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fante di
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Mentre prepara per il volgo un paradiso artificiale – una volta si chiamava eroina o LSD, ora si chiama Metaverso – Mark Zuckerberg accresce il suo concretissimo e pingue paradiso reale.
Il fondatore di Facebook si è appena comprato 110 acri (circa 44 ettari) di terra alle Hawaii. Ha ampliato il ranch di Koolau che già possedeva insieme alla moglie e che ora assume un’estensione complessiva di 1400 acri: circa 566 ettari. I due lo considerano la loro seconda casa: la prima, è a Palo Alto, in California. E la gente del posto considera Zuckerberg come il fumo negli occhi.
Rappresenta il neocolonialismo, per usare le parole pronunciate da un docente universitario locale circa un anno dopo lo sbarco alle Hawaii di Zuckerberg. Ma si potrebbe anche dire: si comporta come i signorotti medievali coi servi della gleba. Zuckerberg e consorte infatti intentarono un’azione legale contro centinaia di hawaiani che, per via di complicate vicende patrimoniali, conservavano degli interessi relativi a piccole porzioni di terra situata all’interno del ranch.
I 566 ettari di Zuckemberg sono veramente tanta roba. Costituiscono 5.660.000 metri quadrati di terreno. Un giardino di 100 metri quadrati già si situa al di là dei sogni che la generalità delle persone può permettersi (Metaverso a parte).
Soltanto per allargare Koolau con gli ultimi 110 acri, Zuckerberg ha speso 17 milioni di dollari. Se è vero che il reddito medio da lavoro statunitense è pari a 60.558 dollari l’anno, ed è oltretutto uno dei più alti dell’OCSE, uno statunitense medio dovrebbe lavorare 280 anni per comprarsi l’ampliamento del ranch di Koolau. Un italiano (reddito medio da lavoro: 36.658 dollari all’anno) dovrebbe invece lavorare per 463 anni.
Zuckerberg ha cominciato a comprare Koolau nel 2014: 700 acri, 100 milioni di dollari. Nell’aprile di quest’anno, altri 600 acri per 53 milioni di dollari. E ora 110 acri a mo’ di ciliegina sulla torta. Praticamente ha più che raddoppiato la sua già non certo indifferente proprietà nel giro di otto mesi soltanto.
La stupefacente disponibilità finanziaria che Zuckerberg ha dimostrato per il suo buen retiro hawaiano – 53 milioni di dollari in aprile, 17 milioni di dollari in dicembre – è un segno di questi tempi tristi in cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
La concentrazione della ricchezza è l’effetto della distruzione creativa dell’economia legata all’epidemia Covid che piace a Draghi e a quelli come lui. E del resto, Zuckerberg si è meritato la gratitudine dei Governi applicando su Facebook l’inquisizione digitale contro le voci non allineate a quelle ufficiali. Così ora può raddoppiare il suo concreto paradiso terreno gettando in pasto al volgo, col Metaverso, un boccone di quello artificiale.