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Dal giorno della morte di David Sassoli, non fanno che aumentare gli ostacoli sulla via di Roberta Metsola per la sua elezione alla presidenza del Parlamento Europeo. Il voto è previsto martedì a Strasburgo e - decisione presa oggi - si potrà votare anche da remoto, per via dell’emergenza omicron.
Dopo la candidatura da parte dei Verdi della loro europarlamentare svedese Alice Bah Kuhnke, ora sul tavolo della trattativa con Metsola, candidata ufficiale del Ppe, c’è anche la richiesta del gruppo dei Socialisti & Democratici di ottenere ‘la testa’ del potente segretario generale del Parlamento Europeo Klaus Welle, tedesco, anche lui dei Popolari. Tra l’altro, martedì scorso, Welle si è reso protagonista di una terribile gaffe sulla morte di Sassoli: l’ha annunciata a dipendenti e parlamentari soltanto nel pomeriggio, per giunta con una mail che per titolo non aveva la scomparsa del presidente, ma il rinvio di una cerimonia prevista per venerdì. Come se il decesso della prima carica del Parlamento Europeo fosse notizia marginale.
Welle è segretario generale dell’Eurocamera dal 2009. Tredici anni di potere praticamente incontrastato, non solo perché la sua carica è la più alta tra i funzionari del Parlamento, ma anche perché sopravvive ai presidenti, che vanno e vengono ogni due anni e mezzo.
In realtà, i socialisti chiedono di sostituirlo già da metà dicembre, in cambio del sostegno a Metsola, dopo la rinuncia alla corsa per la riconferma da parte di Sassoli. Motivo: evitare una concentrazione di potere nelle mani del Ppe. Ma in questi giorni di lutto e riflessione, dopo la morte del presidente dem, la richiesta è diventata una vera e propria ‘sfida’ alla candidata Metsola, già mal digerita non solo tra i socialisti, ma anche i liberali e i Verdi per le sue posizioni conservatrici, soprattutto contro l’aborto.
Oltre alla testa di Welle, i socialisti chiedono anche un nuovo presidente per la Conferenza dei presidenti di commissione, attualmente guidata da Antonio Tajani di Forza Italia. Inoltre vogliono il sì del Ppe all’istituzione delle liste transnazionali per le europee del 2024, cosa che però dovrebbe essere nelle corde della conferenza sul futuro dell’Unione Europea che si chiuderà in primavera.
Insomma, la trattativa intorno alla presidente, sulle altre cariche avviate al rinnovo di metà mandato, non è cosa inedita. Rientra nella prassi. Ma la questione Welle va a toccare il cuore della macchina decisionale del Parlamento. Il segretario generale è colui che coordina le attività legislative, organizza le sedute planarie e le altre riunioni, fornisce assistenza tecnica ed esperienza agli organi parlamentari e ai membri del Parlamento, li assiste nell’esercizio del loro mandato. Oltre ad avere le mani in pasta in tutto ciò che si muove nel palazzo.
Anche i Verdi sostengono la mossa socialista. Loro hanno addirittura una loro candidata per la sostituzione di Welle: Vula Tsetsi, greca, attuale segretaria generale del gruppo ambientalista al Parlamento Ue.
Metsola e il Ppe cederanno? Sulla carta, l’eurodeputata maltese ha ancora i numeri per vincere, essendo unica candidata di un grande gruppo politico, il primo all’Europarlamento: il Ppe conta 177 eletti. Ma le serve disperatamente il sostegno, il più compatto possibile, delle altre forze progressiste: dai socialisti (144 eurodeputati) che non hanno opposto un loro nome dopo il ritiro di Sassoli, ai liberali di Renew Europe (100), ai Verdi (72). Altrimenti Me rischia di dover accettare le offerte del gruppo dei Conservatori e Riformisti (che per ora mantengono un loro candidato di bandiera, il polacco Kosma Zlotowsky) e magari di cercare voti anche tra i sovranisti di Identità e Democrazia.
Insomma, Fratelli d’Italia - che nel 2019 votò contro Sassoli e anche contro la nomina di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione - potrebbe votarla. La Lega - che in quel luglio 2019 era al governo in Italia con il M5s, eppure votò contro von der Leyen decretando la propria esclusione dai posti di comando in Ue e, poco dopo, a Roma - per ora non si pronuncia. Ma è chiaro che più Metsola si allarga a destra, più si riducono i suoi consensi a sinistra. Ieri, per dire, l’audizione della candidata della sinistra del Gue, la spagnola Sira Rego, al gruppo dei Socialisti&Democratici, ”è andata molto bene”, riferisce un esponente socialista.