DOCUMENTO
Il primo testo della proposta di politica dei redditi, febbraio 1964
È questo il primo abbozzo della politica dei redditi proposta nel 1964 da Ugo La Malfa, che da un anno aveva lasciato l’incarico di ministro del Bilancio e della Programmazione economica. Era redatto in forma di comunicato-stampa e fu consegnato il 13 febbraio, per un primo esame, ai membri del ristretto staff che aveva collaborato con lui in sede ministeriale. Si noteranno, nel testo, proposte radicali, o poco gestibili, il cui evidente intento era di contrastare preventivamente l’idea, nelle forze politiche e sindacali della sinistra, che la politica dei redditi si proponesse essenzialmente il controllo dei salari. Il testo fu successivamente sottoposto a varie revisioni, sulla base dei suggerimenti delle differenti fonti cui si è accennato all’inizio di questo capitolo. Ne esiste una seconda bozza emendata e allargata, redatta il 18 febbraio.
1. L’on. La Malfa, parlando stamane a un gruppo di dirigenti repubblicani delle varie provincie che si erano riuniti per avere notizie sulla situazione economica e sulle sue prospettive, ha dichiarato che il rischio più grave che corre il nostro paese, nell’attuale situazione, è quello che, in conseguenza di difficoltà finanziarie di molte aziende pubbliche e private, accumulatesi nel tempo, si determini una contrazione dell’attività economica, e, di conseguenza, una contrazione dell’occupazione operaia. Mentre i paesi del Mercato europeo, di fronte a difficoltà analoghe, possono tentare di manovrare la leva della mano d’opera straniera occupata nel loro territorio, l’Italia è nella condizione totalmente opposta. E poiché l’inizio di un processo di disoccupazione è, da ogni punto di vista, economico sociale e politico, la peggiore iattura cui possa andare incontro il nostro paese, bisogna che Governo, Parlamento, Amministrazione pubblica, Imprenditori, Organizzazione dei lavoratori si preoccupino di questo aspetto del problema e facciano, ciascuno nel proprio campo di azione e di responsabilità, i necessari sacrifici.
Secondo l’on. La Malfa non vi è più campo, nella grave e delicata situazione che si può prospettare, per la presentazione di provvedimenti singoli o di carattere settoriale, che richiederebbero fra l’altro, ciascuno, lunghi e faticosi iter legislativi. Occorre, invece, pensare a un provvedimento unico, ad es. a un piano di emergenza, che tocchi i diversi aspetti di una politica di austerità e che, dopo i necessari contatti fra il governo e le organizzazioni economiche e sindacali interessate, possa essere rapidamente discusso e approvato in Parlamento. Il piano dovrebbe avere una durata triennale e dovrebbe trattare globalmente le seguenti materie:
1. Contenimento della distribuzione dei profitti e degli utili per ogni sorta di impresa entro in limite massimo del 4% del capitale investito, con accantonamento dei profitti e degli utili non distribuiti, in forza del piano, in un conto acquisto titoli pubblici e privati, la cui destinazione verrà regolata alla fine del triennio secondo l’incremento della produttività. Contenimento del tasso massimo dei depositi presso istituti di credito ordinario entro il limite massimo del 3%. Sanzioni di decadenza dalle cariche e di detenzione personale per gli amministratori e dirigenti delle imprese che violino tali norme.
2. Limitazione alla cifra massima di un milione mensile di tutti gli emolumenti e le remunerazioni spettanti a presidenti, consiglieri delegati, consiglieri di amministrazione, direttori generali di aziende a partecipazione statale e di aziende private, limitazione alla cifra massima di settecentomila lire mensili di tutti gli emolumenti e le remunerazioni spettanti e presidenti, consiglieri di amministrazione, direttori generali di enti pubblici di ogni sorta. Adeguamento proporzionale degli emolumenti e delle remunerazioni per l’intera categoria dei dirigenti, aventi qualifiche inferiori. Riduzione proporzionale degli emolumenti dei membri del Governo e del Parlamento. Divieto di cumulo di stipendi e remunerazioni che eccedano, per ogni categoria di dirigenti, le cifre relative a un singolo incarico. Riduzione delle pensioni o delle liquidazioni, non dipendenti da contratti assicurativi privati, in rapporto proporzionale alle nuove remunerazioni;
3. Riduzione proporzionale degli onorari per le varie categorie di esercizio professionale; contenimento entro un massimo delle remunerazioni per i migliori attori televisivi, o per attori cinematografici e teatrali, le cui prestazioni vengano fatte nei confronti di imprese o Enti che godono di agevolazioni da parte dello Stato; contenimento entro un massimo degli stipendi e dei premi di ingaggio per esercizio di attività sportive; divieto di ingaggio di sportivi stranieri, anche se oriundi;
4. Divieto di costruzione di appartamenti per uso privato che superino, ciascuno, la superficie di 110 m²; aumento delle imposte di trasferimento degli appartamenti a superficie maggiore dei 110 m², costruiti negli ultimi trenta anni, fino all’assorbimento dei plusvalori. Divieto di costruzione di ville, piscine, campi di giuoco privati, di alberghi e locali di lusso, definendone le rispettive caratteristiche. Divieto di costruzione di pubblici uffici, il cui costo per metro quadrato superi il parametro appositamente indicato dagli uffici tecnici;
5. Aumento fortemente progressivo della tassa di circolazione sulle automobili con cilindrata superiore al limite indicato, prodotte o importate in Italia, o trasferite da un possessore all’altro; aumento fortemente progressivo della tassazione per tutti i beni e i consumi di lusso; prodotti o importanti in Italia;
6. Esenzione triennale della denuncia nominativa per le azioni, le cui cedole di dividendo annuale, al netto della nuova imposta, siano anticipatamente versate, per una decorrenza minima di tre anni, presso un Istituto di credito per essere annualmente convertite in quote di sottoscrizione di nuove emissioni di un Prestito obbligazionario per opere pubbliche o di Prestiti obbligazionari a destinazione industriale. Riduzione all’8% dell’imposta cedolare di acconto per ogni tipo di azione; aumento del 30% dell’imposta cedolare secca per le azioni intestate a nominativi residenti all’estero;
7. Divieto di nuovi impianti industriali o di ampliamento di impianti esistenti, salvo particolare licenza delle Autorità competenti, per le zone che gli Ispettorati locali del lavoro hanno delimitato come zone di piena occupazione e finché dura una condizione del genere;
8. Mantenimento al livello esistente alla data di entrata in vigore del piano di emergenza – salvo sempre l’applicazione delle norme esistenti sulla scala mobile e purché non si tratti degli emolumenti di cui al punto 1. – di tutti gli stipendi, indennità, salari, corrisposti dallo Stato, dagli enti pubblici di ogni genere, dalle imprese industriali, commerciali e agricole.
Nel quadro di tale piano di emergenza, ma con carattere di definitiva, devono essere contemplate le seguenti norme:
1. Divieto di concedere nuovi contributi a favore di Enti soggetti al controllo della Corte dei conti, quando non siano state previamente sanate le eventuali irregolarità amministrative rilevate da tale Corte e riaccertate dal governo e dal Parlamento, e finché non siano stati presi provvedimenti verso i responsabili di tali irregolarità;
2. Sottoposizione al controllo consultivo della Corte dei conti dei bilanci e della gestione amministrativa degli enti locali, che abbiano attinto per tre anni di seguito ai contributi dello Stato per sanare o ridurre i loro deficit di bilancio.
Una lettera di Giorgio Amendola
È questa la breve lettera di cui si parla nel testo, inviata da Giorgio Amendola in relazione all’articolo della «Voce Repubblicana» di critica alla sua posizione.
30 ottobre 1967
Caro Battaglia, finché si ostinerà a considerare il dibattito interno del Pci ristretto nei consueti termini della contrapposizione Amendola-Ingrao, ella si condannerà, e condannerà i suoi lettori, a non comprendere nulla di una discussione che, per fortuna, sui problemi interni e su quelli internazionali, è viva di contenuto politico e di tensione ideale. In questa discussione anche le persone ci sono, naturalmente, ma non si limitano ai pochi nomi che vengono, con scarsa fantasia, ripetuti.
Se politicamente, perciò, non posso che criticare il suo articolo, le sono grato per la comprensione che mostra di avere per il valore che per me hanno certi ricordi famigliari, dei quali, al di là di ogni valutazione politica, ho sempre apertamente rivendicato il significato educativo e morale.
Cordialmente
Giorgio Amendola
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