Originariamente Scritto da
emv
Comincio a capire qual'è il nodo.
La transizione. Che poi è il mistero dell'esistenza, com'è che l'essenza si manifesta?
Vorrei usare un'altro paradigma, dato che hai parlato di magia, e anzichè la metafisica aristotelica prenderei la metafica cabbalistica. Probabilmente ti è anche più affine... poi il modo di girarlo in termini aristotelici te lo mostro più avanti.
Secondo la cabbala l'esistenza dell'universo, di cui pongo un'analogia con la società, avviene nel corso di una "perdita" di Dio. E' lo Tzintzum. Dio si ritira da un punto di sè. E' sufficiente questo perchè si dia la "distinzione", la "successione" impossibile nell'unità infinita di Dio. La distinzione fa "piovere" giù, dal nulla, tempo, moto (la successione), spazio e corpo (la distinzione).
Hai ottenuto l'esistenza, la creazione perfettamente separata di Dio dal mondo, due sostanze distinte ma perchè originasse la seconda la prima doveva
perdere qualcosa.
Analogia con la società: nel momento in cui gli individui, in forza di una stato di necessità, accettano di perdere un po' della propria libertà, si dà la cooperazione. Ma non sono gli individui aggregati o meno che sia a costituire la società e nemmeno la cooperazione, che è un concetto in essenza, ma lo sono gli individui operanti. Nella misura in cui sono cooperanti danno forma alla società.
La società non è un ente naturale ma artificiale per cui delle quattro distinzioni aristoteliche di 1) sostanza materiale, 2) causa agente, 3) causa formale, 4) causa finale, la causa agente e la causa formale possono coincidere.
Inciso, quando parliamo di diritto naturale attenzione a pensare che la società sia un ente naturale!
Ora colleghiamo lo tzintzum della cabbala con la metafisica aristotelica, qui: ogni ente naturale è sempre proteso verso un fine, essendo caratterizzato da un
principio di privazione. E' la ricerca di un certo bene a imprimere il moto.
L'errore sta nel ragionare solo in termini positivi di atto e di potenza e non negativi, di privazione!
La società come ente artificiale, aggregato di molti enti, gli individui umani, è
la somma delle loro privazioni (non delle loro potenze!) per cui la tensione verso quel bene di cui sono privi porta l'intera società a cercarlo. Il fattore della società non è l'aggregato, la cooperazione ma la il desiderio del bene mancante.
Per cui la società è composta di: 1) persone (la sostanza materiale, 2) cooperazione, aggregazione (causa agente, cause agenti), 3) la società e lo status di società, cioè proprio lo Stato, ed eventualmente il suo modello politico, definiti attraverso forme visibili, leggi, diritto, istituzioni ed espressioni della politica ecc... (causa formale), 4) soddisfacimento dei bisogni, fine della privazione (causa finale).
Per questo, siccome nell'ente artificiale in genere la causa formale e la causa finale coincidono, nella società il soddisfacimento del bene sarà perseguito secondo un modello politico e in tale modello si eserciterà l'insieme dei moti convergenti delle privazioni dei singoli individui. L'insieme di tale privazioni origina l'autorità. Che si esprime appunto benignamente tramite imposizioni di privazioni, in divieti, limitazioni, sanzioni e quant'altro.
Non a caso più forte sono le privazioni che muovono dai singoli più forte sarà il livello di autorità espresso dalla società. Massima inflazione in Germania=massima autorità concentrata in un solo uomo, Hitler.
Ed è la somma delle privazioni comuni che determina il bene comune, il bene medio. Le privazioni particolari diverse costituiscono la deviazione dal bene comune. Che porterà l'autorità a perseguitarle. L'autorità è orientata come una calamità verso la privazione del moto comune che l'ha originata.
Una volta compreso che la privazione è un principio negativo in opposizione al principio positivo della potenza, inattuata o realizzata, in atto, e che da questo continuo squilibrio origina il moto, mi sembra che tutto quadri, no?