Foto di peni in chat, storia di Flavia e della sua denuncia impossibile: “Mi hanno riso tutti in faccia ma anche questa è violenza”
Anche le forze dell’ordine non hanno preso seriamente la querela della ragazza
Ed è questo che è successo anche a Flavia, 34enne napoletana, con la passione per il racconto sui social. Flavia in un pomeriggio qualunque ha ricevuto un messaggio privato su Instagram. Spesso i follower le chiedono consigli in privato e lei è ben lieta di rispondere. Così ha aperto il messaggio arrivato da un contatto sconosciuto e si è trovata davanti la testa rossa di un glande. Sotto il numero di telefono e frasi oscene. Il tutto ovviamente non richiesto.
Disgustata per l’accaduto ha telefonato alla Polizia Postale per chiedere come fare a denunciare l’accaduto che è a tutti gli effetti una molestia sessuale proprio per via del carattere indesiderato e non richiesto. Il consenso è fondamentale, non solo nelle relazioni quotidiane, ma anche negli spazi digitali e il fatto che queste foto ricadano nella categoria del “non richiesto” le qualifica assolutamente come violenza. “Sono rimasta molto sorpresa quando la centralinista, una donna, mi ha risposto al telefono e ironizzato dicendo: ‘dica la verità? Vuole sapere a chi appartiene quel numero?’ – racconta Flavia – Io non ci ho trovato nulla da ridere. Comunque mi ha detto di recarmi al commissariato territoriale”.
Flavia, decisa a segnalare quel numero per evitare che altre donne ricevessero la stessa foto o peggio, ha seguito le istruzioni ed è andata al commissariato vicino casa. “Quando sono arrivata il poliziotto che mi ha accolta era divertito dalla vicenda – continua il racconto – Mi ha detto che non avevano i moduli da farmi compilare per sporgere denuncia. Mi ha dato un facsimile dicendomi di tornare a casa, ricopiarlo al computer compilandolo. Perché poi non potevo avere lo stesso foglio da compilare? Poi dovevo anche allegare lo screenshot della chat e la foto del pene ricevuto”.
“La cosa assurda è che c’era tanta gente in fila per denunce di vario tipo, che si possono fare anche online, ma perché per denunciare un reato informatico invece è tutto così difficile?”, si chiede Flavia. A ogni modo la 34enne non si è persa d’animo decisa a portare avanti quella denuncia legittima ma che fino ad ora quelli che aveva incontrato avevano sminuito e deriso. “Non avendo la stampante a casa sono anche dovuta andare dal cartolaio e chiedergli di stamparmi la foto del pene da allegare alla denuncia. Risate anche lì. Mi chiedo: ma se queste foto le avessero ricevuto le loro figlie? Avrebbero riso a crepapelle?”
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