Scusa ma con tante aziende e tanti imprenditori che non sono quotati in Borsa, proprio alla Spa ti devi attaccare?
Io lavoravo per una Spa: erano tre soci e la società non era quotata in borsa. Le azioni se le dividevano in tre. Tra questi tre titolari possessori di azioni, uno stava in Canada e era un imprenditore degli asfalti, ma in Italia deteneva le sue quote nella società italiana, però non partecipava all'organizzazione del lavoro e non aveva ruoli attivi, tranne che nel Consiglio di amministrazione; un altro era un finanziere: investiva in borsa e aveva quote nella società, ma in realtà aveva un ruolo solo nominale in società; diciamo di rappresentanza, con un grande ufficio con due o tre segretarie tutte bellissime; il terzo socio era quello che si sporcava le mani: ogni mattina alle 7 era in azienda, ci arrivava in bicicletta con le mollette sui rivolti dei pantaloni, ed era quello che sapeva vita morte e miracoli di tutti i dipendenti e conosceva di persona i fornitori e i grandi Clienti, nonché aveva rapporti personali con tutte le banche della città.
Ora ti chiedo: secondo te... chi di questi tre è l'imprenditore? O lo sono tutti insieme, ognuno in modo diverso? Oppure non lo è nessuno di loro?
Dopo alcuni anni hanno quotato in borsa la loro società e hanno messo in vendita il 49% delle azioni. Secondo te, chi ha comprato quelle azioni per importi miserrimi (magari gli stessi operai, i quadri, gli impiegati oppure gente estranea all'azienda), per questo sono diventati imprenditori...??
Io possiedo 600 euro di azioni della SAIPEM: sono forse un imprenditore del petrolio..???
Tutto ciò per dire: usciamo dagli schematismi teorici e andiamo alla sostanza. Un'azienda non può esistere senza l'imprenditore; che sia il canadese che si vede una volta l'anno, o il finanziere che fa il frontman per le pubbliche relazioni o l'ex-operaio che è riuscito a creare qualcosa di grande e a far lavorare centinaia di persone.