Originariamente Scritto da
Giò
Questa non è un'autoevidenza, ma una conclusione dedotta dal dato della libertà umana e dalla simultanea natura sociale dell'uomo: come vedi, i principi primi dell'agire trovano conferma nella loro stessa negazione.
La mente non crea alcunché, al massimo elabora tramite astrazione il concetto. Se questo processo vuoi chiamarlo "creazione", va bene, ma non significa che la mente umana s'inventa dal nulla la forma e la attribuisce all'ente a suo piacimento.
È dirimente, invece, perché ciò che è animato sarà sempre subordinato a ciò che lo anima, così come ciò che è reso vivo è subordinato a ciò che lo rende vivo.
Non è un mero gioco di parole questo, ma un dato di realtà. Questo non significa che ciò che viene animato o che è reso vivo non sia in qualche misura indispensabile a ciò che lo anima o a ciò che lo rende vivo. E questo risolve pure l'obiezione sul rapporto fra la macchina ed il motore.
La sopravvivenza dell'anima dopo la morte fisica del corpo è una conclusione a cui si può giungere tranquillamente con l'ausilio della sola ragione. Infatti è una conseguenza della sua spiritualità: "Per il fatto che il nostro intelletto concepisce l'essere in senso assoluto e al di sopra di ogni limite di tempo, la nostra anima è portata naturalmente a desiderare di vivere sempre, e un desiderio naturale fondato sulla natura stessa dell'anima non può essere vano o chimerico. Inoltre, dal fatto che l'anima umana è immateriale e supera immensamente l'anima delle bestie, ne consegue che essa non può essere contenuta potenzialmente nella materia, né può essere prodotta per via di generazione, ma può venire solo da Dio, mediante la creazione ex nihilo, ex nullo praesupposito subiecto: id quod operatur independenter a materia, pariter est et fit seu potius producitur independenter a materia [dal nulla, da nessun soggetto presupposto: quanto viene operato indipendentemente dalla materia, ugualmente è e diviene, o piuttosto si produce, indipendentemente dalla materia]" (R. Garrigou-Lagrange, La sintesi tomistica, p. 196).
Ma la prima causa incausata non è la più buona di tutte. È la bontà stessa o, detto in altri termini, la bontà assoluta.
Come ho già detto, può esistere un ente che è da sempre in atto? Sì, certo. Ma qui rimando all'esempio del piede e dell'orma sulla sabbia. Se anche non ci fosse stata la sequenza temporale del piede che, ad un certo momento, poggia sulla sabbia, producendo l'orma, rimarrebbe il fatto che è il piede la causa dell'orma. Cosa significa questo? Che se anche esistesse un ente che è da sempre in atto, questo non farebbe venir meno la necessità dell'atto puro.
Riguardo ad Aristotele, quelle di potenza ed atto sono nozioni eminentemente filosofiche.
Dimmelo tu. Per cosa si definisce l'effetto?
Mi pare scontato che un discorso logico sul dogma parta dal presupposto della veridicità della fede cristiana. Questo non significa che il discorso non sia logico e risulti campato per aria. Vuoi sapere perché dobbiamo considerare veritiera la fede cattolica? Perché essa ha dei motivi di credibilità, che Nostro Signore ci ha fornito perché potessimo credere non irrazionalmente e/o per puro volontarismo, bensì dandoci dei segni esterni che manifestassero la veridicità dei contenuti della fede.