Altra grande rottura di senso è il riconoscimento della sessualità indistinta, gioiosa e vitale del bambino. Il bambino è, secondo Mieli, l’espressione più pura della transessualità profonda cui ciascun individuo è votato. È l’essere sessuale più libero, fino a quando il suo desiderio non viene irregimentato dalla Norma eterosessuale, che inibisce le potenzialità infinite dell’Eros. Discorso eversivo e scomodo oggi più che mai, in una società attanagliata dal tabù che investe senza appello il binomio sessualità-infanzia, ossessione quasi patologica che trasforma il timore della pedofilia in una vera e propria caccia alle streghe.
Per aiutarci a individuare una chiave di lettura più facile, un articolo dell’8 agosto 2015 pubblicato su
, senza mezze parole, che Mauro Mieli non era affatto un pedofilo e che il suo modo di teorizzare la sessualità aveva fatto tanto rumore contestualmente al periodo storico: alla fine degli anni ’70, infatti, l’omosessualità era ancora considerata un disturbo e si dovette aspettare la metà degli anni ’80 perché l’OMS
È scientificamente accertato – anche dalla psicologia, nel frattempo cambiata – che la sessualità debba avvenire tra soggetti paritari e consenzienti. E non può esserci rapporto simmetrico tra un adulto e un bambino. Ciò porta, va da sé, tutta una serie di implicazioni morali che il movimento LGBT non ha mai messo in discussione, ovvero: non si fa sesso con i bambini.ù
Più chiaramente:
La psicologia di allora (era il 1977) condannava l’omosessualità come perversione e per opporsi a quelli che l’autore chiamava “psiconazisti”, riabilita tutte le parafilie: coprofagia, zoofilia, necrofilia e sesso con i minori. Il punto di partenza era però estremamente diverso: Mieli, infatti, non teorizzava la libertà dell’adulto di abusare a suo piacimento del minore. Era semmai l’individuo sessualmente libero a poter disporre del suo corpo sin dalla più giovane età.
Secondo un editoriale
pubblicato sul blog del
Fatto Quotidiano il 12 marzo 2013, inoltre, leggiamo che Mario Mieli affermava che l’omosessualità non esistesse, con l’intento di attaccare duramente ogni etichetta che categorizzasse gli orientamenti sessuali. Mieli, come sostiene la maggior parte degli intellettuali e delle
fonti bibliografiche,
era un intellettuale provocatore che viveva nella sfida perenne, e da più parti vi è accordo nel sostenere che Mario Mieli non fosse un pedofilo.
Mario Mieli non era un pedofilo
La cronaca italiana è priva di articoli nei quali si parla di arresto per molestie sessuali verso i bambini da parte dello scrittore e attivista. Nel dicembre 1974
fu condannato al pagamento di una multa per essersi aggirato seminudo e in stato di alterazione psichica all’aeroporto di Londra, nel quale si aggirava perché cercava un poliziotto con il quale voleva fare sesso, e poco prima
era stato arrestato a Piccadilly Circus durante una manifestazione gay perché era vestito da suora.È comprensibile, tuttavia, che i temi della violenza sui minori e della pedofilia siano oltremodo delicati e non liquidabili con una semplice analisi fatta di link e riferimenti, ma ricordiamo che quanto affermato da Mario Mieli nel suo saggio
Elementi di critica omosessuale richiede, ancora oggi, la contestualizzazione storica delle sue affermazioni, una logica consigliata da più fonti bibliografiche e da più teorici.Sulla base di una lettura affrettata di tali teorie, infatti, la scrittrice Silvana De Mari nel giugno 2019
è stata condannata per diffamazione a una multa di 1000 euro per aver sostenuto, durante un’intervista rilasciata al quotidano
La Croce, che al circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli” di Roma si provasse simpatia per pedofilia, necrofilia e coprofagia.Con la sua frase riportata dalle
Sentinelle In Piedi – Siracusa, dunque, Mario Mieli rispondeva con provocazione e sentimento di sfida a un contesto storico durante il quale l’omosessualità era ancora considerata una perversione e una malattia mentale.
https://www.bufale.net/mario-mieli-p...more-con-loro/