Originariamente Scritto da
Vladimir Ilyich
Ella guarda…Mi pare…
che la Camusa ardisca il mio naso guardare!
(levando la spada)
Che dite?… È vana… so… la resistenza adesso,
ma non si pugna nella speranza del successo!
No, no: più bello è battersi quando è invano. – Qual fosco
drappello è lì? – Son mille… Ah, sì, vi riconosco,
vecchi nemici miei, siete tutti colà!
La Menzogna?
(tirando colpi nel vuoto)
Ecco, prendi!… Ecco, ecco la Viltà
ed ecco i Compromessi, i Pregiudizi!
(tirando puntate)
Che io venga a patti? Mai! – Ed eccoti anche te,
Stoltezza! – Io so che alfine sarò da voi disfatto;
ma non monta: io mi batto, io mi batto, io mi batto.
(fa immensi molinelli con la spada. Poi si ferma affannoso)
Voi mi strappate tutto, tutto: il lauro e la rosa!
Strappate pur! Malgrado vostro, c’è qualche cosa
ch’io mi porto (e stasera, quando in cielo entrerò),
fiero l’azzurra soglia salutarne io potrò);
ch’io porto meco, senza piega né macchia, a Dio,
vostro malgrado…
(si slancia, la spada levata)
(La spada gli cade di mano, egli barcolla e cade nelle braccia di Le Bret e Ragueneau)
ROSSANA (piegandosi sopra di lui e baciandogli la fronte)
Ed è…?
CIRANO (riapre gli occhi, la riconosce, e sorridendo dice)
Il pennacchio mio!