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  1. #101
    Ragionatore Dubitante
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    Predefinito Re: I fondamenti della vita associata

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Se ti limiti a dire "usalo come vuoi basta che ripari la finestra", è implicito che tu non ponga altre condizioni. A te importa che venga riparata la finestra. Non interessa il modo in cui verrà usato il cacciavite né che quel cacciavite sia usato solo ed esclusivamente da quella persona. Se ti fosse interessato, l'avresti detto. Se non l'hai fatto, si vede che non ti importava. Ti sei scordato? Non ti è venuto in mente? Ne accetti le conseguenze.



    Complessivamente ho un giudizio negativo dell'assolutismo regio, anche se riconosco che alcuni processi di centralizzazione avviati dalle monarchie assolute, che traevano ispirazione da esso, hanno migliorato l'efficienza e la capacità di controllo dello Stato in ambiti nei quali, effettivamente, lo Stato aveva tutto il diritto di intervenire, seppur entro certi limiti. Però ciò che stai dicendo tu è esagerato. Sicuramente il re non era nominato direttamente da Dio, ma la sua potestà, così come quella di qualsiasi altro uomo a capo di uno Stato, a prescindere dalla forma di governo, veniva da Dio. E certamente un re cristiano che sia degno di tal nome nei confronti dei suoi sudditi deve comportarsi come un buon padre di famiglia si comporta nei confronti dei suoi figli e deve imitare l'amore che Dio ha nei confronti dei suoi figli. Inoltre, se ogni forma di governo è legittima, purché sia orientata al bene comune e sia rispettosa almeno della legge naturale, è altrettanto vero che la monarchia è considerata la migliore fra quelle legittime perché ha una certa analogia col modo che ha Dio di governare il mondo. La sovranità politica, del resto, è tale in quanto partecipa a quella divina sul mondo. Quindi, in conclusione: Bossuet eccedeva nella sacralizzazione della figura del re ed errava nel sostenere che il re fosse scelto da Dio in modo diretto, ma questo non autorizza a gettar via il bambino con l'acqua sporca e a disconoscere quel che di conforme al diritto naturale e alla fede cattolica c'era nelle sue tesi.



    Sono molto deboli queste argomentazioni: in primis, dovresti dimostrare che la designazione del primo monarca di Francia avvenne a condizione che il potere riconosciuto al re non potesse mai essere modificato. Cosa impossibile da fare e comunque altamente improbabile. In secondo luogo, nell'atto di designazione, una condizione che impone la professione di una religione falsa al posto di quella vera è giuridicamente nulla ipso facto.



    A mio parere, il giacobinismo è uno dei tanti volti che il liberalismo può assumere. Uno dei volti più radicali e cruenti, ma ne costituisce comunque uno sviluppo.
    Il problema è che nel momento in cui scateni le folle si sa più o meno dove si inizia ma non dove si finisce.
    1) Oppure davo per scontato che il diritto ad usare il cacciavite fosse inalienabile. Purtroppo non esistendo un patto codificato, articolato e chiaro come lo sono le costruzioni, tutte le interpretazioni sono possibili e tutti i contenziosi sono ammessi e spesso difficili da dirimere pacificamente

    2) Da quanto dici quindi chi accampa diritti di elezione divina compirebbe non solo un usurpazione, ma pure un sacrilegio.

    3) La tua prima obiezione è affrontata al punto 1.
    La tua seconda obiezione è accettabile solo in caso di accordo su cosa sia stato correttamente riconosciuto come oggettivamente vero o falso.

    4) i principi liberali sono principi di eguaglianza e fratellanza. Non mi sembra proprio che nella Dichiarazione sia scritto che è possibile uccidere e trucidare senza processo. Direi che c'è scritto esattamente il contrario.
    Altrimenti ti chiederei di indicare quale di quei principi può essere legittimamente chiamato in causa per giustificare gli eccessi che si sono commessi.

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  2. #102
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    Predefinito Re: I fondamenti della vita associata

    @Giò Nulla da eccepire sulla classica analogia del corpo e delle membra, ci mancherebbe, ma contesto le tesi che 1) l'uomo sia, solo, un ente naturale, che 2) la società sia un ente naturale, e che 3) possano coesistere in un'unico essere un ente morale e un ente naturale.

    Mi scuso se ci saranno delle lungaggini dovute a mancanza di tempo che questo genere di riflessioni richiede.



    1) Che l'uomo sia, solo, un ente naturale.

    È una definizione che va bene al laico. Nel Magistero che hai citato non si dice che è un ente naturale.

    Per noi credenti l'uomo è un composto di ente naturale ed ente soprannaturale, avendo anima e corpo un'unico essere, col vincolo che, essendo l'uomo decaduto con il Peccato, il suo ente naturale non è, più, in grado di avere un fine in accordo con il fine dell'ente soprannaturale. Con il dramma di cui parla l'Apostolo in Rm 7, 19 « Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio.».
    Se non si tiene ben a mente il dramma umano di questa doppia volontà, per il quale necessità costantemente dell'assistenza della Chiesa e dei suoi mezzi di salute, non si può parlare di uomo come ente naturale, poichè l'ente è in grado di essere causa libera del suo moto, invece l'uomo da questo punto di vista come ente naturale è un ente s-naturato.
    Accettare la definizione di ente naturale, che ha la sua verità nella sua realtà concreta, porta dritto dritto alla definizione feuerbachiana di Dio come proiezione della necessità umana.

    Quindi l’uomo è un ente soprannaturale.



    2) Che la società sia un ente naturale.

    Citazione Originariamente Scritto da Giò
    Siccome la società risponde ad una necessità naturale dell'uomo, è essa stessa naturale.
    E' naturale nella necessità ma non nello soddisfacimento. L'uomo non è in grado di formare una società senza il moto della Grazia, poiché a causa del Peccato l'uomo non può dare una risposta naturale ad una necessità naturale, come fanno gli animali, poichè non vi è un'unità col fine stabilito dal creatore. Per cui lo soddisfacimento è soprannaturale.
    La società è un mezzo naturale, che compone i moti dei singoli individui, ed un ente soprannaturale, che li indirizza verso un'unico fine comune, conformemente al volere di Dio, non solo per la Salvezza ma anche per la sussistenza naturale perchè senza la grazia l'uomo è condannata all'autodistruzione. Infatti mentre gli animali, che non hanno morale, non avendo nemmeno consapevolezza, possono sussistere attraverso l'equilibrio dell'ecosistema a cui non possono sfuggire. L'uomo invece avendo la consapevolezza e l'intelligenza può contrastare l'imperio della natura e sfuggire all'equilibrio dell'ecosistema, ed essendo la sua intelligenza soggetta al peccato, può autodistruggersi.

    Nel Magistero che hai citato non si dice che la società è un ente naturale.



    Citazione Originariamente Scritto da Giò
    . Come diceva Papa Leone XIII nella Rerum Novarum, "l'origine del consorzio civile, come degli altri consorzi, sta (...) nella naturale socialità dell'uomo"


    La socialità non è la società.

    Se la società è un composto di 1) persone (la sostanza materiale, 2) cooperazione, aggregazione (cause agenti), 3) lo Stato (causa formale), 4) soddisfacimento dei bisogni (causa finale). Se è un ente naturale ha la causa in sè, nella natura stessa, allora non può essere morale.

    E' la disposizione, causa agente, a conseguire il fine della società, causa formale. Questa è una proprietà della natura umana che però non potendo conseguire il suo fine a causa del Peccato da sola, motu proprio, non è sufficiente a raggiungerlo perchè la naturale socialità dell'uomo non è più naturalmente volta al bene, che è la conformità al fine divino.



    Citazione Originariamente Scritto da Giò
    Nell'Enciclica Immortale Dei Papa Leone XIII insegnò che "il vivere in una società civile è insito nella natura stessa dell’uomo: e poiché egli non può, nell’isolamento, procurarsi né il vitto né il vestiario necessario alla vita, né raggiungere la perfezione intellettuale e morale, per disposizione provvidenziale nasce atto a congiungersi e a riunirsi con gli altri uomini, tanto nella società domestica quanto nella società civile, la quale sola può fornirgli tutto quanto basta perfettamente alla vita. E poiché non può reggersi alcuna società, senza qualcuno che sia a capo di tutti e che spinga ciascuno, con efficace e coerente impulso, verso un fine comune, ne consegue che alla convivenza civile è necessaria un’autorità che la governi: e questa, non diversamente dalla società, proviene dalla natura e perciò da Dio stesso".
    "Società civile" è il concetto di società artificiale contrapposto alla società naturale. Ovviamente non nel senso giusnaturalistico moderno, ma come risposta del Magistero alle domande che giungevano dalla coscienze laiche, l'artificio qui è opera di Dio non certo dell'uomo (Leone XIII ha pubblicato anche la Human Genus contro Massoneria e naturalismo).
    Ovviamente concordo che l'artificiale in sè non è incompatibile con il naturale, essendone una modalità. Ma l'uomo non è in grado da solo, per la sua natura malata, di organizzare alcunchè di buono, cioè di conforme al fine divino.



    Citazione Originariamente Scritto da Giò
    non diversamente dalla società, proviene dalla natura e perciò da Dio stesso". La società proviene da Dio e non può che provenire da Dio come ente naturale, seppur in senso analogico, dal momento che solo la Chiesa è una società di origine soprannaturale in quanto fondata direttamente da Di
    Il Pontefice penso che con "dalla natura e perciò da Dio stesso" intenda "da Dio stesso per mezzo della natura". Che la società provenga “da Dio e non può che provenire da Dio come ente naturale" mi pare arbitrariamente dedotto. La natura in quanto insieme di minerali, piante e animali non ne ha bisogno. E l'uomo ne ha poichè a causa del Peccato è andato contro il proprio fine e sempre ha causa del peccato la natura gli si rivolta contro e la natura stessa per misericordia divina fu posta sotto la caducità perchè non cancellasse un uomo unico caduco, in un ambiente altrimenti squilibrato.

    La società è un ente soprannaturale.

    La società è fondata fin dalla creazione dell'uomo, ed è istituita con la creazione della donna (Gn 2, 20) "ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile": è la coppia umana cellula della società. Non solo ma nei comandi di Dio "crescete e moltiplicatevi..." ci sono i diritti e i doveri che società e individui hanno tra loro. La società può proprio dirsi così costituita nei suoi fondamenti, osserva Gioberti in “Pensieri”. E la società viene fondata sul precetto massimo della carità, a cui fa riferimento esplicito quel bisogno di aiuto espresso da Adamo.
    È interessante, anche, che, prima della donna, Dio crea gli altri animali ma non sono d’aiuto al progenitore: la natura non bastava all'uomo. Quindi la società umana è proprio un'alternativa soprannaturale alla natura.

    Non solo ma prima della società umana Dio crea la società del Paradiso. S. Agostino, nella Città di Dio, e Origine affermano che il fatto che Dio crea il Cielo e poi la terra (Gn. 1,1) significa che prima del mondo materiale ha creato una società. la società degli angeli, il Paradiso. E ovviamente la società del Paradiso è un riflesso della Prima società che è la Trinità. Dio stesso è una società.

    La società è soprannaturale e non lo è nemmeno in modo solo differente dalla Chiesa ma superiore persino!
    Poichè la Chiesa è stata istituita successivamente come rimedio al Peccato originale per riportare l'uomo alla Grazia. La società invece è stata creata quando l'uomo era ancora nella Grazia.

    Ora, sappiamo che Gesù rimprovera i farisei per il ripudio, concesso per la durezza dei loro cuori che Dio a Mosè, una forma della legge naturale di allora, e per la poligamia, un'altra legge naturale con la sua logica transitoria a impedire l'assimilazione alle tribù pagane confinanti. Entrambe queste forme della legge naturale non erano previste in principio ma sono stati dei rimedi.
    Con questo il Divino Maestro insegna che la società umana della Genesi è il modello perpetuo, il fine sociale da perseguire. E che sia un fine e non un mezzo di salvezza lo si può dire perchè fu istituita prima della caduta. Nella condizione della Grazia la società umana era un mezzo per assicurare il mantenimento dello stato, ma con il capovolgimento seguito al Peccato, dopo che è andato perduta la grazia, il mezzo è diventato un fine. Ed è vero che fosse un mezzo di grazia perchè peccato imperdonabile dei progenitori è stato che hanno scaricato le loro responsabilità davanti a Dio. L'uomo sulla donna e la donna sul tentatore.
    Non si sono comportati da soci ma dà individui separati nei loro egoismi.



    La Chiesa è il vertice e il modello della società.

    No, non è inferiore la Chiesa trionfante, che è appunto la società dei beati creata, negli angeli, prima dell'universo stesso... Lo è, in essenza, la Chiesa militante, perchè sorge come rimedio al Peccato mentre la società sorge prima e come antidoto al peccato. Tuttavia è, nell’esistenza, superiore, essendo esplicitamente ordinata alla consapevolezza della propria missione, cosa che purtroppo manca alla società che per lo più è fatta di persone che non sono consapevoli di formare un ente voluto da Dio.
    Quindi la Chiesa, nel complesso, è superiore alla società, e di essa è il vertice e modello.



    Che la società è un ente naturale è naturalismo.

    L'uomo non realizza la sua natura umana nella società ma mediante la società (rettamente perseguita) realizza la redenzione (o meglio concorre alla) della sua natura umana guastata dal peccato.
    per questo è soprannaturale perchè lo eleva sopra la sua natura che altrimenti sarebbe incapace di realizzare la società, ma solo potrebbe tentare di realizzarla andando verso il sicuro fallimento.

    Il Gioberti, circa l'essenza della società, indentifica espressamente la proposizione che sia un ente naturale come un errore, in "Pensieri" Vol. 1 pag. 88-90. Tommaso Campanella la considerava un ente morale e non naturale.
    Tra l'altro Gioberti, io credo tu possa apprezzarlo avendo egli cercato di indirizzare la formazione dello Stato italiano in senso neoguelfo federalista sotto la guida del Papa. E come filosofo si può dire che abbia cercato di correggere l'hegelismo imperante ed impazzante.

    Quindi la società è un ente soprannaturale.



    3) In quanto non possono coesistere in un'unico essere un ente morale e un ente naturale.
    Non è possibile come morale in quanto:

    la natura ha forse una morale? La società delle formiche è buona perchè efficiente e ordinata e fa la volontà del suo Creatore ma come analogia. Non godendo del libero arbitrio. La morale è nella natura umana ma non è della natura, essendo questa guastata dal peccato.
    Non è possibile come ente in quanto:

    se è un naturale ha la sua causa in sè, nella natura stessa, ma allora non potrebbe essere morale.

    Se ha la causa fuori di sè, è artificiale e allora è anche soprannaturale.

    Stato-società.

    Mi colpisce che nella tua risposta il soggetto più volte ripetuto è lo Stato, ma io non l'ho nominato. Lo fai dipendere direttamente dalla società come una sua appendice ma lo Stato se fosse un ente naturale, e perciò avente in sè la causa del suo moto, sarebbe la causa formale della società, non tutta la società che come ente sarebbe un composto di 1) persone (la sostanza materiale, 2) cooperazione, aggregazione (cause agenti), 3) lo Stato (causa formale), 4) soddisfacimento dei bisogni (causa finale).



    Citazione Originariamente Scritto da Giò
    Per concludere, ribadisco che considerare lo Stato un "ente artificiale", come se ciò fosse in antitesi con l'essere un "ente naturale", è sbagliato: l'artificialità dello Stato, in senso etimologico, è riferibile alle sue istituzioni, alle sue leggi positive ed alle sue consuetudini giuridiche, cioè al "farsi" dello Stato, alle sue modalità di attuazione, ma non è riferibile alla sua caratteristica essenziale di unione di persone che si forma per rispondere ad una necessità impellente e non differibile della natura umana.
    Qui vedo l'assenza del Peccato originale. Non basta l'impulso, indifferibile, appunto l'imperio della natura, per dare la causa formale alla società. Se non si toglie il freno del Peccato la società a cui ambisce l'uomo non solo resta una chimera ma la forma stato un disastro, e concorrono alla sua autodistruzione. E dico imperio della natura perchè essa agisce sulla natura umana coinvolgendo la parte vegetativa e sensitiva della sua anima. Tale imperio della natura sull'uomo è il capovoltgimento dell'originale ordine dell'Eden, il frutto del Peccato e il castigo per la sua redenzione.

    Per cui è vero che lo Stato è la forma che l'uomo si dà per organizzare mediante la società l'impellente necessità non differibile della natura umana. Ma nella sola natura umana l'uomo, a causa del Peccato, vi trova solo la propria condanna all'autodistruzione.
    Per cui le deduzioni sulla ricaduta di questo pensiero sulla l'organicismo politico patristico e medievale, su S.Paolo e Magistero sono sbagliate. Quanto a quello classico idem, quando proto-cristiano, ovviamente. Per questo, come ho detto a Meroving, non ha senso parlare di società, bisogna parlare di buona società, perchè se non può durare che società è? E' un tentativo fallimentare di società.
    E se non ha durata non è sostanza nè ente.



    Citazione Originariamente Scritto da Giò
    Non si può dire però che questo renda lo Stato un ente soprannaturale: senza la Chiesa non ci si può salvare, ma senza lo Stato sì.
    Appunto per questo la società è un ente soprannaturale perchè con lo Stato ci si può dannare.

    L’ordine è:

    Dio> Chiesa> Società> Uomo (soprannaturale)> Stato (naturale).

    Da questo si deduce come i politici debbano essere servitori, nell’ordine, dei diversi enti soprannaturali.
    IN PALESTINA È GENOCIDIO! ROSA E OLINDO LIBERI SUBITO!
    FUORI DALLA NATO! FUORI DALLA UE! BASTA ECOFOLLIE GREEN!


    “Sorgi, Dio, difendi la tua causa.”
    "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli…"


  3. #103
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    Predefinito Re: I fondamenti della vita associata

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    1) Oppure davo per scontato che il diritto ad usare il cacciavite fosse inalienabile. Purtroppo non esistendo un patto codificato, articolato e chiaro come lo sono le costruzioni, tutte le interpretazioni sono possibili e tutti i contenziosi sono ammessi e spesso difficili da dirimere pacificamente
    In che senso davi "per scontato che il diritto ad usare il cacciavite fosse inalienabile"?

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    2) Da quanto dici quindi chi accampa diritti di elezione divina compirebbe non solo un usurpazione, ma pure un sacrilegio.
    Di per sé un sacrilegio è il trattamento indegno di persone, luoghi o cose sacre. Non sarebbe questo il caso. Al limite sarebbe - ed è - un errore filosofico. Non che non sia grave, ma è proprio una tipologia diversa di peccato.

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    3) La tua prima obiezione è affrontata al punto 1.
    La tua seconda obiezione è accettabile solo in caso di accordo su cosa sia stato correttamente riconosciuto come oggettivamente vero o falso.
    Se devo essere sincero, non ho capito che cosa intendi al punto 1.
    Più che accettabile direi che è operante, in termini pratici, solo se la comunità è concorde nel riconoscere la religione cattolica come vera.

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    4) i principi liberali sono principi di eguaglianza e fratellanza. Non mi sembra proprio che nella Dichiarazione sia scritto che è possibile uccidere e trucidare senza processo. Direi che c'è scritto esattamente il contrario.
    Altrimenti ti chiederei di indicare quale di quei principi può essere legittimamente chiamato in causa per giustificare gli eccessi che si sono commessi.
    Quando ci si autoproclama rappresentanti unici dell'umanità e dei più alti valori umani, si entra in una logica perversa per cui il tuo nemico politico è hors de l'humanité. Da ciò ne consegue una quasi inevitabile disumanizzazione del nemico. Sono dinamiche che, a mio avviso, Carl Schmitt ha ben descritto ne "Le categorie del politico".
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  4. #104
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    Predefinito Re: I fondamenti della vita associata

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    @Giò Nulla da eccepire sulla classica analogia del corpo e delle membra, ci mancherebbe, ma contesto le tesi che 1) l'uomo sia, solo, un ente naturale, che 2) la società sia un ente naturale, e che 3) possano coesistere in un'unico essere un ente morale e un ente naturale.

    Mi scuso se ci saranno delle lungaggini dovute a mancanza di tempo che questo genere di riflessioni richiede.



    1) Che l'uomo sia, solo, un ente naturale.

    È una definizione che va bene al laico. Nel Magistero che hai citato non si dice che è un ente naturale.

    Per noi credenti l'uomo è un composto di ente naturale ed ente soprannaturale, avendo anima e corpo un'unico essere, col vincolo che, essendo l'uomo decaduto con il Peccato, il suo ente naturale non è, più, in grado di avere un fine in accordo con il fine dell'ente soprannaturale. Con il dramma di cui parla l'Apostolo in Rm 7, 19 « Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio.».
    Se non si tiene ben a mente il dramma umano di questa doppia volontà, per il quale necessità costantemente dell'assistenza della Chiesa e dei suoi mezzi di salute, non si può parlare di uomo come ente naturale, poichè l'ente è in grado di essere causa libera del suo moto, invece l'uomo da questo punto di vista come ente naturale è un ente s-naturato.
    Accettare la definizione di ente naturale, che ha la sua verità nella sua realtà concreta, porta dritto dritto alla definizione feuerbachiana di Dio come proiezione della necessità umana.

    Quindi l’uomo è un ente soprannaturale.



    2) Che la società sia un ente naturale.



    E' naturale nella necessità ma non nello soddisfacimento. L'uomo non è in grado di formare una società senza il moto della Grazia, poiché a causa del Peccato l'uomo non può dare una risposta naturale ad una necessità naturale, come fanno gli animali, poichè non vi è un'unità col fine stabilito dal creatore. Per cui lo soddisfacimento è soprannaturale.
    La società è un mezzo naturale, che compone i moti dei singoli individui, ed un ente soprannaturale, che li indirizza verso un'unico fine comune, conformemente al volere di Dio, non solo per la Salvezza ma anche per la sussistenza naturale perchè senza la grazia l'uomo è condannata all'autodistruzione. Infatti mentre gli animali, che non hanno morale, non avendo nemmeno consapevolezza, possono sussistere attraverso l'equilibrio dell'ecosistema a cui non possono sfuggire. L'uomo invece avendo la consapevolezza e l'intelligenza può contrastare l'imperio della natura e sfuggire all'equilibrio dell'ecosistema, ed essendo la sua intelligenza soggetta al peccato, può autodistruggersi.

    Nel Magistero che hai citato non si dice che la società è un ente naturale.







    La socialità non è la società.

    Se la società è un composto di 1) persone (la sostanza materiale, 2) cooperazione, aggregazione (cause agenti), 3) lo Stato (causa formale), 4) soddisfacimento dei bisogni (causa finale). Se è un ente naturale ha la causa in sè, nella natura stessa, allora non può essere morale.

    E' la disposizione, causa agente, a conseguire il fine della società, causa formale. Questa è una proprietà della natura umana che però non potendo conseguire il suo fine a causa del Peccato da sola, motu proprio, non è sufficiente a raggiungerlo perchè la naturale socialità dell'uomo non è più naturalmente volta al bene, che è la conformità al fine divino.





    "Società civile" è il concetto di società artificiale contrapposto alla società naturale. Ovviamente non nel senso giusnaturalistico moderno, ma come risposta del Magistero alle domande che giungevano dalla coscienze laiche, l'artificio qui è opera di Dio non certo dell'uomo (Leone XIII ha pubblicato anche la Human Genus contro Massoneria e naturalismo).
    Ovviamente concordo che l'artificiale in sè non è incompatibile con il naturale, essendone una modalità. Ma l'uomo non è in grado da solo, per la sua natura malata, di organizzare alcunchè di buono, cioè di conforme al fine divino.





    Il Pontefice penso che con "dalla natura e perciò da Dio stesso" intenda "da Dio stesso per mezzo della natura". Che la società provenga “da Dio e non può che provenire da Dio come ente naturale" mi pare arbitrariamente dedotto. La natura in quanto insieme di minerali, piante e animali non ne ha bisogno. E l'uomo ne ha poichè a causa del Peccato è andato contro il proprio fine e sempre ha causa del peccato la natura gli si rivolta contro e la natura stessa per misericordia divina fu posta sotto la caducità perchè non cancellasse un uomo unico caduco, in un ambiente altrimenti squilibrato.

    La società è un ente soprannaturale.

    La società è fondata fin dalla creazione dell'uomo, ed è istituita con la creazione della donna (Gn 2, 20) "ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile": è la coppia umana cellula della società. Non solo ma nei comandi di Dio "crescete e moltiplicatevi..." ci sono i diritti e i doveri che società e individui hanno tra loro. La società può proprio dirsi così costituita nei suoi fondamenti, osserva Gioberti in “Pensieri”. E la società viene fondata sul precetto massimo della carità, a cui fa riferimento esplicito quel bisogno di aiuto espresso da Adamo.
    È interessante, anche, che, prima della donna, Dio crea gli altri animali ma non sono d’aiuto al progenitore: la natura non bastava all'uomo. Quindi la società umana è proprio un'alternativa soprannaturale alla natura.

    Non solo ma prima della società umana Dio crea la società del Paradiso. S. Agostino, nella Città di Dio, e Origine affermano che il fatto che Dio crea il Cielo e poi la terra (Gn. 1,1) significa che prima del mondo materiale ha creato una società. la società degli angeli, il Paradiso. E ovviamente la società del Paradiso è un riflesso della Prima società che è la Trinità. Dio stesso è una società.

    La società è soprannaturale e non lo è nemmeno in modo solo differente dalla Chiesa ma superiore persino!
    Poichè la Chiesa è stata istituita successivamente come rimedio al Peccato originale per riportare l'uomo alla Grazia. La società invece è stata creata quando l'uomo era ancora nella Grazia.

    Ora, sappiamo che Gesù rimprovera i farisei per il ripudio, concesso per la durezza dei loro cuori che Dio a Mosè, una forma della legge naturale di allora, e per la poligamia, un'altra legge naturale con la sua logica transitoria a impedire l'assimilazione alle tribù pagane confinanti. Entrambe queste forme della legge naturale non erano previste in principio ma sono stati dei rimedi.
    Con questo il Divino Maestro insegna che la società umana della Genesi è il modello perpetuo, il fine sociale da perseguire. E che sia un fine e non un mezzo di salvezza lo si può dire perchè fu istituita prima della caduta. Nella condizione della Grazia la società umana era un mezzo per assicurare il mantenimento dello stato, ma con il capovolgimento seguito al Peccato, dopo che è andato perduta la grazia, il mezzo è diventato un fine. Ed è vero che fosse un mezzo di grazia perchè peccato imperdonabile dei progenitori è stato che hanno scaricato le loro responsabilità davanti a Dio. L'uomo sulla donna e la donna sul tentatore.
    Non si sono comportati da soci ma dà individui separati nei loro egoismi.



    La Chiesa è il vertice e il modello della società.

    No, non è inferiore la Chiesa trionfante, che è appunto la società dei beati creata, negli angeli, prima dell'universo stesso... Lo è, in essenza, la Chiesa militante, perchè sorge come rimedio al Peccato mentre la società sorge prima e come antidoto al peccato. Tuttavia è, nell’esistenza, superiore, essendo esplicitamente ordinata alla consapevolezza della propria missione, cosa che purtroppo manca alla società che per lo più è fatta di persone che non sono consapevoli di formare un ente voluto da Dio.
    Quindi la Chiesa, nel complesso, è superiore alla società, e di essa è il vertice e modello.



    Che la società è un ente naturale è naturalismo.

    L'uomo non realizza la sua natura umana nella società ma mediante la società (rettamente perseguita) realizza la redenzione (o meglio concorre alla) della sua natura umana guastata dal peccato.
    per questo è soprannaturale perchè lo eleva sopra la sua natura che altrimenti sarebbe incapace di realizzare la società, ma solo potrebbe tentare di realizzarla andando verso il sicuro fallimento.

    Il Gioberti, circa l'essenza della società, indentifica espressamente la proposizione che sia un ente naturale come un errore, in "Pensieri" Vol. 1 pag. 88-90. Tommaso Campanella la considerava un ente morale e non naturale.
    Tra l'altro Gioberti, io credo tu possa apprezzarlo avendo egli cercato di indirizzare la formazione dello Stato italiano in senso neoguelfo federalista sotto la guida del Papa. E come filosofo si può dire che abbia cercato di correggere l'hegelismo imperante ed impazzante.

    Quindi la società è un ente soprannaturale.



    3) In quanto non possono coesistere in un'unico essere un ente morale e un ente naturale.
    Non è possibile come morale in quanto:

    la natura ha forse una morale? La società delle formiche è buona perchè efficiente e ordinata e fa la volontà del suo Creatore ma come analogia. Non godendo del libero arbitrio. La morale è nella natura umana ma non è della natura, essendo questa guastata dal peccato.
    Non è possibile come ente in quanto:

    se è un naturale ha la sua causa in sè, nella natura stessa, ma allora non potrebbe essere morale.

    Se ha la causa fuori di sè, è artificiale e allora è anche soprannaturale.

    Stato-società.

    Mi colpisce che nella tua risposta il soggetto più volte ripetuto è lo Stato, ma io non l'ho nominato. Lo fai dipendere direttamente dalla società come una sua appendice ma lo Stato se fosse un ente naturale, e perciò avente in sè la causa del suo moto, sarebbe la causa formale della società, non tutta la società che come ente sarebbe un composto di 1) persone (la sostanza materiale, 2) cooperazione, aggregazione (cause agenti), 3) lo Stato (causa formale), 4) soddisfacimento dei bisogni (causa finale).





    Qui vedo l'assenza del Peccato originale. Non basta l'impulso, indifferibile, appunto l'imperio della natura, per dare la causa formale alla società. Se non si toglie il freno del Peccato la società a cui ambisce l'uomo non solo resta una chimera ma la forma stato un disastro, e concorrono alla sua autodistruzione. E dico imperio della natura perchè essa agisce sulla natura umana coinvolgendo la parte vegetativa e sensitiva della sua anima. Tale imperio della natura sull'uomo è il capovoltgimento dell'originale ordine dell'Eden, il frutto del Peccato e il castigo per la sua redenzione.

    Per cui è vero che lo Stato è la forma che l'uomo si dà per organizzare mediante la società l'impellente necessità non differibile della natura umana. Ma nella sola natura umana l'uomo, a causa del Peccato, vi trova solo la propria condanna all'autodistruzione.
    Per cui le deduzioni sulla ricaduta di questo pensiero sulla l'organicismo politico patristico e medievale, su S.Paolo e Magistero sono sbagliate. Quanto a quello classico idem, quando proto-cristiano, ovviamente. Per questo, come ho detto a Meroving, non ha senso parlare di società, bisogna parlare di buona società, perchè se non può durare che società è? E' un tentativo fallimentare di società.
    E se non ha durata non è sostanza nè ente.





    Appunto per questo la società è un ente soprannaturale perchè con lo Stato ci si può dannare.

    L’ordine è:

    Dio> Chiesa> Società> Uomo (soprannaturale)> Stato (naturale).

    Da questo si deduce come i politici debbano essere servitori, nell’ordine, dei diversi enti soprannaturali.
    @emv, non preoccuparti né per le tempistiche della risposta né per la sua eventuale lunghezza. Provo a risponderti per quanto mi è possibile. Innanzitutto, credo che vada fatta chiarezza su alcuni punti.
    Che cosa significa "naturale"? Che cosa significa "soprannaturale"?
    Le voci "Natura" e "Soprannaturale" dell'autorevole Dizionario di teologia dommatica degli eminenti teologi e studiosi Pietro Parente, Antonio Piolanti e Salvatore Garofalo ci vengono in soccorso.
    "La natura coincide con l'essenza della cosa ma mentre l'essenza dice ordine all'essere, che la realizza, la natura dice ordine all'agire, che la attua. La natura suol dirsi principium quo remotum operationis, mentre le facoltà sono il principio quo proximum e il supposito o persona è il principium quod, il soggetto agente. La natura si distingue dal supposito o persona come una parte dal suo tutto. Essa coi suoi elementi costitutivi e con le sue leggi costituisce l'ordine naturale, che ha i suoi limiti nell'essere e nell'operare, nella sua potenza passiva e attiva. Ciò che trascende l'ordine naturale si dice soprannaturale. Dio può elevare, come difatti elevò, la natura umana all'ordine soprannaturale con la grazia. La natura umana però riguardo a questo ordine soprannaturale non ha né esigenza né capacità attiva, ma solo una capacità passiva detta potenza obbedienziale".
    "[Soprannaturale è] ciò che supera o trascende nell'essere o nell'operare la natura creata. La natura, in quanto è creata, è finita e limitata nella sua costituzione essenziale, nel suo grado di essere e conseguentemente nella capacità di agire e di ricevere. Un elemento si dice soprannaturale: a) quando è fuori e al di sopra della costituzione d'una natura creata; b) quando non può essere termine proporzionato alla potenza attiva di quella natura; c) quandon non è ad essa dovuto né fisicamente né moralmente. Tale è la grazia divina, dono gratuito infuso da Dio nella creatura razionale, la quale perciò diventa simile a Dio (deiforme) nell'essere e nell'operare. Il soprannaturale è una generosa comunicazione di Dio alla sua creatura o per via d'intellezione intuitiva, come la visione beatifica, o per via di modificazione accidentale della natura, come la grazia. La natura creata di fronte al soprannaturale non ha esigenza né tendenza propria, ma pura capacità passiva a ricevere l'azione di Dio, che la eleva a un ordine superiore. Questa capacità si chiama potenza obbedienziale per cui la natura ubbidisce all'influsso speciale di Dio. Essa rappresenta il punto d'inserzione del soprannaturale nella natura. Oltre al soprannaturale assoluto (grazia, miracolo) c'è il soprannaturale relativo, che trascende non tutte, ma solo una delle nature create (per es. la scienza infusa, naturale nell'angelo, soprannaturale nell'uomo); e il preternaturale che, pur superando la natura creata, non la trascende, ma la perfeziona nel suo ordine (per es. l'immortalità del corpo)".
    Alla luce di ciò, io credo che l'uomo possa essere considerato un "ente soprannaturale" solo nel senso che esso è un potenziale destinatario della grazia divina e che il fine ultimo della sua vita è soprannaturale: la salvezza eterna. Non si può considerarlo per costituzione un ente soprannaturale: sarebbe un assurdo alla luce di quanto sopra riportato. Va da sé che io non ho né minimamente escluso né tanto meno negato il carattere soprannaturale del fine ultimo dell'uomo o della grazia divina. Perciò, in tal senso, io non ho detto che l'uomo è "solo" un ente naturale, cioè destinato solo all'adempimento di un fine terreno, per quanto nobile, o non bisognoso della grazia divina per conseguire il suo fine soprannaturale. Rimane il fatto però che l'uomo è un ente naturale in quanto è una creatura a tutti gli effetti, seppur ordinata ad un fine ultraterreno non meramente naturale. Proprio perché la sua natura è stata guastata dal peccato originale è necessaria la grazia divina per la sua salvezza, cioè di qualcosa che trascende l'ordine creato.
    Chiarito quindi che, quando si dice che l'uomo è un ente naturale non s'intende dire che esso sia estraneo ad una dimensione soprannaturale, non si può negare che l'agire moralmente retto dell'essere umano, conforme ai principi della legge naturale, segua il suo essere creaturale. Se la causa è conforme all'ordine della natura, anche l'effetto che ne consegue lo sarà. Pertanto, se l'uomo, seguendo la sua natura di animale razionale e sociale, edifica uno Stato con le sue leggi, le sue istituzioni e le sue consuetudini, si potrà pure considerare tutto questo "artificiale" in quanto frutto dell'impegno e dell'ingegno umano ma sarà comunque frutto dell'operare dell'uomo secondo ragione e natura. Se questo agire dell'uomo è naturale (ossia: conforme all'ordine naturale), anche il prodotto di tale agire sarà da considerarsi naturale. La società politica/civile organizzata è espressione ed attuazione concreta della socialità dell'essere umano, così come lo è anteriormente, seppur in termini e per scopi diversi, la famiglia. Ammettendo correttamente una distinzione fra socialità e società, rimane il fatto che, se la socialità umana è naturale, ne consegue che anche l'attuazione di questa socialità naturale sia naturale. L'agire segue l'essere ed il modo di agire segue il modo di essere. Se così non fosse, non solo la società politica o civile non potrebbe dirsi un ente naturale, seppur per analogia, ma non potrebbe dirsi nemmeno un mezzo naturale. Cosa che ripugna al Magistero della Chiesa. Mi ripeti che nel Magistero non si definisce la società civile e politica un ente naturale. In senso letterale, ciò non è scritto - perlomeno nei documenti che conosco io -, ma se si paragona, in termini analogici, la società politica e civile al corpo umano o alla persona umana, che sono enti reali e sostanziali, ne consegue che la società politica e civile è un ente per analogia. E siccome questo ente per analogia è frutto della naturale socialità dell'uomo è legittimo considerarlo un ente morale naturale. Inoltre, non bisogna dimenticare che Pio XI parla molto chiaramente di reciproca ordinazione dell'uomo e della società politica e civile. Quindi la società politica e civile è sì un mezzo, un mezzo naturale appunto, ma costituisce anche qualcosa a cui l'uomo deve orientare le proprie azioni, cioè un fine, che a sua volta è ordinato al fine ultraterreno.
    Ente morale ed ente naturale non sono in contrapposizione: la moralità è una delle caratteristiche della natura umana. Fra le creature terrene, l'essere umano è l'unico capace di compiere atti morali. Così come la società politica e civile si qualifica come naturale perché è frutto ed attuazione della naturale socialità dell'uomo, analogamente la società politica e civile si qualifica come unione morale perché comporta il convergere delle anime di coloro che ne fanno parte verso un obiettivo moralmente lecito e doveroso. Cioè, in altri termini, è frutto del soddisfacimento di un'esigenza morale insita nell'essere umano.
    Finora ho scritto "società civile e politica", ma avrei potuto scrivere senza problemi "Stato" perché lo Stato è "unione stabile di famiglie e di individui (...) allo scopo di procurare il bene comune" (v. "Stato e Chiesa" del Dizionario summenzionato). La famiglia e lo Stato condividono il genere perché sono entrambi espressione ed attuazione della socialità insita nell'essere umano, ma si differenziano specificamente per la loro differente finalità: la finalità della famiglia è una finalità di ordine privato, mentre invece la finalità dello Stato è di ordine politico, essendo il bene comune temporale della moltitudine aggregata. Tutte queste finalità sono intermedie perché devono essere (e sono) tutte quante ordinate e subordinate al fine d'ordine soprannaturale della Chiesa, che è la santificazione e la salvezza delle anime.
    Chiesa, Stato e famiglia condividono il medesimo genere (società) ma si distinguono per la specie. Si distinguono per la loro origine e per la loro finalità. Vengono tutte da Dio, ma in modo diverso. E solo la Chiesa è considerabile una società d'ordine soprannaturale. Le altre due società sono d'ordine naturale. Col sacramento del matrimonio la famiglia è stata elevata all'ordine soprannaturale, ma quest'elevazione è stata possibile grazie a Nostro Signore Gesù Cristo, Dio fattosi carne, ed è possibile tutt'oggi grazie alla Chiesa Cattolica, che è depositaria esclusiva dei sacramenti. Di suo, la famiglia resta una società naturale. Lo Stato può dirsi elevato all'ordine soprannaturale nella misura in cui esso è cattolico, cioè aderisce nelle sue leggi e negli atti compiuti da coloro che lo reggono a quanto insegna il Magistero della Chiesa e ai contenuti della fede e della morale cattolica, concorrendo mirabilmente alla salvezza delle anime dei propri cittadini ed ordinando così il bene comune temporale della società al bene soprannaturale degli uomini che ne fanno parte. Ma questo non toglie che, analogamente alla famiglia, di suo lo Stato è e resta una società naturale.
    È vero che il peccato originale ed i suoi effetti hanno "inceppato" considerevolmente l'uomo nel suo agire morale retto. Così come è verissimo che l'uomo senza la grazia divina non può fare alcunché di buono in ordine al suo fine soprannaturale e non può fare tutto il bene secondo tutti i principi della legge naturale. Questo però non significa che non possa comunque fare alcune o addirittura molte azioni moralmente buone, seppur di ordine esclusivamente naturale, senza l'ausilio della grazia divina. Pensare il contrario sarebbe pericolosamente giansenista e ci farebbe scadere nell'errore opposto ma speculare a quello del naturalismo: il soprannaturalismo. Questo fa capire perché la società umana in generale è esistita anche dopo la caduta di Adamo ed Eva e questo spiega anche perché prima dell'Incarnazione divina ci sono stati nella storia esempi di società umane, politicamente organizzate, lontane dalla fede e dalla Rivelazione divina, custodita all'epoca solo dagli ebrei, ma comunque tutt'altro che prive di aspetti moralmente buoni e connotate da una certa grandezza d'ordine temporale e naturale. Ma anche se volessimo arrivare a sostenere che questi esempi fossero completamente privi di aspetti positivi, cosa a mio avviso assurda, non si potrebbe negare che queste civiltà fossero effettivamente organizzate in società e, più precisamente, in società politiche che noi qualifichiamo oggi, con linguaggio moderno, come Stati.
    Concludo il mio intervento, dicendoti che non ho sinceramente capito perché sostieni che un ente naturale abbia la propria causa in sé. Non esistono enti che abbiano la propria causa in se stessi, perché altrimenti sarebbero contraddittori. Ogni ente esiste perché ha la propria causa in un altro ente o in altri enti, fino ad arrivare alla prima causa incausata, che è Dio. Su questo aspetto che mi chiarisci le idee, perché magari ho frainteso quanto volevi dire.
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  5. #105
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    Predefinito Re: I fondamenti della vita associata

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    In che senso davi "per scontato che il diritto ad usare il cacciavite fosse inalienabile"?



    Di per sé un sacrilegio è il trattamento indegno di persone, luoghi o cose sacre. Non sarebbe questo il caso. Al limite sarebbe - ed è - un errore filosofico. Non che non sia grave, ma è proprio una tipologia diversa di peccato.



    Se devo essere sincero, non ho capito che cosa intendi al punto 1.
    Più che accettabile direi che è operante, in termini pratici, solo se la comunità è concorde nel riconoscere la religione cattolica come vera.



    Quando ci si autoproclama rappresentanti unici dell'umanità e dei più alti valori umani, si entra in una logica perversa per cui il tuo nemico politico è hors de l'humanité. Da ciò ne consegue una quasi inevitabile disumanizzazione del nemico. Sono dinamiche che, a mio avviso, Carl Schmitt ha ben descritto ne "Le categorie del politico".
    1) il potere che l'autorità riceve attraverso il patto sociale è alienabile solo perché si concede licenza di usarlo nel modo che si ritiene oppietuno ? Dipende. Se non espresso chiaramente i cittadini possono presupporre che il potere sia inalienabile.
    Rivediti i post precedenti per riannodare le fila del discorso.

    2) chiaro

    3) la comunità può riconoscere la religione cattolica come quella vera ripudiando la prima come falsa. Allo stesso modo potrà in futuro ripudiare quella cattolica per non abbracciarne alcuna.

    4) di perse dichiararsi portatori di valori unniversali non genera nessun abuso. I liberali odierni hanno rinnovato l'università di quei valori e francamente parlando non si vedono per le strade orde di jacobini che trucidano poveri innocenti.

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  6. #106
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    Predefinito Re: I fondamenti della vita associata

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    1) il potere che l'autorità riceve attraverso il patto sociale è alienabile solo perché si concede licenza di usarlo nel modo che si ritiene oppietuno ? Dipende. Se non espresso chiaramente i cittadini possono presupporre che il potere sia inalienabile.
    Rivediti i post precedenti per riannodare le fila del discorso.
    Se la designazione della persona fisica destinata ad esercitare l'autorità può avvenire implicitamente, analogamente possono essere implicite determinate condizioni poste dalla moltitudine associata nell'atto della designazione. Però il carattere implicito della condizione non toglie che quest'ultima dev'essere comunque rilevabile. Altrimenti si parla di fuffa. Di sicuro, non si può presuppore che, a prescindere, il popolo riservi a sé la facoltà di intervenire su chi dovrà succedere alla persona scelta.

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    3) la comunità può riconoscere la religione cattolica come quella vera ripudiando la prima come falsa. Allo stesso modo potrà in futuro ripudiare quella cattolica per non abbracciarne alcuna.
    Questo è materialmente possibile. Non significa che sia legittimo. Ma in ogni caso non è quello il motivo per cui i re di Francia diventarono tali.

    Citazione Originariamente Scritto da TheMeroving Visualizza Messaggio
    4) di perse dichiararsi portatori di valori unniversali non genera nessun abuso. I liberali odierni hanno rinnovato l'università di quei valori e francamente parlando non si vedono per le strade orde di jacobini che trucidano poveri innocenti.
    In sé e per sé la proclamata universalità dei valori non sarebbe un problema. Il problema vero e proprio sorge nel momento in cui ci si autoproclama rappresentanti - unici e legittimi - dell'umanità, supponendo nemmeno troppo implicitamente che chiunque non si adegui al messaggio liberale ed illuminista si ponga per ciò stesso contro l'umanità. Va detto che in questo atteggiamento violento un influsso ce l'ha anche il fatto che si tratta di un universalismo che "necessita" di affermarsi, stante il fatto che non sottende un riconoscimento di principi morali oggettivi.
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  7. #107
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    Predefinito Re: I fondamenti della vita associata

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Concludo il mio intervento, dicendoti che non ho sinceramente capito perché sostieni che un ente naturale abbia la propria causa in sé. Non esistono enti che abbiano la propria causa in se stessi, perché altrimenti sarebbero contraddittori. Ogni ente esiste perché ha la propria causa in un altro ente o in altri enti, fino ad arrivare alla prima causa incausata, che è Dio. Su questo aspetto che mi chiarisci le idee, perché magari ho frainteso quanto volevi dire.

    Innanzitutto, @Giò, devo dire che la definizione che avevo dato di uomo come ente soprannaturale è sbagliata, ma penso che possiamo concordare, da cattolici, che l'uomo è un ente trascendente. Ho usato il termine soprannaturale un po' per mancanza di concentrazione sul problema un po' per l'implicita provocazione rispetto alla definizione di ente naturale: è molto interessante notare che Marx definisce l'uomo un ente naturale generico. Facendo ricerche devo dire che non trovo nella filosofia una definizione di uomo come ente trascendente, e questo un po' mi insospettisce... Ma se Gioberti dice che non è naturale e Marx sì questo mi tranquillizza.


    Hai ragione a notare che c'era un problema con l'ente e la sua causa. Avrei dovuto soffermarmi di più sulle parole, intendevo la causa formale e non la causa efficiente. L'argomento l'ho portato all'inizio del punto 1 e 3. Per spiegarlo non posso evitare di fare una lunga premessa. Mi scuso per la prolissità non riesco a fare di meglio ma volendo una maggior lunghezza può mettere meglio in risalto eventuali problemi.


    Per come le ho comprese io, causa formale e causa materiale, compongono la causa della sussistenza dell'ente, la sua sostanza ed il suo l'esserci (dico esser-ci e non essere), e quindi per questo dicevo che l'ente ha causa (sussistente) in sè. Mentre la causa efficiente e la causa finale ne definiscono l'origine e la destinazione, l'essere della sostanza. E certo in quanto essere l'ente ha la sua causa in altro da cui lo riceve ma io parlavo della sussistenza dell'essere, che appunto si sostanzia nella esistenza.

    Boezio riunisce la causa finale dell'uomo in Dio e la sua causa formale nel modello di cui è fatto ad immagine e somiglianza, che il Cristo, nel "quo est", ciò per cui l'uomo è. L'uomo è stato fatto di natura, accidenti ma fatto per Dio (aspetto soprannaturale), ed è posto a custode sulla natura (aspetto preternaturale, o ipernaturale, oggi diremmo di natura "aumentata").

    Ora, gli enti naturali sono tali perchè dico che condividono la stessa natura. L'ente naturale, a differenza dell'ente in astratto, è l'ente aggettivato (od oggettivato). L'ente aggettivato trasferisce le sue proprietà nell'altro ente in cui ha la causa, cui appartiene, l'essere "di" indica quello. Minerali, vegetali e animali, condividono il medesimo essere naturale per avere a) una causa prima in Dio e b) per essere ordinati alla loro sussistenza mediante le cause seconde. Ora, mentre l'anima vegetativa e sensitiva si trasmette secondo generazione, cause seconde, l'anima intellettiva di ciascun individuo umano necessita dell'atto creativo diretto di Dio. Per questo siamo, sì, un genere, umano, ma anche individui singolarmente amati da Dio ciascuno in modo assolutamente unico.
    Per sussistere il sinolo di causa formale e causa materiale negli enti naturali non ha bisogno dell'intervento diretto della causa prima incausata, Dio. Mentre l'uomo in ogni singolo individuo, per essere umano e non solo animale, riceve l'intervento creativo diretto della sua anima intellettiva. Oltre al fatto che l'uomo per durare a sussistere, nei suoi atti, ha bisogno della continua effusione di grazia efficiente.

    L'uomo condivide con gli enti naturali solo la causa materiale, ma non la causa formale è quindi la sua è una condizione naturale accidentale.
    Gli esseri viventi, vegetali e animali sono spiegati dall’indagine dei fenomeni fisici in quanto studio delle leggi generali che regolano i processi osservabili, l'uomo no, abbisogna della trascendenza. E si può parlare di trascendenza, proprio perchè vera, anche in senso antropologico non necessariamente solo in senso religioso. Ad esempio ha la nozione della posterità, che gli animali non hanno.

    Dio potrebbe decidere per assurdo di non donare l'anima ad un certo individuo e avremmo un uomo che sarebbe puramente ente naturale e quindi puramente un animale. Quindi se diciamo che l'uomo è un ente naturale diciamo che la sua essenza è tutta risolta nella natura (naturalismo).

    Dato che parlare di cause seconde significa modulare l'aristotelica distinzione di potenza ed atto in: potenza di potenza, atto di atto, potenza di atto e atto di potenza. Nell'ente sono composte, in sinolo, la potenza d'atto creatrice (materia) e l'atto di potenza creante di Dio. Ed essendo l'atto di potenza, l'essere che ne definisce la forma, l'ente se è naturale è un sinolo le cui cause, formale e materiale, sono cause seconde e tutto l'essere di un ente naturale sussiste per mezzo di cause seconde. Diversamente, l'uomo è un sinolo la cui causa formale, l'anima intellettiva, è originata direttamente dalla causa prima, Dio, mentre la causa materiale lo è attraverso le cause seconde. Quindi l'essere dell'ente uomo sussiste per mezzo di cause seconde e della causa prima. Non possono quindi avere la stessa natura, non condividendo lo stesso essere. Quindi l'uomo non è un ente naturale. A meno di non voler parlare solo dell'animale uomo, chessò io in una discussione di biologia, anatomia e simili.

    La natura una volta creata ha, come materia, in sè la potenza di atto e procede a sussistere autonomamente, di inerzia. Dio fintanto che non decidesse di ritirare l'atto di potenza che la originata, gli fornisce sempre l'essere, di inerzia anch'esso, non attivamente ma passivamente, non negandoglielo. L'uomo invece non può sussistere autonomamente, o meglio non può durare nella sua sussistenza, senza il continuo sostegno attivo della grazia divina.


    Al punto 1), rispondendo al perchè l'uomo non può considerarsi un ente naturale ho scritto che non è possibile poichè "l'ente è in grado di essere causa libera del suo moto" e che l'uomo non è in grado di dominare se stesso e di fare il bene che vuole e non fare il male che non vuole, come dice l'Apostolo. Intendevo che l'animale è un ente naturale perchè ha la sua causa in sè nel senso che è frazione della natura la quale come ente sussistente ha la sua causa in sè. La natura non si frappone a questo flusso dell'essere ma l'uomo è snaturato dal peccato. Per questo l'uomo non fa il bene che vuole e fa il male che non vuole. Cosa che all'animale non succede, in quanto conosce solo un agire, quello del bene per sè.

    Al punto 3) avevo ho scritto che non possono coesistere in un'unico essere un ente morale e un ente naturale e che non è possibile in quanto un ente se è naturale ha la sua causa in sè, nella natura stessa e che allora non potrebbe essere morale, poichè dovrebbe avere causa in altro. Come vedi parlo dell'ente naturale quindi di un ente aggettivato, che non è in sè ma per sè, come frazione dell'ente natura poichè ne condivide l'essere e intendendo sempre come causa la causa della sua sussistenza (causa materiale e causa formale). L'ente morale ha il suo essere direttamente ispirato da Dio mentre l'ente naturale l'ha passivamente sostenuto dal creatore.

    Penso che adesso il mio pensiero sia più chiaro (forse!), e ti ringrazio per la puntualizzazione perchè avevo bisogno io stesso di maturarlo meglio.



    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    La natura suol dirsi principium quo remotum operationis, mentre le facoltà sono il principio quo proximum e il supposito o persona è il principium quod, il soggetto agente. La natura si distingue dal supposito o persona come una parte dal suo tutto. Essa coi suoi elementi costitutivi e con le sue leggi costituisce l'ordine naturale, che ha i suoi limiti nell'essere e nell'operare, nella sua potenza passiva e attiva. Ciò che trascende l'ordine naturale si dice soprannaturale. Dio può elevare, come difatti elevò, la natura umana all'ordine soprannaturale con la grazia. La natura umana però riguardo a questo ordine soprannaturale non ha né esigenza né capacità attiva, ma solo una capacità passiva detta potenza obbedienziale".

    Giustamente l'uomo non è per sua natura soprannaturale ma lo è per grazia e, questo, grazie alla sua natura trascendente che lo rende atto a riceverla. Se l'ha persa, la grazia, non è definitivamente ma transitoriamente, ma l'uomo non ha mai perso il favore di Dio, egli è sempre nella grazia potenziale ed attuale del suo creatore. Cosa diversa è essere nella grazia "abituale", che è lo stato permamente di grazia, perchè questo stato dipende dalla nostra risposta ad essa, e dai sacramenti. Quindi restiamo enti trascendenti, tesi al soprannaturale, naturati in origine, e snaturati dal peccato



    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    "[Soprannaturale è] ciò che supera o trascende nell'essere o nell'operare la natura creata. La natura, in quanto è creata, è finita e limitata nella sua costituzione essenziale, nel suo grado di essere e conseguentemente nella capacità di agire e di ricevere. Un elemento si dice soprannaturale: a) quando è fuori e al di sopra della costituzione d'una natura creata; b) quando non può essere termine proporzionato alla potenza attiva di quella natura; c) quandon non è ad essa dovuto né fisicamente né moralmente. Tale è la grazia divina, dono gratuito infuso da Dio nella creatura razionale, la quale perciò diventa simile a Dio (deiforme) nell'essere e nell'operare. Il soprannaturale è una generosa comunicazione di Dio alla sua creatura o per via d'intellezione intuitiva, come la visione beatifica, o per via di modificazione accidentale della natura, come la grazia. La natura creata di fronte al soprannaturale non ha esigenza né tendenza propria, ma pura capacità passiva a ricevere l'azione di Dio, che la eleva a un ordine superiore. Questa capacità si chiama potenza obbedienziale per cui la natura ubbidisce all'influsso speciale di Dio. Essa rappresenta il punto d'inserzione del soprannaturale nella natura. Oltre al soprannaturale assoluto (grazia, miracolo) c'è il soprannaturale relativo, che trascende non tutte, ma solo una delle nature create (per es. la scienza infusa, naturale nell'angelo, soprannaturale nell'uomo); e il preternaturale che, pur superando la natura creata, non la trascende, ma la perfeziona nel suo ordine (per es. l'immortalità del corpo)".
    Ci è rimasta questa tensione soprannaturale nella costituzione del nostro essere. Ma sottolineo è una proprietà inattivata a causa del Peccato, che solo Dio può risvegliare con la grazia che costantemente ci infonde. E proprio questo intervento costante di Dio compone il nostro sinolo, è la nostra forma.



    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Alla luce di ciò, io credo che l'uomo possa essere considerato un "ente soprannaturale" solo nel senso che esso è un potenziale destinatario della grazia divina e che il fine ultimo della sua vita è soprannaturale: la salvezza eterna.

    Abbiamo risolto, credo, con la definizione che l'uomo è un ente trascendente. E' sbagliato dire che è un ente soprannaturale, perchè appunto non condivide l'essere soprannaturale, ma tramite la creazione diretta della sua causa formale e della sua causa finale, è tendente alla soprannaturale.

    L'uomo, però, non direi che è destinatario potenziale ma attuale della grazia. Poichè Dio opera nel mondo come atto di potenza e come potenza di atto ha creato la materia ordinandola alle cause seconde, in ciò vi è la disponibilità potenziale alla grazia, ma dalla Genesi, da quando è entrato nella storia, l'uomo è investito dalla grazia salvifica. "Dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia" dice l'Apostolo, la cui metafisica sottesa è proprio questa: Dio è costantemente in atto.

    La Grazia di Dio investe costantemente il nostro essere, lo riempie di vita spirituale ma, possiamo anche dire che, in tutti gli ordini della sua anima, a ciascuno dà la grazia nel suo genere, all'anima vegetativa garantisce lo scambio biochimico, alla sensitiva, tutto il complesso del processo neuropsichico e all'intellettiva comunica tutti i doni dello spirito. Dipende da noi se accettiamo questo flusso continuo a livello dell'anima intellettiva e nella misura in cui lo accettiamo si fa anima spirituale, capace di relazione con Dio (e con il prossimo).
    Dio sostiene anche la natura, che pure va avanti di suo mediante le cause seconde, perchè è libero. E' stato un atto libero di Dio la creazione. Pensare che vada avanti da sola, senza il sostegno di Dio e la possibilità di interromperla, è determinismo. Questo sostegno alla natura è però un sostegno passivo, Dio si limita a non negare il suo sostegno alla natura dato come causa prima alla sua origine. Invece per l'uomo è un sostegno attivo, non solo nella creazione dell'anima intellettiva ma anche nella profusione di grazie. Proprio a causa del peccato originale l'uomo ha bisogno di un sostegno soprannaturale continuo.



    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Va da sé che io non ho né minimamente escluso né tanto meno negato il carattere soprannaturale del fine ultimo dell'uomo o della grazia divina. Perciò, in tal senso, io non ho detto che l'uomo è "solo" un ente naturale, cioè destinato solo all'adempimento di un fine terreno, per quanto nobile, o non bisognoso della grazia divina per conseguire il suo fine soprannaturale. Rimane il fatto però che l'uomo è un ente naturale in quanto è una creatura a tutti gli effetti, seppur ordinata ad un fine ultraterreno non meramente naturale. Proprio perché la sua natura è stata guastata dal peccato originale è necessaria la grazia divina per la sua salvezza, cioè di qualcosa che trascende l'ordine creato.
    Chiarito quindi che, quando si dice che l'uomo è un ente naturale non s'intende dire che esso sia estraneo ad una dimensione soprannaturale, non si può negare che l'agire moralmente retto dell'essere umano, conforme ai principi della legge naturale, segua il suo essere creaturale.

    Per come ho compreso io la Grazia, l'uomo è proprio incapace totalmente di fare il benchè minimo bene, nemmeno quello naturale. La sua natura è così rovinata che gli animali, proporzionalmente nei loro limiti sono meglio. L'uomo non sarebbe capace nemmeno del più elementare ed istintivo amore materno per i piccoli. L'uomo si è rovinato e votato all'autodistruzione tanto che non sarebbe fisicamente sopravvissuto nell'ordine naturale. Perchè l'uomo potesse sopravvivere senza l'intervento costante della grazia, Dio avrebbe dovuto privarlo dell'anima e renderlo un animale.

    La legge morale naturale, che gli fornisce i fondamenti etici basilari, è da considerarsi una grazia di Dio inscritta nei cuori per mezzo della grazia sufficiente (Agostino) ma se noi la mettiamo in pratica non è per causa della natura umana, ma grazie a Dio che ci dona la grazia efficiente per realizzarla.

    Grazia sufficiente> se risposta positiva umana (unico merito dell'uomo) > Grazia efficiente > se risposta positiva umana > Atto buono.

    La grazia sufficiente comprende i mezzi naturali, secondo le 4 virtù cardinali e la tensione soprannaturale, o nostalgia di Dio.
    La grazia efficiente ci fornisce l'occasione di mettere in pratica la grazia, secondo le tre virtù teologali.

    Se Cristo dice "senza di me non potete fare nulla" e "Io faccio nuove tutte le cose" e il Credo dice che per mezzo suo sono fatte tutte le cose
    e perchè la pianta a livello della sua anima vegetativa, l'ape a livello della sua anima sensitiva, non hanno alcun ostacolo che si frapponga a questa corrente continua che è il flusso dell'essere. Se l'uomo con il peccato ha causato la sua caducità e morte è perchè ha posto un ostacolo nell'ordine proprio delle due anime. La depressione del peccato nei progenitori ne ha rovinato il dna.
    Questa cosa non è avvenuta negli animali che non hanno cambiato la loro natura dopo il peccato (Tommaso). E Dio che gli ha posti nella caducità per misericordia nostra. Ma nulla in quelle nature si frappone alla grazia di Dio. In noi sì, irrimediabilmente.


    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Se la causa è conforme all'ordine della natura, anche l'effetto che ne consegue lo sarà. Pertanto, se l'uomo, seguendo la sua natura di animale razionale e sociale, edifica uno Stato con le sue leggi, le sue istituzioni e le sue consuetudini, si potrà pure considerare tutto questo "artificiale" in quanto frutto dell'impegno e dell'ingegno umano ma sarà comunque frutto dell'operare dell'uomo secondo ragione e natura.

    Come avrai capito, alla luce della condizione morale umana alquanto disgraziata in sè stessa, l'Artefice dei nostri atti buoni è solo Dio: "Senza di me non potete fare nulla...". "Fa di me uno strumento" dice S.Francesco.



    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Se questo agire dell'uomo è naturale (ossia: conforme all'ordine naturale),

    L'uomo non è più conforme all'ordine naturale, da solo è capace di distruggere il pianeta. L'uomo è autodistruttivo, è possedibile dalla natura diabolica perfino!
    Senza la grazia che lo sostiene non può conformarsi. Quindi l'agire dell'uomo non è nemmeno mai naturale, ma solo è naturalmente mediato.



    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    anche il prodotto di tale agire sarà da considerarsi naturale.

    E' un prodotto della grazia, che Dio ha voluto riversare nell'uomo dopo che egli l'aveva rigettata definitivamente. Gli animali non hanno mai perso questa connessione
    per questo in loro la grazia che gli fornisce l'essere materiale è continua. Nell'uomo il suo agire conformemente alla natura è frutto di un intervento successivo, di un restauro, di un presidio medico divino (Gesù medico...).

    Se l'uomo avesse conservato la tensione al soprannaturale avrebbe chiesto perdono al creatore e non avrebbe rotto la prima società umana, quella tra i due progenitori, con lo scaricabarile delle responsabilità.



    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    La società politica/civile organizzata è espressione ed attuazione concreta della socialità dell'essere umano, così come lo è anteriormente, seppur in termini e per scopi diversi, la famiglia. Ammettendo correttamente una distinzione fra socialità e società, rimane il fatto che, se la socialità umana è naturale, ne consegue che anche l'attuazione di questa socialità naturale sia naturale. L'agire segue l'essere ed il modo di agire segue il modo di essere. Se così non fosse, non solo la società politica o civile non potrebbe dirsi un ente naturale, seppur per analogia, ma non potrebbe dirsi nemmeno un mezzo naturale. Cosa che ripugna al Magistero della Chiesa. Mi ripeti che nel Magistero non si definisce la società civile e politica un ente naturale. In senso letterale, ciò non è scritto - perlomeno nei documenti che conosco io -, ma se si paragona, in termini analogici, la società politica e civile al corpo umano o alla persona umana, che sono enti reali e sostanziali, ne consegue che la società politica e civile è un ente per analogia. E siccome questo ente per analogia è frutto della naturale socialità dell'uomo è legittimo considerarlo un ente morale naturale. Inoltre, non bisogna dimenticare che Pio XI parla molto chiaramente di reciproca ordinazione dell'uomo e della società politica e civile. Quindi la società politica e civile è sì un mezzo, un mezzo naturale appunto, ma costituisce anche qualcosa a cui l'uomo deve orientare le proprie azioni, cioè un fine, che a sua volta è ordinato al fine ultraterreno.
    Ente morale ed ente naturale non sono in contrapposizione: la moralità è una delle caratteristiche della natura umana. Fra le creature terrene, l'essere umano è l'unico capace di compiere atti morali. Così come la società politica e civile si qualifica come naturale perché è frutto ed attuazione della naturale socialità dell'uomo, analogamente la società politica e civile si qualifica come unione morale perché comporta il convergere delle anime di coloro che ne fanno parte verso un obiettivo moralmente lecito e doveroso. Cioè, in altri termini, è frutto del soddisfacimento di un'esigenza morale insita nell'essere umano.
    Finora ho scritto "società civile e politica", ma avrei potuto scrivere senza problemi "Stato" perché lo Stato è "unione stabile di famiglie e di individui (...) allo scopo di procurare il bene comune" (v. "Stato e Chiesa" del Dizionario summenzionato). La famiglia e lo Stato condividono il genere perché sono entrambi espressione ed attuazione della socialità insita nell'essere umano, ma si differenziano specificamente per la loro differente finalità: la finalità della famiglia è una finalità di ordine privato, mentre invece la finalità dello Stato è di ordine politico, essendo il bene comune temporale della moltitudine aggregata. Tutte queste finalità sono intermedie perché devono essere (e sono) tutte quante ordinate e subordinate al fine d'ordine soprannaturale della Chiesa, che è la santificazione e la salvezza delle anime.
    Chiesa, Stato e famiglia condividono il medesimo genere (società) ma si distinguono per la specie. Si distinguono per la loro origine e per la loro finalità. Vengono tutte da Dio, ma in modo diverso. E solo la Chiesa è considerabile una società d'ordine soprannaturale. Le altre due società sono d'ordine naturale. Col sacramento del matrimonio la famiglia è stata elevata all'ordine soprannaturale, ma quest'elevazione è stata possibile grazie a Nostro Signore Gesù Cristo, Dio fattosi carne, ed è possibile tutt'oggi grazie alla Chiesa Cattolica, che è depositaria esclusiva dei sacramenti. Di suo, la famiglia resta una società naturale. Lo Stato può dirsi elevato all'ordine soprannaturale nella misura in cui esso è cattolico, cioè aderisce nelle sue leggi e negli atti compiuti da coloro che lo reggono a quanto insegna il Magistero della Chiesa e ai contenuti della fede e della morale cattolica, concorrendo mirabilmente alla salvezza delle anime dei propri cittadini ed ordinando così il bene comune temporale della società al bene soprannaturale degli uomini che ne fanno parte. Ma questo non toglie che, analogamente alla famiglia, di suo lo Stato è e resta una società naturale.
    È vero che il peccato originale ed i suoi effetti hanno "inceppato" considerevolmente l'uomo nel suo agire morale retto. Così come è verissimo che l'uomo senza la grazia divina non può fare alcunché di buono in ordine al suo fine soprannaturale e non può fare tutto il bene secondo tutti i principi della legge naturale. Questo però non significa che non possa comunque fare alcune o addirittura molte azioni moralmente buone, seppur di ordine esclusivamente naturale, senza l'ausilio della grazia divina. Pensare il contrario sarebbe pericolosamente giansenista e ci farebbe scadere nell'errore opposto ma speculare a quello del naturalismo: il soprannaturalismo. Questo fa capire perché la società umana in generale è esistita anche dopo la caduta di Adamo ed Eva e questo spiega anche perché prima dell'Incarnazione divina ci sono stati nella storia esempi di società umane, politicamente organizzate, lontane dalla fede e dalla Rivelazione divina, custodita all'epoca solo dagli ebrei, ma comunque tutt'altro che prive di aspetti moralmente buoni e connotate da una certa grandezza d'ordine temporale e naturale. Ma anche se volessimo arrivare a sostenere che questi esempi fossero completamente privi di aspetti positivi, cosa a mio avviso assurda, non si potrebbe negare che queste civiltà fossero effettivamente organizzate in società e, più precisamente, in società politiche che noi qualifichiamo oggi, con linguaggio moderno, come Stati.

    Che la società debba essere immagine di Dio, della società degli angeli e del paradiso che ci attende lo dice Pio IX nell'Enciclica Quanta cura. Permettimi però prima di fare un'osservazione sull'uso delle encicliche. Non si può considerarle dei trattati di filosofia. La presuppongono ma non la esplicitano necessariamente in quanto sono documenti sia dottrinali che pastorali. Spesso i termini indicano delle realtà che vengono considerate pastoralmente in quanto esistenti di fatto non certo perchè sono apprezzate come tali, è il caso ad es. della locuzione "società civile". Quanta cura:


    «Pertanto, Colui che creò e governa ogni cosa, nella sua provvida sapienza dispose che le infime cose attraverso quelle di mezzo, e le cose di mezzo attraverso le altissime arrivino ciascuna al proprio fine. Perciò, come nello stesso regno celeste volle che vi fossero cori di Angeli distinti fra loro e gli uni agli altri soggetti; nello stesso modo stabilì anche nella Chiesa vari gradi di ordini, ed una moltitudine di ministeri, onde non tutti fossero Apostoli, non tutti Pastori, non tutti Dottori (cfr. 1Cor 12,28-30); così dispose del pari che nella società civile fossero vari ordini distinti per dignità, per diritti e per potere, onde la comunità, a somiglianza della Chiesa, rendesse l’immagine di un corpo che ha molte membra, le une più nobili delle altre, ma insieme scambievolmente necessarie e sollecite del bene comune.»
    E' chiaro che la società civile viene nobilitata, trascesa, dall'analogia con la società angelica, ma solo in questi termini è apprezzabile.
    Anche laddove si parla di società umana è chiaro che è nell'accezione positiva sottinteso che ha in sè la potenza di atto divina che la spinge al bene.

    La società umana non può che amministrare, adattare nelle cose umane, un modello divino, Leone XIII, in Diuturnum illud:


    «Importa però notare qui che coloro i quali saranno preposti alla pubblica cosa, in talune circostanze possono venire eletti per volontà e deliberazione della moltitudine, senza che a ciò sia contraria o ripugni la dottrina cattolica. Con tale scelta tuttavia si designa il principe, ma non si conferiscono i diritti del principato: non si dà l’imperio, ma si stabilisce da chi deve essere amministrato.»

    In Immortale Dei lo stesso pontefice dopo aver parlato dei Doveri religiosi della società, e sottolineo dopo, dice:


    «La Chiesa è una società perfetta

    Questa società, sebbene sia composta di uomini non diversamente dalla società civile, tuttavia, per il fine al quale tende e per i mezzi di cui si serve per conseguirlo, ha carattere soprannaturale e spirituale, e in questo si distingue e differisce dalla società civile; ciò che soprattutto conta, essa è una società nel suo genere e nel suo assetto giuridico perfetta, dal momento che possiede, per volontà e grazia del suo fondatore, in sé e per sé stessa tutti gli strumenti necessari al suo esistere e al suo operare.»


    Da cui si può dedurre che se si vuole una società perfetta questa deve avere come modello la Chiesa.

    La società civile non è la società modello cristiana, ma quella "di fatto" dei giusnaturalisti e non è nemmeno la società umana.
    Anche qui l'ente si aggettiva, un conto se l'ente società ha una natura civile, un'altro se ha una natura umana. La natura civile della società corrisponde alla natura rovinata dal peccato, che cerca in se stessa disperatamente di darsi delle leggi per la propria sopravvivenza. La società umana la sopravvivenza la riconosce nel suo creatore. La società civile è incapace di moralità, è la perdita del diritto nel diritto politico che maschera la legge del più forte dietro la legge del più forte in parlamento. La società umana è morale. Siccome ogni distinzione è scolastica è chiaro che nella società che osserviamo, quella di fatto, se vi è della moralità è grazie alla società umana, in cui opera la grazia divina, continuamente contrastata dalla società civile. Vedi ad es. come attraverso i diritti civili operi chiaramente contro la società umana, aborto, eutanasia, famiglia naturale.


    Interessante anche questo passaggio:

    «Legge umana.

    Quanto si è detto circa la libertà dei singoli uomini può essere facilmente riferito agli uomini tra loro uniti in civile consorzio. Infatti, ciò che la ragione e la legge naturale operano nei singoli uomini, del pari agisce nella società la legge umana promulgata per il bene comune dei cittadini. Tra le leggi degli uomini alcune riguardano ciò che per natura è bene o male; esse, corredate dalla debita sanzione, insegnano a seguire l’uno e a fuggire l’altro. Ma siffatte disposizioni non traggono origine dalla società umana, poiché come la stessa società non ha generato la natura umana, così del pari non crea il bene che conviene alla natura, né il male che ripugna alla natura; piuttosto precorrono la stessa società civile e sono assolutamente da ricondurre alla legge naturale e perciò alla legge eterna. ».


    Anche qui si distinguono società umana e società civile, che stanno come la potenza e l'atto. Nella società umana c'è la natura umana potenzialmente destinata alla grazia, nella società civile c'è la natura attualmente rovinata dal peccato.


    La legge naturale è identificata con la legge eterna. E quindi chiaro che con legge naturale non si deve intendere un'aggettivazione dell'ente, la legge, nel senso che l'ente trasferisce le sue proprietà ad altro. La legge è naturale perchè nella natura ma non è della natura. Altrimenti non sarebbe eterna! Esattamente come l'uomo perfetto, Cristo, è Dio con noi.

    Infine, riprenderei il concetto di durata della sussistenza, perchè se la società umana è incapace di durare, ed è destinata ad autodistruggersi, a differenza delle società animali (che non devono gestire il problema del male morale) che senso ha parlare di società senza dichiararne la trascendenza?
    IN PALESTINA È GENOCIDIO! ROSA E OLINDO LIBERI SUBITO!
    FUORI DALLA NATO! FUORI DALLA UE! BASTA ECOFOLLIE GREEN!


    “Sorgi, Dio, difendi la tua causa.”
    "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli…"


  8. #108
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    Predefinito Re: I fondamenti della vita associata

    “Usalo”… cosa significa veramente la parola “usare”? E chi decide, eventualmente, su qual’è la giusta interpretazione.?

    Certo, si tratta solo di una metafora, ma potrei ben sostenere che il concetto di uso non contiene in se quello di possesso o proprietà, e quindi a fortiori il riconoscimento del diritto di cedere il cacciavite.

    Nulla, infine, viene presupposto su ciò che avverrà quando la finestra sarà aggiustata: esiste forse un implicita relazione tra il cacciavite e la finestra, di modo che la frase significa in realtà: “usa questo cacciavite come vuoi per aggiustare la finestra”, sottintendendo che non puoi in realtà usarlo per aggiustare una cassapanca?

    O vuol forse dire che del cacciavite puoi far tutto quel che vuoi, in termini assoluti, purché la finestra risulti aggiustata - tipo venderlo e col ricavato comprare una finestra nuova?

    Cosa succederà una volta che la finestra sarà aggiustata? Si presuppone che tu mi renderai il cacciavite - che hai potuto usare a tua totale guisa ma solo nel contesto della riparazione della finestra - o si presuppone che il cacciavite “è andato”, ne ho ormai perso il controllo in cambio della finestra aggiustata?

    E se il cacciavite fa parte del patrimonio della famiglia, posso impegnarlo irrevocabilmente, ora per sempre? Il cacciavite è unico, posso obbligare i miei discendenti a non aver più né il cacciavite né il diritto di riaverlo indietro?

    Ma sopratutto: e se poi ti non aggiusti la finestra e ti tieni il cacciavite - e se oso protestare mi fai riempire di legnate dai tuoi cugini grossi?

  9. #109
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    Predefinito Re: I fondamenti della vita associata

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Innanzitutto, @Giò, devo dire che la definizione che avevo dato di uomo come ente soprannaturale è sbagliata, ma penso che possiamo concordare, da cattolici, che l'uomo è un ente trascendente. Ho usato il termine soprannaturale un po' per mancanza di concentrazione sul problema un po' per l'implicita provocazione rispetto alla definizione di ente naturale: è molto interessante notare che Marx definisce l'uomo un ente naturale generico. Facendo ricerche devo dire che non trovo nella filosofia una definizione di uomo come ente trascendente, e questo un po' mi insospettisce... Ma se Gioberti dice che non è naturale e Marx sì questo mi tranquillizza.
    L'espressione "ente trascendente" non credo che risolva a sufficienza il problema. Va infatti specificato rispetto a che cosa l'uomo risulta essere trascendente.
    Volendo, si potrebbe considerare anche lo Stato trascendente rispetto ai singoli individui che ne fanno parte, stante il fatto che il tutto è pur sempre superiore alle singole parti.
    Non tirerei in ballo Marx perché ciò che Marx intendeva per natura non ha nulla a che fare con la nozione aristotelico-tomista di ordine naturale, che è una nozione metafisica. Infatti, per il marxismo l'uomo è un essere intrinsecamente contingente - e lo stesso vale per tutta la realtà. Ma non voglio andare OT.
    Quanto a Gioberti, per quanto non tutto di questo autore sia da buttare, anzi, ricordati che è pur sempre un autore il cui ontologismo è incompatibile con il Magistero della Chiesa e non a caso ha in qualche misura influito sull'immanentismo neo-hegeliano di Giovanni Gentile, che fu un grande uomo, ma fautore di una pessima filosofia, per quanto meritevole di studio e di attenzione.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Hai ragione a notare che c'era un problema con l'ente e la sua causa. Avrei dovuto soffermarmi di più sulle parole, intendevo la causa formale e non la causa efficiente. L'argomento l'ho portato all'inizio del punto 1 e 3. Per spiegarlo non posso evitare di fare una lunga premessa. Mi scuso per la prolissità non riesco a fare di meglio ma volendo una maggior lunghezza può mettere meglio in risalto eventuali problemi.


    Per come le ho comprese io, causa formale e causa materiale, compongono la causa della sussistenza dell'ente, la sua sostanza ed il suo l'esserci (dico esser-ci e non essere), e quindi per questo dicevo che l'ente ha causa (sussistente) in sè. Mentre la causa efficiente e la causa finale ne definiscono l'origine e la destinazione, l'essere della sostanza. E certo in quanto essere l'ente ha la sua causa in altro da cui lo riceve ma io parlavo della sussistenza dell'essere, che appunto si sostanzia nella esistenza.
    Credo di aver capito ciò che intendi dire, ma mi sembra comunque scorretto (sempre che abbia capito bene, s'intende). La causa efficiente, di cui parlano anche le cinque vie di San Tommaso d'Aquino, non è una causa fiendi, bensì una causa essendi. La causa fiendi è solo ciò che fa insorgere l'effetto, mentre la causa essendi è la ragion d'essere dell'effetto. Per ragion d'essere dell'effetto s'intende ciò che lo produce e lo fa esistere e sussistere. Qualsiasi ente di cui abbiamo esperienza e che fa parte dell'ordine della natura non sussiste di certo in se stesso perché solo Dio è Ipsum Esse subsistens, cioè l'Essere stesso sussistente. Perciò, nessun ente naturale può dirsi sussistente in se stesso.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Boezio riunisce la causa finale dell'uomo in Dio e la sua causa formale nel modello di cui è fatto ad immagine e somiglianza, che il Cristo, nel "quo est", ciò per cui l'uomo è. L'uomo è stato fatto di natura, accidenti ma fatto per Dio (aspetto soprannaturale), ed è posto a custode sulla natura (aspetto preternaturale, o ipernaturale, oggi diremmo di natura "aumentata").
    L'anima umana, che è anima intellettiva, non è però un mero accidente. Per quanto abbia una destinazione soprannaturale, così come un'origine soprannaturale (è direttamente Dio a creare l'anima di ciascun individuo umano, come giustamente ricordi successivamente), rimane il fatto che essa è qualcosa di naturale. Se non fosse così, non si spiegherebbe la necessità della grazia divina per la giungere alla salvezza eterna. È infatti la grazia divina che, dopo il peccato originale, consente all'anima umana di elevarsi ad un piano superiore a quello meramente naturale. Sul fatto che l'uomo sia stato posto a custode sulla natura, credo che questa espressione rischi di essere ambigua perché tende a confondere ciò che la metafisica intende per natura ed ordine naturale, da un lato, e, dall'altro, ciò che invece viene inteso comunemente, sulla scorta delle discipline scientifiche moderne che ricorrono al metodo matematico-sperimentale, per natura. Per meglio chiarire: l'uomo è parte dell'ordine naturale, pur non limitandosi ad essere ciò, e ne è parte in una posizione di preminenza e superiorità.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Ora, gli enti naturali sono tali perchè dico che condividono la stessa natura. L'ente naturale, a differenza dell'ente in astratto, è l'ente aggettivato (od oggettivato). L'ente aggettivato trasferisce le sue proprietà nell'altro ente in cui ha la causa, cui appartiene, l'essere "di" indica quello. Minerali, vegetali e animali, condividono il medesimo essere naturale per avere a) una causa prima in Dio e b) per essere ordinati alla loro sussistenza mediante le cause seconde. Ora, mentre l'anima vegetativa e sensitiva si trasmette secondo generazione, cause seconde, l'anima intellettiva di ciascun individuo umano necessita dell'atto creativo diretto di Dio. Per questo siamo, sì, un genere, umano, ma anche individui singolarmente amati da Dio ciascuno in modo assolutamente unico.
    Per sussistere il sinolo di causa formale e causa materiale negli enti naturali non ha bisogno dell'intervento diretto della causa prima incausata, Dio. Mentre l'uomo in ogni singolo individuo, per essere umano e non solo animale, riceve l'intervento creativo diretto della sua anima intellettiva. Oltre al fatto che l'uomo per durare a sussistere, nei suoi atti, ha bisogno della continua effusione di grazia efficiente.
    Non sono d'accordo sul fatto che gli enti naturali siano tali perché condividono la medesima natura. Infatti, la pianta e la bestia sono accomunati dal fatto di condividere la natura di enti reali dotati di sostanza propria e di essere enti animati, ma al tempo stesso hanno una natura particolare distinta, che è data dalla loro differenza specifica: la pianta ha la sola anima vegetativa, mentre la bestia ha la sola anima sensitiva/sensibile. Questo significa che hanno la medesima natura? Non propriamente e comunque non in toto. È vero che l'uomo si distingue dalla bestia perché la sua anima intellettiva, a differenza di quella meramente sensitiva della bestia, è creata direttamente da Dio, però non è un elemento sufficiente per ritenere che l'uomo non sia un ente naturale. Del resto, Dio stesso si serve delle cause seconde: infatti infonde l'anima creata nell'istante in cui l'ovulo viene fecondato dallo spermatozoo. Riguardo al ruolo della grazia, ne parlerò successivamente.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    L'uomo condivide con gli enti naturali solo la causa materiale, ma non la causa formale è quindi la sua è una condizione naturale accidentale.
    Gli esseri viventi, vegetali e animali sono spiegati dall’indagine dei fenomeni fisici in quanto studio delle leggi generali che regolano i processi osservabili, l'uomo no, abbisogna della trascendenza. E si può parlare di trascendenza, proprio perchè vera, anche in senso antropologico non necessariamente solo in senso religioso. Ad esempio ha la nozione della posterità, che gli animali non hanno.

    Dio potrebbe decidere per assurdo di non donare l'anima ad un certo individuo e avremmo un uomo che sarebbe puramente ente naturale e quindi puramente un animale. Quindi se diciamo che l'uomo è un ente naturale diciamo che la sua essenza è tutta risolta nella natura (naturalismo).
    Anche qui non posso dirmi d'accordo: il fatto che l'uomo abbia una causa formale differente da quella della pianta o della bestia o del minerale, ad esempio, non dimostra che non sia un ente naturale. Ogni ente reale dotato di sostanza ha una propria natura e la natura specifica dell'uomo è quella di animale razionale. Se Dio decidesse di non infondere l'anima intellettiva ad un individuo, quest'ultimo non sarebbe semplicemente un uomo, perché l'essere umano è tale in quanto animale razionale ed un animale non può essere razionale in assenza di anima intellettiva. Si scadrebbe nell'errore del naturalismo se ritenessimo che l'uomo sia un ente naturale che non abbisogna di alcunché per la propria vita, ma è evidente che questo pericolo è evitato nel momento in cui lo si riconosce come potenziale destinatario della grazia divina e nel momento in cui, al tempo stesso, si ammette la necessità della grazia divina per il conseguimento della salvezza eterna.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Dato che parlare di cause seconde significa modulare l'aristotelica distinzione di potenza ed atto in: potenza di potenza, atto di atto, potenza di atto e atto di potenza. Nell'ente sono composte, in sinolo, la potenza d'atto creatrice (materia) e l'atto di potenza creante di Dio. Ed essendo l'atto di potenza, l'essere che ne definisce la forma, l'ente se è naturale è un sinolo le cui cause, formale e materiale, sono cause seconde e tutto l'essere di un ente naturale sussiste per mezzo di cause seconde. Diversamente, l'uomo è un sinolo la cui causa formale, l'anima intellettiva, è originata direttamente dalla causa prima, Dio, mentre la causa materiale lo è attraverso le cause seconde. Quindi l'essere dell'ente uomo sussiste per mezzo di cause seconde e della causa prima. Non possono quindi avere la stessa natura, non condividendo lo stesso essere. Quindi l'uomo non è un ente naturale. A meno di non voler parlare solo dell'animale uomo, chessò io in una discussione di biologia, anatomia e simili.
    Riguardo a questo punto, rimando a quanto ho già detto sopra: il fatto che l'anima umana sia creata direttamente da Dio non è sufficiente per dimostrare che l'uomo non sia un ente naturale. Al massimo, ciò dimostra che l'uomo ha una natura distinta da quella degli altri enti creati di ordine naturale, ma questo non era oggetto della nostra discussione. Mi pare inoltre che tu commetta l'errore di ridurre l'ordine naturale, inteso in termini metafisici, alla natura intesa come ambiente nel quale l'uomo vive.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    La natura una volta creata ha, come materia, in sè la potenza di atto e procede a sussistere autonomamente, di inerzia. Dio fintanto che non decidesse di ritirare l'atto di potenza che la originata, gli fornisce sempre l'essere, di inerzia anch'esso, non attivamente ma passivamente, non negandoglielo. L'uomo invece non può sussistere autonomamente, o meglio non può durare nella sua sussistenza, senza il continuo sostegno attivo della grazia divina.
    La grazia divina è ciò che consente all'uomo di compiere il bene morale in ordine alla sua salvezza eterna, ma non è ciò che consente il persistere nel tempo della sua vita mortale.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Al punto 1), rispondendo al perchè l'uomo non può considerarsi un ente naturale ho scritto che non è possibile poichè "l'ente è in grado di essere causa libera del suo moto" e che l'uomo non è in grado di dominare se stesso e di fare il bene che vuole e non fare il male che non vuole, come dice l'Apostolo. Intendevo che l'animale è un ente naturale perchè ha la sua causa in sè nel senso che è frazione della natura la quale come ente sussistente ha la sua causa in sè. La natura non si frappone a questo flusso dell'essere ma l'uomo è snaturato dal peccato. Per questo l'uomo non fa il bene che vuole e fa il male che non vuole. Cosa che all'animale non succede, in quanto conosce solo un agire, quello del bene per sè.

    Al punto 3) avevo ho scritto che non possono coesistere in un'unico essere un ente morale e un ente naturale e che non è possibile in quanto un ente se è naturale ha la sua causa in sè, nella natura stessa e che allora non potrebbe essere morale, poichè dovrebbe avere causa in altro. Come vedi parlo dell'ente naturale quindi di un ente aggettivato, che non è in sè ma per sè, come frazione dell'ente natura poichè ne condivide l'essere e intendendo sempre come causa la causa della sua sussistenza (causa materiale e causa formale). L'ente morale ha il suo essere direttamente ispirato da Dio mentre l'ente naturale l'ha passivamente sostenuto dal creatore.

    Penso che adesso il mio pensiero sia più chiaro (forse!), e ti ringrazio per la puntualizzazione perchè avevo bisogno io stesso di maturarlo meglio.
    La natura non è un ente a sé e, perciò, non è possibile considerare l'animale o qualsiasi vivente differente dell'uomo come una mera frazione della natura, a meno che non s'intenda quest'espressione in senso analogico, un po' come quando diciamo che l'uomo è una parte del tutto rappresentato dalla società politica organizzata (o da qualsiasi altra società). Anche la singola bestia, la singola pianta, la singola pietra, ecc. hanno una propria individualità.
    Quanto all'impossibilità che un ente morale sia un ente naturale, penso che il problema sia risolto se si tiene conto dei distinguo che ho fatto in precedenza in questo post.
    Credo di aver capito meglio quello che intendevi dire, ma mi sembra che queste tue idee siano sorprendentemente lontane dalla filosofia tomista. Non è obbligatorio essere tomisti per essere cattolici, tuttavia quando ci si allontana dal tomismo il rischio di allontanarsi anche da ciò che la Chiesa ha insegnato, spesso infallibilmente, su determinate questioni è sensibile.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Giustamente l'uomo non è per sua natura soprannaturale ma lo è per grazia e, questo, grazie alla sua natura trascendente che lo rende atto a riceverla. Se l'ha persa, la grazia, non è definitivamente ma transitoriamente, ma l'uomo non ha mai perso il favore di Dio, egli è sempre nella grazia potenziale ed attuale del suo creatore. Cosa diversa è essere nella grazia "abituale", che è lo stato permamente di grazia, perchè questo stato dipende dalla nostra risposta ad essa, e dai sacramenti. Quindi restiamo enti trascendenti, tesi al soprannaturale, naturati in origine, e snaturati dal peccato
    Come dicevo ad inizio post, va chiarito che cosa intendiamo per "ente trascendente", quando riferiamo tale espressione all'essere umano, perché possa essere una definizione accettabile.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Ci è rimasta questa tensione soprannaturale nella costituzione del nostro essere. Ma sottolineo è una proprietà inattivata a causa del Peccato, che solo Dio può risvegliare con la grazia che costantemente ci infonde. E proprio questo intervento costante di Dio compone il nostro sinolo, è la nostra forma.
    Mi pare che anche qui si stiano confondendo piani diversi, ancorché non separati. L'uomo può certamente riacquisire la grazia eventualmente perduta, se Dio lo vuole, ed è vero che l'uomo rimane sempre potenzialmente destinatario della grazia divina, ma non è quest'ultima a far sì che sia e sussista come sinolo di forma e materia. È sempre Dio a volere ciò, intendiamoci, ma in un modo ben diverso da quanto accade quando ci concede generosamente la sua grazia.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Abbiamo risolto, credo, con la definizione che l'uomo è un ente trascendente. E' sbagliato dire che è un ente soprannaturale, perchè appunto non condivide l'essere soprannaturale, ma tramite la creazione diretta della sua causa formale e della sua causa finale, è tendente alla soprannaturale.

    L'uomo, però, non direi che è destinatario potenziale ma attuale della grazia. Poichè Dio opera nel mondo come atto di potenza e come potenza di atto ha creato la materia ordinandola alle cause seconde, in ciò vi è la disponibilità potenziale alla grazia, ma dalla Genesi, da quando è entrato nella storia, l'uomo è investito dalla grazia salvifica. "Dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia" dice l'Apostolo, la cui metafisica sottesa è proprio questa: Dio è costantemente in atto.

    La Grazia di Dio investe costantemente il nostro essere, lo riempie di vita spirituale ma, possiamo anche dire che, in tutti gli ordini della sua anima, a ciascuno dà la grazia nel suo genere, all'anima vegetativa garantisce lo scambio biochimico, alla sensitiva, tutto il complesso del processo neuropsichico e all'intellettiva comunica tutti i doni dello spirito. Dipende da noi se accettiamo questo flusso continuo a livello dell'anima intellettiva e nella misura in cui lo accettiamo si fa anima spirituale, capace di relazione con Dio (e con il prossimo).
    Dio sostiene anche la natura, che pure va avanti di suo mediante le cause seconde, perchè è libero. E' stato un atto libero di Dio la creazione. Pensare che vada avanti da sola, senza il sostegno di Dio e la possibilità di interromperla, è determinismo. Questo sostegno alla natura è però un sostegno passivo, Dio si limita a non negare il suo sostegno alla natura dato come causa prima alla sua origine. Invece per l'uomo è un sostegno attivo, non solo nella creazione dell'anima intellettiva ma anche nella profusione di grazie. Proprio a causa del peccato originale l'uomo ha bisogno di un sostegno soprannaturale continuo.
    Dio è Atto puro e stop: non "atto di potenza" e nemmeno "potenza di atto".
    Scrivo che l'uomo è potenziale destinatario della grazia divina perché non è detto che egli abbia ricevuto da Dio la grazia - di qualsiasi tipo essa sia: attuale, abituale, efficace...
    Non è corretto sostenere che, ad esempio, sia la grazia divina a garantire "lo scambio biochimico" o qualsiasi altro fenomeno. È sempre Dio ad esserne causa, ma lo è nei termini della Prima causa incausata.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Per come ho compreso io la Grazia, l'uomo è proprio incapace totalmente di fare il benchè minimo bene, nemmeno quello naturale. La sua natura è così rovinata che gli animali, proporzionalmente nei loro limiti sono meglio. L'uomo non sarebbe capace nemmeno del più elementare ed istintivo amore materno per i piccoli. L'uomo si è rovinato e votato all'autodistruzione tanto che non sarebbe fisicamente sopravvissuto nell'ordine naturale. Perchè l'uomo potesse sopravvivere senza l'intervento costante della grazia, Dio avrebbe dovuto privarlo dell'anima e renderlo un animale.

    La legge morale naturale, che gli fornisce i fondamenti etici basilari, è da considerarsi una grazia di Dio inscritta nei cuori per mezzo della grazia sufficiente (Agostino) ma se noi la mettiamo in pratica non è per causa della natura umana, ma grazie a Dio che ci dona la grazia efficiente per realizzarla.

    Grazia sufficiente> se risposta positiva umana (unico merito dell'uomo) > Grazia efficiente > se risposta positiva umana > Atto buono.

    La grazia sufficiente comprende i mezzi naturali, secondo le 4 virtù cardinali e la tensione soprannaturale, o nostalgia di Dio.
    La grazia efficiente ci fornisce l'occasione di mettere in pratica la grazia, secondo le tre virtù teologali.

    Se Cristo dice "senza di me non potete fare nulla" e "Io faccio nuove tutte le cose" e il Credo dice che per mezzo suo sono fatte tutte le cose
    e perchè la pianta a livello della sua anima vegetativa, l'ape a livello della sua anima sensitiva, non hanno alcun ostacolo che si frapponga a questa corrente continua che è il flusso dell'essere. Se l'uomo con il peccato ha causato la sua caducità e morte è perchè ha posto un ostacolo nell'ordine proprio delle due anime. La depressione del peccato nei progenitori ne ha rovinato il dna.
    Questa cosa non è avvenuta negli animali che non hanno cambiato la loro natura dopo il peccato (Tommaso). E Dio che gli ha posti nella caducità per misericordia nostra. Ma nulla in quelle nature si frappone alla grazia di Dio. In noi sì, irrimediabilmente.
    Attenzione @emv, questa visione non è affatto cattolica. È vero che la grazia è necessaria all'uomo per "conoscere le verità oggettivamente soprannaturali", per avere la "fede soprannaturale", per "conoscere le verità di ordine morale-religioso con facilità, con sicura certezza e senza errori", per "fare tutto il bene secondo tutti i precetti della legge naturale", per "amare Dio sopra tutte le cose non solo con l'affetto, ma anche con tutte le azioni", per "evitare per lungo tempo tutti i peccati mortali", per "perseverare per lungo tempo nella grazia santificante ricevuta", per "evitare tutti i peccati veniali nello stato di santificazione", per compiere "qualunque atto salutare, cioè meritorio della vita eterna", "per prepararsi alla grazia" e "per la perseveranza finale" (vedi la v. "Grazia, necessità della" del Dizionario di Teologia Dommatica da me citato in precedenza). Ma questo non significa affatto che l'uomo, ancorché privo della grazia divina, non possa fare almeno qualche azione moralmente buona, sia soggettivamente che oggettivamente, per quanto limitata al solo ordine naturale. Pensarla diversamente significa scadere nel soprannaturalismo e nel giansenismo.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Come avrai capito, alla luce della condizione morale umana alquanto disgraziata in sè stessa, l'Artefice dei nostri atti buoni è solo Dio: "Senza di me non potete fare nulla...". "Fa di me uno strumento" dice S.Francesco.
    Quando Nostro Signore nel Vangelo dice che senza di lui non possiamo fare nulla non significa che tutto quanto viene fatto di buono da parte dell'uomo sia frutto della grazia divina. Significa che "non si muove foglia che Dio non voglia". Significa, quindi, che non possiamo fare nulla né nell'ordine della natura né nell'ordine della grazia, cioè nell'ordine soprannaturale. Che questo assunto valga per entrambi i piani non implica che venga meno la distinzione che li differenzia. Il bene soprannaturale da noi compiuto viene da Dio, così come viene da Dio anche il bene morale d'ordine naturale che noi compiamo, ma con una differenza. Nel primo caso viene da Dio tramite la sua grazia, mentre nel secondo caso può venire da Dio sia tramite la sua grazia, come quando riusciamo ad arrivare ad un tale livello di perfezione morale da "fare tutto il bene secondo tutti i precetti della legge naturale" (op. cit.), che in virtù della natura creata da Dio medesimo.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    L'uomo non è più conforme all'ordine naturale, da solo è capace di distruggere il pianeta. L'uomo è autodistruttivo, è possedibile dalla natura diabolica perfino!
    Senza la grazia che lo sostiene non può conformarsi. Quindi l'agire dell'uomo non è nemmeno mai naturale, ma solo è naturalmente mediato.
    Sicuramente il peccato originale ed i suoi effetti hanno segnato in una misura considerevole l'uomo, ma non dobbiamo fare l'errore di credere che questo snaturamento, se così vogliamo chiamarlo, abbia reso l'uomo radicalmente impotente nel compiere il bene. Non dobbiamo dimenticare che la grazia perfeziona la natura, non la sostituisce.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    E' un prodotto della grazia, che Dio ha voluto riversare nell'uomo dopo che egli l'aveva rigettata definitivamente. Gli animali non hanno mai perso questa connessione
    per questo in loro la grazia che gli fornisce l'essere materiale è continua. Nell'uomo il suo agire conformemente alla natura è frutto di un intervento successivo, di un restauro, di un presidio medico divino (Gesù medico...).

    Se l'uomo avesse conservato la tensione al soprannaturale avrebbe chiesto perdono al creatore e non avrebbe rotto la prima società umana, quella tra i due progenitori, con lo scaricabarile delle responsabilità.
    Stai sbagliando perché: 1) l'agire dell'uomo secondo natura non è detto che sia prodotto dalla grazia divina (può esserlo, ma anche non esserlo); 2) gli animali non sono destinatari della grazia divina.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Che la società debba essere immagine di Dio, della società degli angeli e del paradiso che ci attende lo dice Pio IX nell'Enciclica Quanta cura. Permettimi però prima di fare un'osservazione sull'uso delle encicliche. Non si può considerarle dei trattati di filosofia. La presuppongono ma non la esplicitano necessariamente in quanto sono documenti sia dottrinali che pastorali. Spesso i termini indicano delle realtà che vengono considerate pastoralmente in quanto esistenti di fatto non certo perchè sono apprezzate come tali, è il caso ad es. della locuzione "società civile". Quanta cura:


    «Pertanto, Colui che creò e governa ogni cosa, nella sua provvida sapienza dispose che le infime cose attraverso quelle di mezzo, e le cose di mezzo attraverso le altissime arrivino ciascuna al proprio fine. Perciò, come nello stesso regno celeste volle che vi fossero cori di Angeli distinti fra loro e gli uni agli altri soggetti; nello stesso modo stabilì anche nella Chiesa vari gradi di ordini, ed una moltitudine di ministeri, onde non tutti fossero Apostoli, non tutti Pastori, non tutti Dottori (cfr. 1Cor 12,28-30); così dispose del pari che nella società civile fossero vari ordini distinti per dignità, per diritti e per potere, onde la comunità, a somiglianza della Chiesa, rendesse l’immagine di un corpo che ha molte membra, le une più nobili delle altre, ma insieme scambievolmente necessarie e sollecite del bene comune.»
    E' chiaro che la società civile viene nobilitata, trascesa, dall'analogia con la società angelica, ma solo in questi termini è apprezzabile.
    Anche laddove si parla di società umana è chiaro che è nell'accezione positiva sottinteso che ha in sè la potenza di atto divina che la spinge al bene.

    La società umana non può che amministrare, adattare nelle cose umane, un modello divino, Leone XIII, in Diuturnum illud:


    «Importa però notare qui che coloro i quali saranno preposti alla pubblica cosa, in talune circostanze possono venire eletti per volontà e deliberazione della moltitudine, senza che a ciò sia contraria o ripugni la dottrina cattolica. Con tale scelta tuttavia si designa il principe, ma non si conferiscono i diritti del principato: non si dà l’imperio, ma si stabilisce da chi deve essere amministrato.»

    In Immortale Dei lo stesso pontefice dopo aver parlato dei Doveri religiosi della società, e sottolineo dopo, dice:


    «La Chiesa è una società perfetta

    Questa società, sebbene sia composta di uomini non diversamente dalla società civile, tuttavia, per il fine al quale tende e per i mezzi di cui si serve per conseguirlo, ha carattere soprannaturale e spirituale, e in questo si distingue e differisce dalla società civile; ciò che soprattutto conta, essa è una società nel suo genere e nel suo assetto giuridico perfetta, dal momento che possiede, per volontà e grazia del suo fondatore, in sé e per sé stessa tutti gli strumenti necessari al suo esistere e al suo operare.»


    Da cui si può dedurre che se si vuole una società perfetta questa deve avere come modello la Chiesa.

    La società civile non è la società modello cristiana, ma quella "di fatto" dei giusnaturalisti e non è nemmeno la società umana.
    Anche qui l'ente si aggettiva, un conto se l'ente società ha una natura civile, un'altro se ha una natura umana. La natura civile della società corrisponde alla natura rovinata dal peccato, che cerca in se stessa disperatamente di darsi delle leggi per la propria sopravvivenza. La società umana la sopravvivenza la riconosce nel suo creatore. La società civile è incapace di moralità, è la perdita del diritto nel diritto politico che maschera la legge del più forte dietro la legge del più forte in parlamento. La società umana è morale. Siccome ogni distinzione è scolastica è chiaro che nella società che osserviamo, quella di fatto, se vi è della moralità è grazie alla società umana, in cui opera la grazia divina, continuamente contrastata dalla società civile. Vedi ad es. come attraverso i diritti civili operi chiaramente contro la società umana, aborto, eutanasia, famiglia naturale.
    Mi sembra che ti sia perso in un bicchier d'acqua. La questione è molto più semplice. La famiglia è la società coniugale e domestica. Lo Stato è la società politica e civile. La Chiesa è la società di ordine soprannaturale. Tutte e tre sono società umane, che si distinguono fra loro per la loro origine e la loro finalità. Vogliamo dire che la società umana non è riducibile allo Stato, cioè alla società politica e civile? Va benissimo, ma da ciò non ne consegue che lo Stato/la società civile e politica non sia almeno "una", se non vogliamo dire "la", società umana. Anche perché da chi altro è composta la società civile e politica, se non dagli esseri umani?
    Infondata mi pare anche la tua obiezione sull'uso dell'espressione "società civile": la società civile, come tale, cioè in quanto moltitudine organizzata e finalizzata alla realizzazione del bene comune temporale, è qualcosa di buono. Ciò che di negativo può esserci in una società civile non viene dalla sua natura di società civile, bensì da ciò che l'uomo compie di malvagio in essa ed attraverso di essa. Non è corretto quindi sostenere che la società civile non è la società cristiana, ma la società dei giusnaturalisti: una società civile può essere cristiana, come non esserlo. Dipenderà dalle leggi che i suoi governanti decideranno di darle, così come dai comportamenti di coloro che ne fanno parte o come governati o come governanti.
    Questo non toglie che la società civile e politica sarà tale finché avrà tutti i suoi costitutivi essenziali, a prescindere dal fatto che sia cristiana o meno.
    Indubbiamente una società civile non cristiana sarà una società civile le cui leggi molto più difficilmente saranno atte a condurre i cittadini verso la salvezza eterna e a conformare la loro condotta al bene morale pleno sensu, ma da questa considerazione giustissima non ne consegue la radicale ed essenziale immoralità di qualsiasi società civile che non sia cristiana né tanto meno che la società civile non possa essere cristiana.
    Questa tua visione mi sembra condizionata dall'idea erronea che non possa esistere azione buona dell'uomo che non sia frutto della grazia divina.
    Dire che "attraverso i diritti civili [la società civile] oper[a] chiaramente contro la società umana, aborto, eutanasia, famiglia naturale" è frase che merita delle precisazioni e delle riserve: innanzitutto, lex iniusta non est lex. Quindi che aborto ed eutanasia siano considerati "diritti civili" non significa che lo siano sul serio e che meritino la qualifica di "diritti" o di "diritti civili". È vero che purtroppo la società civile odierna è infestata da massime che sono tutt'altro che morali, ma questo non riguarda la società civile come tale, bensì la società civile così come essa è nelle contingenze storiche attuali. Ed è ben diverso. Si può dire apertamente che uno Stato che riconosce come lecito ciò che s'oppone alla legge morale naturale va contro se stesso, cioè contro il suo medesimo fine, anche se nel frattempo continua a possedere quelle caratteristiche essenziali che lo rendono uno Stato a tutti gli effetti sussistente.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Interessante anche questo passaggio:

    «Legge umana.

    Quanto si è detto circa la libertà dei singoli uomini può essere facilmente riferito agli uomini tra loro uniti in civile consorzio. Infatti, ciò che la ragione e la legge naturale operano nei singoli uomini, del pari agisce nella società la legge umana promulgata per il bene comune dei cittadini. Tra le leggi degli uomini alcune riguardano ciò che per natura è bene o male; esse, corredate dalla debita sanzione, insegnano a seguire l’uno e a fuggire l’altro. Ma siffatte disposizioni non traggono origine dalla società umana, poiché come la stessa società non ha generato la natura umana, così del pari non crea il bene che conviene alla natura, né il male che ripugna alla natura; piuttosto precorrono la stessa società civile e sono assolutamente da ricondurre alla legge naturale e perciò alla legge eterna. ».


    Anche qui si distinguono società umana e società civile, che stanno come la potenza e l'atto. Nella società umana c'è la natura umana potenzialmente destinata alla grazia, nella società civile c'è la natura attualmente rovinata dal peccato.
    Guarda che qui non viene distinta la società umana dalla società civile, ma viene detto che quelle norme morali che le leggi umane recepiscono e che, in caso di trasgressione, sanzionano coloro che le hanno violate non hanno origine dalla società civile, bensì dalla legge naturale, che Dio ha scritto nei cuori degli uomini. In altri termini: la fonte prima della morale non è lo Stato, ma Dio in quanto autore della natura.

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    La legge naturale è identificata con la legge eterna. E quindi chiaro che con legge naturale non si deve intendere un'aggettivazione dell'ente, la legge, nel senso che l'ente trasferisce le sue proprietà ad altro. La legge è naturale perchè nella natura ma non è della natura. Altrimenti non sarebbe eterna! Esattamente come l'uomo perfetto, Cristo, è Dio con noi.

    Infine, riprenderei il concetto di durata della sussistenza, perchè se la società umana è incapace di durare, ed è destinata ad autodistruggersi, a differenza delle società animali (che non devono gestire il problema del male morale) che senso ha parlare di società senza dichiararne la trascendenza?
    Sinceramente non ho capito che cosa vuoi dire qui. La morale è dedotta dalla natura dell'essere umano ed è per questo che viene detta legge morale naturale. La legge naturale è una partecipazione della legge divina o eterna, ma non è tutta la legge divina o eterna.
    Nessuna società umana dura per sempre perché le società umane, essendo composte da uomini, sono condizionate dalle caducità tipiche della condizione umana. A questa caducità non sono sfuggiti nemmeno gli Stati o gli Imperi cristiani.
    Ritengo falso sostenere che le società animali siano "durature": all'interno di un branco può capitare che una parte di esso si stacchi.
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

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    Predefinito Re: I fondamenti della vita associata

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Se la designazione della persona fisica destinata ad esercitare l'autorità può avvenire implicitamente, analogamente possono essere implicite determinate condizioni poste dalla moltitudine associata nell'atto della designazione. Però il carattere implicito della condizione non toglie che quest'ultima dev'essere comunque rilevabile. Altrimenti si parla di fuffa. Di sicuro, non si può presuppore che, a prescindere, il popolo riservi a sé la facoltà di intervenire su chi dovrà succedere alla persona scelta.



    Questo è materialmente possibile. Non significa che sia legittimo. Ma in ogni caso non è quello il motivo per cui i re di Francia diventarono tali.



    In sé e per sé la proclamata universalità dei valori non sarebbe un problema. Il problema vero e proprio sorge nel momento in cui ci si autoproclama rappresentanti - unici e legittimi - dell'umanità, supponendo nemmeno troppo implicitamente che chiunque non si adegui al messaggio liberale ed illuminista si ponga per ciò stesso contro l'umanità. Va detto che in questo atteggiamento violento un influsso ce l'ha anche il fatto che si tratta di un universalismo che "necessita" di affermarsi, stante il fatto che non sottende un riconoscimento di principi morali oggettivi.
    1) È una precisazione che non risolve la questione. Tutto ciò che si dà per implicito può essere mutevolmente interpretato dalle parti. E a ben vedere questa eccessiva libertà di interpetazione ha conferito storicamente un certo alibi per imporre un determinato status quo il quale invece trovava legittimazione solo attraverso l'esercizio delle forza delle armi.

    2) Ha conferito loro quell alibi in più di cui parlavo al punto 1

    3) È una visione molto farisea di quei principi che molti liberali coltivano, m non tutti. Sulla questione dell universalità dei valori liberali la stessa cultura liberale in molti casi è assai critica.


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