La mela marcia

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Il mio primo PC, del 1981, era un compatibile piratato dell'Apple II che si chiamava Lemon II e solo la scheda madre costava come due stipendi, tre stipendi se volevi aggiungere un po' di ram e il lettore di floppy da 128k.
Ecco il drammatico listino prezzi, l'unica cosa che mi resta di quel PC, oltre alle eprom che contenevano il sistema operativo di Wozniak e Jobs e il linguaggio Applesoft Basic di Bill Gates.


Però, qualche giorno fa, recupero dopo 30 anni di soffitta, il mio secondo PC, risalente al 1985, costato anche lui tre stipendi.
E' un Apple //c la versione aggiornata, portatile e compatta dell'Apple II.



Quello che si nota immediatamente è il color cacchina da Commodore 64 che ha preso la plastica del case, originalmente in bianco Apple, come si può notare dalla differenza tra il tasto "Reset" (in plastica che non è stata trattata col bromo ignifugo) e il resto del case.



Il mouse antidiluviano a palla rotante sembra in buone condizioni...



ma la tastiera è in stato di avanzata decomposizione:



il cuore del sistema è affascinante nelle sue dimensioni gigantesche, con i circuiti che escono dalla CPU grandi come i canali di Marte



Ma sulla testina del floppy trovo uno strato notevole di ossido ferroso che non fa ben sperare sulla sua efficienza.



La vecchia ciabatta si accende ma il test della memoria dice subito che qualcosa non va.
Ben tre moduli di RAM, da ben 8 kbyte l'uno sono andati definitivamente.
Eccoli qui, dopo che li ho estratti dalla scheda madre con le buone o con le cattive: ho seguito un corso su Youtube per imparare a dissaldare e saldare, cosa mai fatta prima, quindi è normale che la prima estrazione abbia avuto qualche... ehm... difficoltà...



Forse con più culo che abilità, e grazie all'elettronica di dimensioni giurassiche dell'epoca, riesco a piazzare tre socket al posto dei chip guasti su cui vado a inserire tre ram dell'epoca (anche se non marcate Apple) trovate su ebay.



Miracolosamente, all'accensione tutto riparte come trent'anni fa: l'unico problema è che dei dischetti floppy che mi sono rimasti (quasi tutti copie pirata di giochi dell'epoca) l'unico che funziona è quello (originale) con il software che accompagnava il mouse.



Coming soon:
1) acquisto di un "Floppy emu" per caricare software e giochi, scaricati da internet, usando una micro-sd in aggiunta al floppy disk
2) acquisto di un prodotto sbiancante per far tornare candido come prima il case dell'Apple //c.

[22gradi]

Peccato Paolo che abiti lontano da me altrimenti non immagini quanta roba informatica avrei da portarti in riparazione!
Non ho capito come gestiresti il floppy emulatore con quello reale.
Tienici aggiornati sull'evoluzione dell'Apple.

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Il Floppy Emu è una scheda che si attacca all'uscita DB24 dell'Apple //c (usata per aggiungere una seconda unità floppy o un hard-disk).



contiene un piccolo schermo con cui si può configurare l'emulazione (drive 1, drive 2 o hard disk) e un alloggiamento per una micro-sd che contiene le immagini dei floppy da montare.
Ovviamente da internet è possibile scaricare le immagini di quasi tutto il software Apple dell'epoca, sono le stesse immagini usate per i software di emulazione tipo Applewin, che riproducono via software l'hardware dell'epoca e consentono il retrogaming sui moderni PC.
Per quel piccolo pezzo di hardware ci vogliono 99$ (più le spese doganali): però giocare a Frogger sul vecchio Apple sarà un po' come leggere l'Orlando Furioso in un libro del '500 anziché su un'edizione moderna oppure ascoltare un vinile dei Beatles degli anni '60 anziché il CD o l'mp3.
Forse sono solo nostalgiche cazzate come guidare come un pazzo a fari spenti nella notte, ma se capire tu non puoi, tu chiamale, se vuoi, emozioni...

[Dr. Gori]

un po' di 3d su hardware hacking non guasterebbero qui

[22gradi]

un po' di 3d su hardware hacking non guasterebbero qui

Infatti ci stanno bene questi 3d tra l'altro carichi di storia umama ed informatica.

[Dr. Gori]

Infatti ci stanno bene questi 3d tra l'altro carichi di storia umama ed informatica.

Devi convincere trash a scrivere di più qui

Purtroppo i più competenti sono avari di post

[22gradi]

Devi convincere trash a scrivere di più qui

Purtroppo i più competenti sono avari di post

Su internet è pieno di info sulla storia avvincente del computer Lemon, il quale si chiamava così perché pare fosse più facile per loro rimarchiare gli apparati troppo simili ad Apple. Infatti i due nomi hanno lo stesso numero di lettere.

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Su internet è pieno di info sulla storia avvincente del computer Lemon, il quale si chiamava così perché pare fosse più facile per loro rimarchiare gli apparati troppo simili ad Apple. Infatti i due nomi hanno lo stesso numero di lettere.

Come ho già scritto in un antico post, nel 1981 non ce li avevo i soldi per comprarmi il primo personal computer Apple ][ che si poteva trovare in Italia, importato da una ditta di Reggio Emilia.
Avevo il registratore a cassette e la TV per attaccarcelo, ma non la possente motherboard con 48k di RAM e la CPU che correva a ben 1 MegaHerz.
E sfortunatamente, l'Apple originale costava tre milioni di lire e mi ci volevano allora più di tre stipendi per arrivarci.
Ma in un garage di Ravenna, il genio italico aveva elaborato una copia, un clone perfetto dell'Apple ][, grazie all'ausilio di un Apple originale, un duplicatore di EPROM e un po' di componenti abbastanza semplici da reperire sul mercato.
Fu così che con la modica cifra di quasi un milione (pagato in nero) acquisii l'oggetto del desiderio e portatolo a casa digitai, copiandolo dal listato pubblicato su MC Microcomputer, il mio primo programma in Applesoft, un basic interpretato che Steve Jobs si era fatto fare da Bill Gates in persona.
Sulla TV comparve "Hello World" e ne fui così contento che salvai il sorgente sul nastro a cassetta che era l'unica periferica di massa che potevo permettermi, il floppy costava quasi un milione, quanto tutto il PC.

Questa è la eprom che conteneva il sistema operativo, quasi tutto quello che ne resta dopo quarant'anni:

Il genio italico dei clonatori di Apple si estese anche alla scelta del nome di questo PC de noantri: con scarsa creatività era stato battezzato con il nome di un altro frutto, un po' più mediterraneo della mela, il limone.
Fatto sta che quando andai a New York poco dopo, il Personal Computer, che era finito su Time come personaggio dell'anno, era di gran moda: e quando gli amici americani seppero che ero un fortunato possessore di PC mi chiesero di che marca fosse.
E io, tutto orgoglioso, risposi: "It's a Lemon!".
Quelli tutti giù a sbellicarsi dalle risate; poi mi spiegarono che da loro "a lemon" vale come da noi "una ciofeca" o "una fregata".
Anche per questo il mio PC successivo fu un Apple //c autentico...

[HiroTome]

Se non ricordo male il Lemon era prodotto dalla Jen elettronica di Enrico Uncini, padre di Franco Uncini. Sempre se non ricordo male faceva parte del polo della musica recanatese.

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Se non ricordo male il Lemon era prodotto dalla Jen elettronica di Enrico Uncini, padre di Franco Uncini. Sempre se non ricordo male faceva parte del polo della musica recanatese.

Qualche anno dopo, visto il successo del PC IBM, i due ragazzi di Ravenna passarono a costruire assemblati compatibili IBM col marchio "Lemon" e poi si fusero con la Jen (o le cedettero il marchio).