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Discussione: Cattolici e identitari

  1. #21
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    Predefinito Re: Cattolici e identitari

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Papa Francesco, anche se in alcuni discorsi ha ammesso l'esistenza di limiti all'accoglienza e all'immigrazione stessa, ha pure affermato il principio che la "centralità della persona umana (…) ci obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale [degli immigrati] a quella nazionale" (vedi qui), che obiettivamente confligge con la preminenza del bene comune temporale della società sul bene privato dell'individuo che la dottrina cattolica ha sempre ammesso.

    La sicurezza personale e la sicurezza nazionale sono due aspetti del bene comune. Perchè ovviamente senza la sicurezza personale non ci sarebbe quella di tutta la società. Lo scoglio è: ma cosa ci interessa in termini di sicurezza nazionale della sicurezza personale di chi non appartiene alla nostra nazione? Che se non lo accogli e lo integri l'immigrato ti finisce arruolato nella Jihad e ne hai un danno sul medio-lungo periodo.

    Il bene comune è opposto a bene privato dell'individuo. Ma la sicurezza personale non è un bene privato, è un bene pubblico. Infatti la persona possiede sè stessa e le sue cose e queste costituiscono il suo bene privato. E in ciò il bene privato è al sicuro, basta che la persona stessa non lo metta in discussione, ad es. delle volontà autodistruttive. Quando il bene privato entra nel rapporto sociale con gli altri beni privati allora la sua sicurezza può venire meno. Quindi non c'è contraddizione tra l'esortazione al primato della sicurezza personale, che è pastorale, legata alla contingenza, e la dottrina del primato del bene pubblico.



    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    La dottrina cattolica in merito all'aiuto nei confronti del prossimo in stato di necessità ha sempre fatto dei distinguo molto precisi che si applicano anche al caso degli immigrati. Altro punto della dottrina cattolica è che l'immigrazione è lecita ma deve avere dei limiti, che sono riassumibili nel bene comune dell'intera società. Lo stesso San Tommaso d'Aquino nella Summa theologiae sottolineò che gli stranieri andavano trattati bene, ma che le autorità politiche avevano il diritto e, in una certa misura, il dovere di regolare e limitare la loro presenza. Nel terzo capitolo del secondo libro del De Regimine Principum, l'Aquinate scriveva che "la convivenza con gli stranieri corrompe moltissimo i costumi dei cittadini, come insegna Aristotele nella Politica; perché avviene necessariamente che gli stranieri, cresciuti con altre leggi e usanze, in molte cose agiscono diversamente dai costumi dei cittadini; e così, poiché i cittadini sono attirati dall’esempio a fare altrettanto, la convivenza civile viene perturbata".

    Vedi Giò, tu poni la grave preoccupazione dell'immigrazione ma non so se ti sei accorto che... la nazione Italia non esiste più. Lo Stato che è la forma di una nazione non ha più sovranità. La nazione è disciolta con le altre nazioni nell'UE.

    Quindi la nazione non è più lo strumento per la difesa dei costumi dei cittadini, quali forma del corpo sociale. E puoi dire che ci sono ancora dei costumi comuni in cui ci riconosciamo come nazione?
    A meno di non volersi crogiolare in un mondo immaginario dobbiamo agire come se questa nazione e questi costumi comuni esistessero ancora.
    Ma quali sono questa nazione e questi costumi? Quelli di prima che la decadenza incominciasse? E quando è incominciata la decadenza? Il rischio è di cadere nel soggettivismo e nell'idealismo. Per sfuggire questo pericolo bisogna assumere una visione integralmente religiosa perchè la Chiesa è l'unica entità che esiste da 2000 anni e non è solo un'idea di qualcosa che c'era. E quindi bisogna sforzarsi di comprendere la Chiesa attuale senza opporle ogni qual volta che c'è una difficoltà, la Chiesa dei Papi che furono perchè c'è il rischio di finire in un altro idealismo (l'ideologia tradizionalista di cui parlava Benedetto XVI).


    E c'è il dramma che a causa della fine delle sovranità nazionali il "bene comune temporale della società" diventa qualcosa di realmente indisponibile.
    IN PALESTINA È GENOCIDIO!
    ROSA E OLINDO, LIBERI SUBITO!
    FUORI DALLA NATO! FUORI DALLA UE!
    BASTA ECOFOLLIE GREEN!
    "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli…"


  2. #22
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    Predefinito Re: Cattolici e identitari

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    la Chiesa come tale no, ma gli uomini di Chiesa anche ai vertici più alti sì, intendi dire questo?
    Esatto.

  3. #23
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    Predefinito Re: Cattolici e identitari

    Citazione Originariamente Scritto da Flaviogiulio Visualizza Messaggio
    Ma se i pastori, anziché guidare il gregge, si adoperano per sviarlo e disperderlo, non è un diritto, anzi un dovere, del popolo cattolico il non seguirli?
    Condivido.
    Il popolo cattolico dovrebbe contrastare chi si adopera per dannare la sua anima...

  4. #24
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    Predefinito Re: Cattolici e identitari

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    La sicurezza personale e la sicurezza nazionale sono due aspetti del bene comune. Perchè ovviamente senza la sicurezza personale non ci sarebbe quella di tutta la società. Lo scoglio è: ma cosa ci interessa in termini di sicurezza nazionale della sicurezza personale di chi non appartiene alla nostra nazione? Che se non lo accogli e lo integri l'immigrato ti finisce arruolato nella Jihad e ne hai un danno sul medio-lungo periodo.

    Il bene comune è opposto a bene privato dell'individuo. Ma la sicurezza personale non è un bene privato, è un bene pubblico. Infatti la persona possiede sè stessa e le sue cose e queste costituiscono il suo bene privato. E in ciò il bene privato è al sicuro, basta che la persona stessa non lo metta in discussione, ad es. delle volontà autodistruttive. Quando il bene privato entra nel rapporto sociale con gli altri beni privati allora la sua sicurezza può venire meno. Quindi non c'è contraddizione tra l'esortazione al primato della sicurezza personale, che è pastorale, legata alla contingenza, e la dottrina del primato del bene pubblico.
    Il bene privato dell'individuo ed il bene comune della società non sono in opposizione. Sono due beni diversi e distinti, ma coniugabili attraverso l'ordinazione e la subordinazione del bene privato dell'individuo al bene comune della società perché, come diceva San Tommaso d'Aquino, l'uomo sta alla società politica (allo Stato, per intenderci) analogamente a come la parte sta al tutto. Senza voler negare un interesse pubblico alla sicurezza personale dell'individuo privato, non si può assumere che la sicurezza personale vada anteposta sempre a quella nazionale. Nel contesto del discorso di Papa Francesco, che riprende Benedetto XVI (alla faccia di chi crede che con Ratzinger fosse tutto rose e fiori), è chiaro questo rapporto di anteposizione si traduce in un primato (o almeno in una priorità) della sicurezza individuale su quella della società, mentre invece il buon senso vorrebbe che la sicurezza personale sia non anteposta, ma ordinata a quella nazionale. In altri termini, non si può, in nome dell'anteposizione della sicurezza personale degli immigrati, mettere in pericolo la sicurezza dell'intera società nella quale l'immigrato vorrebbe approdare, ma la sicurezza personale degli stranieri che vorrebbero entrare in una certa collettività organizzata dev'essere tutelata congiuntamente alla sicurezza della società che vorrebbero destinare a loro luogo di residenza. Il che significa, all'atto pratico, trovare forme e modalità in virtù delle quali la sicurezza personale degli immigrati è garantita senza pregiudizio del bene comune della società. Invece Papa Francesco, in quello stesso discorso, ci fa ben capire che cosa intende, in concreto: "Considerando lo scenario attuale, accogliere significa innanzitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione. In tal senso, è desiderabile un impegno concreto affinché sia incrementata e semplificata la concessione di visti umanitari e per il ricongiungimento familiare". E ancora: "In nome della dignità fondamentale di ogni persona, occorre sforzarsi di preferire soluzioni alternative alla detenzione per coloro che entrano nel territorio nazionale senza essere autorizzati".

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Vedi Giò, tu poni la grave preoccupazione dell'immigrazione ma non so se ti sei accorto che... la nazione Italia non esiste più. Lo Stato che è la forma di una nazione non ha più sovranità. La nazione è disciolta con le altre nazioni nell'UE.

    Quindi la nazione non è più lo strumento per la difesa dei costumi dei cittadini, quali forma del corpo sociale. E puoi dire che ci sono ancora dei costumi comuni in cui ci riconosciamo come nazione?
    A meno di non volersi crogiolare in un mondo immaginario dobbiamo agire come se questa nazione e questi costumi comuni esistessero ancora.
    Ma quali sono questa nazione e questi costumi? Quelli di prima che la decadenza incominciasse? E quando è incominciata la decadenza? Il rischio è di cadere nel soggettivismo e nell'idealismo. Per sfuggire questo pericolo bisogna assumere una visione integralmente religiosa perchè la Chiesa è l'unica entità che esiste da 2000 anni e non è solo un'idea di qualcosa che c'era. E quindi bisogna sforzarsi di comprendere la Chiesa attuale senza opporle ogni qual volta che c'è una difficoltà, la Chiesa dei Papi che furono perchè c'è il rischio di finire in un altro idealismo (l'ideologia tradizionalista di cui parlava Benedetto XVI).


    E c'è il dramma che a causa della fine delle sovranità nazionali il "bene comune temporale della società" diventa qualcosa di realmente indisponibile.
    Stato e nazione non sono esattamente la stessa cosa. Possono identificarsi in modo contingente perché una nazione può essere politicamente unita in uno Stato, ma è possibile che una nazione sia scissa in più Stati (l'Italia dalla caduta dell'Impero romano d'Occidente fino al 1860-1870 ca.) o che una nazione faccia parte di uno Stato in cui sono presenti più nazioni.
    Mi sono presenti i problemi che l'Italia ha sia come Stato che come nazione. Il fatto che il nostro ethos nazionale (in termini di usi, costumi, mentalità e tradizioni) sia in crisi o che la nostra sovranità politica sia fortemente compromessa è innegabile ma non mi pare una buona ragione per minimizzare la gravità della minaccia esterna rappresentata da un'immigrazione di massa a gettito continuo, che peraltro penalizza notevolmente, seppur per aspetti differenti, i popoli e gli Stati di provenienza degli stessi immigrati.
    Non sono ratzingeriano, quindi penso che la continuità nella Chiesa sia data dalla costante e fedele trasmissione del depositum fidei, pur coi necessari e dovuti approfondimenti, e non dalla persistenza dinamica dell'unico soggetto-Chiesa nel tempo, quasi prescindendo dal contenuto dell'oggetto trasmesso. Ogni fase della storia della Chiesa va considerata con uno sguardo eminentemente soprannaturale e tenendo ben fisse le verità eterne, che sono state credute ed insegnate sempre ed ovunque. Se chi regge le sorti umane della Chiesa si stacca da queste verità, non si sta giudicando il presente col passato, ma con ciò che è imperituro. Si giudica il presente col passato solo nella misura in cui nel passato è stato presente il chiaro riflesso dell'eterno, per parafrasare Thibon.
    Nel caso dell'immigrazione, non si può parlare di una discontinuità drammatica quanto quella che, ahinoi, c'è stata su altri temi, peraltro ben più importanti.
    La Chiesa ha sempre avuto una sollecitudine particolare per le persone sofferenti, per coloro che erano in difficoltà (soprattutto se queste difficoltà implicavano uno di stato di necessità estrema o grave), per coloro che venivano ingiustamente perseguitati e per coloro che, per un motivo o per l'altro, lasciavano la propria terra natia per stabilirsi in altri luoghi. È stata una costante sia del suo insegnamento che del suo atteggiamento. Però, nel dire e nel fare tutto ciò, non ha mai trascurato il bene comune della società nei suoi molteplici aspetti. Pio XII stesso, che pur invitava all'epoca i governi delle varie nazioni a non porre restrizioni arbitrarie al diritto di immigrazione e a non chiudersi in un isolamento egoistico, disse in modo molto chiaro: "Non stupisce (...) che le mutate circostanze abbiano portato restrizioni circa l’immigrazione, poiché in questo campo si ha da tenere presente non solo l’interesse dell’immigrato, ma anche il benessere della nazione" (13 marzo 1946). È nostalgia del passato osservare che tutto questo clima neo-modernista e personalista (mi riferisco al personalismo di Jacques Maritain, ovviamente) che s'è introdotto nelle istituzioni della Chiesa ha causato - o perlomeno potrebbe aver causato - uno slittamento delle posizioni ecclesiastiche persino su questo tema? Come ignorare, oltre tutto, che nello pseudo-magistero bergogliano l'immigrazione di massa assume, di fatto, un valore salvifico nell'economia della redenzione perché contribuirebbe, secondo il Pontefice odierno, a costruire una società migliore unita nella "fratellanza universale"? E come glissare sul fatto che questa "fratellanza universale" non è quella fondata sulla fede in Cristo, ma sulla cosiddetta "centralità della persona umana"?
    Ultima modifica di Giò; 18-02-22 alle 16:14
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    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  5. #25
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    Predefinito Re: Cattolici e identitari

    Ma la vera Chiesa non dovrebbe ergersi a difesa dei cattolici europei contro l'invasione mussulmana e l'opera sovversiva dei giudei...come faceva fino a 100 anni addietro?

  6. #26
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    Predefinito Re: Cattolici e identitari

    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio
    Ma la vera Chiesa non dovrebbe ergersi a difesa dei cattolici europei contro l'invasione mussulmana e l'opera sovversiva dei giudei...come faceva fino a 100 anni addietro?
    Senza scadere in un'islamofobia fallaciana ed occidentalista, è evidente che l'afflusso costante di immigrati di religione musulmana può costituire un pericolo per una nazione di religione cattolica. Lo costituisce a maggior ragione oggi che, purtroppo, siamo deboli e secolarizzati.
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  7. #27
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    Predefinito Re: Cattolici e identitari

    La grande illusione dei catto-progressisti



    di



    Francesco Lamendola








    Come si deve regolare il cristiano, il cattolico, davanti al fenomeno delle migrazioni che si riversano sull’Italia e sull’Europa, portando migliaia e milioni di persone di religione islamica, sovente non per emergenze umanitarie, ma semplicemente per desiderio di cambiar vita e profittare delle opportunità che offre il nostro continente, peraltro senza alcun amore o rispetto per la nostra civiltà, né alcuna intenzione d’integrarsi, ma, semmai, con la segreta intenzione di conquistare l’Europa un poco alla volta, come ha detto a chiare note il premier turco Erdogan, e come già aveva affermato il leader algerino Boumedienne?

    Secondo papa Francesco e tutti i vescovi e preti progressisti, modernisti e buonisti, non c’è altro da fare che allargare le braccia e accogliere tutti, senza sollevare difficoltà o fare troppe domande, anche perché, a loro dire, questo è quanto prescrive il Vangelo.

    Scrive, ad esempio, su questo tema – ma gli esempi potrebbero essere tantissimi - don Paolo Bagattini, nell'editoriale del suo giornale, intitolato La grande illusione (in: Il Missionario, rivista bimensile degli stimmatini,Verona, marzo/aprile 2017, pp. 27-29):



    Mettere la testa sotto l'ala a mo' di struzzo per non vedere i problemi o chiudersi in casa per non entrare in contatto fisico con essi, ecco le due grandi illusioni. Non s'allontanano così i problemi né, tanto meno, si risolvono, ma ingigantiscono e sono destinati a diventare conflitti. La convivenza umana è una realtà quotidiana incancellabile e l'esperienza insegna che, alla lunga, o si è amici o si diventa nemici: la neutralità non esiste. Brexit per l'Inghilterra, protezionismo per Trump, reti metalliche ai confini dell'Ungheria, uscire dall'Euro, tutti aspetti della stessa illusione: da soli stiamo e viviamo meglio! Sono le nuove edizioni del muro di Berlino da parte comunista o dell'autarchia di mussoliniana memoria. Come se il mondo non fosse uno solo, come se gli uomini, al di là delle tipicità locali, non avessero le stesse necessità e non covassero nel cuore gli stessi sentimenti. [...] Come se impedendo l'ingresso nel proprio paese di prodotti altrui non si innescasse un processo di reciprocità. A cosa può portare tutto questo, come del resto è già accaduto, se non al disinteresse, per l'altro, al sospetto, alla lettura negativa dei comportamenti altrui e quindi all'incremento delle armi e alla guerra?Basta il buon senso per capire tutto questo. Ma se vogliamo scomodare il messaggio cristiano, come alcuni isolazionisti pretendono, ci chiediamo: dov'è mai possibile trovare in esso giustificazioni per tali comportamenti?



    Per concludere con una citazione di Albert Einstein (ovvio; non poteva essere una citazione di san Paolo, o di sant’Agostino, o di san Tommaso d’Aquino; tanto meno poteva essere una citazione di Gesù Cristo: non ha forse detto papa Francesco che bisogna farla finita col “clericalismo”?):



    Finché le nazioni intenderanno disporre di una sovranità illimitata, verremo sicuramente messi di fronte a guerre ancora più grandi, combattute con armi ancora più potenti e tecnologicamente più avanzate:



    E dunque, l’auspicio di un Governo unico mondiale, cioè dell’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale.

    Questi concetti sono stati ribaditi da don Bagattini nell’articolo American Way of Life, sullo stesso numero della rivista, nel quale passa direttamente dall’America di Trump all’Italia e alla questione “migranti”, in una sezione finale intitolata Paura dell’Islam?, ovviamente per ribadire i concetti già espressi nell’editoriale, che poi sino una copia fotostatica di ciò che va dicendo, fin dall’inizio del suo pontificato, il papa Francesco; ne riportiamo le battute finali (pp. 27-28):



    Da sempre esistono varie religioni nel mondo e milioni e milioni di fedeli che le seguono, fino a prova contraria, in buona coscienza. Esiste una religione vera e le altre sono false? Il Concilio dice piuttosto che ci sono elementi di verità in tutte le religioni. Ognuno è disposto a credere che la propria religione è quella giusta. Questo si riscontra anche all’interno del Cristianesimo dove ognuno di fatto preferisce la propria confessione e tuttavia si dichiarano tutti credenti in Cristo. […]

    C’è stata negli ultimi decenni un’immigrazione considerevole in Europa di persone di religione musulmana. Alcuni temono che ci sia un’islamizzazione del continente anche perché attualmente le famiglie musulmane fanno più figli di quelle cristiane. Le persone più preoccupate vorrebbero chiudere le frontiere. Alcuni hanno scoperto il problema in occasione delle guerre in medio oriente, ma esisteva già da prima. Mi pare che i Musulmani ufficialmente immigrati in Italia da tempo e quivi lavoranti siano oggi circa 500.000, una cifra inimmaginabile solo 50 anni fa.

    Certo uno stato può decidere dell’accoglienza o meno. Ho già parlato di questo in altro scritto. Qui pongo il problema religioso. Selezionare le persone che chiedono l’immigrazione da un punto di vista religioso è semplicemente anticostituzionale. Se lo vogliamo fare, dobbiamo cambiare la costituzione. Si può limitare l’ingresso per motivi di incapacità economica a sostenere il costo o per motivi legati a una qualsiasi forma di criminalità, ma non per motivi religiosi. Equiparare poi i musulmani ai terroristi è semplicemente ingiusto e disonesto. Dunque i musulmani sono destinati ad aumentare in Italia e in Europa e i Cristiani (a giudicare dalla frequenza alle chiese e al numero degli “sbattezzati” e dei non battezzati) a diminuire.

    Con buona pace dei cristiani preoccupati. Costoro devono ammettere che l’unica arma legale che hanno in mano è quella di dare una testimonianza così bella del loro cristianesimo da farlo apparire interessante, umano, degno di essere abbracciato.

    Un mio confratello di Udine che si occupa della catechesi per coloro che vogliono diventare cristiani ha incontrato varie persone musulmane che desiderano divenire cristiane e, alla domanda sul perché, hanno risposto: “Perché mi sono reso conto che voi volete bene a tutti e aiutate tutti, senza distinzione! Ci deve essere qualcosa in più nella vostra fede”. E inizia la ricerca.

    Se proprio vogliamo scomodare anche il Vangelo, bisogna ricordare che il Signore Gesù ha polemizzato decine di volte con le categorie religiose della sua epoca: farisei, dottori della legge, sacerdoti del tempio, proprio per il loro ritualismo e per il loro fondamentalismo. I pagani che appaiono nel Vangelo, i Samaritani eretici e i peccatori, per contro, vi fanno una gran bella figura…



    Don Paolo Bagattini è un sacerdote stimmatino friulano (da Gemona se abbiamo capito bene consultando le notizie presenti in rete), che risiede attualmente negli Stati Uniti d’America e cura la corrispondenza da quel Paese per il bimensile delle missioni e delle opere degli stimmatini, ll Missionario, di cui è anche il direttore. Nutriamo un immenso rispetto per la Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo, fondata dal veronese san Gaspare Bertoni (1777-1853), la cui attività è rivolta specificamente all'istruzione e all'educazione cattolica della gioventù, alla formazione del clero nei seminari, alle missioni popolari e alla catechesi; e gran parte di tale immenso rispetto è dovuta, lo diciamo più che volentieri, alla stima incondizionata che nutriamo nei confronti di uno stimmatino friulano che, se non fosse stato un prete, o se, almeno, fosse stato un prete di sinistra, un contestatore alla don Milani o un esponente della "svolta antropologica" o del sedicente ecumenismo, alla Martini, sarebbe oggi riconosciuto come uno dei più insigni teologi e filosofi del XX secolo, allo stesso livello di un Romano Guardini, un Étienne Gilson o un Tomas Tyn. Invece padre Fabro era un cattolico, e per giunta un prete di quelli di una volta: tenacemente legati alla Tradizione – il suo maestro era e restò sempre san Tommaso d’Aquino –, imperterriti nella fede dei padri e nel Magistero perenne, imperturbabili davanti alle mode e alle tendenze del momento, capaci di pensiero critico quanto basta per distinguere la moneta buona, nella stagione del Concilio Vaticano II, da quella falsa. Era anche aperto al pensiero moderno, ma non in ciò che esso ha dato di peggio e di anticristiano, bensì in ciò che ha dato di meglio: grandissimo studioso e traduttore di Kierkegaard, nel quale riconobbe un’anima affine, fu lui a farlo conoscere in Italia a un pubblico più ampio di quello degli specialisti, e fu lui a tradurre, per la prima volta, alcune delle opere del grande filosofo danese.

    Con molta tristezza, però, davanti alla deriva conformista di alcuni membri della Congregazione stimmatina, non possiamo non rilevare l’immensa distanza che separa la fedeltà al Vangelo di un genio filosofico (le sue opere complete riempiranno più di una cinquantina di volumi), ma di un uomo e sacerdote umile, come Cornelio Fabro, dal banale appiattimento di taluni suoi confratelli odierni sulle posizioni più discutibili, più azzardate e meno autenticamente cattoliche della neochiesa di papa Francesco. Ciò che dice don Bagattini sulla questione delle migrazioni e dell’accoglienza dei sedicenti profughi nei Paesi occidentali, è quanto di più misero si possa immaginare sul piano intellettuale, e quanto di meno conforme al cattolicesimo sul piano religioso e anche sul piano strettamente umano. Non solo: il suo argomentare denota una conoscenza superficiale e schematica dei fatti e un uso strumentale del Vangelo, per far dire a Gesù quel che vogliono lui e i cattolici progressisti come lui, cosa di un’impudenza intollerabile. Francamente, dopo aver letto quel che scrive il direttore de Il Missionario, si capisce perché tante persone, anche credenti, non vogliano più versare il cinque per mille delle tasse alla Chiesa cattolica: se esso serve per mandare negli Stati Uniti dei sacerdoti italiani, o per scrivere simili cose sulla stampa “cattolica”, allora tanto vale versarli direttamente a qualche “centro culturale” islamico, ossia a qualche moschea camuffata.

    Dunque, vediamo. Sull’editoriale non ci sarebbe molto da dire, se non che pare una velina e un concentrato del politcally correct bergogliano, nonché della linea di Barack Obama e Hillary Clinton: abbasso Trump, abbasso la Brexit, guai a uscire dall’Unione Europea, guai a difendere i propri confini, come ha provato a fare l’Ungheria. È inutile ed è anche poco cristiano. Nulla di nuovo sotto il sole di questa neochiesa modernista e massonica. Sono discorsi talmente banali e talmente campati per aria, talmente generici e velleitari, che non vale la pena di entrare nel merito più di tanto. Piuttosto, ci permettiamo una domanda: che c’era questa lezioncina del politicamente corretto con la religione? Che c’entra con il cristianesimo, che c’entra con la Chiesa cattolica? Che c’entra con gli stimmatini e con la lezione tracciata da san Gaspare Bertoni e da Cornelio Fabro? Questa non è religione, non è spiritualità, non è nemmeno cultura. Le stesse cose si possono leggere su un qualsiasi quotidiano o settimanale profano, di quelli dell’area politica e culturale dominante; anzi, praticamente su tutti. Ma una rivista cattolica, una rivista ecclesiale, una rivista missionaria, forse dovrebbe parlare d’altro, o, almeno, da un altro punto di vista. Qui non c’è ombra del Vangelo, né della grazia e del peccato, né della vita eterna; qui non c’è Dio e neppure Gesù Cristo, il quale, semmai, salta fuori alla fine, ma solo per motivi strumentali: Gesù non avrebbe detto così, non avrebbe fatto così… Ma chi può dirlo? Ah, già, dimenticavamo: al tempo di Gesù, come dice con molta finezza e scrupolosità filologica padre Sosa Abascal, il nuovo generale dei gesuiti voluto dal papa, non c’erano i registratori; dunque, qualsiasi cattolico progressista può fargli dire quel che vuole. Noi sfidiamo costoro a trovare nel Vangelo il benché minimo appiglio a questo concetto: che un popolo deve accettare di venire sommerso e soppiantato in casa propria, in nome di un filantropismo e di un umanitarismo ideologici e indiscriminati. E quando mai Gesù ha detto che si può sacrificare anche la prole, pur di fare posto agli altri, i quali, magari, si spacciano per profughi, e invece non lo sono affatto? Quando mai ha ordinato di accoglierli in casa propria, fino al punto di mettere i propri figli in condizione di essere sopraffatti dal numero e dalle pretese dei nuovi arrivati? E quando mai ha detto, o fatto capire, che non si possono tutelare le proprie merci, i propri concittadini, lui che una volta ha detto di essere venuto per i figli d’Israele e che non era bene dare ai cagnolini, cioè ai pagani, il pane destinato ai propri figli?

    Quando poi don Bagattini si chiede, dubbioso, se vi sia una religione vera, mentre le altre sono false; quando afferma che il Concilio Vaticano II stabilì che in tutte le religioni c’è qualcosa di vero, egli dice cose temerarie, inesatte e non cattoliche. Se un prete cristiano, oltretutto membro di una congregazione nata per la predicazione cattolica e la formazione del clero, non ritiene che la religione cristiana sia vera, o ha paura di dirlo, o lo lascia capire solo con mille cautele e con mille giri di parole, forse ha sbagliato mestiere. Quanto al Vaticano II, i suoi documenti non hanno mai messo il cristianesimo sullo stesso piano di verità relativa delle altre religioni: questo è un falso, uno dei tanti che i preti modernisti e progressisti si sono permessi di fare sul fatto del Concilio, per le loro particolari ragioni. Non spendiamo parole per confutare la rozzezza di certe considerazioni, come citare l’esistenza di diverse confessioni cristiane quale dimostrazione della relatività di ciò che è vero. Alcuni dei più grandi intellettuali e dei più grandi santi cattolici contemporanei provengono, in buona misura, proprio dall’area protestante: i Newman, i Chesterton e tanti altri. Si sono convertiti perché hanno riconosciuto la verità del cattolicesimo e l’errore delle varie chiese protestanti.

    Quando poi passa a parlare dei “timori” di una islamizzazione dell’Europa, assumendo toni ironici nei confronti dei cristiani “preoccupati” (vale a dire gli aborriti “tradizionalisti”, invisi a Bergoglio e quindi anche a lui), la situazione demografica che egli tratteggia fa pensare a uno scenario remoto e assai ipotetico, mentre le proiezioni demografiche, che sono basate sulla matematica, dicono che l’islamizzazione dell’Europa non solo ci sarà, ma che essa è imminente. Dove è andato a prendere i suoi dati, il nostro direttore? Dice che i musulmani, in Italia, sono attualmente 500.000; ma forse ha dimenticato qualche zero. Le stime ufficiali della Caritas/Migrantes relative al 2011, cioè vecchie di sei anni (e ne sono arrivati, in questi ultimi sei anni, al ritmo di centinaia, qualche volta di migliaia al giorno) parlano di oltre 1.500.000: tre volte tanti. E questi sono dati vecchi, ripetiamo, e sono dati ufficiali, forniti dalla stessa Chiesa cattolica, quella che, sotto l’impulso di papa Francesco, fa di tutto per disinnescare l’allarme sociale e per tranquillizzare i “preoccupati”. Non solo: queste sono le cifre ufficiali degli immigrati regolari. Ma quanti ce ne sono di clandestini e d’irregolari? Probabilmente la cifra ufficiale va raddoppiata, né più né meno: tale è la stima ufficiosa di fonti vicine al Ministero degli interni. E non è ancora finita. Gli immigrati continuano ad arrivare, ogni giorno, ogni settimana, ogni mese: alcuni riescono a sgusciare negli altri Pesi dell’Unione europea, ma sempre di meno; la maggior parte, ormai, rimane “intrappolata” in Italia. È come un rubinetto che perde: è inutile fare il conto di quanti litri d’acqua si siano sparsi sul pavimento, se prima non si ripara la perdita: qualunque calcolo si faccia, sarà sempre inferiore alla realtà; qualunque aggiornamento, sarà sempre in ritardo rispetto allo stato dei fatti. Bisogna pensare a quale sarà la situazione fra sei mesi, fra un anno, fra due, fra dieci. Con questo ritmo d’invasione –- e usiamo la parola giusta, una buona volta, cari signori; basta con le ipocrisie! -, e sommando l’accrescimento demografico naturale delle famiglie islamiche già residenti, entro dieci anni avremo a che fare con un numero di persone di religione islamica dieci volte superiore a quello dei dati ufficiali del 2011. Ecco: la mancanza di onestà intellettuale parte da qui: dalla manipolazione e dalla falsificazione dei dati. Far credere che ci sono 500.000 immigrati islamici nel nostro Paese, quando ce ne sono circa sei volte tanti, significa voler indurre negli Italiani una falsa percezione del problema. E alla disinformazione, si aggiunge anche lo sfottò: Con buona pace dei cristiani preoccupati, dice il Nostro (lui preoccupato non lo è, figuriamoci; lui è ardimentoso e tuttavia sereno), bisogna rassegnarsi: anche perché, se si volesse respingere qualcuno per motivi religiosi, bisognerebbe prima cambiare la Costituzione. Quindi la Costituzione viene brandita come una clava per ridurre al silenzio le obiezioni dei “preoccupati”.

    Infine, il caso di Udine. Conosciamo quella città per esservi nati e vissuti; e ci sembra che, come l’Italia descritta sopra sia un Paese irreale, anche la Udine ci cui egli parla sia una città di fantasia. Intendiamoci: non mettiamo in dubbio che qualche islamico, ogni tanto, sia attratto dal cristianesimo, e carezzi l’idea di abbracciarlo. Ma tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare. Il cristianesimo non vieta a nessuno di passare a un’altra fede religiosa; il Corano, sì. I rarissimi casi che si verificano, comportano non solo la morte sociale dell’immigrato che si è fatto battezzare, ma un cumulo di angherie e di persecuzioni da parte dei suoi ex confratelli. Magdi Allam, il più noto musulmano convertito al cristianesimo, ci è passato; e ed è costretto a vivere con la scorta permanente della polizia. Ah, già, dimenticavamo: Magdi Allam non conta. Poiché si è permesso di fare quella tale equiparazione che don Bagattini definisce “ingiusta e disonesta”, il suo parere non vale nulla. Sta di fatto che, se ogni tanto un islamico chiede di essere battezzato, ci sono almeno dieci cristiani che si convertono all’islam (specialmente le donne italiane che sposano dei musulmani); e qualcuno va anche ad arruolarsi nelle file dell’Isis, magari cercando di portarsi dietro anche i genitori e la famiglia di origine, come fatti di cronaca recenti e ben documentati hanno mostrato in maniera inoppugnabile.

    Ma i catto-progresissti non vogliono vedere la realtà: essa ha il torto di contraddire i loro sogni, i loro vaneggiamento buonisti. E il bello è che propri loro si permettono di definire, parafrasando il film di Renoir, una grande illusione il tentativo di alcuni settori della società europea di reagire alla islamizzazione e all’invasione in atto del loro continente. La verità è un po’ diversa da quella che descrivono: a coltivare una grande illusione sono proprio loro. Essi dicono che basta vivere da buoni cristiani per rendere credibile il Vangelo e ”invogliare” gli altri, i non cristiani, ad abbracciarlo. Ma forse don Bagattini, anche quando viveva qui da noi, era, di fatto, su un altro pianeta: pare che egli stia descrivendo una partita a scacchi tra perfetti gentlemen. Eppure nel suo Friuli, a Montereale Valcellina (Pordenone), la diciottenne Sanaa Dafani, nel 2009, è stata uccisa a coltellate da suo padre perché frequentava un giovane italiano cattolico; e il padre viveva in Italia da vent’anni e sembrava, dicono, perfettamente integrato (don Bagattini scrive, sempre nello stesso articolo, che i marocchini in Italia vengono accolti bene, lavorano e si integrano e hanno rapporti corretti con i fedeli cristiani). L’aggressione è avvenuta mentre i due giovani erano insieme: il ragazzo italiano ha visto la giovane morire sotto i suoi occhi, e ha rischiato a sua volta di finire ammazzato. La famiglia dell’assassino non ha mai fatto mea culpa, al contrario: la moglie di lui ha difeso il marito e ha continuato ad accusare la famiglia del giovane cattolico di averle “portato via” la figlia. Nemmeno ai funerali è stata possibile una riconciliazione. Ecco la differenza fra utopia e realtà: i catto-progressisti si mettono le lenti colorate e poi vedono il mondo nella tinta che si confà alla loro ideologia buonista. Qui si tocca con mano chi sono quelli che mettono la testa sotto l’ala, come lo struzzo, per non vedere. Così si spiega il fatto che non solo non sono mai preoccupati, loro, per il nostro comune futuro - perché, carissimi, scusate: non si tratta solo di voi, ci sono anche i nostri figli e nipoti, i quali un giorno, forse, ci malediranno tutti, voi e anche noi -, ma si prendono il lusso di fare gli spocchiosi con quelli che lo sono, e a ragione.

  8. #28
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    Predefinito Re: Cattolici e identitari

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Senza scadere in un'islamofobia fallaciana ed occidentalista, è evidente che l'afflusso costante di immigrati di religione musulmana può costituire un pericolo per una nazione di religione cattolica. Lo costituisce a maggior ragione oggi che, purtroppo, siamo deboli e secolarizzati.
    Una volta gli europei potevano contare sull'appoggio della Chiesa contro il giudaismo e l'islamismo...ma oggi la "nuova chiesa" è divenuta una dei maggiori nemici delle Comunità di Popolo dell'Europa.

  9. #29
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    Predefinito Re: Cattolici e identitari

    Una Questione di Capitale Importanza: Come Reagire di Fronte all’Immigrazione Selvaggia

    Pubblicato il 22 novembre 2016 da doncurzionitoglia


    La costruzione del “Nuovo Ordine Mondiale” richiede la fine della “Vecchia Europa”
    A partire dalla collocazione nel 1990 della prima pietra, da parte di Bush senjor, per la costruzione definitiva del “Nuovo Ordine Mondiale”, che prevedeva l’invasione americana dell’Iraq di Saddam Hussein (1990/2003), sino al tentativo di Barak Obama di occupare anche la Siria di Assad (2011-2015), passando per le “primavere arabe” (Egitto, Tunisia e Libia), milioni di immigrati soprattutto islamisti hanno lasciato l’Africa Mediterranea, il Vicino e Medio Oriente per installarsi in Europa e in primis in Italia attraverso il Mediterraneo o nel nord Europa e specialmente in Germania passando attraverso i Balcani.


    Perciò, negli ultimi 5 anni, non solo le nostre metropoli sono state invase dagli islamisti, ma anche nelle cittadine e nei paesetti oramai si sente parlare sempre più raramente l’italiano e si ascoltano le varie “melodie” della lingua araba. Negli anni Ottanta l’Italia subì l’irruzione dei Polacchi, grazie a Giovanni Paolo II, poi venne la volta degli Albanesi e dei Rumeni, ora tocca agli Arabi e agli Africani, molto ben voluti da Francesco I, uno dei grandi architetti della costruzione finale del “Nuovo Ordine Mondiale”.

    Che fare?
    Di fronte a quest’invasione attuale da parte di varie popolazioni di confessione islamista, che ci sono ostili per motivi culturali e religiosi cosa si può fare dal punto di vista umano, sociale e politico? Ammesso e non concesso che si possa fare ancora qualcosa.

    Per rispondere a questi quesiti pratici, dai quali dipende il nostro futuro, che si presenta all’orizzonte molto simile a quello della Siria ricca e ben ordinata al suo interno sino al 2010 per vedersi sprofondata l’anno successivo in una guerra sanguinosa e crudele che dura da 5 lunghi anni, occorre porsi delle domande: quest’invasione proprio in quest’epoca di decadenza per l’Europa è pilotata, voluta da qualcuno, per un fine ben determinato o è un fenomeno che si è creato spontaneamente?

    La destabilizzazione del Vicino e Medio Oriente
    Questa destabilizzazione è iniziata nel lontano 1917/1948 con la cessione (1917/1922) da parte dell’Inghilterra al Sionismo della Palestina e la sua successiva invasione (1947/1948) da parte de sionisti. A partire dal Vicino Oriente la destabilizzazione si è propagata negli anni Ottanta nel Medio Oriente con la guerra tra Iraq e Iran finanziata dagli Usa e nel 1990 (con la prima guerra dell’America di Bush senjor contro l’Iraq), quindi è stata ripresa nel 2003 con la distruzione dell’ordine che regnava in quella Nazione grazie alla “guerra preventiva per esportare la Democrazia” dichiarata da Bush junior, teorizzata nel 1947 da Karl Popper e pianificata dai suoi allievi neoconservatori statunitensi e sionisti detti i “Chicago Boy’s” (Mises, Hayek, Milton Friedman e discepoli…), per poi espandersi nell’Africa bianca e specialmente in Tunisia, Egitto e Libia. Infine nel 2011 si è tentato l’assalto finale alla Siria, la quale rappresenta l’ultimo antemurale, che aprirebbe le porte agli Usa per l’invasione dell’Iran e della Russia e per il dominio del mondo. Ma il fermo intervento di Putin ha bloccato l’avanzata mondialista e globalizzatrice.

    Occorre precisare che, se, dopo l’auto-attentato israelo/americano dell’11 settembre del 2001 per iniziare la seconda guerra dei Bush contro l’Iraq (2003), il nemico principale del mondo “libero” (ossia l’Occidente, che va dagli Usa sino ad Israele passando per la “Nuova Europa” rivista e corretta secondo il “Piano Kalergi”) era Al-Qaeda di Osama Bin-Laden molto legato alla famiglia Bush, nell’attuale guerra americanista contro la Siria si è creato un nuovo nemico, bene addestrato dall’Amministrazione Obama e finanziato soprattutto dall’Arabia saudita e dal Qatar, nemico che si chiama “Isis o Daech”, il quale è stato ridimensionato solo dalla Russia di Putin, mentre all’inizio godeva dell’appoggio anche aperto degli Usa, che poi gli hanno dovuto muovere una “mezza guerra” d’apparenza per non perdere la faccia, ma senza indebolirlo sostanzialmente.

    Inoltre esso ha goduto della complicità attiva della Turchia, che è un Paese di 80 milioni di persone, fortemente militarizzato e divenuto sotto la Presidenza di Erdogan filo-islamista, ma anche membro della Nato e candidato all’entrata nell’UE… per riempirla, così, di altri 80 milioni di islamisti oltre i 20 milioni già presenti in loco…

    Tuttavia l’Europa (come previsto dal “Piano Kalergi”) e in primis l’Italia hanno sofferto dell’emigrazione dal Vicino Oriente e dall’Africa (non solo Mediterranea), la quale come un esercito di cavallette, che ci ricorda le piaghe d’Egitto ai tempi di Mosè, ha invaso l’Europa, che solo in parte ha iniziato a difendersi (GB, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia).
    I responsabili del caos che ora regna in Europa sono stati soprattutto la GB con l’appoggio dato alla nascita di Israele (1917/1948), poi degli Usa che hanno distrutto l’Iraq (1990/2003) e hanno fomentato le rivolte in Egitto e Tunisia (2010), infine di nuovo della GB e anche della Francia, che hanno portato la rivoluzione in Libia (2010), la quale è diventata il principale “trampolino di lancio” degli islamisti verso l’Italia e l’Europa.

    Una domanda non può non porsi: come mai questi “emigranti” che partono senza nulla hanno, invece, qualche migliaio di dollari o euro (dai 5 ai 7 mila) a testa da versare ai loro traghettatori? Si sa, ma non è “politicamente e teologicamente corretto” dirlo, che son finanziati dai wahabiti dell’Arabia Saudita e del Qatar per invadere pacificamente, a mo’ di “Cavallo di Troia” dalla pancia bene aperta e con i guerrieri non più nascosti al suo interno, ma bene in vista, l’Europa e poi sottometterla con la scimitarra alla sharia o legge islamica. Il piano è talmente semplice che solo i prezzolati e i venduti al nemico possono negarlo. Far venire milioni di islamisti in Europa, che debbono ingrossare le fila dei circa 20 milioni appartenenti alla “quinta colonna” musulmana già vivente in essa, è un delirio, anche perché loro stessi ci ripetono apertamente il loro adagio: “grazie alle vostre leggi liberal/democratiche entreremo da voi e grazie alla nostra legge coranica vi sottometteremo”.

    Solo pochi prelati coraggiosi hanno messo in guardia l’Europa contro tale pericolo, il cardinale Giacomo Biffi di Bologna con due belle Lettere pastorali alla Diocesi di Bologna nel 2000 ed oggi Monsignor Athanasius Schneider e il cardinal Raymond Burke.


    Lo stato comatoso dell’Europa odierna
    La rivoluzione “culturale” del Sessantotto (il Novus Ordo Saeculorum) ha ferito assai gravemente la civiltà europea avendole tolto la logica razionale e la legge naturale, e, contemporaneamente – a livello spirituale – il Concilio Vaticano II ed il Novus Ordo Missae hanno scristianizzato l’Europa e le hanno tolto quasi completamente l’anima.

    Dopo la seconda guerra mondiale in un’Europa americanizzata si sono smarriti l’identità nazionale e l’amor della Patria, rimpiazzati da un vago pacifismo apolide e mondialista, senza passato né futuro e senza storia, dalla “gomma americana”, dalla “Coca-Cola”, dal “rock” e dal “bughi-bughi”. L’individualismo esasperato liberal/liberista anglo/americano ha portato immancabilmente l’uomo nuovo disincarnato, una volta europeo e ora “cittadino del mondo”, verso il mondialismo.

    D’altronde l’uomo dei nostri tristi giorni non ha più le difese sociali e spirituali di una volta: la famiglia è stata dissolta, la scuola non insegna più, o meglio, diseduca, la Patria è considerata sorpassata e viene vilipesa, la religione è stata mischiata con “gli dei falsi e bugiardi” dal nuovo Sinedrio nel Tempio Universale di Assisi (1986/2016), in attesa della ricostruzione del terzo Tempio di Gerusalemme. Solo Dio può porre rimedio a tanto male, ma, “aiutati che Dio ti aiuta”… Monsignor Henry Delassus ci insegna: “mai incrociare le mani, rinunciando alla lotta; anzi occorre impiegarle per la preghiera, la penitenza e l’azione culturale e dottrinale con conseguenze pratiche concrete” (L’Américanisme et la Conjuration antichrétienne, Lilla-Parigi, Desclée De Brouwer, 1899, p. 264).

    Quindi è normale che oggi si accettino facilmente gli slogan superficiali e sentimentalistici dell’avversario ripresi e amplificati dai politicanti e dai mass media politicamente corretti che governano l’Europa: il multiculturalismo, l’interconfessionalismo, la multietnicità. Così facendo non ci si deve stupire se si sono spalancate le porte alle orde che ci hanno invaso e continuano a farlo (solo in Italia ne arrivano oramai dai 3 mila ai 7 mila al giorno), imponendoci l’estraneo linguaggio “afro/americano”, i loro costumi, le loro tradizioni alle quali gli invasori sono molto legati a differenza dell’europeo, che già vi ha rinunziato per i nuovi “valori” importati dalla democrazia americana a suon di bombe (anche atomiche): la droga, il rock, la discoteca, lo sballo, l’omosessualismo, l’alcolismo, l’ultra/footballismo, il nudismo, eccetera.

    Germania, Wuppertal, ronde della “Shariah Police” (Polizia per la Legge Islamica) pattugliano la cittadina per fare applicare la ‘legge islamica’ – Una tribunale tedesco, a cui i vessati cittadini residenti del villaggio avevano fatto appello affinché venisse vietato e bloccato questo assurdo fenomeno estremista, ha stabilito che la “Shariah Police” non viola le leggi dello stato ed é quindi autorizzata a continuare nel suo lavoro di intimidazione e islamizzazione della popolazione locale –LINK ORIGINALE IN INGLESEK

    Questi sono gli “ideali” del nuovo uomo europeo, gli unici per i quali è disposto a morire di overdose, di aids, di schianti automobilistici, di cirrosi epatica e di coltellate dei tifosi/ultrà. È evidente che questi “valori” deboli post-popperiani sono perdenti di fronte all’islamismo fanaticamente aggressivo. L’islam è la spada di cui si servirà Dio per castigare l’apostasia dell’Europa oramai totalmente secolarizzata, americanizzata, immanentistica e che di europeo non ha più nulla tranne la sua posizione geografica, la quale ci pone come un vaso di coccio in mezzo a due vasi di ferro: da una parte l’americanismo giudaico/protestantico/massonico dell’Occidente atlantico e dall’altra l’islamismo fanatico dell’Oriente (Vicino e Medio) pieno di odio verso la cultura classica mesopotamica, greco/romana e la fede cristiana, con le quali rifiuta ogni assimilazione e integrazione.

    Con una decisione veramente scioccante, la Corte suprema austriaca ha deciso di assolvere un immigrato clandestino di nazionalitá irachena dall’accusa di violenza sessuale e stupro ai danni di un ragazzino di 10 anni, con la giustificazione che l’iracheno non avesse realizzato che il bambino non volesse diventare l’oggetto delle sue perversioni sessuali. Amir, il ventenne immigrato clandestino di nazionalitá irachena, stava visitando la piscina di Theresienbad, nella capitale austriaca di Vienna nel dicembre 2015, come parte di un viaggio offerto dalle autoritá austriache per favorire l’integrazione, quando commise il terribile atto criminale.

    Durante una conferenza stampa, Putin ha fatto riferimento a questa storia avvenuta in Austria, dove l’immigrato iracheno non è stato punito [per aver violentato un ragazzino di 10 anni in una piscina di Vienna] in quanto egli ha sostenuto [e la corte austriaca gli ha dato ragione] di trovarsi in una condizione di “emergenza sessuale” e che egli non aveva capito [per via di un problema di linguaggio] che il bambino non volesse essere violentato.

    “E non riesce ad entrarmi in testa, non riesco a comprendere, in quale modo stiano pensando da quelle parti”, ha detto il Presidente Putin, aggiungendo: “Questo è il risultato della dissoluzione dei valori di una nazione. Non riesco a spiegarmi quale possa essere la logica alla base di tale decisione. Si tratta di un senso di colpa nei confronti dei migranti?”, ha chiesto. “Cosa sta succedendo? Non mi è chiaro. Ma una cosa mi é chiara: che una società la quale non riesce OGGI a difendere i propri bambini, non ha FUTURO”.

    Il pericolo americanista
    Monsignor Henri Delassus ha scritto un intero libro sull’americanismo (L’Américanisme et la Conjuration antichrétienne, Lilla-Parigi, Desclée De Brouwer, 1899, tr. it., L’Americanismo e la congiura anticristiana, Proceno di Viterbo, Effedieffe, 2015). Secondo lui l’aspetto più preoccupante dell’americanismo è quello dei “suoi rapporti con le speranze e i progetti del giudaismo, specialmente con le tendenze anticristiane delle leggi del mondo moderno e della società americana, che aspira a possedere il monopolio del pensiero rivoluzionario” (L’Américanisme et la Conjuration antichrétienne, cit., p. 7).

    Infatti “esiste una congiura anticristiana che lavora, tramite rivoluzioni e guerre, ad indebolire e, se fosse possibile, ad annichilire le nazioni cattoliche, per dare l’egemonia a quelle protestanti, come l’America, la Germania e la Gran Bretagna” (nota n. 1, p. 7). Uno degli «elementi distintivi della “Missione americana” è il ritorno all’unità di tutte le religioni, tramite la distruzione delle barriere e delle differenze» (p. 124). L’indifferentismo o la tolleranza per principio, cui tende l’americanismo, consiste nell’equiparare “tutte le religioni, come egualmente buone” (p. 85).

    “La cospirazione anticattolica penetra dappertutto, per distruggere – se fosse possibile – la Chiesa romana ed innalzare al suo posto l’israelitismo liberale e umanitario” (p. 89). “Tale cospirazione è diventata universale” (p. 90). “Tra spirito ebraico e americanista c’è un punto di contatto nei princìpi del 1789” (p. 91). “La presunzione o confidenza eccessiva in se stessi è la caratteristica specifica dell’americanismo… e gli ebrei sperano di farne uscire l’israelitismo liberale e filantropico” (pp. 92-93), cioè la neo-religiosità dell’èra nuova.

    Purtroppo l’ideale religioso e geopolitico americanista (circa cinquanta/settanta anni dopo la condanna di Leone XIII) si è realizzato

    1°) spiritualmente – inizialmente e in maniera latente – nel Concilio Vaticano II e poi – compiutamente ed apertamente – ad Assisi nel 1986/2016 ed infine – parossisticamente – con Francesco I e
    2°) temporalmente con il teo-conservatorismo statunitense (dei repubblicani conservatori Reagan, Bush padre e figlio) che è stato continuato in politica estera anche dal democratico progressista Barak Obama giungendo al suo completamento radicale.
    Infatti «gli americanisti dicono che le idee ebraico/americane sono quelle che Dio vuole per tutti i popoli del nostro tempo. Ebraismo e americanismo credono di aver ricevuto una “missione divina” sul mondo intero. Purtroppo l’influenza dell’America con il suo spirito di libertà assoluta, si estende sempre di più tra le Nazioni, di modo che l’America dominerà le altre Nazioni» (pp. 187-188).

    L’America sembra essere la “Nazione dell’Avvenire” (p. 190). Tuttavia – commenta il prelato francese – “se tale avvenire sarà quello dello sviluppo industriale e commerciale, sociale e politico, secondo i princìpi del 1789, ossia il progresso materiale e l’indipendenza assoluta dell’uomo da ogni autorità, anche divina; l’èra che vedremo sarà la più disastrosa mai conosciuta. In essa l’America distruggerà le tradizioni nazionali europee, per fonderle nell’unità o pax americana” (pp. 191-192). La base, o il minimo denominatore comune, di tale mistura di religioni, popoli, culture, è un moralismo sentimentale o “una vaga morale” (p. 192), soggettiva ed autonoma kantiana, “indipendente dal dogma, ove ognuno è libero d’interpretarla a modo suo” (p. 130).

    “Il movimento neo-cristiano o americanista, tende a liberarsi dal dogma per fondarsi sulla bellezza dell’etica” (p. 60), “a rimpiazzare la fede con una cultura o una sensibilità di morale autonoma e indipendente, in una vaga religiosità superiore a tutte le altre religioni positive” (p. 76). Secondo la dottrina cattolica “la fede senza le opere è morta” (San Giacomo), ma “senza la fede non si può piacere a Dio” (San Paolo). Quindi non bisogna disprezzare la morale, ma neppure ridurre la religione alla sola moralità, senza tener più conto dell’integrità dogmatica.

    Monsignor Delassuss si spiega ancor meglio scrivendo che “Vi è un’intesa tra ebraismo e americanismo, per sostituire la religione cattolica con questa Chiesa ecumenista o mondialista, questa pseudo religione democratica, di cui l’Alleanza Israelita Universale prepara l’avvento” (p. 193). L’americanismo è lo strumento del giudaismo liberale e filantropico-umanitario, il quale ha rimpiazzato la “fede” del giudaismo ortodosso (in un Messia personale e militante, che avrebbe ridato ad Israele il dominio sul mondo, con la “credenza umana” dell’ebraismo liberale (in un “messia idea”, ossia il mondo moderno, nato dall’Umanesimo, Protestantesimo e Illuminismo rivoluzionario, inglese, americano e francese, che farà cadere il mondo nel relativismo e nell’irenismo, i quali eroderanno il Credo cattolico e quel che resta ancora della Cristianità europea) “per condurre l’umanità, dolcemente, verso la Nuova Gerusalemme” (p. 195). Lo spirito del “Mondo Nuovo” o dell’americanismo è caratterizzato (secondo il Delassus) dai princìpi dell’89, che sono “l’indipendenza dell’uomo da ogni potere umano e anche divino” (p. 196), vale a dire i diritti (o il culto) dell’uomo e lo spodestamento di Dio e della sua Chiesa.

    L’americanismo ha un duplice aspetto
    Dal punto di vista politico è caratterizzato da un certo cosmopolitismo, che porta al mondialismo ed alla globalizzazione, i quali infiltrandosi in ogni Nazione la corrompono per dominarla. Tale “Repubblica universale” è il sogno dell’Alleanza Israelita Universale, “centro, focolaio e vincolo della congiura anticristiana, alla quale l’americanismo porta un appoggio considerevole” (p.15). Il giudaismo talmudico si basa sulla lettura materiale (più che letterale) delle profezie del Vecchio Testamento. Delassus scrive: “Leggete queste profezie nel significato materiale-terreno e vi troverete la risposta all’enigma, la spiegazione dell’attività febbrile giudaica, il sogno dell’ebraismo. Esso si crede, ancor oggi, il popolo destinato da Dio a dominare, materialmente e temporalmente, su tutte le Nazioni… tramite la finanza, le banche, la stampa e i mezzi di comunicazione di massa” (pp. 20-21).

    Purtroppo, continua il prelato francese, “due fenomeni sono sotto i nostri occhi: la preponderanza crescente del popolo ebraico e la tristissima crisi della Cristianità” (p. 24).

    Il punto d’incontro tra giudaismo e americanismo, va ricercato nei princìpi rivoluzionari del 1789, e particolarmente in due tesi:

    “1°) che tutte le Nazioni rinuncino all’amor di Patria e si fondino in una Repubblica universale;
    2°) che gli uomini rinuncino, egualmente, ad ogni particolarità religiosa, per confondersi in una stessa vaga religiosità” (p. 25).
    Questi ideali sono portati avanti dall’Alleanza Israelitica Universale, fondata nel 1860 dall’ebreo e massone Adolfo Crémieux, gran maestro del Grande Oriente di Francia. L’A.I.U. “non era soltanto un’internazionale ebraica; essa mirava più in alto: essere un’associazione aperta a tutti gli uomini, senza distinzione di nazionalità, né di religione, sotto l’alta direzione d’Israele… Essa vuol penetrare in tutte le religioni, come è già penetrata in tutti i Paesi e far cadere le barriere, che separano ciò che un giorno dovrà essere unito in una comune indifferenza” (pp. 26-27).

    Il prelato si domanda: “Cosa significa penetrare in una religione?”. E risponde: “Soprattutto introdurvi le proprie idee. Il giudaismo cerca d’infiltrare le sue idee nella Chiesa cattolica? Sì, i suoi rappresentanti lo asseriscono” (p. 28).

    Le forze politiche di cui si serve il giudaismo liberale, filantropico e massonico sono: la democrazia, la libertà come valore assoluto, il cambiamento radicale (cfr., p. 153). Questo cambiamento radicale riguarda anche la vita spirituale, prefiggendosi il primato dell’azione sulla contemplazione, l’esaltazione dell’iniziativa individuale (propria del liberismo puritano americano) con un’eccessiva fiducia in se stessi (cfr., pp. 154-155), il Benessere fisico e corporale come “trasfigurazione del corpo” (p. 159), il “sensismo empirista inglese, come radicale antimetafisica ed anticristianesimo” (p. 161). Il prelato costata che oramai i nuovi cristiani americanisti (che sono i nostri “teo/con”), assieme agli ebrei liberali e umanitari, “aspirano ad un Messia che non è Gesù Cristo e neppure il messia militante personale dell’ebraismo ortodosso, ma un’idea di Benessere materiale e corporale che renderà l’uomo felice e ricco su questa terra” (pp. 164-165). Tale Benessere (con la maiuscola), consiste non nel possedere il necessario o il conveniente, ma nel “superfluo” (p. 166). I fedeli di questa nuova religiosità non vanno contrariati, bisogna dar loro sempre ragione, seguire la corrente, dir loro ciò che piace ed appaga i sensi (cfr., p. 167).

    Dal punto di vista religioso l’americanismo si serve dell’esoterismo, del massonismo e dell’ecumenismo per infiltrare la religione cattolica e – se fosse possibile – distruggerla. “La massoneria ha le stesse pretese e le esprime con le stesse parole” (p. 29). Il giudaismo liberale è ancora più chiaro, quando dice che bisogna tendere verso “una nuova Gerusalemme, la quale deve sostituire Roma… La stirpe ebraica vuole stabilire il suo regno sul mondo intero, nell’ordine temporale e in quello spirituale” (p. 30). Anche l’americanismo si serve delle società segrete per ottenere i suoi scopi (cfr., p. 31), per rovinare le Patrie e la religione.

    La nuova “Repubblica Universale sarà governata dal popolo ebraico, unica vera genìa cosmopolita, apòlide ed universale” (p. 33) ed infine “dall’Anticristo, supremo dittatore divenuto l’unica deità di questo nuovo mondo” (p. 42). Gli Stati Uniti hanno il triste “privilegio di distruggere le tradizioni e le specificità nazionali e religiose europee per fonderle nell’unità americana” (p. 44). L’americanismo vuol sostituire la polemica (polemikòs = attinente alla disputa dottrinale) con l’irenica (eirenikòs = che riguarda il pacifismo, la tolleranza e la conciliazione ad oltranza). L’americanismo è “assolutamente convinto che gli Stati Uniti sono predestinati a produrre uno stato sociale, superiore a quello che si è vissuto sino ad ora” (p. 130).

    Un altro caposaldo dell’americanismo è l’evoluzionismo religioso (cfr. pp. 101-108), secondo cui il dogma evolve o cambia radicalmente, sostanzialmente, in maniera eterogenea e non omogenea; ossia si passa da una verità ad un’altra, secondo il bisogno e le esigenze dei tempi (cfr., p. 109), dacché la verità non è più la “conformità del pensiero alla realtà” (Aristotele), ma “l’adeguarsi del pensiero ai bisogni dei tempi e delle necessità dell’uomo moderno” (Herbert Spencer, Maurice Blondel). Altro pilastro su cui si basa l’americanismo è l’ecumenismo.

    Il Delassus concludendo il suo studio sull’americanismo lo definisce con poche ma efficaci espressioni: “Compromesso con l’incredulità, concessioni all’errore, mutilazione del dogma, attenuazione del soprannaturale e facilismo di ogni specie” (p. 226). Egli propone quindi il rimedio a tanto male: “Evitare lo scoraggiamento, come attitudine di coloro che sanno e conoscono la realtà, ma non hanno il coraggio di reagire [è il male che paralizza molti cattolici oggi]. (…) Dunque mai incrociare le mani, rinunciando alla lotta; anzi occorre impiegarle per la preghiera, la penitenza e l’azione culturale e dottrinale con conseguenze pratiche concrete (…). Occorre essere circospetti per non prestare, neppure involontariamente, aiuto al giudeo-americanismo. Quindi, non predicare il Benessere come fine ultimo, … il successo in questo mondo, … la trasfigurazione del corpo umano, … la preoccupazione disordinata degli interessi umani, … l’abolizione delle barriere tra religioni e culture, … la cessazione della polemica per sostituirle l’irenica, … l’annacquamento del dogma a favore di una moralità soggettiva, … la conciliazione tra lo spirito di Cristo e quello del mondo” (pp. 262-265).

    L’importanza del linguaggio
    Il cambiamento del linguaggio (che esprime le idee, le quali conoscono veramente la sostanza della realtà) ha favorito questa invasione e l’ha resa accettabile agli europei, che solo ora sembrano rendersi conto della gravità della situazione. Infatti l’immigrato irregolare, il clandestino e quindi il fuori-legge lo si è chiamato “rifugiato”, “richiedente asilo”, “privo di documenti”. Ora non si può non accogliere un richiedente asilo, che cerca rifugio per sfuggire una situazione di guerra dopo aver fatto un viaggio in cui molti perdono continuamente la vita inghiottiti dal mare. Certamente se un’imbarcazione di clandestini si trova in alto mare e sta per affondare bisogna soccorrerla, ma poi si debbono riportare i clandestini nel loro Paese ed eventualmente aiutare (con la sana evangelizzazione e la cristiana colonizzazione, che non è schiavismo) questo Paese a risolvere da sé i propri problemi e a sfamare i propri cittadini. Infatti tra i clandestini ve ne sono molti che non vengono da Paesi in guerra o sudditi di regimi tirannici.


    L’opinione pubblica è stata sinora manipolata dai politicanti e dai chierici modernisti, entrambi costruttori del “Tempio” e della “Repubblica Universale” del “Nuovo Ordine Mondiale”. Per esempio, prima (sino a 20 anni fa) ci è stato detto (manipolandoci) che occorreva limitare le nascite perché si sarebbe andati verso un mondo troppo piccolo per ospitare tutti i nascituri, ora (dal 2000) ci si dice (giustamente) che l’Europa è diventata un continente di vecchi, ove i giovani non hanno lavoro e i bambini non nascono più, ma si omette di dire (scorrettamente) che gli aiuti alle famiglie europee sono inesistenti, mentre quelle extra-comunitarie godono di ogni genere di favori. La conclusione sofistica che ne segue è che l’Europa “ha bisogno” (mentre è stata “ridotta ad aver bisogno”) di mano d’opera straniera. Quindi occorre far entrare il maggior numero di clandestini islamisti per il bene dell’Europa…

    L’Occidente atlantico, che ha inglobato l’Europa, la quale sino al 1945 era ben distinta da esso, ci ha rubato i valori dell’antica civiltà greco/romana e cristiana. Siam diventati come un guscio vuoto, che presto sarà schiacciato o riempito da una “religiosità” e inciviltà che nulla hanno a che fare con noi.

    Le frontiere esterne europee sono sguarnite o peggio invitano gli invasori a venire a conquistarci, le frontiere interne sono state abolite dal Trattato di Schengen (1985/1990) e così coloro che arrivano in Italia o in Grecia attraverso il Mediterraneo o in Germania attraverso i Balcani possono facilmente spostarsi da una parte all’altra dell’Europa.

    Tuttavia qualcosa ha cominciato a muoversi sia in Europa (GB, Ungheria, Slovacchia, Cechia, Polonia) sia in America (v. il “fenomeno Trump”, che sembra andare in una direzione contraria a quella sinora seguita dal mondialismo).

    Lo sapevate? I patrioti polacchi hanno manifestato contro l’invasione islamica dell’Europa, in quella che é stata la piú grande manifestazione nella storia della Polonia. Ma non c’é stato un solo rapporto a riguardo da parte delle maggiori e piú accreditate fonti di informazione mediatica europee.

    L’Europa può reagire per salvare se stessa?

    Forse è troppo tardi, forse le forze sono ìmpari, forse non c’è la materia con cui lavorare, l’uomo post-moderno è stato ridotto a una larva. Ma “tentar non nuoce”.

    Certamente di fronte ad un male così profondo, ampio e multisecolarmente antico, che parte dal Nominalismo di Occam (XIV sec.) e dall’Umanesimo cabalistico e neo/pagano (XV sec.) solo Dio può porre un rimedio totalmente efficace.

    Tuttavia “aiutati che Dio ti aiuta”.

    Innanzitutto occorrerebbe uscire dall’Euro, che ha dimezzato (soprattutto grazie a Ciampi e Prodi) la ricchezza degli italiani ed ha impoverito anzitutto il ceto medio, essendo stata valutato l’euro 2 mila lire e non mille lire come realmente valeva.
    Ne consegue l’uscita (come ha fatto inaspettatamente l’Inghilterra il 23 giugno 2016) dall’UE, che, non contenta di averci fatto derubare della “Lira” ci ha derubato anche della ricchezza morale, intellettuale e spirituale e ci sta riempiendo di islamisti per farci uccidere.
    L’attuale inaspettata e imprevista elezione di Trump, con tutti i suoi limiti e difetti, il quale vuole l’alleanza con Putin e Assad per quanto riguarda la Siria e la fine vera e totale dell’Isis; la fine del predominio delle Banche sul popolo, che non è la massa (Pio XII); la fine dell’ingerenza americana negli affari delle altre Nazioni quale “Gendarme universale” ed infine l’abbandono della protezione opprimente dell’Europa da parte dell’America ci lascia sperare, senza farci eccessive illusioni, di potere umanamente far qualcosa per arrestare la valanga dirompente del movimento mondialista, che non cessa di avanzare vorticosamente a partire dal 1990. La speranza non muore mai.
    Dobbiamo prendere esempio dal piccolo David che “in funda, in lapide et in Nomine Domini” abbatté il gigante Golia. Il suo esempio ci insegna che occorre soprattutto confidare nell’aiuto di Dio, ma non bisogna trascurare un’azione di legittima difesa (la fionda e la pietra) e che pur essendo noi ìmpari di fronte al gigante mondialista, “tutto possiamo in Colui che ci dà forza”.
    Ristabilire le frontiere esterne dell’Europa e interne delle Nazioni europee per impedire l’invasione selvaggia degli islamisti e la loro libera ed incontrollata circolazione all’interno dell’Europa.
    Certamente resta da sorvegliare lo spinoso problema degli islamisti di terza generazione che, pur essendo nati e educati in Europa, son restati legati più dei loro avi all’islam radicale e possono trasformarsi in kamikaze difficilmente arrestabili.
    Evitare che l’immigrato provvisorio divenga un immigrato definitivo, con la riunione familiare, ma senza l’accettazione della cultura e della religione della nostra Nazione, anche se la nostra Patria pubblicamente ha apostatato da Cristo.
    Quindi il vero problema è quello del nostro ritorno sincero a Dio, altrimenti tutti questi sforzi umani saranno vani: “la fionda e la pietra” di David non avrebbero potuto abbattere Golia senza “l’aiuto del Signore”.
    Espellere gli extracomunitari che si macchiano di reati penali.
    Purtroppo dobbiamo constatare che Francesco I (ma aveva iniziato già Giovanni Paolo II) è diventato la prima forza di sovversione della nostra identità europea e rema in direzione diametralmente opposta a quella del buon senso, dichiarando non solo il dovere di accogliere i clandestini, ossia i fuorilegge, ma chiedendo spesso un’amnistia generale e addirittura di aprire tutte le carceri…
    Abolire tutti gli aiuti economici dati agli extracomunitari e negati ai nostri pensionati e ai nostri giovani che non trovano lavoro, anche se bisogna ammettere che i nostri giovani nella maggior parte non vogliono lavorare, ma oziare e vivere negli stravizi.
    Come si vede si potrebbe far qualcosa, ma il problema vero è se c’è la capacità di farlo. Infatti abbiamo abbandonato Dio e non abbiamo le capacità dei nostri avi. Tuttavia se ritorniamo sinceramente a Dio, Egli ci aiuterà a uscire da questo caos in una maniera meno indolore di quella che altrimenti ci aspetta.

    https://doncurzionitoglia.wordpress.com/2016/11/22/reagire-immigrazione-selvaggia/

  10. #30
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    Predefinito Re: Cattolici e identitari

    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio
    Una volta gli europei potevano contare sull'appoggio della Chiesa contro il giudaismo e l'islamismo...ma oggi la "nuova chiesa" è divenuta una dei maggiori nemici delle Comunità di Popolo dell'Europa.
    Va detto che "le comunità di popolo dell'Europa" stanno pensando ad autodistruggersi autonomamente.
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

 

 
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