Oggi, 27 gennaio, è il “Giorno della Memoria”, ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell’olocausto.

Il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Questa data me ne evoca anche un’altra, quella del 10 maggio 1933: in 34 città della Germania, come Berlino, Dresda, Dusseldorf, Heidelberg, Lipsia, Monaco di Baviera, il nazismo al potere da pochi mesi, organizzò giganteschi roghi di libri svuotando le biblioteche delle principali città universitarie tedesche. Fu il più vasto e pianificato incendio di libri della storia contemporanea.

Il rogo più grande avvenne nella piazza del Teatro dell’Opera di Berlino, alla presenza del ministro della Propaganda del Terzo Reich Joseph Goebbels, secondo il quale “i roghi erano un ottimo modo per eliminare con le fiamme lo spirito maligno del passato”.


Francoforte: piastra commemorativa del rogo dei libri il 10 maggio 1933 sulla piazza di fronte al municipio.

Solo in quella notte, i membri dell’Associazione degli studenti tedeschi diedero fuoco a 25.000 volumi, scritti da autori che secondo loro non rappresentavano lo “spirito tedesco” ma una “cultura degenerata”: ebrei, comunisti, socialisti, artisti delle avanguardie, sostenitori della Repubblica di Weimar, critici della morale e della religione, pacifisti, giornalisti oppositori e satirici.
La biblioteca di uno studioso non è semplice somma di volumi. Essa, nel suo costituirsi ed espandersi, esprime la cultura dell’individuo, traccia il suo ideale cammino di ricercatore, le sue fonti, i suoi rifiuti e le predilezioni.

Anche la modesta biblioteca casalinga composta da pochi volumi (se non considerati oggetti decorativi) evidenzia la storia culturale di individui e della famiglia, dal primo timido approccio fino alla maturità delle scelte al fine della conoscenza. Senza i libri non potremmo studiare, sapere ed incrementare la nostra cultura.

Lo scaffale pieno di libri forse per molti è la quotidianità, per altri è desiderio. Comunque la rete telematica sta sostituendo i libri cartacei, perché in casa, nella piccola casa, c’è il problema dello spazio, che congiura contro la biblioteca larga e distesa sulle pareti, divisa in scansie e per genere.

Lo studioso o il bibliomane pensano a cosa ne sarà dei loro libri quando saranno defunti e progettano soluzioni di donazioni o lasciti testamentari. Ma università e altre istituzioni di cultura sono sovente costrette al rifiuto, a non esaudire desideri e propositi altrui.

“Queste storie non possono andare disperse o distrutte: sarebbe un rogo più crudele e triste di ogni altro”, dice il prof. Natalino Irti in un suo articolo titolato “salviamo i libri dai roghi dell’oblio e dell’incuria”, pubblicato da “Il Sole 24 Ore, il 23 gennaio 2022.