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Discussione: Il Se nel Buddhismo

  1. #1
    Kalki Avatara
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    Predefinito Il Se nel Buddhismo

    I testi buddhisti dicono che il Se non esiste.Allora che cos'è che si reincarna?
    Cooperative di lavoratori proprietari
    Moneta di proprietà dei cittadini
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  2. #2
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    Predefinito Re: Il Se nel Buddhismo

    Citazione Originariamente Scritto da Blake Visualizza Messaggio
    I testi buddhisti dicono che il Se non esiste.Allora che cos'è che si reincarna?
    Se dico che il "nulla" non esiste, la tua logica può benissimo concordare, ma allo stesso tempo dovresti accorgerti di una contraddizione: dando il nome al "nulla" sto dando un nome a qualcosa che deve esistere altrimenti non potrei definirlo. Quindi il nulla esiste se non altro nella nostra mente.
    A questo punto dovremmo fare un altro ragionamento: "Quello che esiste nella nostra mente, esiste davvero?"
    Quindi caro Blake forse non te ne sei accorto , ma tu stai leggendo questi libri con lo stesso metodo che ti hanno insegnato a scuola: "L'esperienza del 2 può avvenire solo dopo di aver fatto 1+1."
    Nel modo della Non Dualità, 1+1 fa 1 !
    La nostra mente non lo accetta ?
    E' ovvio !
    I saggi che hanno scritto le Upanisad ci hanno chiaramente detto che l'atto iniziale, causa della nostra ignoranza, è Nama-Rupa: dare il nome alle forme significa entrare diritti nella Dualità, ovvero perdersi nel dolore dell'illusione, ovvero separarsi dalla Verità.
    I testi sapienziali di queste Tradizioni millenarie sono stati scritti da persone che avevano trasceso questa dualità, quindi per decodificarli dovresti prima di tutto trascendere la tua dualità, e quando l'avrai fatto a quel punto sarai TU quell'esperienza e non avrai bisogno di leggerla....
    *
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  3. #3
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    Predefinito Re: Il Se nel Buddhismo

    Gurdjeff era solito dire che, per parlare di un tema spirituale, occorre avere prima un vocabolario condiviso, altrimenti non si riesce a intendersi e ogni intervento può dare luogo a fraintendimenti, non venendo così a capo di niente.
    Fatta questa premessa, occorrerebbe stabilire che cosa è il sé. Se si intende l'ego, se si intende un personaggio intriso di dualità e che si percepisce separato dall'Esistenza, allora è evidente che esso non ha un'esistenza propria. Di fatto, non c'è. Ma è proprio la sua illusione di esserci, e di essere separato dagli altri, è proprio la sua dualità, che lo porta a reincarnarsi. Quella forma, quel frammento, non è l'anima, ma bensì la mente impura, che necessita di esperienziare nuove incarnazioni per evolvere e rendersi conto un giorno di non essere separata. Quella scheggia si reincarna perché ne ha bisogno. E attraverso quella reincarnazione, il Tutto si espande, evolve, in un processo senza fine.
    Se col temine sé si intende invece CHI realmente siamo, ovvero il Testimone, il Soggetto dis-identificato, che è intrinsecamente UNO e completo in se stesso, allora è corretto dire che non si reincarnerà, perché ha realizzato la sua Natura Suprema. Non ha più bisogno di altre lezioni terrene per auto-riconoscersi. E di fatto, è scomparso. Scomparso come entità separata, ma non come Consapevolezza. La Consapevolezza non sparisce, perché è eterna. Non è mai nata, quindi non può morire. E non può rinascere. Semplicemente E'. Colui che raggiunge tale stato di intensivo illuminazione (chiamiamolo così) è un Buddha. Esce dal ciclo della morte e rinascita.

  4. #4
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    Predefinito Re: Il Se nel Buddhismo

    Citazione Originariamente Scritto da re33 Visualizza Messaggio
    Gurdjeff era solito dire che, per parlare di un tema spirituale, occorre avere prima un vocabolario condiviso, altrimenti non si riesce a intendersi e ogni intervento può dare luogo a fraintendimenti, non venendo così a capo di niente...
    Non basta avere un vocabolario condiviso.
    Se dico che l'esperienza del Sè è l'esperienza della Verità, non sto indicando la MIA esperienza della Verità, sto indicando un'Unicità che è la stessa per ogni essere umano.
    Quindi, quando indico questa esperienza, il mio interlocutore deve, non solo condividere la semantica, ma anche la stessa esperienza.
    Solo quelli che hanno l'esperienza del Sè comprendono se i cosiddetti "Libri Spirituali" stiano realmente parlando della Verità, ma questi libri ci comunicano solo la parte semantica di questa Esperienza.
    Se vogliamo accedere anche alla parte esperienziale dobbiamo unirci alla consapevolezza di un Maestro o comunque essere in compagnia di un altro essere umano che ha Esperienza della Verità.
    Questo è il primo passo per avere esperienza del Vero Sè e scoprire in seguito che è lo stesso "Nostro" Vero Sè...
    *
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  5. #5
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    Predefinito Re: Il Se nel Buddhismo

    Citazione Originariamente Scritto da Z4rdoz Visualizza Messaggio
    Se dico che il "nulla" non esiste, la tua logica può benissimo concordare, ma allo stesso tempo dovresti accorgerti di una contraddizione: dando il nome al "nulla" sto dando un nome a qualcosa che deve esistere altrimenti non potrei definirlo. Quindi il nulla esiste se non altro nella nostra mente.
    A questo punto dovremmo fare un altro ragionamento: "Quello che esiste nella nostra mente, esiste davvero?"
    Quindi caro Blake forse non te ne sei accorto , ma tu stai leggendo questi libri con lo stesso metodo che ti hanno insegnato a scuola: "L'esperienza del 2 può avvenire solo dopo di aver fatto 1+1."
    Nel modo della Non Dualità, 1+1 fa 1 !
    La nostra mente non lo accetta ?
    E' ovvio !
    I saggi che hanno scritto le Upanisad ci hanno chiaramente detto che l'atto iniziale, causa della nostra ignoranza, è Nama-Rupa: dare il nome alle forme significa entrare diritti nella Dualità, ovvero perdersi nel dolore dell'illusione, ovvero separarsi dalla Verità.
    I testi sapienziali di queste Tradizioni millenarie sono stati scritti da persone che avevano trasceso questa dualità, quindi per decodificarli dovresti prima di tutto trascendere la tua dualità, e quando l'avrai fatto a quel punto sarai TU quell'esperienza e non avrai bisogno di leggerla....
    ma allora i testi sapienziali sono inutili, perché se uno non ha ancora trasceso la dualità, non può capirli, se invece l'ha già trascesa, non ha bisogno di leggerli.
    San Valentino, la festa di ogni cretino, che crede di essere amato e invece è soltanto fregato.

  6. #6
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    Predefinito Re: Il Se nel Buddhismo

    Citazione Originariamente Scritto da salve Visualizza Messaggio
    ma allora i testi sapienziali sono inutili, perché se uno non ha ancora trasceso la dualità, non può capirli, se invece l'ha già trascesa, non ha bisogno di leggerli.
    Mentre stai leggendo queste righe,... quella Verità, che stai cercando in uno dei tanti libri spirituali, è con te e ti sostiene.
    E vero!! Non abbiamo bisogno di nessun libro,....perché la "Cosa" che stiamo cercando è GIA' qui con noi...adesso !
    Come mai non riusciamo a vederla ?
    Siamo vittime di un paradosso che si chiama dualità.
    Siamo in uno stato di separazione con la Verità che stiamo cercando.
    Comprendere che questo "stato" è un 'illusione , e che questa illusione deve essere trascesa. E' proprio questo che ci chiede il nostro Cuore.
    L'ho scritto molte volte,...questo stato di separazione non esiste! Siamo come un pesce che vive nell'acqua e ha sete.
    Quale libro spirituale può far comprendere a quel pesce che sta vivendo in un mare che lo tiene vivo ? Nessuno.
    Anch'io sono qui in forum e sto scrivendo come in un libro.
    L'unica testimonianza che posso portare è che non posso bussare o chiedere per un altro essere umano, ma quel bussare e chiedere alla Verità di farsi Conoscere per me ha funzionato, quindo sono sicurissimo che possa accadere anche per te.
    Ma sei tu che devi essere nella posizione di accogliere questa Verità con tutto il tuo Cuore.
    *
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  7. #7
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    Predefinito Re: Il Se nel Buddhismo

    Nell'esporre il mio punto di vista, essendo molto più familiare con i testi e la terminologia Pali, utilizzerò solo termini in lingua Pali.
    Anatta è un concetto che causa un po' di confusione, spesso per via della sua traduzione in "No-Sé". A parer mio la traduzione più corretta, almeno se si usano i testi in Pali come riferimento e se si guarda al contesto in cui la parola viene usata, è "Non-Sé". Sembra una differenza piccola, ma è estremamente significativa se si parla della concezione del Sé nel Buddhismo.
    Anatta fa parte dei Tilakkhana, cioè dei Tre Segni di Esistenza, che sono:
    • Anicca (impermanenza)
    • Dukkha (insoddisfazione/sofferenza)
    • Anatta (Non-Sé)

    Guardando a sezioni del Tripitaka come SN 18.1-10 (Pathamavagga, Rahulasamyutta), il Buddha combina i Tilakkhana per fornire la seguente argomentazione: Ciò che è impermanente è sofferenza, e ciò che è sofferenza non è il Sé. Di fatto il Buddha in queste Sutta ci dice:
    "Quello che è impermanente, fonte di sofferenza e soggetto al cambiamento, è idoneo a essere considerato in questo modo: 'Questo è mio, questo sono io, questo è il mio Sé'?"
    Come riferimento per questa traduzione in italiano, ho usato le traduzioni in inglese dei Venerabili Bhikkhu Bodhi e Bhikkhu Sujato. L'originale in Pali è il seguente:
    “Yaṁ panāniccaṁ dukkhaṁ vipariṇāmadhammaṁ, kallaṁ nu taṁ samanupassituṁ: ‘etaṁ mama, esohamasmi, eso me attā’”ti?
    Ci sarebbe da parlare di alcuni passaggi del Dhammapada che riguardano i Tilakkhana, più nello specifico Dhp 277-279 (Maggavagga), dove vien detto che tutti i fenomeni condizionati sono impermanenti e sofferenza ma che tutti i fenomeni, senza specificare se siano condizionati o meno, sono Anatta. Teologicamente questi versi del Dhammapada sono importanti, ma devo cercarmi e ripassarmi il motivo.
    Ci sarebbe veramente tanto da dire dell'evoluzione successiva del concetto grazie a figure figure come Nagarjuna, Aryadeva e Vasubandhu, ma per ora mi limiterò a coprire solo i primi testi.

  8. #8
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    Predefinito Re: Il Se nel Buddhismo

    Citazione Originariamente Scritto da Saddha Visualizza Messaggio
    Quando parlo di trasformare la coscienza, mi riferisco a qualcosa di molto più radicale che di un cambio di opinione. Ovviamente questa trasformazione è in funzione a risolvere quel senso d'insoddisfazione a cui faccio riferimento, e non penso che per l'individuo sia cosa dannosa. A parte quello, reitero che il rapporto società e religione sia complesso. Che ci siano opportunisti che sfruttano la religione per controllo è fuori discussione, ma ognuna approccia le tradizioni in modo diverso e non necessariamente vedendoci le stesse cose.
    Cito questa frase che ho preso da un altro tuo thread perché è inerente a quel Sè che ogni essere umano dovrebbe "scoprire" in se stesso,...avrei potuto usare anche il termine "svelare" in stesso.
    Purtroppo questa capacità l'essere umano non ce l'ha.
    Non possiamo togliere il velo a qualcosa che non conosciamo.
    La Verità, ovvero questo Vero Sè, si rivela a noi per una Grazia a noi sconosciuta.
    Questa Benedizione misteriosa non è figlia di un nostro agire Santo, di una nostra Opera meravigliosa, o di uno studio ultradecennale sui dei Testi Sacri.
    E figlia solamente del fatto che siamo Amati e noi siamo un vaso vuoto che aspetta di essere riempito da questo Amore.
    Tu non devi trasformare la tua Coscienza perché pensi che questa trasformazione ti toglierà quell'insoddisfazione.
    Non devi svuotare il tuo vaso dal tuo dolore per fa posto a questo Amore che è GIA' a tua disposizione.
    Quando quest'acqua riempirà il tuo vaso, tu non avrai più sete e ti accorgerai che quel vaso era pieno, ma tu lo percepivi vuoto.
    L'acqua non può essere separata dalla sete. Questa separazione non esiste. Questa dualità tra noi e questo Amore non esiste...
    *
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  9. #9
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    Predefinito Re: Il Se nel Buddhismo

    Quando Kobe Bryant si ritirò dall'attività agonistica scrisse una lettera d'addio dichiarando tutto il suo amore per la pallacanestro.
    Questo amore che era fonte di felicità e appagamento era l'esperienza del Vero Sè?
    Quando un cantante che ama la musica e il canto fa piangere il pubblico trasmettendo il suo amore attraverso la propria voce, ebbene questa gioia che gli ascoltatori provano è un'esperienza spirituale?
    Quando una religione dichiara attraverso i suoi Vangeli il suo amore per Dio, ma per noi questo Regno dei Cieli non si realizza, a questo punto rimane ancora un'esperienza spirituale o è solo la descrizione di un'esperienza spirituale?
    Se ci sentiamo vivi attraverso uno sport , la musica, o attraverso qualsiasi attività che ci appassiona ivi compresa la religione, perché dovremmo fare delle distinzioni tra il sacro e il profano.
    Questa distinzione esiste solo per quelli che vivono nella dualità e non hanno ancora avuto l'esperienza del Vero Sè.

    Se un'amante del trekking mi dice che quando era appeso a una ferrata a strapiombo in una vallata, e ha incominciato a piangere di gioia perché si sentiva un tutt'uno con quella montagna e quel panorama, ovvero con il Tutto. Non ha importanza che quel momento faccia parte dell'immanenza, in quell'attimo ha trasceso la sua dualità, e il Vero Sè si è manifestato, ma la dualità ha ancora quel potere di farti credere che avrai esperienza del tuo Vero Sè solo se sarai attaccato a 3000 metri alla parete di una montagna. Quindi quella dualità ti fa tornare esattamente nel medesimo posto con l'aspettativa di avere quell'esperienza e alla fine ti accorgi che non hai più quell'esperienza e come dice Buddha incomincia ad apparire piano piano un dolore, non perché quell'esperienza iniziale del Vero Sè non sia stata Vera, ma quella di non aver compreso che quel Vero Sè è sempre disponibile per te anche quando sei seduto sul divano di casa tua...
    *
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    Predefinito Re: Il Se nel Buddhismo

    Citazione Originariamente Scritto da Z4rdoz Visualizza Messaggio
    Cito questa frase che ho preso da un altro tuo thread perché è inerente a quel Sè che ogni essere umano dovrebbe "scoprire" in se stesso,...avrei potuto usare anche il termine "svelare" in stesso.
    Purtroppo questa capacità l'essere umano non ce l'ha.
    Non possiamo togliere il velo a qualcosa che non conosciamo.
    La Verità, ovvero questo Vero Sè, si rivela a noi per una Grazia a noi sconosciuta.
    Questa Benedizione misteriosa non è figlia di un nostro agire Santo, di una nostra Opera meravigliosa, o di uno studio ultradecennale sui dei Testi Sacri.
    E figlia solamente del fatto che siamo Amati e noi siamo un vaso vuoto che aspetta di essere riempito da questo Amore.
    Tu non devi trasformare la tua Coscienza perché pensi che questa trasformazione ti toglierà quell'insoddisfazione.
    Non devi svuotare il tuo vaso dal tuo dolore per fa posto a questo Amore che è GIA' a tua disposizione.
    Quando quest'acqua riempirà il tuo vaso, tu non avrai più sete e ti accorgerai che quel vaso era pieno, ma tu lo percepivi vuoto.
    L'acqua non può essere separata dalla sete. Questa separazione non esiste. Questa dualità tra noi e questo Amore non esiste...
    Già distinguere dualità e non-dualità, ignoranza e conoscenza e così via potrebbe considerarsi improprio. Ma a parte questo penso di aver avuto la mia manciata di "esperienze":
    Non c'è vita e non c'è morte;
    Non c'è soddisfazione e non c'è insoddisfazione;
    Non c'è realtà e non c'è irrealtà;
    Non c'è verità e non c'è falsità;
    Non c'è il tutto e non c'è il nulla;
    Non c'è unicità e non c'è molteplicità;
    Non c'è uguaglianza e non c'è differenza;
    Non c'è percezione e non c'è assenza di percezione;
    Non c'è affermazione e non c'è negazione e così via.
    Il silenzio è insufficiente, quindi che possono fare le parole (e anche qui potremmo dire che non c'è silenzio e non c'è suono)?

    Comunque, quello di cui si parla qui è il Sé nel Buddhismo specificatamente. La cosa che più si avvicina di più alla non-dualità nei testi in Pali (ed il loro equivalente Cinese) forse è l'8° Jhana, ma i testi parlano chiaro che l'8° Jhana non è il Nirvana. Il Buddha non si esprime sull'esistenza del Sé e si limita a indicare ciò che non è il Sé. Penso che parlare delle Upanishad in questo contesto abbia senso solo se si parla della loro potenziale influenza (soprattutto delle Upanishad pre-buddhiste come la Brihadaranyaka Upanishad).

 

 
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