Si sostiene che Draghi abbia commissariato la politica italiana e per questa ragione è bene che non si sposti al Quirinale. Il commissariamento della politica italiana dipende dall'inconsistenza della medesima e non già dal decisionismo di Draghi. A me non piace questo scenario perché ho un ricordo migliore della politica italiana, ma non me la sento di addebitare a Draghi alcun 'abuso'. Quanto al trasferimento di Draghi al Quirinale, lo trovo inopportuno perché a quel posto non ci va un giocatore ma un arbitro. L'autorevolezza economico-finanziaria di Draghi ha consentito a questo paese, privo, di fatto, di autentica sovranità, di non esporsi alle incursioni dei cosiddetti mercati, ma il ruolo di un Capo dello Stato è diverso, non è di 'patriota' né di difensore degli italiani, ma di arbitro imparziale nella dialettica politica dei partiti e di garanzia dell'autonomia della magistratura. L'autorevolezza nei riguardi dei mercati non è una qualità di un Capo dello Stato italiano, che non svolge funzioni di indirizzo politico né di rafforzamento e tutela dell'indirizzo politico del governo. L'interpretazione della funzione presidenziale negli stessi termini di quella governativa introdurrebbe un presidenzialismo di fatto, non conforme alla Costituzione. Finché la politica italiana sarà inconsistente come adesso è meglio che Draghi resti a Palazzo Chigi. Per il Qurinale occorre una figura affidabile sul piano dell'esperienza, dell'autonomia e della correttezza istituzionale