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Risultati da 1 a 9 di 9
  1. #1
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    Predefinito Covid, nucleare, mutamenti climatici, OGM, HIV, cellule staminali, voli spaziali, ...

    Su questi e altri argomenti, secondo voi gli scienziati hanno il controllo della situazione (per quello che questo può significare) ?

    O il condizionamento politico e affaristico é troppo pesante?
    O troppo é ancora ciò che la scienza ignora ?
    O il problema é scorrettamente polarizzato dalla eccessiva diffidenza verso la scienza da parte di buona parte dell'opinione pubblica?

    Questo non vuole essere un sondaggio. Per favore, non votate ma argomentate.

  2. #2
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    Predefinito Re: Covid, nucleare, mutamenti climatici, OGM, HIV, cellule staminali, voli spaziali,

    Dunque, non so esattamente cosa significhi avere il controllo della situazione.
    Molti degli argomenti citati si riferiscono a sistemi complessi, cioè sistemi di cui è per definizione impossibile una previsione certa sull'evoluzione del sistema. Per esempio il clima dipende da tanti fattori noti e da tanti fattori ignoti, è tuttora incredibilmente difficile sapere come una singola proteina si arrotola (la forma di una proteina ne determina le proprietà), pur conoscendo la composizione chimica e i legami interni, figuriamoci conoscere un intero virus per non parlare della previsione delle possibili mutazioni...
    Far ragionare un idiota non é impossibile, é inutile

  3. #3
    Forumista senior
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    Predefinito da: Jeremy Rifkin - Il secolo Biotech

    8. UN COMMENTO PERSONALE.

    Negli ultimi vent'anni, ho manifestato una crescente preoccupazione per molti aspetti
    dell'emergente rivoluzione biotecnologica. Questo ha spinto molti esponenti di spicco della
    comunità scientifica, e il pubblico in generale, a chiedersi se in realtà io sia
    semplicemente contrario alla scienza e all'introduzione di nuove tecnologie. La questione
    non é essere o meno contrari alla scienza e alla tecnologia, ma piuttosto quale tipo di
    scienza e di tecnologia desiderare. Mi viene in mente l'atteggiamento del Vaticano all'inizio
    dell'era moderna, critico e rigidissimo. Ogni punto di vista che sembrava sfidare
    l'ortodossia della Chiesa ufficiale venne marchiato come empio e blasfemo. Il messaggio
    era chiaro: c'é un solo modo di credere in Dio.
    Il fatto é che, proprio come esistono molti modi di celebrare Dio, altrettanti ne esistono per
    celebrare la scienza. Ci siamo cos abituati a pensare alla scienza in termini strettamente
    baconiani che abbiamo perso di vista gli altri approcci per imbrigliare i segreti della natura.
    Come é stato detto nel capitolo "La sociologia del gene¯, Bacone considerava la natura
    come una "comune prostituta¯ e spronava le future generazioni a "sottometterla¯, a
    "spremerla¯, a "forgiarla¯ e a "formarla¯ cos che "l'uomo¯ potesse diventare il suo
    padrone e il sovrano indiscusso del mondo fisico. Molti dei biologi molecolari di oggi sono
    gli eredi della tradizione di Bacone. Essi vedono il mondo in termini riduzionisti e
    considerano il loro compito come quello dei grandi ingegneri, perennemente impegnati a
    correggere, ricombinare, riprogrammare le componenti genetiche della vita per creare
    organismi più accondiscendenti, più efficienti, più utili, da mettere al servizio
    dell'umanità. Nella loro ricerca essi favoriscono spesso l'isolamento rispetto
    all'integrazione, la separazione all'unione e l'uso della forza all'educazione.
    Altri nel campo della biologia, sebbene ugualmente rigorosi, hanno un approccio verso
    una natura più integra. Le scienze dell'ecologia, che stanno aumentando in importanza e
    in levatura, vedono la natura come una ragnatela priva di giunture fatta di miriadi di
    rapporti simbiotici e di interdipendenze, tutti incastrati in più grandi comunità biotiche che
    insieme formano un singolo organismo vivente, la biosfera. Gli ecologi favoriscono forme
    più sottili di manipolazione pensate per aumentare piuttosto che per dominare o
    interrompere le relazioni già esistenti, mantenendo sempre uno sguardo sulla
    preservazione della diversità ecologica e sul mantenimento dei legami della comunità.
    Ognuno di questi approcci alle scienze biologiche porta a modi di agire molto differenti.
    Per esempio, nel primo capitolo abbiamo sottolineato che nel campo dell'agricoltura i
    biologi molecolari stanno conducendo degli esperimenti, usando nuovi metodi, per riuscire
    a inserire nel codice di alcune piante dei geni che ne aumentino il potenziale nutritivo e le
    rendano più resistenti agli erbicidi, ai parassiti, ai batteri e ai funghi. Il loro obiettivo é
    quello di creare un rifugio riservato, sicuro e difeso dalla vasta comunità biotica. Molti
    ecologi, d'altro canto, stanno usando il nuovo flusso di dati genetici per comprendere al
    meglio i rapporti che intercorrono tra le influenze ambientali e le mutazioni genetiche, allo
    scopo di compiere progressi nella scienza dell'agricoltura basata sull'ecologia. Il loro
    scopo é di unire le ricchissime informazioni genetiche che si stanno raccogliendo, con le
    conoscenze su come funzionano gli ecosistemi, per stabilire un approccio più integrale
    all'agricoltura, basato sul controllo dei parassiti, sulla rotazione delle colture, sulla
    fertilizzazione organica e sugli altri metodi sostenibili, pensati per rendere la produzione
    agricola compatibile con le dinamiche dell'ecosistema delle regioni in cui si coltivano certe
    piante.
    In medicina avviene la stessa cosa: nel primo e nel quarto capitolo abbiamo notato che i
    biologi molecolari si stanno concentrando sulla chirurgia "genetica somatica¯ : l'idea é
    quella di inserire geni alterati nel paziente, per "correggere¯ le malattie. I loro sforzi sono
    volti a curare persone che si sono già ammalate. Tuttavia altri ricercatori, incluso un
    piccolo ma crescente numero di biologi molecolari, stanno esplorando le relazioni che
    intercorrono tra le mutazioni genetiche e i fattori ambientali scatenati. Negli Stati Uniti
    d'America e negli altri Paesi industrializzati, più del 70% dei decessi é attribuibile a quelle
    che i medici chiamando "malattie da benessere¯ . Infarti, ictus, cancro al polmone, al
    colon e alla prostata, diabete, sono fra le malattie da benessere più comuni. Mentre ogni
    individuo ha varie predisposizioni genetiche a queste malattie, i fattori ambientali, inclusi
    l'alimentazione e lo stile di vita, sono gli elementi che maggiormente contribuiscono allo
    sviluppo delle mutazioni genetiche. Il fumo eccessivo, ingente consumo di alcol, diete
    ricche di grassi animali, l'uso dei pesticidi e di altri prodotti chimici velenosi, le acque
    contaminate e i cibi contaminati, l'inquinamento atmosferico e le abitudini di vita
    sedentaria, sono stati indicati, studio dopo studio, come la causa di mutazioni genetiche e
    dell'insorgenza di molte di queste malattie.
    Il Progetto genoma umano sta fornendo ai ricercatori informazioni vitali sulle caratteristiche
    dei geni recessivi e sulle predisposizioni genetiche per una serie di malattie. Eppure a
    tutt'oggi sono stati condotti pochi studi su come la predisposizione genetica interagisca
    con i materiali tossici nell'ambiente, con la metabolizzazione dei diversi cibi e con lo stile di
    vita, fino a causare mutazioni genetiche e la loro manifestazione fenotipica. Il nuovo
    approccio olistico alla medicina umana vede il genoma individuale come parte di una
    struttura organica, che interagisce con il suo ambiente in continuazione, ma ne é anche
    influenzato. Si sta cercando di usare le informazioni genetiche e ambientali, ormai cos
    sofisticate, per fare in modo che le mutazioni genetiche non avvengano. (Deve essere
    ricordato, comunque, che un certo numero di malattie genetiche sembrano essere
    inevitabili e immuni dalla mediazione ambientale.)
    Ci si potrebbe domandare, pensando all'agricoltura, alla medicina e a qualsiasi altro
    settore, perchè entrambi gli approcci alla scienza applicata non possano convivere,
    completandosi e potenziandosi a vicenda. La verità é che il mercato favorisce l'approccio
    più riduzionista per l'ovvia ragione che, almeno per ora, é il modo migliore per far soldi.
    Infatti, anche se esiste un crescente mercato per frutta e verdura organica e per i prodotti,
    i programmi, le tecniche di medicina preventiva, gli investimenti maggiori vengono fatti
    nell'agricoltura biotecnologica e nella medicina orientata alla malattia. Tutto questo
    potrebbe cambiare, ma bisognerebbe cambiare il modo in cui concepiamo la scienza e le
    sue applicazioni: dovremmo essere consapevoli e anzi favorire in tutti i modi un metodo
    scientifico basato sulla nozione di diversità, ma anche sulla sua gemella,
    l'interdipendenza.
    Tutte le visioni della scienza che ho delineato sono basate su una diversa serie di valori,
    sebbene io sospetti che la maggior parte dei biologi molecolari continuino a credere
    fermamente che il loro approccio é imparziale, oggettivo, e rappresenta l'unica vera e sola
    scienza. Malgrado le loro proteste, quello che si vede dipende in ultima analisi da quello
    che si sta cercando. La ricerca é sempre condizionata dai pregiudizi dei ricercatori.
    Naturalmente, la scienza va di pari passo con la tecnologia. E' incredibile come il nostro
    approccio alle tecniche biotecnologiche di "splicing" genetico non sia mai stato sottoposto
    a un esame critico. L'atteggiamento fatalista del "se siamo in grado di farlo, lo faremo¯,
    chiarisce a fondo quanto poco noi si capisca di tecnologia, e che relazione abbiamo deciso
    di stabilire con essa. Ormai consideriamo i progressi tecnologici alla stregua
    dell'evoluzione della natura, come se essi fossero parte del nostro destino, ineludibili: il
    messaggio implicito é ovviamente che opporsi ai progressi tecnologici é sciocco e inutile
    come tentare di opporsi all'evoluzione della natura. Conosco biologi molecolari che
    credono sinceramente che la loro abilità di apportare cambiamenti nel codice genetico
    degli esseri viventi rappresenti l'inevitabile passo successivo di un processo evolutivo e sia
    altrettanto inarrestabile quanto la selezione naturale in sè. Per più di un secolo abbiamo
    lavorato con la convinzione assurda, ma nondimeno profondamente radicata, che le
    tecnologie siano neutrali e che non siano portatrici di alcun valore particolare. L'idea che le
    innovazioni tecnologiche potrebbero essere proiezioni, costruite a partire da una certa
    struttura sociale, di una particolare visione del mondo, e che esse acquistino forza grazie
    all'influenza del mercato e siano diffuse dal clima sociale del momento, é semplicemente
    improponibile per molti scienziati.
    Rivestendo ogni nuova tecnologia di neutralità e inevitabilità, i molti e speciali interessi
    che hanno cos tanto da guadagnare dalla velocità con la quale vengono introdotte e
    accettate le loro "invenzioni¯ si liberano da ogni responsabilità di dover ponderare il
    merito, la saggezza o l'appropriatezza dei loro "contributi¯ . Le tecnologie, tuttavia, sono a
    tutti gli effetti portatrici di valori e, volendo, sono evitabili. Le tecnologie sono amplificazioni
    ed estensioni dei nostri corpi biologici, appendici che noi creiamo servendoci di ci• che ci
    offre la Terra. Le creiamo per "gonfiarci¯ a dismisura, e superare più facilmente le
    limitazioni spaziali, minimizzare le restrizioni temporali ed espropriare e consumare meglio
    il mondo intorno a noi. Arco e freccia sono un'estensione del nostro braccio teso. Le
    automobili estendono le nostre gambe e i nostri piedi. I computer amplificano la nostra
    memoria. Ogni strumento che abbiamo creato rappresenta un aumento di potere, un modo
    di avere un vantaggio sulle forze della natura o sul nostro prossimo. L'esercizio di questo
    tipo di potere non é mai neutrale: nell'utilizzo del potere inerente a ogni nuovo strumento
    che modelliamo, qualcuno o qualcosa nell'ambiente é compromesso, diminuito o sfruttato
    per aumentare o assicurare il nostro personale benessere. Il punto é che il potere non é
    mai neutrale. Ogni volta che il potere viene applicato ci sono sempre dei vincitori e dei
    vinti.
    A questo punto, la domanda che ci si dovrebbe porre per ogni nuova tecnologia da
    applicare alla società é se il potere esercitato é appropriato oppure ha una portata o una
    potenzialità eccessiva e incontrollabile. Esistono delle tecnologie il cui insito potere é
    cos immenso e oscuro che la sua liberazione avrà come risultato una forte diminuzione
    piuttosto che un aumento e più male che bene? In definitiva, la tecnologia minaccia o
    piuttosto sostiene il labirinto dei rapporti che reggono la nostra vita? L'energia nucleare é
    un buon esempio di una tecnologia il cui potere é cos totalmente schiacciante e cos al
    di là di una scala appropriata, da infliggere più male che bene. Il pericolo, sempre
    presente, degli incidenti nucleari, insieme alla minaccia a lungo termine dell'accumulo dei
    rifiuti radioattivi, in paragone rende insignificante qualunque vantaggio immediato che
    riesca a trarne il mercato. Il potere nucleare minaccia l'ambiente invece di sostenerlo e,
    quindi, non dovrebbe essere usato come fonte di energia.
    La divisione dell'atomo e la scoperta della doppia elica del D.N.A. rappresentano i due
    più importanti eventi scientifici del ventesimo secolo: il primo é un "tour de force" della
    fisica e il secondo della biologia. Entrambe le scoperte, quando vengono tradotte e
    applicate tramite le relative nuove tecnologie, mostrano il loro impareggiabile potere di
    alterare sia il mondo fisico sia quello naturale. Nel caso della tecnologia nucleare, sotto
    forma di bomba atomica e di energia nucleare, alcune nazioni hanno deciso in ritardo di
    ridurre e addirittura di cessarne la produzione e l'uso, concludendo che il rischio di
    impiego, sia per l'ambiente sia per le generazioni presenti e future, supera qualsiasi
    potenziale beneficio. In più di mezzo secolo sono state lanciate sulla popolazione umana
    solo due bombe atomiche. L'energia nucleare, un tempo considerata la più vasta fonte di
    potere che sia mai stata sviluppata, é stata parzialmente o completamente abbandonata
    in molti Paesi per ragioni economiche e ambientali. In entrambi i casi, fu l'opinione
    pubblica che forz• il cambiamento della politica. La maggior parte dei fisici coinvolti nella
    ricerca, come la maggior parte delle industrie che finanziarono e ottennero dei profitti dallo
    sviluppo e dall'introduzione di queste due potenti tecnologie nucleari, continuano ancora
    oggi a sostenerne lo sviluppo.
    Se il secolo che sta per finire é stato l'era della fisica, e la tecnologia nucleare il suo fiore
    all'occhiello, allora il secolo che sta per iniziare apparterrà alla biologia e la sua principale
    tecnologia sarà l'ingegneria genetica. Sembra quindi ragionevole porre, all'inizio di questo
    nuovo secolo, la domanda che dovrebbe essere posta per ogni rivoluzione tecnologica. Il
    potere delle nuove tecnologie genetiche é un appropriato esercizio di potere?
    Salvaguarda e aumenta piuttosto che destabilizzare e diminuire la diversità biologica del
    pianeta? E' facilmente gestibile o é in fondo incontrollabile? Protegge le opportunità o
    sminuisce le opportunita per le generazioni future e per le altre creature che vivono con
    noi? Promuove il rispetto per la vita o lo diminuisce? Se facciamo un'analisi costi-benefici,
    fa più male che bene?
    Sebbene possa sembrare altamente improbabile, addirittura inconcepibile, per la maggior
    parte dei protagonisti di questa nuova rivoluzione tecnologica che l'ingegneria genetica,
    con tutte le sue potenziali promesse, alla fine possa essere parzialmente rifiutata,
    dobbiamo ricordarci che solo una generazione fa sarebbe stato altrettanto inconcepibile
    immaginare il parziale abbandono dell'energia nucleare, che per anni era stata
    abbracciata cos entusiasticamente come l'estrema salvezza per una società il cui
    appetito di energia appariva quasi insaziabile. E' possibile che, nel prossimo secolo della
    biotecnologia, la società accetti alcuni usi dell'ingegneria genetica e ne rifiuti altri. Si
    potrebbe, per esempio, essere favorevoli allo "screening" genetico - ovviamente con tutte
    le cautele - per riuscire a predire con maggior precisione la comparsa di malattie
    inabilitanti, specialmente quelle che possono essere guarite grazie a cure tempestive. Le
    nuove tecnologie di "splicing" genetico potrebbero essere il punto di partenza per la
    creazione di una nuova generazione di farmaci, in grado di salvare delle vite. D'altro canto,
    l'uso della terapia genica per apportare dei cambiamenti correttivi nelle linee germinali
    umane, colpendo le potenzialità delle generazioni future, é molto più problematica,
    come lo é lo sforzo compiuto per rilasciare un grande numero di organismi transgenici
    nella biosfera della Terra. La società potrebbe dire di s ad alcune delle opzioni
    dell'ingegneria genetica e no ad altre. Dopotutto, anche la tecnologia nucleare é stata alla
    fine sfruttata per altri scopi, oltre alla produzione di energia e alla creazione di bombe.
    Anche un rifiuto di alcune delle tecnologie genetiche non significa che l'insieme delle
    informazioni genetiche e ambientali che sono state raccolte non possano essere usate in
    altri modi. Anche se il ventunesimo secolo sarà l'era della biologia, l'applicazione
    tecnologica delle conoscenze che acquisiamo pu• assumere diverse forme. Credere che
    l'ingegneria genetica sia l'unica applicazione pratica delle nostre nuove conoscenze della
    biologia e delle scienze della vita, ci limita e ci impedisce di prendere in considerazione
    altre opzioni, che potrebbero essere molto valide per soddisfare i bisogni e realizzare i
    sogni delle generazioni di oggi e dl domani.
    E' importante ricordare che il problema non é dire s oppure no all'uso della tecnologia;
    non é mai stato cos, sebbene molti degli scienziati preferiscano identificare il problema
    in questo modo, lasciando l'impressione che se una persona si oppone alla loro particolare
    visione tecnologica vuol dire che é contraria alla tecnologia. In questo senso la loro
    posizione riguardo alla tecnologia rispecchia la loro posizione riguardo alla scienza: in
    entrambi i casi assumono una posizione fondamentalista, affermando che esiste un solo
    "vero percorso¯ verso il futuro.
    La domanda da porsi, invece, é: quali tipi di biotecnologie useremo nel prossimo secolo
    della biotecnologia? Useremo le nostre nuove conoscenze sul metabolismo delle piante e
    sui genomi degli animali, per creare dei "super-raccolti¯ manipolati geneticamente e degli
    animali transgenici, o invece troveremo nuove tecniche per fare progredire l'agricoltura
    ecologica e ci sforzeremo di trovare nuove pratiche più umane di allevamento animale?
    Useremo l'informazione che stiamo raccogliendo sul genoma umano per alterare il nostro
    profilo genetico o invece per perseguire nuove sofisticate tecniche di prevenzione delle
    malattie?
    Gli esseri umani sono per natura costruttori di strumenti. Modifichiamo e alteriamo
    continuamente il nostro ambiente per assicurarci il benessere e per aumentare le nostre
    prospettive di vita. Siamo anche abituati a correre alcuni rischi. Ma come decidiamo quali
    strumenti usare e quali rischi vale la pena correre? Visto che non é possibile essere dei
    profeti e non é possibile conoscere tutte le possibili ramificazioni e tutte le possibili
    conseguenze che potrebbero accompagnare le tante e nuove tecnologie che potremmo
    introdurre, dovremmo tentare di minimizzare i rischi e di mantenere aperto il maggior
    numero di opzioni possibili per quelli che verranno dopo di noi, incluse le altre creature
    viventi. Questo significa che quando si deve scegliere tra applicazioni tecnologiche
    alternative, sarebbe meglio optare per l'approccio più conservativo e meno radicale,
    poichè é quello che ha meno probabilità di causare sconvolgimenti e cambiamenti
    imprevisti. "Primo, non danneggiare¯ é un principio fondamentale e rispettato da molto
    tempo, in medicina. Il fatto é che quanto maggiore é il potere di una tecnologia di alterare
    e trasformare il mondo naturale - che significa poi potere di sfruttare l'ambiente per
    ottenere risultati immediati molto vantaggiosi - tanto più probabile é che essa distrugga e
    minacci la rete di relazioni esistente e che crei uno squilibrio da qualche altra parte
    nell'ambiente circostante. Quale, quindi, delle due diverse visioni della biotecnologia - da
    una parte l'ingegneria genetica, dall'altra l'ecologia e la medicina preventiva - é più
    radicale e spericolata? Quale delle due é più probabile che causi degli squilibri e quali
    invece é la più conservatrice e meno probabilmente causerà svantaggi indesiderati e
    imprevisti? Credo che la risposta sia ovvia.
    Potremmo decidere, in ultima analisi, di cambiare le priorità tecnologiche nel loro insieme.
    Adesso, le tecnologie di ingegneria genetica sono le applicazioni dominanti delle nuove
    scienze biologiche. Le applicazioni tecnologiche più integrate, le più sensibili alle
    dinamiche e alle interazioni degli ecosistemi, rimangono marginali nello sviluppo del
    secolo della biotecnologia. Tuttavia, nei prossimi anni non é difficile immaginare
    un'inversione di tendenza, Le biotecnologie più di sostegno all'ambiente e in generale
    più "sostenibili¯ potrebbero prendere il sopravvento, alcune delle tecniche di ingegneria
    genetica possano essere abbandonate e altre usate con molte limitazioni e solo come una
    soluzione da usare quando tutte le altre hanno fallito. Per esempio, in quei casi dove le
    pratiche di prevenzione e la medicina tradizionale sono insufficienti a sconfiggere malattie
    genetiche seriamente pericolose o mortali, l'intervento diretto sui geni potrebbe essere
    consigliabile e opportuno.
    Dovremmo anche considerare la reale possibilità che le nuove tecniche di ingegneria
    genetica potrebbero, in ultima analisi, non onorare molte delle loro promesse. Dico questo
    perchè la maggioranza dei biologi molecolari, sebbene usino il linguaggio della nuova
    cosmologia, sono ancora sposati alla vecchia struttura mentale industriale. Essi
    continuano a cercare di forzare i processi vitali in contesti lineari, credendo sia possibile
    manipolare lo sviluppo, gene dopo gene, come se un organismo fosse il mero
    assembramento dei geni di cui é costituito. Questo approccio alla biotecnologia é vecchio
    e riduzionista, caratterizzato dall'enfasi che pone sulla sequenzialità e sulla stretta
    causalità, e probabilmente avrà solo un successo parziale. Il secolo della biotecnologia
    apparterrà agli scienziati che penseranno in termini di sistemi, quelli che concepiscono la
    biologia più come un "processo¯ che come una "costruzione¯ e che vedono il gene,
    l'organismo, l'ecosistema e la biosfera come un "organismo superintegrato¯, in cui la
    salute di ogni parte dipende dalla salute e dal benessere dell'intero sistema. Questo E il
    motivo per cui l'ingegneria genetica potrebbe di fatto perdere la sua posizione di dominio a
    favore degli ecologi, il cui pensiero é pià in sintonia con una consapevolezza della
    biosfera. Se davvero le cose andranno in questo modo, nel secolo della biotecnologia, le
    tecniche di "splicing" genico potrebbero soccombere di fronte ad altre tecniche
    biotecnologiche assolutamente alternative.
    Sfortunatamente, gran parte delle discussioni sulla rivoluzione biotecnologica, fino ad ora,
    ha tenuto in scarsa considerazione questi problemi assolutamente fondamentali e si é
    concentrata più sulle "rivendicazioni¯ degli scienziati che conducono la ricerca e sulle
    "motivazioni¯ dei critici che mettono in dubbio il loro lavoro. L'uso di stereotipi fatto da
    entrambi gli schieramenti nei dibattiti e nelle discussioni ha di fatto impedito di affrontare le
    questioni generali di cui abbiamo parlato e di cui dobbiamo assolutamente tener conto ora
    che siamo per entrare nel secolo della biotecnologia. La mia opinione personale é che la
    maggioranza dei biologi molecolari impegnati nella ricerca genetica sono motivati dal loro
    desiderio di dare un contributo altamente significativo alla scienza e di migliorare la
    condizione umana tanto quanto lo sono da sogni di riconoscimenti monetari. Allo stesso
    modo, sebbene la maggior parte delle aziende che perseguono questa nuova frontiera
    economica é mossa dalla prospettiva di ottenere grandi guadagni, dopo aver parlato a un
    numero sufficiente di uomini d'affari dell'industria biotecnologica riconosco che anche loro
    credono che i loro sforzi miglioreranno il destino di milioni di persone e renderanno il
    mondo un posto migliore e più sicuro per le generazioni future.
    E' un fatto che molti dei nuovi prodotti e processi della nascente rivoluzione biotecnologica
    sono potenzialmente vantaggiosi. Se non lo fossero, non avrebbero un mercato. Le
    aziende non sono in affari per vendere prodotti e fornire servizi che il pubblico non
    desidera. Questo é esattamente il punto. Il problema non sono semplicemente le
    motivazioni degli scienziati o delle aziende che finanziano le ricerche ma, piuttosto, le
    motivazioni di noi tutti, poichè le nostre aspettative, desideri, atteggiamenti e pregiudizi
    possono gettare le basi e i parametri culturali per il tipo di futuro che desideriamo per la
    nostra civiltà.
    Qualcuno potrebbe affermare che non é cos semplice, non necessariamente avremo il
    futuro che vogliamo e ci aspettiamo. Dopotutto, la maggioranza delle persone ha poco
    controllo sul tipo di ricerca che viene perseguito e possibilità anche minori di influenzare
    le decisioni prese durante le riunioni dei grandi capi delle multinazionali, in cui si decide
    quali prodotti e servizi devono essere creati e offerti sul mercato. Inoltre, la maggioranza
    delle persone non pu• di fatto opporsi o allontanarsi dal martellamento dei mass media e
    della pubblicità, che hanno un potere enorme di persuasione ed esercitano una grande
    influenza nel dare una forma ai valori della società. Tutto questo é vero. Per• é anche
    vero che i consumatori creano i mercati nella stessa misura in cui i mercati creano i
    consumatori. Malgrado la opprimente pressione esercitata dalle forze istituzionali, in ultima
    analisi, credo che ognuno di noi sia responsabile, in qualche modo, del tipo di futuro
    collettivo che condividiamo come specie. Se non siamo d'accordo con questa
    affermazione, vuol dire che crediamo di essere poco più che osservatori passivi dei nostri
    stessi destini e che il nostro futuro é nelle mani di qualcun altro. In un certo senso, é più
    facile pensare in questo modo, visto che esime ognuno di noi dal prendere delle
    responsabilità per il mondo che ereditiamo, in cui viviamo, e che poi trasmettiamo.
    La rivoluzione biotecnologica ci colpirà tutti più direttamente, con più forza e più
    intimamente di qualsiasi altra rivoluzione tecnologica nella storia. Anche solo per questa
    ragione l'essere umano ha un ruolo diretto e immediato quanto alla direzione che verrà
    presa dalla biotecnologia nel prossimo secolo. Fino a ora, il dibattito sulla biotecnologia ha
    impegnato un piccolo gruppo di biologi molecolari, industriali, politici e critici. Ora che le
    nuove tecnologie invaderanno il mercato e le nostre vite, é arrivato il momento di aprire un
    dibattito davvero serio sui benefici e sui rischi della nuova scienza, un dibattito che vada al
    di là delle autorità professionali e degli "esperti¯ in entrambi i lati del problema e che
    includa l'intera società. La discussione, oltre a essere estesa a tutti, dovrà anche andare
    molto in profondità. La rivoluzione biotecnologica solleva domande fondamentali sulla
    natura della scienza, sul tipo di nuove tecnologie che intendiamo introdurre sul mercato e
    sul ruolo che il mondo degli affari pu• giocare in biologia. In questo libro ho esposto alcuni
    dei miei pensieri, opinioni, forse anche pregiudizi, oltre a quelli di altre persone. Ma sono
    solo un modo di vedere le cose. Molti biologi molecolari e personaggi del mondo
    dell'industria hanno punti di vista affatto diversi, di cui sono profondamente convinti e che
    giustificano e spiegano con dovizia di argomentazioni e prove a sostegno. La mia
    speranza é che adesso potremmo invitare il resto della società a sostenere una
    discussione ricca e feconda sul tipo di futuro che vorremmo per noi stessi, per i nostri
    bambini e per le altre creature con le quali condividiamo questo pianeta.
    Gli scettici diranno che é ingenuo credere che la maggior parte delle persone si
    preoccupino e vogliano discutere di problemi "astratti¯, lontani dalla vita quotidiana.
    Tuttavia, le questioni che circondano le nuove tecnologie non sono nè astratte nè remote.
    Piuttosto é il contrario, sono le più vicine e le più pressanti con le quali l'intera umanità
    abbia mai avuto a che fare e sono di interesse per tutti gli esseri viventi sulla Terra.
    Questo punto mi é stato chiaro in una recente visita a una città di media grandezza,
    Ribeirao Preto, nel più profondo Brasile. I miei ospiti, nessuno dei quali era coinvolto nella
    rivoluzione biotecnologica, mi dissero che la notizia della nascita di Dolly, la pecora
    clonata, era giunta come una bomba e che era diventata un argomento di intensa
    discussione e di dibattito fra i contadini del luogo e i cittadini. Amici, parenti e vicini di casa
    discutevano apertamente tra loro nei bar, nelle occasioni sociali, nelle loro case, delle
    implicazioni di questi nuovi progressi della scienza, cercando di capire i potenziali benefici
    e rischi e come avrebbero cambiato le loro vite e quelle dei loro figli.
    La rivoluzione biotecnologica colpirà tutti gli aspetti della nostra vita. Il modo in cui
    mangiamo; il modo in cui ci fidanziamo e il modo in cui ci sposiamo; il modo in cui avremo
    i nostri figli; il modo in cui i nostri bambini vengono allevati ed educati; il modo in cui
    viviamo; il modo in cui ci impegniamo in politica; il modo in cui esprimiamo la nostra fede
    religiosa; il modo in cui percepiamo il mondo che ci circonda e il posto che in esso ci
    ritagliamo. Tutti gli aspetti della nostra realtà individuale e di quella parte di vita che
    dividiamo con gli altri saranno toccati e seriamente modificati nel secolo della
    biotecnologia. E' fuori di dubbio quindi che queste tecnologie, cos "personali¯, meritano
    di essere discusse e dibattute a tutti i livelli della società prima che entrino a far parte
    della nostra vita di tutti i giorni.
    La rivoluzione della biotecnologia ci obbligherà a riconsiderare molto attentamente i nostri
    valori più profondi e ci costringerà a porci di nuovo e seriamente la domanda
    fondamentale sul significato e lo scopo dell'esistenza. E questo potrebbe rappresentare il
    risultato più importante. Il resto dipende da noi.

  4. #4
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    Predefinito Re: Covid, nucleare, mutamenti climatici, OGM, HIV, cellule staminali, voli spaziali,

    Rilancio una mia vecchia discussione, mai partita, copiando questo brano che conclude un saggio di J.Rifkin pubblicato nel 1998.
    Ne consiglio a chiunque la rilettura. Non sente i 25 anni di anzianità.
    Piuttosto, un difetto dell'approccio di Rifkin già sentito ai tempi dell'uscita del saggio, ora si percepisce ancora più intensamente.
    Rifkin si rivolge a persone civili e ragionevoli. Già 25 anni fa non tutti lo erano, ma ora la categoria sembra in estinzione.

  5. #5
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    Predefinito Re: Covid, nucleare, mutamenti climatici, OGM, HIV, cellule staminali, voli spaziali,

    Oracolo: Il post del forum esprime preoccupazione per la rivoluzione biotecnologica e mette in luce la questione di quale tipo di scienza e tecnologia si desideri. Si fa un parallelo con l'atteggiamento critico del Vaticano nei confronti della scienza nel passato. L'autore evidenzia che esistono diversi approcci alla scienza biologica: uno riduzionista e ingegneristico, che mira a modificare geneticamente gli organismi per scopi utilitaristici, e uno ecologico, che considera la natura come un sistema interconnesso. Vengono esplorati esempi di applicazioni biotecnologiche nell'agricoltura e nella medicina, evidenziando le differenze di approccio. Si discute anche del potere delle tecnologie e delle implicazioni etiche e ambientali. Si afferma che le tecnologie non sono neutrali e che dovrebbero essere valutate in base alle loro conseguenze a lungo termine. Si sottolinea la necessità di considerare alternative più sostenibili e conservative nell'uso delle nuove tecnologie genetiche. Infine, si sostiene che la discussione sulla rivoluzione biotecnologica dovrebbe affrontare questioni più ampie e coinvolgere tutte le parti interessate.
    Far ragionare un idiota non é impossibile, é inutile

  6. #6
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    Predefinito Re: Covid, nucleare, mutamenti climatici, OGM, HIV, cellule staminali, voli spaziali,

    argomento interessante me troppo vasto se esposto così:
    covid, nucleare, mutamenti climatici, OGM, HIV, cellule staminali, voli spaziali, ....
    allora mettiamoci anche tumori, auto volanti, energia atomica, motori antigravitazoinali...
    fasciti + comunisti + noVax + salvini + bersu = putin

  7. #7
    Praticamente innocuo
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    Predefinito Re: Covid, nucleare, mutamenti climatici, OGM, HIV, cellule staminali, voli spaziali,

    No per carità, poi sai che pipponi di post che escono fuori
    Far ragionare un idiota non é impossibile, é inutile

  8. #8
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    Predefinito Re: Covid, nucleare, mutamenti climatici, OGM, HIV, cellule staminali, voli spaziali,

    Citazione Originariamente Scritto da Marximiliano Visualizza Messaggio
    No per carità, poi sai che pipponi di post che escono fuori
    appunto, meglio un argomento alla volta.
    fasciti + comunisti + noVax + salvini + bersu = putin

  9. #9
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    Predefinito Re: Covid, nucleare, mutamenti climatici, OGM, HIV, cellule staminali, voli spaziali,

    Citazione Originariamente Scritto da spq Visualizza Messaggio
    Su questi e altri argomenti, secondo voi gli scienziati hanno il controllo della situazione (per quello che questo può significare) ?

    O il condizionamento politico e affaristico é troppo pesante?
    O troppo é ancora ciò che la scienza ignora ?
    O il problema é scorrettamente polarizzato dalla eccessiva diffidenza verso la scienza da parte di buona parte dell'opinione pubblica?

    Questo non vuole essere un sondaggio. Per favore, non votate ma argomentate.
    gli scienziati forniscono dati e logiche applicando punti di vista intellettualmente corretti.

    il problema e' che esce da queste dinamiche e lo fa per tornaconto personale rincoglionendo fette di poplazioni idiote.




    se la popolazione non fosse cosi' rincoglionibile , la politica sarebbe piu' seria e i progetti seri sarebbero gia' finanziati da tempo (la corsa alla luna per dire e' stato un investimento a lungo termine assurdo per gli usa....investire nello spazio paga e pure tanto.......per dire eh

 

 

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