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  1. #1
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    Predefinito Etica: fondamento metafisico o espressione della soggettività umana?

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    L'autorità non è la sommatoria dei diritti privati individuali delegati che, come per magia, si trasformano in un diritto pubblico. Il singolo individuo non è sovrano ed è considerabile libero, indipendente ed autonomo solo in senso limitato e relativo. Non è assolutamente libero perché se non altro la sua libertà trova un limite nel rispetto dell'ordine morale. Non è assolutamente indipendente perché da solo ed isolatamente non può fare granché, se non vivere come un selvaggio o peggio. Non è autonomo in modo assoluto perché anche dopo aver raggiunto il pieno della maturità avrà sempre, inevitabilmente, bisogno di qualcuno o di qualcosa per perfezionare se stesso.
    Che esista un ordine morale universale è una premessa che va dimostrata

    Che un uomo non possa scegliere di vivere come un selvaggio e che vivere da selvaggi sia universalmente da ritenersi "un male" è anch'essa una premessa non dimostrata.

    Sono tutte premesse che non puoi dimostrare. Puoi limitarti ad affermare che tu "riconosci quella verità", ma come vedi lo stesso linguaggio è ostile al concetto di oggettività. Il fatto che tu affermi di riconoscere la verità oggettiva non implica che tu lo abbia necessariamente fatto correttamente. Che il tuo riconoscimento sia corretto lo devi dimostrare.
    La dimostrazione di per sé è una forma di comunicazione fra chi espone la dimostrazione e chi ascolta. Come tutte le forme di comunicazione anche questa necessita di un accordo. Una base comune di elementi attraverso il quale intendersi.

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  2. #2
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    Predefinito Re: Violenze fasciste e assalto alla sede della CGIL

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    La definizione aristotelica di essenza è

    "ciò per cui una certa cosa è quello che è, e non un'altra cosa"

    Se ciò per cui un lupo è un lupo e non un agnello sono le sue caratteristiche fisiche allora visto che le sue caratteristiche fisiche mutano anche l'essenza muta. Almeno su questo punto siamo d'accordo?

    Inviato dal mio SM-G965F utilizzando Tapatalk
    Certamente, ma questo significa che, a quel punto, il lupo non è più lupo, bensì un'altra cosa
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    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  3. #3
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    Predefinito Re: Violenze fasciste e assalto alla sede della CGIL

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    Muta la nostra conoscenza delle caratteristiche fisiche ? Certameme, ma solo perché mutano quelle caratteristiche fisiche. La genetica dimostra che quelle caratteristiche mutano davvero. Non è soltanto la nostra conoscenza che si perfeziona. Quindi il lupo in quanto lupo e non altro, muta nel tempo. La sua essenza è mutevole perché lo sono se sue caratteristiche fisiche.

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    Che nel corso del tempo ci possano essere mutazioni genetiche in una certa tipologia di animali nulla quaestio. Ma tale mutazione ha rilievo ai fini di una definizione nella misura in cui genera una caratteristica fisica ulteriore che diviene comune a tutti i lupi, finendo per divenire parte delle caratteristiche che connotano il lupo in quanto tale. Caso diverso è quello di un lupo che subisce tali trasformazioni da perdere le caratteristiche fisiche precedenti che lo connotavano in quanto lupo, assumendone di completamente nuove. Però a quel punto, come già accennavo sopra, non è più un lupo. È un'altra cosa. Discorso ancora diverso va fatto se ad una certa tipologia di lupi si aggiungono caratteristiche ulteriori che però connotano solo quella tipologia di lupi e non altri. Però lì non muta l'essenza del lupo bensì alcune caratteristiche accidentali - premesso comunque, a scanso di equivoci, che l'essere lupo è una caratteristica accidentale rispetto all'essere un animale non razionale, analogamente a come è una caratteristica accidentale essere un "europeo" - ad esempio - rispetto all'essere un animale razionale - cioè un essere umano.
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  4. #4
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    Predefinito Re: Violenze fasciste e assalto alla sede della CGIL

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    1a) Che sia oggettivo o meno ciò che si intende indicare è irrilevante nel momento in cui è possibile accordarsi su una realtà soggettiva di quell oggetto che sia bastevole per entrambi. L'oggettivita della realtà ammesso che si possa ottenere non implica che non si possa vivere in maniera soddisfacente senza conoscerla.

    1b) un robot non è certameme in grado di pensare, ma se svolge il compito che gli viene assegnato, ciò diviene irrilevante.

    2) Quelle accuse vengono loro rivolte nel momento in cui indulgono in dichiarazioni di ostilità, di chiusura e di rifiuto della diversità.



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    1a) Premesso che sorge inevitabilmente la domanda su come sia possibile accordarsi su un termine da utilizzare per indicare qualcosa - soggettivamente o oggettivamente - senza avere previamente un linguaggio comune con il quale intendersi (il che mette inevitabilmente in crisi la tua idea che il linguaggio sia frutto anch'esso di una sorta di "patto sociale linguistico"), sinceramente non vedo come tu possa dimostrare, attraverso la convenzionalità del linguaggio, che tutto sia soggettivo.

    1b) Sicuramente se il robot funziona e "fa il suo mestiere" diventa irrilevante che non sappia pensare, ma questo non dimostra che non sia più necessaria un'autorità che governi la società.

    2) Per certa sinistra "dichiarazioni di ostilità, di chiusura e di rifiuto della diversità" sono pure dichiarazioni in cui si dice di essere contrari a dare la cittadinanza al primo straniero che passa o che figlia all'interno dello Stato che lo ospita o non volere l'utero in affitto o essere contrari a lezioni ad hoc nelle scuole in cui si pretenda di inculcare una visione ideologicamente orientata su tematiche LGBT aut similia. Ovviamente tutto questo viene tacciato di xenofobia, di razzismo o di omofobia, nonostante queste prese di posizione possa essere condivise sia da uno xenofobo che da una persona che non è xenofoba; sia da un razzista che da una persone che non è razzista; sia da una persona omofoba (termine che, a mio avviso, non significa nulla, ma passiamolo per capirci) che da una persona che non è omofoba.
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    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  5. #5
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    Predefinito Re: Assalto alla CGIL - Discussioni unite.

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    Che esista un ordine morale universale è una premessa che va dimostrata

    Che un uomo non possa scegliere di vivere come un selvaggio e che vivere da selvaggi sia universalmente da ritenersi "un male" è anch'essa una premessa non dimostrata.

    Sono tutte premesse che non puoi dimostrare. Puoi limitarti ad affermare che tu "riconosci quella verità", ma come vedi lo stesso linguaggio è ostile al concetto di oggettività. Il fatto che tu affermi di riconoscere la verità oggettiva non implica che tu lo abbia necessariamente fatto correttamente. Che il tuo riconoscimento sia corretto lo devi dimostrare.
    La dimostrazione di per sé è una forma di comunicazione fra chi espone la dimostrazione e chi ascolta. Come tutte le forme di comunicazione anche questa necessita di un accordo. Una base comune di elementi attraverso il quale intendersi.

    Inviato dal mio SM-G965F utilizzando Tapatalk
    Non posso fare alcuna dimostrazione scientifica, se intendi riferirti a quelle dimostrazioni a cui ricorrono le discipline fondate sul metodo matematico-sperimentale.
    Ma, se si parla di una dimostrazione razionale, ciò si può provare eccome.
    Della legge naturale ne abbiamo discusso a iosa: i suoi principi si possono dedurre dalla natura stessa dell'uomo, considerato nelle sue caratteristiche di ente.
    È chiaro però che se uno nega - ad esempio - che l'uomo ha un'inclinazione naturale ad autoconservarsi, a riprodursi attraverso l'unione dei sessi e a perfezionare se stesso, attraverso la conoscenza e la vita in società, i casi sono due: o parliamo di una persona che vuol negare la realtà per restar fermo nei suoi preconcetti e nelle sue astrazioni ideologiche o parliamo di una persona che non ha piena avvertenza di com'è la realtà o un aspetto fondamentale di quest'ultima.
    Ovviamente i principi primi della legge naturale da soli non bastano: da questi si possono e si devono sviluppare una serie di deduzioni che portano a delle conclusioni meno immediate dei principi primi ma comunque raggiungibili attraverso un corretto ragionamento logico.
    Si pensi al fatto che dall'inclinazione naturale dell'uomo a conservare la propria vita non è arduo dedurre l'immoralità del suicidio, ad esempio.
    Oppure si pensi al fatto che dall'inclinazione naturale dell'uomo a vivere in società e dalla riflessione sull'importanza di quest'ultima nel perfezionamento e nel completamento di ogni individuo che ne fa parte non è difficile dedurre che, in taluni casi, possa essere necessario sacrificare la propria stessa vita per la sua difesa, riconoscendo la gerarchia di beni esistente fra la sopravvivenza fisica individuale e la conservazione della società.
    Non si capisce poi perché il verbo "riconoscere" sarebbe ostile al concetto di oggettività. Anzi, il verbo "riconoscere" è proprio ciò che meglio rende l'idea dell'intelletto che si adegua ad una realtà a sé esterna, che è poi la definizione di che cos'è la verità.
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  6. #6
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    Predefinito Re: Assalto alla CGIL - Discussioni unite.

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Non posso fare alcuna dimostrazione scientifica, se intendi riferirti a quelle dimostrazioni a cui ricorrono le discipline fondate sul metodo matematico-sperimentale.
    Ma, se si parla di una dimostrazione razionale, ciò si può provare eccome.
    Della legge naturale ne abbiamo discusso a iosa: i suoi principi si possono dedurre dalla natura stessa dell'uomo, considerato nelle sue caratteristiche di ente.
    È chiaro però che se uno nega - ad esempio - che l'uomo ha un'inclinazione naturale ad autoconservarsi, a riprodursi attraverso l'unione dei sessi e a perfezionare se stesso, attraverso la conoscenza e la vita in società, i casi sono due: o parliamo di una persona che vuol negare la realtà per restar fermo nei suoi preconcetti e nelle sue astrazioni ideologiche o parliamo di una persona che non ha piena avvertenza di com'è la realtà o un aspetto fondamentale di quest'ultima.
    Ovviamente i principi primi della legge naturale da soli non bastano: da questi si possono e si devono sviluppare una serie di deduzioni che portano a delle conclusioni meno immediate dei principi primi ma comunque raggiungibili attraverso un corretto ragionamento logico.
    Si pensi al fatto che dall'inclinazione naturale dell'uomo a conservare la propria vita non è arduo dedurre l'immoralità del suicidio, ad esempio.
    Oppure si pensi al fatto che dall'inclinazione naturale dell'uomo a vivere in società e dalla riflessione sull'importanza di quest'ultima nel perfezionamento e nel completamento di ogni individuo che ne fa parte non è difficile dedurre che, in taluni casi, possa essere necessario sacrificare la propria stessa vita per la sua difesa, riconoscendo la gerarchia di beni esistente fra la sopravvivenza fisica individuale e la conservazione della società.
    Non si capisce poi perché il verbo "riconoscere" sarebbe ostile al concetto di oggettività. Anzi, il verbo "riconoscere" è proprio ciò che meglio rende l'idea dell'intelletto che si adegua ad una realtà a sé esterna, che è poi la definizione di che cos'è la verità.
    L'uomo possiede molteplici inclinazioni. Questo ci dice l osservazione della natura. Quale debba essere la priorità che va attribuita a quelle inclinazioni al fine di definire un ordine morale è una operazione soggettiva.
    Ad esempio. L'uomo tende alla propria conservazione e a quella della specie. Quale deve prevalere rispetto all altra? Qusndo deve prevalere? La natura non ce lo dice.
    L'uomo tende alla conservazione della propria vita, ma allo stesso tempo tende ad una vita soddisfacente. Quale delle due inclinazioni deve prevalere? Se un individuo decide che l'istinto alla cessazione del dolore è più forte dell istinto alla conservazione come si fa a sapere se sta seguendo il giusto ordine di inclinazioni naturali?
    Per quanto riguarda la dimostrazione razionale dell esistenza di un ordine morale occorre dimostrare specificatamente come esso debba essere vincolante per l tutti gli uomini.
    Ad esempio si potrebbe dimostrare che dio esiste è dotato di volontà e la sua volontà è vincolante per tutti.

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    Ultima modifica di TheMeroving; 16-11-21 alle 17:32
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  7. #7
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    Predefinito Re: Assalto alla CGIL - Discussioni unite.

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    L'uomo possiede molteplici inclinazioni. Questo ci dice l osservazione della natura. Quale debba essere la priorità che va attribuita a quelle inclinazioni al fine di definire un ordine morale è una operazione soggettiva.
    Ad esempio. L'uomo tende alla propria conservazione e a quella della specie. Quale deve prevalere rispetto all altra? Qusndo deve prevalere? La natura non ce lo dice.
    L'uomo tende alla conservazione della propria vita, ma allo stesso tempo tende ad una vita soddisfacente. Quale delle due inclinazioni deve prevalere? Se un individuo decide che l'istinto alla cessazione del dolore è più forte dell istinto alla conservazione come si fa a sapere se sta seguendo il giusto ordine di inclinazioni naturali?
    Per quanto riguarda la dimostrazione razionale dell esistenza di un ordine morale occorre dimostrare specificatamente come esso debba essere vincolante per l tutti gli uomini.
    Ad esempio si potrebbe dimostrare che dio esiste è dotato di volontà e la sua volontà è vincolante per tutti.

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    Ammessa l'esistenza di Dio, è consequenziale ritenerlo autore della natura e vedere nelle inclinazioni naturali dell'uomo l'opera stessa di Dio.
    Venendo al dunque, vanno fatte alcune precisazioni: l'essere umano è un ente e, come ogni ente, segue le leggi dell'essere. Fra queste ci sono i famosi "agere sequitur esse" e "omne agens agit propter finem". Questi due principi dicono che ogni agente agisce per un fine e che l'agire è consequenziale all'essere (ossia alla natura) dell'ente. Basta poca riflessione per cogliere la veridicità di queste due affermazioni. L'animale si comporta secondo la propria natura di animale, la pianta si comporta secondo la propria natura di pianta, il minerale si comporta secondo la sua natura di minerale, ecc.: agere sequitur esse. L'attività di ogni ente realizza una particolare potenza, rivolgendosi ad un dato termine: questo lo possiamo cogliere bene proprio riflettendo sulle nostre azioni di esseri umani. Ogni cosa che facciamo ha uno scopo, ha un fine. Persino quando agiamo per il gusto di agire siamo mossi da un fine. Da ciò ne consegue che l'uomo deve comportarsi da uomo, ossia seguendo la sua natura di animale razionale. Ma proprio perché è un animale razionale e non un animale [sensitivo, cioè che si caratterizza per avere come forma sostanziale l'anima sensitiva anziché la vegetale o l'intellettiva], un vegetale o un essere inanimato possiede una caratteristica che questo genere di enti particolari non ha: la libertà. Questo significa che può agire con consapevolezza e con una responsabilità morale individuabile. Questo significa anche che può sbagliare. Quindi l'uomo realizza il fine che gli è proprio come essere umano non secondo leggi che sono deterministicamente necessitanti o per puro istinto. Lo realizza sulla base di leggi che, pur essendo scritte nel suo stesso essere, deve attuare lui stesso, una volta conosciute, con la sua volontà. Ammesso quindi che queste leggi sono rinvenibili nella natura umana e che sono deducibili dalle inclinazioni rilevabili in questa natura, ontologicamente intesa, la gerarchia dei fini si deduce tenendo conto della natura razionale dell'uomo. Questo significherà che le facoltà spirituali avranno un primato su quelle legate alla sfera dei sensi e alla vita vegetativa. Significherà pure che ogni inclinazione e facoltà dell'uomo, a prescindere da quale essa sia, dovrà essere attuata dall'essere umano da animale razionale: ad esempio, non dovrà limitarsi a conservare la propria vita in qualsiasi modo, bensì dovrà farlo attraverso un lavoro onesto e rispettando la vita altrui oppure tenendo conto della propria salute fisica; al tempo stesso, non dovrà conservare la vita ad ogni costo, ma potrà e, in certi casi dovrà, sacrificarla per una ragione proporzionatamente grave, come potrebbe essere la difesa della propria patria, della propria famiglia, di una persona in estrema difficoltà, ecc. Oppure non dovrà limitarsi a mettere al mondo dei figli, ma dovrà farlo all'interno di un'unione stabile e riconosciuta (il matrimonio) ed adoperandosi per nutrire, crescere ed educare i propri figli. La questione del suicidio e dell'eutanasia alla quale mi pare che tu alluda si risolve tenendo conto che noi siamo stati creati da Dio (ciò lo sappiamo anche solo ricorrendo alla nostra ragione: si vedano in merito le cinque vie dell'Aquinate, che ben conosci ormai) e che quindi, come tali, noi non siamo padroni assoluti ed esclusivi della nostra vita e non siamo in diritto di farne tutto ciò che vogliamo: non siamo quindi in diritto di decidere quando porvi fine, a meno che ciò non avenga per un bene proporzionato e la morte non sia una conseguenza indiretta, ancorché prevista, di un atto moralmente buono (ad esempio: il soldato che sacrifica la propria vita per salvare la vita dei suoi commilitoni o per rallentare l'avanzata del nemico).
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  8. #8
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    Predefinito Re: Assalto alla CGIL - Discussioni unite.

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Ammessa l'esistenza di Dio, è consequenziale ritenerlo autore della natura e vedere nelle inclinazioni naturali dell'uomo l'opera stessa di Dio.
    Venendo al dunque, vanno fatte alcune precisazioni: l'essere umano è un ente e, come ogni ente, segue le leggi dell'essere. Fra queste ci sono i famosi "agere sequitur esse" e "omne agens agit propter finem". Questi due principi dicono che ogni agente agisce per un fine e che l'agire è consequenziale all'essere (ossia alla natura) dell'ente. Basta poca riflessione per cogliere la veridicità di queste due affermazioni. L'animale si comporta secondo la propria natura di animale, la pianta si comporta secondo la propria natura di pianta, il minerale si comporta secondo la sua natura di minerale, ecc.: agere sequitur esse. L'attività di ogni ente realizza una particolare potenza, rivolgendosi ad un dato termine: questo lo possiamo cogliere bene proprio riflettendo sulle nostre azioni di esseri umani. Ogni cosa che facciamo ha uno scopo, ha un fine. Persino quando agiamo per il gusto di agire siamo mossi da un fine. Da ciò ne consegue che l'uomo deve comportarsi da uomo, ossia seguendo la sua natura di animale razionale. Ma proprio perché è un animale razionale e non un animale [sensitivo, cioè che si caratterizza per avere come forma sostanziale l'anima sensitiva anziché la vegetale o l'intellettiva], un vegetale o un essere inanimato possiede una caratteristica che questo genere di enti particolari non ha: la libertà. Questo significa che può agire con consapevolezza e con una responsabilità morale individuabile. Questo significa anche che può sbagliare. Quindi l'uomo realizza il fine che gli è proprio come essere umano non secondo leggi che sono deterministicamente necessitanti o per puro istinto. Lo realizza sulla base di leggi che, pur essendo scritte nel suo stesso essere, deve attuare lui stesso, una volta conosciute, con la sua volontà. Ammesso quindi che queste leggi sono rinvenibili nella natura umana e che sono deducibili dalle inclinazioni rilevabili in questa natura, ontologicamente intesa, la gerarchia dei fini si deduce tenendo conto della natura razionale dell'uomo. Questo significherà che le facoltà spirituali avranno un primato su quelle legate alla sfera dei sensi e alla vita vegetativa. Significherà pure che ogni inclinazione e facoltà dell'uomo, a prescindere da quale essa sia, dovrà essere attuata dall'essere umano da animale razionale: ad esempio, non dovrà limitarsi a conservare la propria vita in qualsiasi modo, bensì dovrà farlo attraverso un lavoro onesto e rispettando la vita altrui oppure tenendo conto della propria salute fisica; al tempo stesso, non dovrà conservare la vita ad ogni costo, ma potrà e, in certi casi dovrà, sacrificarla per una ragione proporzionatamente grave, come potrebbe essere la difesa della propria patria, della propria famiglia, di una persona in estrema difficoltà, ecc. Oppure non dovrà limitarsi a mettere al mondo dei figli, ma dovrà farlo all'interno di un'unione stabile e riconosciuta (il matrimonio) ed adoperandosi per nutrire, crescere ed educare i propri figli. La questione del suicidio e dell'eutanasia alla quale mi pare che tu alluda si risolve tenendo conto che noi siamo stati creati da Dio (ciò lo sappiamo anche solo ricorrendo alla nostra ragione: si vedano in merito le cinque vie dell'Aquinate, che ben conosci ormai) e che quindi, come tali, noi non siamo padroni assoluti ed esclusivi della nostra vita e non siamo in diritto di farne tutto ciò che vogliamo: non siamo quindi in diritto di decidere quando porvi fine, a meno che ciò non avenga per un bene proporzionato e la morte non sia una conseguenza indiretta, ancorché prevista, di un atto moralmente buono (ad esempio: il soldato che sacrifica la propria vita per salvare la vita dei suoi commilitoni o per rallentare l'avanzata del nemico).
    Evidenzio un primo "non sequitur" (ma c'è ne sono tanti). Le facoltà spirituali devono avere necessariamente la priorità rispetto a quelle materiali.

    Riguardo alle 5 vie poi anche lì di non sequitur c'è ne sono diversi.

    1) Non si può procedere indietro all infinito (prima e seconda via)

    2) è impossibile che cio' che può non essere ci sia sempre stato. (terza via)

    3) il più nobile genera il meno nobile (quarta via)

    4) ciò che tende ad un fine può farlo se è mosso da chi è più intelligente (quinta via)

    Magari se ne hai voglia poi sviluppiamo i punti. Magari in un altro 3d


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  9. #9
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    Predefinito Re: Assalto alla CGIL - Discussioni unite.

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    Evidenzio un primo "non sequitur" (ma c'è ne sono tanti). Le facoltà spirituali devono avere necessariamente la priorità rispetto a quelle materiali.
    E quale sarebbe il "non sequitur"?

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    Riguardo alle 5 vie poi anche lì di non sequitur c'è ne sono diversi.

    1) Non si può procedere indietro all infinito (prima e seconda via)
    Su questo punto devo ricordare che il regresso all'infinito escluso nelle cinque vie tomiste non è un regresso all'infinito qualsiasi ma il regresso all'infinito delle causae essendi di enti ordinati. Per fare un esempio banale, ma ormai "classico" e molto emblematico: Tizio ha un bicchiere d'acqua, perché l'ha chiesto a Caio che glielo ha dato. Caio però non l'aveva e, per darlo a Tizio, a sua volta l'ha chiesto a Sempronio, che a sua volta l'ha chiesto ad un'altra persona e così via. Se questa catena causale non avesse mai fine significherebbe che Tizio non ha mai ricevuto il bicchiere d'acqua, mentre invece noi sappiamo che Tizio è col bicchiere d'acqua in mano. Questo significa che c'è qualcuno che il bicchiere d'acqua ce l'ha originariamente.

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    2) è impossibile che cio' che può non essere ci sia sempre stato. (terza via)
    3) il più nobile genera il meno nobile (quarta via)

    4) ciò che tende ad un fine può farlo se è mosso da chi è più intelligente (quinta via)
    Dove sarebbero qui i "non sequitur"?

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    Magari se ne hai voglia poi sviluppiamo i punti. Magari in un altro 3d
    Pigramente ti dico che preferisco non disperdermi in troppe discussioni differenti però comprendo che stiamo andando decisamente fuori tema, anzi, questo è praticamente un fuori tema nel fuori tema...
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  10. #10
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    Predefinito Re: Assalto alla CGIL - Discussioni unite.

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    E quale sarebbe il "non sequitur"?



    Su questo punto devo ricordare che il regresso all'infinito escluso nelle cinque vie tomiste non è un regresso all'infinito qualsiasi ma il regresso all'infinito delle causae essendi di enti ordinati. Per fare un esempio banale, ma ormai "classico" e molto emblematico: Tizio ha un bicchiere d'acqua, perché l'ha chiesto a Caio che glielo ha dato. Caio però non l'aveva e, per darlo a Tizio, a sua volta l'ha chiesto a Sempronio, che a sua volta l'ha chiesto ad un'altra persona e così via. Se questa catena causale non avesse mai fine significherebbe che Tizio non ha mai ricevuto il bicchiere d'acqua, mentre invece noi sappiamo che Tizio è col bicchiere d'acqua in mano. Questo significa che c'è qualcuno che il bicchiere d'acqua ce l'ha originariamente.



    Dove sarebbero qui i "non sequitur"?



    Pigramente ti dico che preferisco non disperdermi in troppe discussioni differenti però comprendo che stiamo andando decisamente fuori tema, anzi, questo è praticamente un fuori tema nel fuori tema...
    1) Che sia necessario attribuire priorità alla vita spirituale piuttosto che a quella materiale "non consegue". Per quale motivo dovrei?

    2) Certamente. Però si da per assunto che la catena di causa effetto non abbia mai fine. È un presupposto arbitrario. Noi potremmo essere in mezzo ad una finita concatenazione di cause effetto originata da uno degli infiniti motori immobili. Una infinita sequenza di segmenti che ovviamente hanno tutti un punto di inizio e un punto di fine.

    3) perché mai è impossibile che ciò che può non essere sia sempre stato? Non è di per sé evidente.

    4) Il concetto di più nobile e meno nobile è soggettivo

    5) una palla si muove e urta una seconda palla che a sua volta do muove. Perché la prima palla deve essere più intelligente della seconda?



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    - Solo gli imbecilli non hanno dubbi!
    - Ne sei sicuro ?
    - Non ho alcun dubbio !

 

 
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