Originariamente Scritto da
Giò
1) Dove avrei asserito che l'aggregazione equivale alla società? Io ho detto che equivale all'atto di nascita della società. Non ho detto che il parto equivale al bambino, ma ho detto a che, mentre avviene il parto, sta nascendo il bambino e che, a parto avvenuto, si può dire che il bambino è nato a tutti gli effetti! Basta scorrere i miei post sia qui che altrove:
https://forum.termometropolitico.it/...archid=8366638
Poi se in qualche messaggio (non so in quale francamente, ma può essermi sfuggito) ho scritto "aggregazione" in luogo di "aggregato", si vede che ho usato questa parola nella seconda accezione da me descritta qui:
I fondamenti della vita associata
Del resto, perché altrimenti avrei detto che i passaggi per giungere al cosiddetto "patto sociale" sono i seguenti: individui isolati --> aggregazione --> società --> cooperazione --> patto sociale?
Stante ciò, non posso dire di condividere la tua tesi per cui l'aggregazione non genera la società, ma un accordo dal quale poi scaturirebbe la cooperazione e poi, in una fase successiva, la società stessa.
2) Il fatto che la società costituisca un'unità morale non è garanzia del fatto che non possa giungere al caos. Nel caso degli enti morali, bisogna tener conto che l'unità non è data da una sostanza che non ha ma dalla condivisione di un medesimo obiettivo. Tale condivisione però può sempre traballare, se non in generale, almeno in particolare. Ecco perché serve qualcuno che eserciti l'autorità, garantendo alla società il raggiungimento del fine prestabilito.