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"Un giorno, la moda virtuale diventerà onnipresente", è la premonizione che Ian Rogers, digital chief officer di Lvmh, ha fatto in un'intervista a Imran Amed di The Business of Fashion. Secondo l'esperto infatti "sarà inevitabile. È un passaggio generazionale". Basti pensare all'ultimo anno e mezzo e a come abbiamo trascorso il nostro tempo per affermare "che stiamo già vivendo in un Metaverso". La dimostrazione ci arriva soprattutto dalle Gen Z che ha frequentato la scuola su zoom e ha incontrato gli amici su Instagram, Tik Tok, Fortnite, Animal Crossinge. "Per loro, avere una collezione digitale, è del tutto naturale - continua Rogers - perché dovrei volere una raccolta di cose, abiti, accessori che nessuno può vedere quando posso averla digitale e condividerla con tutti?". Marjorie Hernandez e Karinna Nobbs, co-fondatrici della start-up di moda digitale, The Dematerialised, fanno eco a Rogers, descrivendo il Metaverso come "nient'altro che Internet che si libera dalla barriera bidimensionale in questo ambiente tridimensionale... Man mano che inizieremo a passare sempre di più nel mondo virtuale, inizieremo a consumare scarpe da ginnastica digitali, trucco digitale, gioielli digitali... È la più grande rivoluzione che l'industria della moda abbia visto finora". Una rivoluzione che sta conquistando il fashion system, sebbene non sia ancora chiaro se è destinata a diventare una miniera d'oro per i brand di moda o una bolla che esploderà come è successo per Second Life e lanciata nel 2003. Intanto Balenciaga, Gucci, Moncler, Ray-Ban con gli smart glasses Ray-Ban Wayfarer realizzati da Meta e Luxottica (primo progetto tangibile di questo nuovo fenomeno), Nike si sono già lanciati nella dematerializzazione fashion di quell'ecosistema digitale che comprende tutte le funzioni, le interazioni e le diverse anime di Internet, chiamato appunto Metaverso. Definizione che ci arriva da un romanzo di fantascienza del 1992 di Neal Stephenson intitolato Snow Crash in cui l’avatar del protagonista vive una vita parallela nella quale stringe amicizie, fa esperienze e acquisti. Oggi ciò che si avvicina maggiormente al Metaverso sono le piattaforme di gaming, come Fortnite e Roblox, con cui diversi brand moda hanno sperimentato il loro ingresso in questo mondo virtuale. Da Louis Vuitton che, nel 2019, ha “vestito” i protagonisti del videogioco League of Legends, a Valentino e Marc Jacobs che hanno invece personalizzato i guardaroba di Animal Crossing. Gucci ha lanciato su Roblox la versione digitale della borsa Dyonisus mentre Nike, NikeLand, un'arena virtuale dove giocare. Sulla stessa piattaforma Stella McCartney ha venduto occhiali da sole, piumini e tote bag, mentre Vans ha creato uno skatepark, e un negozio nel quale acquistare e personalizzare le proprie sneakers. Per i giocatori di Fortnite, Balenciaga, ha lanciato una collezione speciale seguita da Moncler, che ha realizzato sempre per Fortnite, una versione ispirata alla linea 6 Moncler 1017 Alyx 9SM creata da Matthew Williams. C'è chi poi, come Burberry, ha puntato al mondo del gaming per cercare di ottimizzare alcune fasi di produzione e progettazione con un software che aiuta il posizionamento delle stampe sui vestiti reali riducendo così spreco di carta e tessuti di scarto.
E non stupisce che proprio il mondo del gaming sia il più ambito dai brand moda. Secondo un report di Morgan Stanley, questo settore (correlato al mercato del lusso) potrebbe raggiungere i 20 miliardi di dollari entro il 2030. Dopo pochi giorni dalla conferenza stampa nella quale Mark Zuckerberg annunciava la nascita della sua azienda Meta, introducendo per la prima volta la parola Metaverso, e descrivendo un futuro interconnesso e ultra tecnologico sempre più vicino a noi, Cédric Charbit, Chief Executive della Maison Balenciaga, dichiarava a BoF che il brand stava pensando di creare addirittura una vera e propria business unit dedicata al Metaverso.
Un pianeta, quello del Metaverso, che sembra offrire ai marchi moda tradizionali, in una formula ancora più universale rispetto a quella che già conosciamo, la possibilità di raccontare ed esportare il proprio sistema valoriale, il proprio branding, e i propri prodotti avvicinandosi sempre più a quello che sarà (e in parte già è) il pubblico del lusso futuro, la Gen Z. Ma anche un luogo aperto in cui giovani marchi e stilisti emergenti possono esprimere la propria creatività e farsi conoscere come è successo alla designer vincitrice del British Fashion Award per il Metaverse Design, cSapphire.