Originariamente Scritto da
Giò
Merovingio, una cosa o è in potenza o è in atto. Non c'è una via di mezzo. Potresti dirmi che, secondo te, gli individui isolati sono un aggregato in potenza, l'aggregato in atto è un aggregato cooperante in potenza, l'aggregato cooperante in atto è la società in potenza e il patto sociale è ciò che fa passare l'aggregato cooperante in atto da società in potenza a società in atto. Però resta ingiustificata la distinzione fra aggregato e società, stante il fatto che l'aggregato è l'insieme degli individui uniti dallo scopo di realizzare il bene comune in modo permanente...e la società pure! La cooperazione fra i membri della società è il mezzo attraverso il quale la società perdura nel tempo, ma questo se mai dà una perfezione dell'essere alla società, non è ciò che dà l'essere alla società (premesso che qui parliamo di "essere" in un senso analogico, visto che la società non è un ente sostanziale, ma morale).
Merovingio, il rapporto fra la società e l'autorità che la presiede non è paragonabile al rapporto che tu descrivi fra Gino e Pino, in cui Gino chiede a Pino di fermare i suoi tic. Il rapporto che c'è è più paragonabile, sempre entro l'ambito dell'analogia, a quello che intercorre fra il suo corpo e Gino: Gino ha dei tic ed il suo corpo lo sollecita a porre rimedio a questa situazione perché è di grande fastidio. Gino stesso è infastidito dai suoi tic perché si rende conto che sono un disordine che provoca grande disagio. Gino interviene fasciandosi la mano in modo che i tic vengano impediti o siano perlomeno sotto controllo.
Il corpo è la società e Gino è l'autorità. Gino è stato sollecitato ad intervenire dal suo stesso corpo ma lo ha fatto primariamente per il bene del "tutto", non per soddisfare soltanto le sollecitazioni del corpo. E senza Gino che cosa sarebbe il corpo di Gino? Sarebbe un ammasso di carne senza vita, destinato ad un progressivo deperimento: destino che, per analogia, possiamo attribuire alle società in cui l'autorità non è più efficace o risulta totalmente vacante.
Il dilemma che tu poni - perché l'autorità dovrebbe imporre determinate regole a coloro che fanno parte della società - è analogo a chiedersi perché Gino debba imporre al suo stesso corpo di andare al cinema quando ritiene che sia lecito ed opportuno andarci. A meno che andare al cinema non costituisca palesemente un danno grave e costante al suo stesso corpo, non si può dire che Gino sbagli nel procedere in questi termini.
Certamente siamo di fronte ad analogie che, come tali, hanno dei limiti.
Infatti, nella realtà, se Gino muore o viene impedito da una malattia che lo riduce ad un vegetale in modo irreversibile, non c'è niente che possa sostituirlo, mentre invece nel caso della società politica se colui o coloro che possiedono l'autorità ne abusano gravemente, in modo certo e costante, è possibile porvi rimedio.
Preciso infine che io non sto dicendo che la volontà generale esista e non esista. Io sto dicendo che la volontà generale come volontà che prescinde da quella degli individui che convergono verso lo scopo comune non esiste. Ad esistere è la volontà generale intesa come volontà dell'aggregato - o meglio, degli individui che ne fanno parte - a conseguire il medesimo scopo (il bene comune) in modo costante. Sono due aspetti differenti ed il pdnc dice che una cosa non può essere e non essere simultaneamente e sotto il medesimo aspetto. Ma qui, come si è detto, gli aspetti sono ben distinti.
Quanto ai "fini" della società: il fine della società è il bene comune e questo fine è immutabile. Ciò che può variare sono i fini intermedi o le modalità attraverso le quali si può attuare il bene comune in determinati casi. E non ho ancora capito per quale ragione, nemmeno dal punto di vista della tua impostazione giuscontrattualista, se il popolo nel designare il detentore o i detentori dell'autorità non ha posto condizioni il popolo o la parte largamente maggioritaria di esso debba sentirsi in diritto di rigettare a proprio piacimento le decisioni dell'autorità solo perché non è stato consultato. Se il popolo voleva avere maggiore voce in capitolo su determinate questioni avrebbe dovuto pensarci prima quando designò determinate persone a governarlo senza porre condizioni.