Originariamente Scritto da
Giò
E chi ha detto che gli uomini debbano tendere ad un certo tipo di sapere? Io ho solo detto che possiamo constatare che tutti gli uomini tendono per natura al sapere. Da ciò se ne deduce che hanno un'inclinazione naturale a cercare la verità e a conoscere la realtà: perché questo non dovrebbe essere un "perfezionamento morale ed intellettuale"? Se non ti garba l'espressione, ne possiamo usare un'altra. Il punto è che tramite la conoscenza e la vita in società l'uomo cerca di completare la sua personalità e di migliorare se stesso. Parlare di "perfezionamento" è soltanto usare un sinonimo. Il bisogno di associazione non è dettato solo da insufficienza fisica ma anche da un'insufficienza "morale": senza l'apporto ed il sostegno della società sarebbe per noi molto più difficile apprendere determinate nozioni (di qualsiasi tipo esse siano) e coltivare certi valori (pure qui: a prescindere di quali valori parliamo).
Gli uomini possono comunque comportarsi contronatura, ciò non toglie che sia illecito. Se Dio non esistesse, l'uomo non avrebbe neanche questo tipo di freno morale. Ma l'assurdità si spinge oltre perché l'inesistenza di Dio implicherebbe la contraddizione. Ciò però è impossibile. E qui "scivoliamo" nuovamente verso le nostre cinque vie, delle quali stiamo discutendo...
Io posso pure guidare senza pensare (magari mi addormento mentre guido), ma se lo faccio è estremamente probabile che mi schianti. E questo proprio perché lo spirito è superiore alla materia. Il mio corpo senza il mio spirito è un mero cadavere. Questa discussione senza me e te che dibattiamo esponendo le nostre convinzioni non esisterebbe. E gli esempi potrebbero continuare. Tu invece sostieni che, siccome alla mente umana non è possibile fare tutto, allora ne consegue che lo spirito umano non è superiore alla materia, come se per essere superiori a qualcosa servisse l'onnipotenza. È una supposizione del tutto campata per aria e questa sì che non è di per sé evidente.
Quello della trasmissione del calore è solo un esempio terra terra che l'Aquinate utilizza per rendere l'idea di ciò che intende dire nella quarta via. San Tommaso d'Aquino parte della constatazione che ogni cosa possiede in grado diverso delle perfezioni e che "se una cosa possiede una perfezione in grado maggiore o minore di un'altra, la ragion sufficiente di tale perfezione non è la natura stessa della cosa. Infatti, ciò che costituisce la natura di un ente, non può appartenergli più o meno, ma deve appartenergli totalmente. Non si è più o meno uomo, più o meno Dante Alighieri: ogni uomo è uomo per quanto possibile essere uomini, Dante Alighieri è Dante per quanto è possibile esser Dante. Le cose invece sono alcune più, altre meno buone, perfette, elevate nell'ordine dell'essere; alcune sono più, altre meno vere, ossia intellegibili; dunque queste perfezioni non costituiscono la loro natura. Ora dire che una perfezione non costituisce la natura delle cose alle quali appartiene equivale a dire che tali cose più o meno perfette partecipano di quella perfezione, ossia l'hanno da un altro. Non hanno quella perfezione per loro natura, eppure l'hanno; dunque, l'hanno da un altro. Ma se questo 'altro' non
è la perfezione, ossia non è quella perfezione per sua propria natura, anch'esso ne partecipa; e siccome anche qui, per la ragione vista nelle prime tre vie, non si può andare all'infinito, bisogna arrivare a qualche cosa che sia per sé quella perfezione. E questo deve avere, o meglio deve essere quella perfezione in sommo grado" (Sofia Vanni Rovighi, Elementi di filosofia, II, pp. 111-112).
L'obiezione che probabilmente porresti, a fronte di ciò, è che il concetto di perfezione è soggettivo. Va specificato ulteriormente che l'Aquinate, parlando di perfezioni, fa riferimento ai cosiddetti trascendentali, che sono predicati dell'essere: unità, verità, bontà e bellezza. L'ulteriore obiezione che la rilevazione nei singoli enti di un grado maggiore o minore di questi predicati trascendentali dell'essere possa essere soggettiva, non confuta questa via. Gli uomini possono discutere se un quadro sia più bello di un altro, ma non possono arrivare a negare che esistano le cose belle o, per meglio dire, cose che hanno un certo grado di bellezza.
Se seguissi il tuo esempio direi che sono infiniti, ma questo non dimostrerebbe che il motore immobile (cioè Dio) non esiste, bensì soltanto che esistono più motori immobili (cioè più déi).
Come dicevo sopra, questo smentirebbe sia l'ateismo che l'agnosticismo da te abbracciato.
Tuttavia, pure questa posizione è errata: "Non possono esistere due infiniti; infatti due cose differiscono in quanto l'una non è l'altra, ma se non c'è nessuna perfezione che non sia contenuta in Dio, non ci può esser nulla per cui un Dio si distingua dall'altro. Si dirà: ma allora come Dio può distinguersi dalle creature? Se ne distingue non già perché le creature abbiano una perfezione che Dio non ha, ma perché non hanno tutta la perfezione possibile, perché hanno in sé della potenza non attuata, perché non sono atto puro" (Sofia Vanni Rovighi, Elementi di Filosofia, II, p. 166).
Direi che questo esempio, a fronte delle leggi fisiche, non è molto pertinente. Detto questo, il fatto che, lanciando in aria le monete, esse cadano per terra esprime già di suo un ordine: le monete lanciate per aria infatti terminano al suolo.
Infatti non lo elude, lo affronta
Tu sostieni che se gli uomini possono non fare il bene significa che Dio non avrebbe posto una concatenazione di movimenti affinché gli individui giungano a compiere il bene. Dimentichi però che 1) Dio muove sempre l'uomo secondo la sua natura di creatura dotata di libero arbitrio; 2) l'azione malvagia dell'uomo ha realtà nella misura in cui essa contiene anche solo in minima misura del bene. Utilizziamo un'analogia, prendendo in considerazione lo zoppo: egli cammina male, ma cammina. Ciò non toglie che egli manchi di qualche cosa.