Originariamente Scritto da
Narel Jarvi
"Fenomenologia, come apophaínesthai tà phainómena, significa allora: «Lasciar vedere ciò che da se stesso si manifesta così come [so wie] esso si manifesta da se stesso».284 Il «come» (wie) caratterizza la fenomenologia, mentre le altre scienze sono caratterizzate dal «che» (was). D’altra parte, che cosa è lasciato vedere? L’essere del fenomeno, e non l’apparire superficiale di questo, è l’oggetto della fenomenologia – anche se in genere l’essere dell’ente rimane nascosto. «Essere» significa qui la struttura profonda e complessa dell’ente che è manifesto in sé. Quel rimaner nascosto non ha nulla a che fare con una problematicità che non possa strutturalmente pervenire alla soluzione del problema. L’essere è momentaneamente, finora nascosto: la fenomenologia deve svelarlo.285 Ma l’indagine sull’essere dell’ente è ontologia; segue che l’ontologia è possibile soltanto come fenomenologia; non nel senso che rimanga la dualità dei termini, ma nel senso che la fenomenologia considerata nel suo was è ontologia.286
Se il metodo fenomenologico è il presupposto fondamentale per la costituzione del fondamento metodologico, non va però identificato senz’altro con questo. Il metodo consiste essenzialmente in un prender atto del manifestarsi dell’ente, ma in modo tale da non pregiudicare in alcun modo, positivamente e negativamente, il restringersi dell’ente (della totalità dell’ente) a una zona determinata del suo manifestarsi. Fenomenologia non significa qui il presentarsi empirico dell’ente, ma il presentarsi in generale dell’ente, ove è ancora prematuro distinguere una presenza empirica da una presenza intelligibile, tale cioè che sia necessariamente implicata, in ciò che presenta intelligibilmente, da un’interna struttura della presenza empirica. Fenomenologia significa qui la formalità della presenza, e quando questa si specifica contenutisticamente come presenza dell’essere dell’ente (e quindi dell’ente), si guarda sempre al modo in cui il contenuto si presenta. Non crediamo di alterare l’intento di Heidegger dicendo che il metodo fenomenologico attesta la radicale oggettività del pensiero, come pensiero di qualcosa che si mostra in se stesso. All’interno di questa oggettività potrà costituirsi qualcosa come fondamento metodologico, ove il manifestarsi empirico dell’ente ha formalmente lo stesso carattere del presentarsi in generale di qualche cosa. Il guadagno dell’oggettività del pensiero, ottenuto dal metodo, rappresenta il radicale risolvimento di ogni forma di dualismo gnoseologico. Il fenomeno non è più ciò che appare dell’ente, ma l’ente stesso che appare."
Da Heidegger e la metafisica di E. S.