Originariamente Scritto da
Affus
SAN GIOVANNI BOSCO
L’ETERNITA DELL’ INFERNO
1. Considera, o figlio, che se tu andrai nell'Inferno, non uscirai mai più. Là si patiscono tutte le pene e tutte eterne. Passeranno cent'anni da che tu sarai nell'Inferno, ne passeranno mille e l'Inferno allora incomincia: ne passeranno cento mila, cento milioni, passeranno mille milioni d'anni e di secoli, {49 [177]} e l'Inferno sarà da principio. Se un Angelo portasse la nuova ai dannati, che Iddio li vuol liberare dall'Inferno quando saranno passati tanti milioni di secoli, quante sono le gocce d'acqua, le foglie degli alberi e i granelli di sabbia del mare e della terra, questa nuova porterebbe la più grande consolazione ai dannati, i quali direbbero: È vero che hanno da passare tanti secoli, avranno per altro da finire un giorno. Ma passeranno tutti questi secoli e tutti i tempi immaginabili, e l'Inferno sarà sempre da capo. Ogni dannato farebbe questo patto con Dio: Signore, accrescete quanto vi piace questa mia pena, fatemi stare in questi tormenti per quanto tempo vorrete, basta che mi diate la speranza che finiranno una volta. Ma no; questo termine, questa speranza non verranno mai.
2. Almeno il povero dannato potesse ingannar se stesso e lusingarsi con dire: Chi sa, forse un giorno Dio avrà pietà di me, e mi caverà da questo baratro! Ma no, neppure questa lusinga egli avrà giammai. Il dannato si vedrà sempre in faccia scritta la sentenza della sua eternità infelice. Dunque, andrà dicendo, tutte queste pene, questo fuoco, queste grida non hanno più a finire per me? No, gli verrà risposto, no, mai più. E dureranno sempre? Sempre, per un' eternità. Sempre vedrà scritto su quelle fiamme che lo crucciano: sempre sulla punta delle spade che lo trafiggono: sempre su quei demoni, che lo tormentano: sempre su quelle porte che non si apriranno mai più. Oh eternità? oh abisso senza fondo! oh mare senza sponda! oh caverna senza uscita! Chi non tremerà pensando a te? Oh maledetto peccato! che tremendo supplicio prepari a chi ti commette! Ahi non più, non più peccati in vita mia. {50 [178]}
3. Quello poi, che ti deve colmar di spavento, è il pensare che quella orrenda fornace sta eziandio aperta sotto a' tuoi piedi, e che basta un sol peccato mortale a farvi ti cadere. Capisci, o figlio, ciò che leggi? Una pena eterna per un solo peccato mortale, che commetti con tanta facilità. Una bestemmia, una profanazione dei giorni festivi, un furto, un odio, una mormorazione, un fatto, un detto, un pensiero osceno basta per farti condannare alle pene dell'Inferno. Ah dunque, o figlio! ascolta quanto io sono per dirti: Se la coscienza ti rimorde di qualche peccato, va presto a confessarti per cominciare una buona vita; pratica ogni mezzo che ti suggerirà il Confessore; se è necessario, fa una Confessione generale; prometti di fuggire le occasioni pericolose, i cattivi compagni; e se Dio ti chiama anche a lasciare il mondo, arrenditi presto. Qualunque cosa si faccia per iscampare da un' eternità di pene è poco, è niente: Nulla nimia securitas ubi periclitatur aeternitas. Oh quanti sul fiore di loro età abbandonarono il mondo, la patria, i parenti, e andarono a confinarsi nelle grotte, ne' deserti, vivendo soltanto a pane ed acqua, anzi talvolta a sole radici d'erba, e tutto questo fecero per evitare l'Inferno! E tu che fai? Dopo tante volte che ti meritasti l'Inferno col peccato, che fai? Mettiti ai piedi del tuo Dio e digli: Signore, eccomi pronto a far quello che volete; non più peccati in vita mia; già troppo vi ho offeso; datemi pure ogni pena in questa vita, purchè io possa salvare l'anima mia. {51 [179]}
Fonte: Il giovane provveduto (Don Bosco) - Venerdì. L'Eternità delle pene.