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  1. #261
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    Predefinito Re: La Svizzera rinuncia alla storica neutralità e si unisce contro la Russia

    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    Citazione Originariamente Scritto da Robert Owen Visualizza Messaggio
    Ribadisco che Cassis è diventato un eroe nazionale svizzero. Infatti essere neutrali significa essere ignavi e nella Divina Commedia gli ignavi sono nel primo cerchio dell'inferno trasformati in vermi.
    Prima di tutto ri-posto l'immagine, dato che per qualche ragione è saltata...

    Poi le cose serie:
    I nostri Leopard alla Germania? «La Svizzera entrerebbe nella catena di sostegno a Kiev»
    Carri a Berlino? Occhio alla neutralità, avverte un professore di diritto

    BERNA - Se la Svizzera vendesse carri armati alla Germania, farebbe parte della catena di sostegno militare all'Ucraina.
    Questo secondo Oliver Diggelmann, professore di diritto internazionale ed europeo all'Università di Zurigo. Secondo l'esperto, gli invi di carri armati svizzeri rafforzerebbero la Germania militarmente e le darebbero un nuovo spazio di manovra in termini di sostegno a Kiev.
    Con una simile operazione, la Svizzera potrebbe diventare parte integrante della catena logistica di supporto militare all'Ucraina, afferma sui giornali in lingua tedesca del Gruppo Tamedia. «La Confederazione deve decidere se vuole essere coinvolta in questa dimensione militare».
    Attualmente, la Germania è un Paese non belligerante che sostiene militarmente l'Ucraina, secondo il diritto internazionale, spiega. Ma se questo sostegno dovesse diventare una parte centrale delle operazioni militari in Ucraina, diventerebbe essa stessa un Paese belligerante. «Il limite preciso non è chiaro», aggiunge lo specialista, «ma se la Germania lo oltrepassa, la consegna di carri armati da parte della Svizzera diventerebbe incompatibile con il principio di neutralità».
    Venerdì la stampa ha rivelato che la Germania ha chiesto alla Svizzera di acquistare carri armati Leopard 2 in disuso. Questi carri armati dovrebbero sostituire quelli che la Germania e altri Paesi dell'UE hanno consegnato all'Ucraina. La vendita richiederebbe l'approvazione del Parlamento.
    https://www.tio.ch/svizzera/attualit...tena-armi-kiev

  2. #262
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    Predefinito Re: La Svizzera rinuncia alla storica neutralità e si unisce contro la Russia

    Citazione Originariamente Scritto da Robert Owen Visualizza Messaggio
    Ribadisco che Cassis è diventato un eroe nazionale svizzero. Infatti essere neutrali significa essere ignavi e nella Divina Commedia gli ignavi sono nel primo cerchio dell'inferno trasformati in vermi.
    « La classifica
    La responsabile del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport ottiene un punteggio di 4,22 su 6 rispetto al 4,02 del precedente sondaggio di agosto, indica l'indagine dell'istituto Leewas pubblicata oggi. Amherd passa così dalla terza alla prima posizione. Con un voto di 4,09, la ministra delle finanze Karin Keller-Sutter mantiene il secondo posto. La popolarità di Berset cala passando da 4,11 a 3,92 ma riesce a restare sul podio. Al quarto e quinto posto si trovano i rappresentanti dell'UDC Albert Rösti (3,89) e Guy Parmelin (3,84). Ignazio Cassis e Elisabeth Baume-Schneider chiudono la classifica con rispettivamente 3,69 e 3,64.

    Rielezione
    Per quanto riguarda la domanda se Berset debba essere rieletto in governo dopo le elezioni federali di ottobre, il friburghese si piazza al terzo posto con il 49% degli intervistati favorevole alla sua rielezione. Davanti a Berset vi sono Amherd (58%) e Keller-Sutter (54%). L'ultima posizione è occupata da Cassis (33%).
    »
    https://www.ticinonews.ch/svizzera/a...opolare-374735

    Non capisco perché, ma Robert Owen sul thread non si fa più vivo...

  3. #263
    email non funzionante
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    Predefinito Re: La Svizzera rinuncia alla storica neutralità e si unisce contro la Russia

    Ma al topo Ignazio che gliene frega della neutralita' svizzera, lui che viene dal paese con piu' basi Nat_ziste al mondo
    Possiamo concludere che tutto il peggio che succede in Italia e' dovuto alle elites PD ed al vaticano?
    Stupri, attentati, invasione, fallimenti, disoccupazione, emergenza sociale, denatalita',violenza verbale , suicidi, omicidi....

  4. #264
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    Predefinito Re: La Svizzera rinuncia alla storica neutralità e si unisce contro la Russia

    "L'intera Unione Europea è arrabbiata per le dichiarazioni di Alain Berset"
    Il presidente della Confederazione Alain Berset ha insinuato che alcune persone sono "guerrafondai", il che ha fatto reagire i media anche oltre i confini. L'atteggiamento della Svizzera dà l'impressione che miri alla “neutralità dell'utilità economica”.

    Il presidente della Confederazione Alain Berset è nel mirino della critica. Le sue dichiarazioni su “NZZ am Sonntag”, in cui accusa alcune persone di “andare in guerra”, hanno fatto scalpore.
    L'attuale dibattito che agita la Svizzera è oggetto di discussione anche all'estero. Ecco come hanno reagito i media internazionali.

    Cosa ha detto esattamente Alain Berset?

    In un'intervista alla "NZZ am Sonntag", il presidente della Confederazione Alain Berset ha escluso la riesportazione di armi di fabbricazione svizzera in Ucraina. «Le armi svizzere non devono essere usate nelle guerre», diceva il friborghese. Ma non è tutto: nel processo, ha criticato i suoi oppositori per essere stati presi da una "frenesia di guerra". “Oggi sento questa frenesia bellicosa in certi ambienti. E sono molto preoccupato per questo", ha detto il consigliere federale socialista nell'intervista. Intervista in cui ha inoltre chiesto una rapida soluzione diplomatica all'invasione russa dell'Ucraina.

    Cosa scrivono i media stranieri

    "Il presidente della Confederazione svizzera si oppone alle consegne di armi all'Ucraina", ha scritto lunedì il "Financial Times". Secondo il quotidiano, le dichiarazioni di Alain Berset dovrebbero deludere soprattutto coloro che speravano in un cambio di atteggiamento in Svizzera. Ad esempio, negli ultimi mesi i diplomatici di Germania, Francia e Paesi Bassi hanno fatto pressioni affinché le armi di fabbricazione svizzera venissero trasferite a sostegno delle forze armate ucraine.
    Come ha dichiarato al "New York Times" un alto funzionario occidentale, l'attuale atteggiamento della Svizzera darebbe ai diplomatici occidentali la sensazione che la Svizzera aspiri a "una neutralità di utilità economica". Secondo lui, il nostro Paese non si è reso molto popolare tra gli Stati vicini con questi "mesi di contrattazione". Secondo l'articolo, più passa il tempo, più le nazioni occidentali accusano la Svizzera di restare neutrale per ragioni meno idealistiche e più commerciali.
    Il giornale cita anche il professore di storia svizzero Sacha Zala: “Tutti sanno che questo sta danneggiando la Svizzera. L'intera Unione Europea è arrabbiata. Gli americani sono arrabbiati. Il malcontento viene anche dai russi”, spiega lo storico. Secondo lui, la situazione attuale mostra quanto profondamente la fede nella neutralità sia radicata nelle menti delle persone.

    Cosa succederà ora?

    Come scrive il “Financial Times”, un'uscita dallo status quo è altamente improbabile con le ultime dichiarazioni del presidente della Confederazione. Infatti, e come ricorda il giornale, il Consiglio federale svizzero prende le sue decisioni secondo il principio del consenso: cerchiamo sempre di trovare un compromesso accettato da tutte le parti interessate.
    Non sappiamo ancora quali conseguenze potrebbero avere su di lui le dichiarazioni di Alain Berset. Quel che è certo è che la vicenda Corona Leaks ha già inciso sulla popolarità del Presidente della Confederazione. Il fatto che le sue ultime dichiarazioni abbiano suscitato reazioni di disapprovazione anche all'interno del suo stesso partito non dovrebbe contribuire a rafforzare il suo consenso tra la popolazione.
    «Toute l'Union européenne est en colère contre les déclarations d'Alain Berset»
    (originale in francese)


  5. #265
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    Predefinito Re: La Svizzera rinuncia alla storica neutralità e si unisce contro la Russia

    Interessante, come la rinuncia della Svizzera ai soldi che avrebbe sborsato la Germania per riprendersi dei Leopard non funzionanti sarebbe funzionale alla neutralità dell'utilità economica prospettata secondo l'articolo dai media?
    Far ragionare un idiota non é impossibile, é inutile

  6. #266
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    Predefinito Re: La Svizzera rinuncia alla storica neutralità e si unisce contro la Russia

    Citazione Originariamente Scritto da Marximiliano Visualizza Messaggio
    Interessante, come la rinuncia della Svizzera ai soldi che avrebbe sborsato la Germania per riprendersi dei Leopard non funzionanti sarebbe funzionale alla neutralità dell'utilità economica prospettata secondo l'articolo dai media?
    Bella domanda. Rinunciare a guadagnare in effetti è il modo migliore per fare affari. Ma non è niente di sorprendente; in fondo tra i media citati c'è il New York Times...

    Comunque i Leopard (se intendi i "2") sono funzionanti, sono semplicemente tenuti di riserva dall'esercito. 96 contro 134 assegnati alle truppe (su 380 che erano negli anni '90).

    Tra l'altro, da quando la "questione Leopard 2" è esplosa io mi sono posto una domanda: ma non è che quei carri sono gli ultimi ancora di riserva (ovvero non assegnati ad unità attive) in Europa?

  7. #267
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    Predefinito Re: La Svizzera rinuncia alla storica neutralità e si unisce contro la Russia

    A est tanto di nuovo
    Mentre si dibatteva con i problemi dell'integrazione europea, all'inizio degli anni 1990 la Svizzera si trovò confrontata con nuovi scenari geopolitici nell'area dell'ex Unione sovietica. Dando prova di sorprendente dinamismo.

    Nel febbraio del 1992, come ogni anno, i leader mondiali si ritrovarono al Forum economico mondiale di Davos. Il mondo però non era più quello dell'anno precedente. Dopo la dichiarazione d'indipendenza degli Stati baltici e il fallito colpo di Stato dell'agosto 1991, l'Unione sovietica aveva imboccato inesorabilmente la via della dissoluzione.
    Con la dichiarazione di Alma Ata del 21 dicembre 1991, siglata dai rappresentanti delle ormai ex repubbliche sovietiche, la grande potenza aveva ufficialmente cessato di esistere. Nell'Europa dell'est e in Asia centrale le carte della geopolitica erano state rimescolate. E la Svizzera, consapevole che con la fine del mondo bipolare anche il suo ruolo di Stato neutrale era messo in gioco, non rimase a guardare.

    Gli incontri di Felber

    Approfittando del suo soggiorno a Davos, il presidente di turno della Confederazione svizzera e ministro degli esteri René Felber incontrò i presidenti delle ex repubbliche sovietiche di Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Moldavia, Uzbekistan e Ucraina e il vicepremier della Federazione russa.
    Si trattò più che altro di uno scambio di cortesie, ma con il presidente ucraino Leonid Kravčuk, Felber ebbe un colloquioLink esterno relativamente lungo. Oltre ad assicurare la volontà del suo Paese di onorare una parte del debito estero dell'ex Unione sovietica e di proseguire sulla via delle riforme politiche ed economiche, Kravčuk espresse anche la sua irritazione per alcune dichiarazioni del presidente russo Boris Eltsin.
    Già pochi mesi dopo il distacco di Kiev da Mosca, la questione delle minoranze russe in Ucraina faceva discutere: "Per quel che riguarda le minoranze - si legge nei documenti -, Kravčuk si è mostrato molto inquieto per le dichiarazioni di Eltsin negli USA sul diritto di ingerenza, Del resto ritiene che i 12 milioni di russi in Ucraina si trovino in generale in una situazione migliore degli stessi ucraini."

    Un riconoscimento precoce

    Al di là dei contenuti, gli incontri grigionesi confermavano la particolare attenzione della diplomazia elvetica nei confronti dei paesi dell'ex Unione sovietica. Poco più di un mese prima, il 23 dicembre 1991, il Consiglio federale aveva riconosciuto le nuove repubbliche ex sovietiche (compresa la Georgia, a cui la decisione fu tuttavia notificata solo in un secondo momento, a causa della situazione interna instabile).
    La decisione, sollecitata dall'ambasciata svizzera a Mosca, era stata presa appena due giorni dopo la dichiarazione di Alma Ata, e anticipò di giorni o settimane i passi analoghi dei Paesi europei e degli Stati Uniti.
    "Il decisionismo del Consiglio federale in questo frangente, tra l'altro segnato dalle difficoltà della politica d'integrazione europea, è degno di nota", osserva lo storico Thomas Bürgisser, collaboratore scientifico del gruppo di ricerca sulla politica estera svizzera Dodis. "Il Governo agì contravvenendo alla regola d'oro della diplomazia svizzera, che solitamente si preoccupava di non essere né tra i primi, né tra gli ultimi Paesi a riconoscere un nuovo Stato."

    Aria di cambiamento nella diplomazia elvetica

    Il rapido riconoscimento delle ex repubbliche sovietiche rientrava nel quadro più ampio delle ripercussioni che i rivolgimenti epocali nell'area euro-asiatica ebbero sulla politica estera svizzera e in particolare sulla sua concezione della neutralità.
    Già nel 1990, in un documento di riflessione destinato al consigliere federale Felber, Thomas Borer, un giovane diplomatico svizzero destinato a far carriera, constatava l'erosione della "funzione di equilibrio e stabilizzazione" della neutralità armata svizzera: "I mutamenti nell'Europa centrale e orientale comportano anche un cambiamento del ruolo dello Stato neutrale."
    La nuova realtà internazionale richiedeva agli occhi della diplomazia svizzera una ridefinizione della politica di neutralità: "La neutralità non può essere un pretesto per ritirarsi ai margini e assumere la posizione del riccio."
    "Una nuova generazione di diplomatici analizzò precocemente, con molta intelligenza e senza paraocchi, le conseguenze della caduta del muro di Berlino per la politica estera e la politica di neutralità della Svizzera e tradusse queste analisi in azioni concrete", osserva lo storico Sacha Zala, direttore di Dodis.
    Con il riconoscimento dei nuovi paesi sorti dalle ceneri dell'URSS e con il successivo ampliamento della rete diplomatica e consolare in quelle regioni, Berna non solo si assicurò buone relazioni con le due maggiori economie dell'area, Russia e Ucraina, ma intrecciò anche nuovi rapporti con l'Asia centrale.

    Le ambizioni svizzere per Bretton Woods

    Nel corso del 1992 la Svizzera colse un'altra occasione per ridefinire i suoi margini di manovra nell'ambito della politica estera e per dimostrare di saper agire con determinazione quando erano in gioco interessi ritenuti decisivi. In questo frangente, il credito acquisito agli occhi dei Paesi dell'Asia centrale fu di grande aiuto per Berna.
    Il 17 maggio di quell'anno il popolo svizzero aveva approvato l'adesione alle istituzioni di Bretton Woods, vale a dire al Fondo monetario internazionale (FMI) e alla Banca mondiale.
    Già durante il dibattito parlamentare sull'adesione e la campagna di voto, il Consiglio federale aveva indicato esplicitamente come obiettivo la costituzione di un gruppo di voto a guida elvetica, con un proprio seggio nel consiglio di amministrazione dell'FMI e della Banca mondiale. Un passo indietro sarebbe stato uno smacco per il Governo elvetico.
    Il progetto si scontrava tuttavia con un ostacolo di rilievo: gli Stati Uniti non vedevano di buon occhio la creazione di un 24° seggio, dopo che con la concessione di un seggio alla Russia avevano già dovuto accettare un ridimensionamento della loro forza di voto.

    Helvetistan vs. USA

    Pur avendo promesso alla Svizzera una rappresentanza corrispondente al suo peso finanziario, Washington avrebbe preferito che Berna prendesse di mira il seggio dei Paesi nordici o, meglio ancora, dell'Iran. Più tardi gli USA le suggerirono di aderire semplicemente a un gruppo già esistente.
    La Svizzera tuttavia andò per la sua strada, mossa dalla convinzione che l'opportunità non si sarebbe ripresentata: "Chi non raggiunge i suoi scopi al primo colpo e accetta un posto in seconda fila non riuscirà mai più ad avvicinarsi al tavolo", si legge in una circolare del rappresentante svizzero presso le istituzioni di Bretton Woods alle ambasciate elvetiche del settembre 1992.
    Anche se con qualche difficoltà, a causa della defezione della Turchia, Berna riuscì a costituire un gruppo di voto. Il partner principale era la Polonia, che grazie alla promessa di maggiore influsso abbandonò il gruppo guidato dall'Italia, ma decisiva fu l'adesione di alcuni paesi dell'Asia centrale: Kirghizistan, Uzbekistan, Tagikistan (inizialmente come osservatore), Turkmenistan e Azerbaigian.
    Il 24 settembre 1992 il ministro delle finanze svizzero Otto Stich poté pronunciare il suo discorso all'assemblea annuale dell'FMI e della Banca mondiale come rappresentante di un Paese che guidava un nuovo gruppo di voto, soprannominato Helvetistan, e sedeva nel consiglio esecutivo delle due istituzioni.
    "Il riconoscimento precoce delle ex repubbliche sovietiche aveva creato nei Paesi dell'Asia centrale molta buona volontà nei confronti della Svizzera e questo rese possibile la nascita dell'Helvetistan", osserva Thomas Bürgisser. "La determinazione con cui la Svizzera s'impose anche sull'unica grande potenza rimasta rimane comunque sorprendente e non si sarebbe più ripetuta. È segno di un'epoca molto particolare."
    https://www.swissinfo.ch/ita/economi...etica/48341918

    Pochi anni dopo partì "l'affare degli averi ebraici" e il grande attacco statunitense contro le banche svizzere e la Svizzera stessa. Ma fu una coincidenza, naturalmente.

  8. #268
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    Predefinito Re: La Svizzera rinuncia alla storica neutralità e si unisce contro la Russia

    Il Washington Post critica la neutralità svizzera
    In un editoriale pubblicato venerdì 7 aprile il quotidiano statunitense si chiede: «Che valore rimane e quale messaggio viene trasmesso aggrappandosi alla neutralità di fronte all'invasione illegale di una nazione sovrana?»

    Neutralità, ci risiamo. Dopo Le Monde, è il turno del Washington Post. In un editoriale pubblicato venerdì 7 aprile, il quotidiano statunitense ha attaccato a muso duro la cosiddetta neutralità elvetica. Una denuncia forse meno diretta rispetto ai colleghi francesi, ancorché ficcante. Di proprietà di Jeff Bezos, il Washington Post ha posto la domanda delle domande: «Che valore rimane e quale messaggio viene trasmesso aggrappandosi alla neutralità di fronte all'invasione illegale di una nazione sovrana?».
    Certo, fondamentalmente si tratta solo di un'opinione. Che dimostra, tuttavia, quanto la questione svizzera rimanga un tema centralissimo, e caldo, nella capitale statunitense. Della serie: possibile che la Confederazione, deputata a rappresentare gli interessi degli Stati Uniti in Iran, mantenga un profilo così freddo rispetto al conflitto?

    Altro giro, altro passaggio: «Mentre centinaia di migliaia di persone hanno perso la vita e milioni di rifugiati sono fuggiti attraverso il continente, i pochi Paesi europei che si rifiutano di prendere posizione appaiono moralmente ottusi, ostruzionisti e arroganti agli occhi di molti loro alleati e vicini, e persino dei loro stessi cittadini. Rifiutarsi di considerare l'assalto della Russia alle norme internazionali è giustamente considerato come una negazione della realtà».

    La spinta per questo editoriale, evidentemente, coincide con l'ingresso della Finlandia nella NATO, lo scorso 4 aprile, Alleanza di cui la Svizzera è un partner per la pace. Congresso e Casa Bianca, va da sé, stanno seguendo da vicino, se non vicinissimo, le discussioni politiche attorno alla riesportazione di armi verso l'Ucraina, come a suo tempo hanno seguito lo slancio di Christoph Blocher, favorevole a un'iniziativa popolare per una Svizzera neutrale.

    Di nuovo il Washington Post: «Di fronte a una guerra che ha ridisegnato l'Europa, abbracciare i valori occidentali – prima di tutto, isolare gli aggressori russi e rafforzare la sovranità dell'Ucraina – significa uscire dalla barriera in modo tangibile. Questo è già stato capito da molte persone in Svizzera, dove il legame emotivo profondo con la neutralità che i suoi cittadini hanno a lungo considerato una caratteristica sacra della vita nazionale è sempre più messo in discussione».

    Secondo il quotidiano, il legame tra l'attuale controversia geopolitica sulla neutralità non può essere scisso dalla situazione economica e finanziaria del Paese. «Anche alcune delle più illustri banche svizzere, pilastri dell'economia del Paese, hanno favorito il cambiamento della politica svizzera, compreso il sostegno alle sanzioni occidentali. Lo hanno fatto nonostante i potenziali rischi che questo cambiamento potrebbe rappresentare».

    Neutralità, ad ogni modo, non significa più che «non c'è nulla da temere». Il quotidiano ha pure preso in esame l'evoluzione dell'opinione pubblica in altri Paesi neutrali come Austria e Irlanda. «Il segno più rivelatore dell'aumento del malcontento causato dalla neutralità ufficiale è forse il fatto che svizzeri, austriaci e persino irlandesi – che affermano di essere neutrali militarmente, ma non politicamente nella guerra in Ucraina – hanno annunciato forti aumenti delle loro spese di difesa. Questo suggerisce una consapevolezza che, nell'Europa di oggi, sconvolta dall'illegalità della Russia, la neutralità non significa più che non c'è nulla da temere.»
    https://www.cdt.ch/news/mondo/il-was...vizzera-313641

    - «Che valore rimane e quale messaggio viene trasmesso aggrappandosi alla neutralità di fronte all'invasione illegale di una nazione sovrana?», chiede il WP. «assalto alle norme internazionali», ribadisce. Bene, cosa avrebbe dovuto fare la Svizzera nel 2003, quando gli USA invasero illegalmente l'Iraq, a causa della quale «centinaia di migliaia di persone hanno perso la vita e milioni di rifugiati sono fuggiti»? Sono curioso.

    - «la neutralità non significa più che non c'è nulla da temere.». E quando mai ha significato questo? Magari nel 1847-48, quando la Santa Alleanza era pronta a muover guerra alla Svizzera per aver violato quanto stabilito nella Restaurazione? Nel 1856, quando la Prussia mosse l'esercito ai confini svizzeri a causa della crisi di Neuchâtel? Nel 1870, con la guerra Fanco-Prussiana? Nel 1914-18, con l'invasione del Belgio neutrale? Nel 1939-45, con l'invasione dei neutrali Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca e Norvegia e la continua minaccia d'invasione tedesca? Sempre nello stesso periodo, con le centinaia di bombe scaricare sulla Svizzera dagli Stati Uniti?

    Posso dirlo? Altro esempio di quanto ignoranti e boriosi siano i media negli USA quando fanno politica.

  9. #269
    Banzai
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    Predefinito Re: La Svizzera rinuncia alla storica neutralità e si unisce contro la Russia

    già ... ed il Credit Suisse va a gambe all' aria ...

  10. #270
    Forumista storico
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    Predefinito Re: La Svizzera rinuncia alla storica neutralità e si unisce contro la Russia

    Citazione Originariamente Scritto da Saburosakai Visualizza Messaggio
    già ... ed il Credit Suisse va a gambe all' aria ...
    Oh, per quello c'è una buona dose di colpe allinterno del Credit Suisse medesimo. Specie tra alcuni suoi manager, che alla cultura bancaria svizzera hano preferito quella statunitense. I risultati si sono visti.

 

 
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