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Giò Nulla da eccepire sulla classica analogia del corpo e delle membra, ci mancherebbe, ma contesto le tesi che 1) l'uomo sia, solo, un ente naturale, che 2) la società sia un ente naturale, e che 3) possano coesistere in un'unico essere un ente morale e un ente naturale.
Mi scuso se ci saranno delle lungaggini dovute a mancanza di tempo che questo genere di riflessioni richiede.
1) Che l'uomo sia, solo, un ente naturale.
È una definizione che va bene al laico. Nel Magistero che hai citato non si dice che è un ente naturale.
Per noi credenti l'uomo è un composto di ente naturale ed ente soprannaturale, avendo anima e corpo un'unico essere, col vincolo che, essendo l'uomo decaduto con il Peccato, il suo ente naturale non è, più, in grado di avere un fine in accordo con il fine dell'ente soprannaturale. Con il dramma di cui parla l'Apostolo in Rm 7, 19 « Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio.».
Se non si tiene ben a mente il dramma umano di questa doppia volontà, per il quale necessità costantemente dell'assistenza della Chiesa e dei suoi mezzi di salute, non si può parlare di uomo come ente naturale, poichè l'ente è in grado di essere causa libera del suo moto, invece l'uomo da questo punto di vista come ente naturale è un ente s-naturato.
Accettare la definizione di ente naturale, che ha la sua verità nella sua realtà concreta, porta dritto dritto alla definizione feuerbachiana di Dio come proiezione della necessità umana.
Quindi l’uomo è un ente soprannaturale.
2) Che la società sia un ente naturale.
E' naturale nella necessità ma non nello soddisfacimento. L'uomo non è in grado di formare una società senza il moto della Grazia, poiché a causa del Peccato l'uomo non può dare una risposta naturale ad una necessità naturale, come fanno gli animali, poichè non vi è un'unità col fine stabilito dal creatore. Per cui lo soddisfacimento è soprannaturale.
La società è un mezzo naturale, che compone i moti dei singoli individui, ed un ente soprannaturale, che li indirizza verso un'unico fine comune, conformemente al volere di Dio, non solo per la Salvezza ma anche per la sussistenza naturale perchè senza la grazia l'uomo è condannata all'autodistruzione. Infatti mentre gli animali, che non hanno morale, non avendo nemmeno consapevolezza, possono sussistere attraverso l'equilibrio dell'ecosistema a cui non possono sfuggire. L'uomo invece avendo la consapevolezza e l'intelligenza può contrastare l'imperio della natura e sfuggire all'equilibrio dell'ecosistema, ed essendo la sua intelligenza soggetta al peccato, può autodistruggersi.
Nel Magistero che hai citato non si dice che la società è un ente naturale.
La socialità non è la società.
Se la società è un composto di 1) persone (la sostanza materiale, 2) cooperazione, aggregazione (cause agenti), 3) lo Stato (causa formale), 4) soddisfacimento dei bisogni (causa finale). Se è un ente naturale ha la causa in sè, nella natura stessa, allora non può essere morale.
E' la disposizione, causa agente, a conseguire il fine della società, causa formale. Questa è una proprietà della natura umana che però non potendo conseguire il suo fine a causa del Peccato da sola, motu proprio, non è sufficiente a raggiungerlo perchè la naturale socialità dell'uomo non è più naturalmente volta al bene, che è la conformità al fine divino.
"Società civile" è il concetto di società artificiale contrapposto alla società naturale. Ovviamente non nel senso giusnaturalistico moderno, ma come risposta del Magistero alle domande che giungevano dalla coscienze laiche, l'artificio qui è opera di Dio non certo dell'uomo (Leone XIII ha pubblicato anche la Human Genus contro Massoneria e naturalismo).
Ovviamente concordo che l'artificiale in sè non è incompatibile con il naturale, essendone una modalità. Ma l'uomo non è in grado da solo, per la sua natura malata, di organizzare alcunchè di buono, cioè di conforme al fine divino.
Il Pontefice penso che con "dalla natura e perciò da Dio stesso" intenda "da Dio stesso per mezzo della natura". Che la società provenga “da Dio e non può che provenire da Dio come ente naturale" mi pare arbitrariamente dedotto. La natura in quanto insieme di minerali, piante e animali non ne ha bisogno. E l'uomo ne ha poichè a causa del Peccato è andato contro il proprio fine e sempre ha causa del peccato la natura gli si rivolta contro e la natura stessa per misericordia divina fu posta sotto la caducità perchè non cancellasse un uomo unico caduco, in un ambiente altrimenti squilibrato.
La società è un ente soprannaturale.
La società è fondata fin dalla creazione dell'uomo, ed è istituita con la creazione della donna (Gn 2, 20) "ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile": è la coppia umana cellula della società. Non solo ma nei comandi di Dio "crescete e moltiplicatevi..." ci sono i diritti e i doveri che società e individui hanno tra loro. La società può proprio dirsi così costituita nei suoi fondamenti, osserva Gioberti in “Pensieri”. E la società viene fondata sul precetto massimo della carità, a cui fa riferimento esplicito quel bisogno di aiuto espresso da Adamo.
È interessante, anche, che, prima della donna, Dio crea gli altri animali ma non sono d’aiuto al progenitore: la natura non bastava all'uomo. Quindi la società umana è proprio un'alternativa soprannaturale alla natura.
Non solo ma prima della società umana Dio crea la società del Paradiso. S. Agostino, nella Città di Dio, e Origine affermano che il fatto che Dio crea il Cielo e poi la terra (Gn. 1,1) significa che prima del mondo materiale ha creato una società. la società degli angeli, il Paradiso. E ovviamente la società del Paradiso è un riflesso della Prima società che è la Trinità. Dio stesso è una società.
La società è soprannaturale e non lo è nemmeno in modo solo differente dalla Chiesa ma superiore persino!
Poichè la Chiesa è stata istituita successivamente come rimedio al Peccato originale per riportare l'uomo alla Grazia. La società invece è stata creata quando l'uomo era ancora nella Grazia.
Ora, sappiamo che Gesù rimprovera i farisei per il ripudio, concesso per la durezza dei loro cuori che Dio a Mosè, una forma della legge naturale di allora, e per la poligamia, un'altra legge naturale con la sua logica transitoria a impedire l'assimilazione alle tribù pagane confinanti. Entrambe queste forme della legge naturale non erano previste in principio ma sono stati dei rimedi.
Con questo il Divino Maestro insegna che la società umana della Genesi è il modello perpetuo, il fine sociale da perseguire. E che sia un fine e non un mezzo di salvezza lo si può dire perchè fu istituita prima della caduta. Nella condizione della Grazia la società umana era un mezzo per assicurare il mantenimento dello stato, ma con il capovolgimento seguito al Peccato, dopo che è andato perduta la grazia, il mezzo è diventato un fine. Ed è vero che fosse un mezzo di grazia perchè peccato imperdonabile dei progenitori è stato che hanno scaricato le loro responsabilità davanti a Dio. L'uomo sulla donna e la donna sul tentatore.
Non si sono comportati da soci ma dà individui separati nei loro egoismi.
La Chiesa è il vertice e il modello della società.
No, non è inferiore la Chiesa trionfante, che è appunto la società dei beati creata, negli angeli, prima dell'universo stesso... Lo è, in essenza, la Chiesa militante, perchè sorge come rimedio al Peccato mentre la società sorge prima e come antidoto al peccato. Tuttavia è, nell’esistenza, superiore, essendo esplicitamente ordinata alla consapevolezza della propria missione, cosa che purtroppo manca alla società che per lo più è fatta di persone che non sono consapevoli di formare un ente voluto da Dio.
Quindi la Chiesa, nel complesso, è superiore alla società, e di essa è il vertice e modello.
Che la società è un ente naturale è naturalismo.
L'uomo non realizza la sua natura umana nella società ma mediante la società (rettamente perseguita) realizza la redenzione (o meglio concorre alla) della sua natura umana guastata dal peccato.
per questo è soprannaturale perchè lo eleva sopra la sua natura che altrimenti sarebbe incapace di realizzare la società, ma solo potrebbe tentare di realizzarla andando verso il sicuro fallimento.
Il Gioberti, circa l'essenza della società, indentifica espressamente la proposizione che sia un ente naturale come un errore, in "Pensieri" Vol. 1 pag. 88-90. Tommaso Campanella la considerava un ente morale e non naturale.
Tra l'altro Gioberti, io credo tu possa apprezzarlo avendo egli cercato di indirizzare la formazione dello Stato italiano in senso neoguelfo federalista sotto la guida del Papa. E come filosofo si può dire che abbia cercato di correggere l'hegelismo imperante ed impazzante.
Quindi la società è un ente soprannaturale.
3) In quanto non possono coesistere in un'unico essere un ente morale e un ente naturale.
Non è possibile come morale in quanto:
la natura ha forse una morale? La società delle formiche è buona perchè efficiente e ordinata e fa la volontà del suo Creatore ma come analogia. Non godendo del libero arbitrio. La morale è
nella natura umana ma non è
della natura, essendo questa guastata dal peccato.
Non è possibile come ente in quanto:
se è un naturale ha la sua causa in sè, nella natura stessa, ma allora non potrebbe essere morale.
Se ha la causa fuori di sè, è artificiale e allora è anche soprannaturale.
Stato-società.
Mi colpisce che nella tua risposta il soggetto più volte ripetuto è lo Stato, ma io non l'ho nominato. Lo fai dipendere direttamente dalla società come una sua appendice ma lo Stato se fosse un ente naturale, e perciò avente in sè la causa del suo moto, sarebbe la causa formale della società, non tutta la società che come ente sarebbe un composto di 1) persone (la sostanza materiale, 2) cooperazione, aggregazione (cause agenti), 3) lo Stato (causa formale), 4) soddisfacimento dei bisogni (causa finale).
Qui vedo l'assenza del Peccato originale. Non basta l'impulso, indifferibile, appunto l'imperio della natura, per dare la causa formale alla società. Se non si toglie il freno del Peccato la società a cui ambisce l'uomo non solo resta una chimera ma la forma stato un disastro, e concorrono alla sua autodistruzione. E dico imperio della natura perchè essa agisce sulla natura umana coinvolgendo la parte vegetativa e sensitiva della sua anima. Tale imperio della natura sull'uomo è il capovoltgimento dell'originale ordine dell'Eden, il frutto del Peccato e il castigo per la sua redenzione.
Per cui è vero che lo Stato è la forma che l'uomo si dà per organizzare mediante la società l'impellente necessità non differibile della natura umana. Ma nella sola natura umana l'uomo, a causa del Peccato, vi trova solo la propria condanna all'autodistruzione.
Per cui le deduzioni sulla ricaduta di questo pensiero sulla l'organicismo politico patristico e medievale, su S.Paolo e Magistero sono sbagliate. Quanto a quello classico idem, quando proto-cristiano, ovviamente. Per questo, come ho detto a Meroving, non ha senso parlare di società, bisogna parlare di buona società, perchè se non può durare che società è? E' un tentativo fallimentare di società.
E se non ha durata non è sostanza nè ente.
Appunto per questo la società è un ente soprannaturale perchè con lo Stato ci si può dannare.
L’ordine è:
Dio> Chiesa> Società> Uomo (soprannaturale)> Stato (naturale).
Da questo si deduce come i politici debbano essere servitori, nell’ordine, dei diversi enti soprannaturali.