Originariamente Scritto da
Vladimir Ilyich
Il discorso è complesso.
Le migrazioni bibliche avvengono a causa di ragioni geopolitiche la cui ragione è la fame inestinguibile di materie prime a basso prezzo che attanaglia il capitale - oltre ovviamente ragioni specifiche di carattere più schiettamente militare.
Inutile cercare di mettere una pezza, queste correnti non possono essere arrestate se non accettando la strada del genocidio. Ogni altra soluzione potrebbe al limite rallentare o deviare il flusso - e uno potrebbe anche dire: che mi frega, basta che non arrivino in Italia - ma per “l’Occidente” nel suo complesso questo problema è ineludibile.
Poi un esercito industriale di riserva fa comodo al capitale, ma la soluzione è vedere l’immigrato come nemico, ladro di lavoro, o piuttosto come alleato di classe o addirittura avanguardia rivoluzionaria? In altre parole, il nemico è l’operaio agricolo senegalese da 3 euro al giorno o piuttosto il padronato sfruttatore?
Rimangono due aspetti: quello dell’ordine pubblico, che non può però essere affrontato in un ottica meramente securitaria ma esige che a fianco della prevenzione e repressione dei reati - che al livello politico servono per mantenere vivo il senso di insicurezza degli elettori - venga attuata una vera politica di integrazione e lotta al degrado, perché tutti sappiamo che la criminalità attecchisce più facilmente laddove ci sono miseria ed ignoranza.
E la gestione strategica - prima ancora che giuridica - delle onlus, che deve essere saper discernere l’aspetto umanitario, del tutto nobile ed utile, da quello talvolta più opaco e criticabile di strumento di pressione politica.
Le soluzioni? A breve termine, la stipula di accordi multilaterali per la gestione dei flussi, con la creazione di hotspots locali ove operare le prime “scremature” tra richiedenti asilo e migranti economici e gestire eventuali rimpatri. Leggi umane ma rigorose per gestire l’ordine pubblico e il disadattamento. Lavoro comune con le avanguardie politiche dei migranti per costruire una prospettiva di classe comune - non più bianco contro nero, ma lavori contro capitale.
A lungo termine la lotta al neocolonialismo capitalista ed allo sfruttamento che ne deriva e la progettazione ed implementazione di programmi multilaterali di sviluppo.