https://forbes.it/2022/02/07/grandi-...non-capiscono/
"La fuga dal lavoro negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti, infatti, il problema delle dimissioni di massa è molto forte. Dal 2021 è in atto un vero e proprio rivolgimento nel mondo del lavoro, con milioni di dipendenti che si licenziano, con o senza un nuovo impiego tra le mani. Viene chiamato Great Resignation e sta facendo impazzire analisti e imprenditori che non riescono a trovarne le cause. Secondo McKinsey, tra aprile e settembre 2021, 19 milioni di americani si sono dimessi, mentre sono stati 4,5 milioni nel solo mese di novembre, un record storico.
Un fenomeno a cui si accompagna un mercato del lavoro molto dinamico, con tantissime posizioni aperte (10,6 milioni a novembre, +50% su gennaio 2020), e una crescita sostenuta dei salari (+4,7% a dicembre sull’anno prima). Eppure, tutto ciò non è sufficiente: a fine 2021, ogni dieci posizioni aperte c’erano solo sette lavoratori disponibili. Uno dei motivi che può spiegare la difficoltà per le imprese di coprire i posti di lavoro vacanti può essere l’early retirement. Secondo gli economisti della Fed di St Louis, 2,4 milioni di americani hanno scelto di dimettersi prima di aver maturato i requisiti per andare in pensione in seguito alla pandemia.
La corsa a trattenere i talenti tra bonus e formazione
Per cercare di frenare l’emorraggia di lavoratori, le imprese hanno tentato diverse soluzioni. Amazon, per esempio, ha dato ai propri dipendenti un bonus di 3mila dollari prima di Natale. Altre società hanno accordato aumenti di stipendio. Walmart, il più grande datore di lavoro privato negli Usa, che in settembre ha aumentato il salario minimo a 12 dollari all’ora, ben al di sopra dell’asticella federale di 7,25 dollari. Si sono anche allentati i requisiti per essere assunti: sono molti gli annunci in cui si ricercano persone senza esperienza. Altre imprese invece hanno investito importanti risorse nella formazione del personale come Google. Il colosso del tech ha infatti aperto al pubblico il proprio corso online di analisi dei dati, facendo sapere che chi lo completa sarà considerato come chi ha conseguito una laurea di quattro anni.
Ma a beneficiare di questa situazione così fluida non sono solo i lavoratori più qualificati. Secondo una ricerca dell’Oliver Wyman Forum, centro di ricerca che si occupa di business e politiche pubbliche, anche i colletti blu stanno avendo dei vantaggi in termini di carriera. Molti di loro, attivi soprattutto nell’edilizia e nelle industrie estrattive, sono riusciti con successo a passare a lavori impiegatizi. Secondo il Census Bureau, l’agenzia federale che si occupa di censimenti, sui colletti blu che hanno cambiato lavoro nell’ultimo anno, una percentuale compresa tra il 6,5% e l’8,4% ha trovato come impiegato. Il motivo che li ha spinti a cambiare mestiere? Non la busta paga, ma la possibilità di lavorare da casa e di godere di congedi retribuiti per malattia.
Fra gli impiegati tra i 30 e i 45 anni le dimissioni sono aumentate del 20%"
Prendendo spunto dall'articolo di cui sopra, vorrei parare di questo fenomeno ormai molto presente anche in Italia. Sia la mia esperienza personale che quella di numerosi colleghi manager di altre realtà, confermano il trend: notevolissimo aumento del turnover.
Persone che si licenziano dall'oggi al domani. Le stesse persone che qualche hanno fa avrebbero voluto...ma non volevano/potevano farlo.
Io le ragioni credo di conoscerle bene, ma vorrei prima capire cosa ne pensate voi.