi arrivò la destra neoliberista e il popolo passò da Gramsci al gossip, e si abbruttì sotto l’egemonia sottoculturale del berlusconismo. Dall’intellettuale collettivo la bella Italia degradò al regno delle veline, dei tronisti, delle iene, dei grandi fratelli. Questa è la favola che ci viene raccontata ogni giorno dai piangenti cantori della barbarie italiana, di cui è uscita di recente anche una summa intitolata appunto L’egemonia sottoculturale di Massimiliano Panarari, edito da Einaudi (che, guarda un po’, è di proprietà berlusconiana).

    È una favola reazionaria per nostalgici progressisti che vagheggiano un mondo che non c’è mai stato. Perché l’egemonia culturale della sinistra c’è stata e c’è ancora, ma non è mai stata egemonia della cultura popolare. È stata ed è un’egemonia che esercita il suo dominio nell’ambito delle minoranze intellettuali e dei poteri culturali; ma non ha mai pervaso il sentire comune. E quando dominava il gramscismo nella cultura, al potere c’era la Democrazia cristiana, il capitalismo degli Agnelli e dei Cuccia, la protezione della Nato. Quando Gramsci andava forte, la cultura popolare del nostro Paese era nelle mani di Mamma Rai di Ettore Bernabei, dei suoi sceneggiati e del suo intrattenimento, di Santa Madre Chiesa con le sue parrocchie e i suoi oratori, e del fantastico mondo di Sanremo, un disco per l’estate, Canzonissima, Miss Italia, tutto il calcio minuto per minuto, la Lotteria e il Lotto. Quando non c’era ancora la De Filippi con la tv berlusconiana c’era la Carrà sulla tv di stato, nel suo viaggio dal tuca tuca a Carramba che sorpresa. Se la tv è oggi quella corrida a cui l’avrebbe ridotta il berlusconismo, secondo Umberto Eco, è perché c’era in Rai la Corrida di Corrado che coglionava i dilettanti allo sbaraglio, alimentando narcisismo e derisione. Quando in tv non c’era Zelig berlusconiano, in Rai c’erano Franco e Ciccio; erano forse più colti e gramsciani? Se la De Filippi evoca in Panarari addirittura Nietzsche, allora Fantozzi è l’erede di Marx. E poi che senso ha attribuire questo mondo alla destra neoliberista: il Gramsci dell’egemonia sottoculturale è stato Maurizio Costanzo, nato e cresciuto in Rai e sdoganatore di opinioni, vizi e gusti «de sinistra», salvo l’ossequio all’editore. Simona Ventura, «la protovelina» per eccellenza secondo Panarari, veicola una sottoideologia antiberlusconiana, vagamente sinistrese. E molti comici e cineasti dell’era volgare berlusconiana sono succedanei gramsciani da sballo.
    Alberto Asor Rosa scorge nel Grande Fratello l’ideologia dominante dell’Italia berlusconiana: chi glielo dice al Professore che il format è stato importato dalla progressista Olanda e ha fatto il giro del mondo? Chi glielo dice ai predicatori dell’Italia perduta che Amici, il becero format di Maria De Filippi, non nasce dalle viscere del berlusconismo ma è un format inglese, Pop Idol, importato in tutto il mondo, che va forte anche nell’ex sovietico Kazakistan? O che le telenovelas, la tv dei palestrati e delle rifatte, non vengono fuori dal lifting berlusconiano ma dalla tv sudamericana, colombiana e brasiliana in particolare? E quanto viene attribuito al berlusconismo, da Drive in alle sit com e ai reality, è in realtà made in Usa, cioè figlio dell’internazional-popolare?

    Ma poi vi ricordate quante canzoni stupide, quanti filmazzi idioti, quanta comicità demente c’erano nell’Italia «gramsciana» degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta? Non era anche quella egemonia sottoculturale di massa? E quando Pier Paolo Pasolini voleva spegnere la stupida tv e piangeva le macerie morali e spirituali non c’era ancora la tv commerciale e Berlusconi andava ancora per crociere. E quando Eco scriveva la fenomenologia di Mike Bongiorno non c’era ancora il biscione ma la sua tv era la Rai di Stato. Quanto al gossip il nome è nuovo ma la molla è antica: si chiamava pettegolezzo e una volta si applicava al condominio o al villaggio locale. Ora si applica a internet e al villaggio globale. C’è un degrado? Sì, lo credo anch’io, ma perché discendiamo da quei presupposti e in discesa tutto acquista velocità.

    Allora riassumiamo: l’egemonia sottoculturale accompagna la società consumistica di massa dal suo nascere e non è un frutto dell’anomalìa italiana e del berlusconismo. È piuttosto legata al sorgere e allo svilupparsi della tv, all’americanizzazione del mondo, al primato assoluto del vivere e del piacere, del divertirsi e dell’apparire. Sul caso italiano sono anch’io convinto che le tv commerciali abbiano contribuito a involgarire i gusti e i linguaggi, in una gara al ribasso. Ma l’egemonia sottoculturale della volgarità è descritta da Ortega y Gasset, già nel 1930, ne La ribellione delle masse.

    Sul caso italiano vorrei infine che fossero considerate tre cose. Uno: quanto ha contato in questa trivializzazione di gusti e linguaggi, l’orda liberatoria del Sessantotto, e il passaggio dalla società inibita e pudica alla società esibizionista e volgare? Due, il Panarari rimpiange il Pci che «teneva sveglia la ragione»; ma quanto ha contato sull’edonismo degli anni Ottanta la voglia di fuggire dagli anni di piombo, dai totalitarismi, i gulag e le persecuzioni, il manicheismo cupo e intollerante degli anni settanta? Non fu una liberazione Drive in, Quelli della notte e loro succedanei, dal peso funesto della storia? E infine: parlate di egemonia sottoculturale; ma la cultura dov’è, come reagisce a questa egemonia, che opere sforna, come sa parlare alla gente, cosa indica di positivo oltre la dissoluzione, il nichilismo, la morte di Dio, della filosofia, della tradizione, della famiglia e della comunità? Non offre nulla. E poi non lamentatevi se qualcuno quel nulla poi lo vuole perlomeno divertente.


    Ecco l'articolo di veneziani .
    Un articolo ineccepibile e condivisibile al 100%, devo dire. Grazie per averlo postato.
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  6. #26
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    Predefinito Re: "Perché mezza Italia e forse più non è antifascista" di M. Veneziani

    Comunque che nel 2022 (quasi) in pieno regime totalitario ci sia ancora gente che se la prende col "neoduce Berluskkkkone" fa quasi sorridere.

    Suggerisco di indignarsi contro Tambroni o magari Giolitti, tanto che ci siamo.
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  7. #27
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    Predefinito Re: "Perché mezza Italia e forse più non è antifascista" di M. Veneziani

    È vero che, conoscendo il passato, si può interpretare correttamente il presente. Però, effettivamente, parlare di certe cose in una fase politica e storica del genere sembra quasi come discutere di archeologia...
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  8. #28
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    Predefinito Re: "Perché mezza Italia e forse più non è antifascista" di M. Veneziani

    La Destra italiana,senza sprezzo del ridicolo sta proponendo il neoduce berlusconi come presidente della Repubblica nel merito io sono favorevole in quanto sarebbe la degna fine per la Rrepubblica nata dal tradimento.Detto ciò mi piace sempre ricordare la cialtroneria dei missini e dei loro pedestri epigoni come veneziani ,per cui un fenomeno epocale come il Fascismo si riduce a macchietta.

  9. #29
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    Predefinito Re: "Perché mezza Italia e forse più non è antifascista" di M. Veneziani

    Citazione Originariamente Scritto da Gallarò Visualizza Messaggio
    La Destra italiana,senza sprezzo del ridicolo sta proponendo il neoduce berlusconi come presidente della Repubblica nel merito io sono favorevole in quanto sarebbe la degna fine per la Rrepubblica nata dal tradimento.Detto ciò mi piace sempre ricordare la cialtroneria dei missini e dei loro pedestri epigoni come veneziani ,per cui un fenomeno epocale come il Fascismo si riduce a macchietta.
    Che il centrodestra proponga Berlusconi presidente della repubblica è l'ultimo dei nostri problemi. Anzi, se ci fosse ancora il Berlusconi di 12-11 anni fa, la sua elezione a PdR sarebbe stata una bella badilata in fronte per tutto l'apparato di potere postcomunista. Purtroppo oggi Berlusconi, complice anche la vecchiaia avanzata, è politicamente un ectoplasma e Forza Italia è praticamente una copia sbiadita del PD. Tutti i partiti che appoggiano il governo Draghi sono compromessi, inclusi quelli di centrodestra. Il vero problema è che nessuno faccia un'opposizione efficace alle misure distopico-repressive promulgate con la scusa dell'emergenza sanitaria, mica che qualcuno parli (probabilmente in modo velleitario) di Berlusconi come futuro Capo dello Stato.
    Detto questo, Veneziani in "Mussolini il politico" e ne "La Rivoluzione conservatrice in Italia" ha scritto pagine molto acute sul fascismo. Dire che per lui "un fenomeno epocale come il fascismo si riduce a macchietta" significa o non aver letto o non aver capito i suoi libri in merito.
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    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  10. #30
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    Predefinito Re: "Perché mezza Italia e forse più non è antifascista" di M. Veneziani

    "Tutti i partiti che appoggiano il governo Draghi sono compromessi, inclusi quelli di centrodestra. Il vero problema è che nessuno faccia un'opposizione efficace alle misure distopico-repressive promulgate con la scusa dell'emergenza sanitaria"
    Concordo, fin quando non verrà smantellata e fatta cadere quest'ammucchiata ripugnante, col "Faraone" e tutti i suoi lecchini, che eleggano a PdR Berlusconi o Prodi o chicchessia, nella sostanza non potrà cambiare nulla.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

 

 
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