Originariamente Scritto da
Vladimir Ilyich
La scienza e la pratica della ricerca hanno ormai da molti anni stabilito un principio che fino ad oggi non era mai stato messo in discussione, ovvero che prima di poter essere considerato “sperimentato”, un farmaco dovesse terminare tutte le tre fasi sperimentali - fase 1, fase 2a/b e fase 3. Solo a quel punto veniva concessa dagli enti regolatori l’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC).
Certo, la situazione pratica poteva essere nei fatti più “ingarbugliata”: potevano essere condotti studi successivi all’AIC - fase 4 - per chiarire alcuni punti secondari riguardo all’efficacia specifica in alcuni clusters specifici di pazienti, potevano essere iniziati nuovi studi di fase 2 o 3 su nuove, differenti indicazioni o segmenti di pazienti - tipo per esempio l’età pediatrica - o poteva essere richiesta - ed eventualmente concessa - l’autorizzazione condizionata all’immissione in commercio.
Ma cos’è in effetti questa “autorizzazione condizionata”? Leggiamo direttamente dal sito di EMA
https://www.ema.europa.eu/en/human-r...-authorisation https://www.ema.europa.eu/en/human-r...-authorisation
Possiamo quindi già notare come per un farmaco che abbia ricevuto questo tipo di approvazione i dati di efficacia e sicurezza disponibili sono
meno completi di quelli che normalmente vengono richiesti per un approvazione standard.
È del tutto logico e ragionevole ritenere che questa
incompletezza altro non significhi che i dati presentati siano
insufficienti per un’approvazione standard - altrimenti verrebbe concessa appunto tale autorizzazione e non quella condizionata.
Ma condizionata a che cosa? Proseguiamo la lettura.
Ecco spiegato l’arcano: le condizioni richieste sono in buona sostanza l’obbligo di [b]portare a termine la sperimentazione[/]. E la logica vuole che una cosa che ancora dev’essere portata a termine non possa essere ritenuta terminata.
Certo, esistono dei dati preliminari di efficacia e sicurezza che - data l’urgenza, l’emergenza e l’assenza di alternative - consentono di autorizzare l’uso del prodotto, ma tali dati sono
incompleti ed insufficienti a permettere un’autorizzazione standard
Dopo un anno, andranno verificati i nuovi dati raccolti nel corso della sperimentazione - che quindi, pacificamente, non è terminata - e andrà anche verificato il permanere dell’emergenza e [b]l’assenza di alternative approvate[/] (per i vaccini anticovid, con l’approvazione dei monoclonali e degli antivirali quest’assenza di alternative iste non sussistere più.
Sgombriamo subito il campo dalle obiezioni che sostengono la natura di mera “sorveglianza” o “farmacovigilanza” degli studi tuttora in corso sui vaccini: in realtà quelli che verranno raccolti fino a aprile 2023 sono dati di efficacia relativi a singolare doppia inoculazione, così come dati sulla sicurezza e tollerabilità.
Siamo quindi in presenza di uno studio sperimentale in cui la raccolta dei dati relativi ai cosiddetti “endpoints” - ovvero l’efficacia nel prevenire l’insorgere a della malattia, e l’assenza di effetti collaterali gravi - non è ancora terminata.
La sperimentazione è dunque pacificamente in corso e terminerà solo con la chiusura degli studi di fase 3.