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  1. #1
    Banda Müntzer-Epifanio
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    Predefinito Libano, arriva Ahmedinejad

    Il presidente dell'Iran si prepara alla visita, tra minacce e festeggiamenti
    Quanto dista la Calabria dal Libano? Non troppo, almeno nella contabilità del traffico di armi, che ha parametri differenti da quelli dei comuni mortali. Il 27 agosto scorso il sole picchia su Gioia Tauro, rendendo incandescenti le migliaia di container che compongono il colorato scenario che si riflette nelle acque di uno dei porti più chiacchierati d'Europa.

    Nell'afa soffocante, con le magliette bianche sotto le pettorine della Guardia di Finanza, un gruppo di agenti del Secondo Reparto del Comando Generale delle Fiamme Gialle spacca le catene che sigillano uno dei contenitori commerciali. All'interno ci sono sette tonnellate di T4, componente chiave per la fabbricazione di C4, uno degli esplosivi più potenti del mondo. Il carico era trasportato dalla nave mercantile Finland, di proprietà della Mediterranean Shipping Company (Msc). Secondo gli inquirenti il container proveniva dall'Iran e, attraverso i porti siriani di Latakia o Tartus, sarebbe giunto in Libano, destinato alle milizie sciite di Hezbollah, che controllano il Libano meridionale.

    Servirà tempo perché la magistratura italiana venga a capo - se ci riuscirà mai - dell'intreccio tra traffico internazionale di armi e criminalità organizzata, passando per i conflitti che agitano gran parte del mondo. Intanto, però, il sequestro ha riportato l'attenzione su Hezbollah e sulle tensioni interne in Libano. Pochi giorni prima del sequestro di esplosivi in Italia, il 24 agosto, si erano verificati scontri nel quartiere Burj Abi Haidar di Beirut, tra miliziani sciiti di Hezbollah e militanti sunniti di Ahbash, un'associazione di beneficenza islamica. Bilancio: tre morti e dieci feriti. Tutti, dal governo ai gruppi coinvolti, hanno ridimensionato l'episodio, definendolo isolato e legato a un movente personale e non politico. Sarà vero, ma nel 2008 le tensioni tra Hezbollah e gruppo sunniti in Libano hanno causato la morte di decine di persone.

    La tensione, in questi giorni, torna a salire. Per il 14 ottobre prossimo è annunciata la visita ufficiale del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad in Libano. Un viaggio senza precedenti, più simbolico di quello del presidente siriano Assad. Da mesi fervono i preparativi e la tensione resta alta. Il premier libanese Saad Hariri ha inaugurato la politica del disgelo con la Siria, stringendo la mano ad Assad, ritenuto da molti il mandante dell'omicidio nel 2005 di Rafik Hariri (ex premier e padre dell'attuale primo ministro libanese), sul quale indaga un Tribunale internazionale che Hezbollah vede come uno strumento per colpire l'organizzazione. Adesso una distensione di Beirut anche con l'Iran viene vista come fumo negli occhi da tutti coloro che non amano il potere crescente di Teheran. Arabia Saudita, Usa e Israele tra gli altri.

    La Siria è un Paese sunnita, ma è governato da un gruppo di potere di confessione alauita (vicina agli sciiti). Una linea 'verde' sciita che va dal Libano del sud in mano agli Hezbollah, passando per la Siria e l'Iraq (dove gli sciiti sono la maggioranza e dove i filo iraniani sono a un passo dal potere), fino all'Iran è un incubo per molti. Ecco che Gioia Tauro potrebbe essere l'anello di congiunzione di un flusso di armi destinato al regolamento di conti tra sunniti e sciiti che, sempre più, si configura come la battaglia dei prossimi anni. Ieri, 11 ottobre 2010, un gruppo armato sunnita che opera in Iran, Jundallah, ha annunciato di aver rapito uno scienziato iraniano impegnato nel programma nucleare degli ayatollah. La rivendicazione è chiara: ''Non permetteremo che gli sciiti abbiano la bomba atomica''.

    Poco prima della visita di Ahmadinejad, nelle vie di Tripoli, a maggioranza sunnita, sono apparsi manifesti con la foto del presidente iraniano coperta da una grande ‘x' rossa. Recitavano: "Non sei il benvenuto in Libano".
    I manifesti, rapidamente rimossi, sono firmati dal Fronte di azione islamica (anche se i portavoce ufficiali del movimento ne disconoscono la paternità), uno dei gruppi sunniti ritenuti vicini al movimento Hezbollah, che potrebbe essere passato al blocco anti-Hezbollah che accusa l'Iran di aver trasformato il Libano, attraverso l'organizzazione anti-israeliana - in una "base militare avanzata persiana" nel Mediterraneo.

    Sulla stessa lunghezza d'onda, ma meno politica e più religiosa, arriva oggi - 12 ottobre 2010 - un comunicato (recapitato al network arabo al-Jazeera) delle Brigate Abdullah Azzam, gruppo sunnita poco noto in Libano e ritenuto legato ad al-Qaeda. ''Se i piedi del presidente iraniano toccheranno il suolo libanese attaccheremo", recita il documento. ''Faremo l'impossibile perché la visita non avvenga, ma se arrivasse qui state certi che non tornerà a casa come è venuto''. Quanta è lontana Beirut da Gioia Tauro?

    Christian Elia

    PeaceReporter - Libano, aspettando Ahmadinejad

  2. #2
    Banda Müntzer-Epifanio
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    Predefinito Rif: Libano, arriva Ahmedinejad

    Beirut, una giornata particolare

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    Il presidente iraniano Ahmadinejad accolto come un eroe, ma non mancano i critici
    scritto per noi da
    Erminia Calabrese

    La visita del presidente iraniano Mahmud Ahmedinejad in Libano non somiglia a quella di un qualunque altro capo di Stato.

    Non le somiglia perche' per coloro che lo hanno aspettato all'aeroporto per ore, sin dal mattino, Ahmedinejad è ''colui che sostiene la resistenza dei libanesi contro Israele con le armi e con i soldi", come ricorda Ali Rida, un tassista sui sessant'anni. Non le somiglia perché per chi è rimasto invece in casa o al lavoro, "Ahmedinejad é colui che vuole estendere l'influenza iraniana sul Libano e trasformare il sud del Libano in una base militare contro Israele", come commenta Wael, da Tariq Jadide.

    Bambini, studenti, gruppi di scout, donne e uomini, palestinesi, libanesi: sono tutti tutti allineati ai lati della strada che dall'aeroporto porta verso il centro città di Beirut per dare il benvenuto al presidente iraniano nella sua prima visita ufficiale nella capitale libanese.

    Abu Wassim, responsabile del partito al-Fatah al-Intifada spiega: " Siamo qui per accogliere il presidente perche consideriamo che sia uno dei pochi leader al mondo che sostiene l'intifada e il diritto dei palestinesi al ritorno nella loro terra".

    Le donne l'aspettano con ansia, mentre portano tra le mani sacchetti pieni di riso e petali di rose. Si lamenta Umm Hussein, perché il servizio di sicurezza non le ha fatto passare il vassoio che aveva preparato per l'occasione: "Ho dovuto mettere il riso in questo sacchetto di plastica purtroppo. Sono molto grata al presidente perché ha ricostruito la mia casa al sud distrutta durante i bombardamenti del 2006 da parte dell'aviazione israeliana".

    Accolto dal presidente del Parlamento, Nabih Berri e da una delegazione di rappresentanti di Hezbollah, il presidente iraniano é arrivato all'aeroporto di Beirut, e tra imponenti imponenti misure di sicurezza, ha attraversato il cordone umano che lo ha accolto al grido Khosh Amdad (benvenuto in farsi). Sullo sfondo grandi palloni in rosso in verde e bianco simboleggiavano i colori della bandiera iraniana.

    "E' lui che ha fermato il progetto del Grande Medio Oriente dell'amministrazione stratunitense" ricorda Umm Mahmud, mentre si prepara a fotografare il grande evento.

    Al passaggio, su una Range Rover, il capo di stato iraniano saluta e ringrazia la folla in delirio mentre i ragazzini non perdono tempo e si mettono a rincorrere l'automobile nella speranza di filmare con i loro telefonini il piu' vicino possibile colui che "ha ricostruito le loro case e le loro scuole".

    Ali Rida, preside del liceo Martire Mahmud Kaik, e li' assieme ai suoi studenti per accogliere colui che "non ha fatto differenza tra libanesi nel ricostruire il sud del Libano".

    "Sarò sempre vicino al governo e allo Stato libanese e sosterro' l'unita' tra i libanesi", ha ricordato Ahmadinejad una volta giunto al palazzo presidenziale di Baabda, dove ad aspettarlo c'era il presidente del Libano Michael Suleiman.

    In serata, allo stadio al-Rayye, durante il festival organizzato da Hezbollah e dal partito Amal di Nabih Berri , lo sceicco Nasrallah è apparso in video ha ricordato che il progetto di oggi, quello che lui chiama resistenza, appartiene a tutti ed è un progetto che unisce i libanesi, la resistenza e l'esercito.

    Il sentimento che sembra essere condiviso qui nello stadio è un misto di fierezza e gioia proprio come ai tempi del festival del 2006, celebrato nello stesso stadio alla fine dell ultima aggressione israeliana sul Libano. "E' la prima volta che in questo stadio vengono innalzate bandiere iraniane", spiega Ayman, 50 anni. "Negli anni Settanta i comunisti innalzavano fieri la bandiera dell'Unione Sovietica noi oggi innalziamo quella iraniana per ringraziarli sia per il loro sostegno alla resistenza sia per aver ricostruito la maggior parte del sud libano". Ad occuparsi del servizio d'ordine per la prima volta sono le forze di polizia dello Stato assieme a quelle di Hezbollah e del partito Amal.

    "Il Libano è una scuola di resistenza e perseveranza contro i tiranni del mondo ed e' un'universita di lotta per le nobili cause", grida alla folla Ahmdinejad, una volta arrivato sul palco e dopo aver rifiutato di parlare dietro un vetro anti-proiettili. Il leader iraniano ribadisce il sostegno del suo Paese al Libano e al governo di Saad Hariri.

    A Tariq Jadide, roccaforte del Movimento del Futuro di Saad Hariri, lontani dalla musica, dagli inni di vittoria e dalle bandiere iraniane e del Partito di Dio (Hezbollah), la gente segue il festival alla tv chiedendosi cosa potrà succedere domani durante la visita di Ahmedinejad a Bint Jebeil, città simbolo per eccellenza della resistenza un tempo comunista oggi islamica.

    La gente qui non ha problemi con la visita del capo di stato iraniano, ma spiega Mohammad: "Se questa visita mantiene il suo carattere ufficiale da Stato a Stato non ho nessun problema ma se si trasforma, come puo esserne il caso, in una visita per sostenere solo una parte di libanesi allora il problema c'è".

    ''Aspetto che vada al sud domani'', aggiunge Tarek, ''perché non voglio che il sud del libano si trasformi in una base utilizzata da altri per combattere Israele. Perché la Siria e l'Iran non combattono? E lasciono solo il Libano? Noi sunniti non abbiamo problemi anzi nel 2003 quando venne l'ex presidente iraniano Khatami c'erano tutti ad accoglierlo e lui aveva buone relazioni con Rafiq Hariri''.

    Dopo gli appuntamenti istituzionali a Beirut, il presidente iraniano dovrebbe recarsi nel sud del Paese, tradizionale roccaforte di Hezbollah. Proprio in queste zone, Ahmadinejad riceverà il più caldo benvenuto. "Il Libano è un Paese di resistenza, benvenuto nella tua famiglia'', recita una voce fuori campo nello spot televisivo firmato da Hezbollah e Amal.

    PeaceReporter - Beirut, una giornata particolare

  3. #3
    Banda Müntzer-Epifanio
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    Predefinito Rif: Libano, arriva Ahmedinejad

    Libano, Hizbollah regala un fucile israeliano ad Ahmadinejad

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    Il presidente iraniano: i sionisti periranno
    Al termine della sua visita nel Libano di Hizbollah, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha ricevuto un dono dal leader del movimento islamista, Sayed Hassan Nasrallah: un fucile israeliano.

    Presentato in una scatola rifinita in feltro contenente una fila di proiettili, il fucile è stato rilevato dai soldati libanesi durante un combattimento nella guerra del 2006, sottratto a due soldati catturati.

    Come annunciato, Ahmadinejad ha raggiunto il confine con Israele, dove ha rilasciato dichiarazioni minacciose. "Il mondo deve sapere che i sionisti periranno."

    Il presidente iraniano ha inoltre intimato a Israele di non attaccare il Libano, perché una nuova guerra "non porterebbe da nessuna parte e accorcerà le vite degli usurpatori".

    PeaceReporter - Libano, Hizbollah regala un fucile israeliano ad Ahmadinejad

  4. #4
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    Predefinito Rif: Libano, arriva Ahmedinejad

    La delegazione iraniana stipula accordi economici e commerciali coi partner libanesi
    Trionfale accoglienza di Ahmadinejad in Libano
    "Il popolo iraniano rimarrà al vostro fianco fino all'ultimo, i palestinesi sono benissimo capaci di riprendersi le loro terre"
    "I sionisti sono destinati a scomparire"
    Migliaia di libanesi hanno salutato con un caloroso benvenuto il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad al suo arrivo il 13 ottobre all'aeroporto di Beirut, anteprima di una trionfale accoglienza che ha contraddistinto la sua visita nel paese. Ad accoglierlo c'era il presidente del parlamento, lo sciita Nabih Berri, che dopo una breve cerimonia di saluto lo ha accompagnato al palazzo presidenziale di Baabda per l'incontro col presidente Michel Suleiman e il premier Saad Hariri. Una folla assiepata lungo il percorso, addobbato con centinaia di bandiere iraniane e libanesi, lo ha salutato col lancio di fiori e riso.
    La delegazione iraniana ha definito coi partner libanesi una serie di accordi bilaterali di carattere economico e commerciale, un pacchetto del valore di 450 milioni di dollari che prevede tra l'altro la costruzione di una raffineria di petrolio in Libano e la fornitura a Beirut di gas naturale.
    Dopo gli incontri ufficiali Ahmadinejad si è recato allo stadio Al-Raya, nella zona di Dhahiya di Beirut, dove ha tenuto un importante discorso.
    Il presidente iraniano ha sottolineato che "la regione del Medioriente è ad un passo da un grande cambiamento. I prepotenti sfruttando il loro potere materiale, le armi, l'ipocrisia e l'inganno, vogliono dominare la nostra regione dato che ritengono il controllo di questa la chiave per poter controllare il mondo. (...) Gli schiavisti ed i colonialisti di ieri dopo la sconfitta dinanzi ai popoli sono tornati alla riscossa con nuovi slogan e con una nuova maschera, ma con gli stessi obbiettivi del passato. Anche se ora cercano di celare con un'apparenza tinta di diritti umani i loro loschi obbiettivi".
    In particolare, ha sottolineato il presidente iraniano, "con la scusa di rimediare ai danni arrecati dalla Guerra Mondiale ed approfittando dello smarrimento dei popoli della zona, hanno occupato la Palestina con la forza, hanno ucciso migliaia di persone ed hanno costretto alla fuga milioni di persone per costruirvi il regime illegale e intruso, una minaccia permanente per tutte le popolazioni ed i governi del mondo. Così nella regione ogni volta che vogliono fare i prepotenti, usano la forza scellerata e irragionevole del regime sionista alla quale viene dato il permesso di commettere qualsiasi tipo di crimine, in qualsiasi parte del mondo. Nella pagella dei sionisti non si trova altro che crimine. Uccidere uomini, donne e bambini senza difesa, usare armi proibite, distruggere case e campi, negare l'acqua ed il cibo agli abitanti di Gaza, uccidere ed aggredire le navi in mare aperto, minacciare le nazioni ed i popoli della regione, sono tutte pratiche abituali dei sionisti che hanno avuto il permesso di andare persino oltre le azioni compiute dagli altri governi imperialisti della terra".
    Sulla questione del Libano ha denunciato che "loro assassinano in Libano un personaggio nazionalista (Rafiq Hariri, ndr) con il massimo della vigliaccheria e poi incolpano i paesi amici del Libano per creare divergenza e discordia. Loro vogliono distruggere l'armonia tra i popoli della regione e mirano a rovinare le relazioni tra Siria e Libano. I nemici quando occupano un paese o vogliono occuparlo, cercano prima di dividerlo e creare divergenze e rivalità tra i diversi gruppi religiosi, confessionali, etnici, linguistici. (...) Dividere è un metodo conosciuto che l'imperialismo usa per assicurarsi che nessuno dei paesi della regione possa mai divenire potente, unito, compatto, progredito ed indipendente".
    Riguardo agli attentati terroristici del 2001 ha sottolineato che "l'11 settembre è stato di fatto il casus belli per l'aggressione all'Afghanistan e all'Iraq, il pretesto per uccidere centinaia di migliaia di innocenti e lasciare milioni di persone senza tetto. Le dimensioni delle operazioni in Afghanistan, Iraq ed ora in Pakistan dimostrano che l'obbiettivo di queste operazioni non è stato e non è rintracciare i responsabili dell'11 settembre ma poter occupare territori della zona e poter seguire il piano di dominio del mondo". "Io consiglio ai governanti americani - ha proseguito - di ritirarsi dall'Iraq e dall'Afghanistan, di chiedere scusa e di risarcire per i danni arrecati. Se non daranno retta a questo consiglio amichevole, la mano dei popoli della regione li caccierà dalla regione umiliandoli".
    Come è stato nel caso del "regime sionista che nel 1982 occupò persino parti di Beirut" e che è stato respinto oltre i confini del Libano; come "la resistenza del popolo di Gaza all'aggressione di 22 giorni degli israeliani". "Loro chiamano pace la restituzione di un parte piccola della terra della Palestina nella peggiore delle condizioni e senza il ritorno dei profughi palestinesi e senza il riconoscimento del diritto di sovranità della popolazione palestinese - ha sostenuto - ma con tutto ciò proseguono lo stesso con le aggressioni e l'occupazione e violano regolarmente tutte le leggi internazionali calpestando persino gli impegni assunti in passato. La presenza del regime sionista in qualsiasi modo e persino su una zolla di terra della Palestina significa riconoscere l'occupazione ed il crimine; Stato Ebraico significa un regime razzista che trasformerà in profughi altri milioni di palestinesi".
    "L'unica soluzione della questione palestinese - ha ribadito - è quella di creare una pace duratura nella zona che può essere raggiunta solo con il riconoscimento dei diritti della popolazione palestinesi ed il diritto dei profughi al ritorno nelle loro terre. È negli interessi dei capi sionisti tornare nei loro paesi d'origine e consegnare la Palestina ai suoi proprietari, prima che sìa troppo tardi. (...) I sostenitori del regime sionista devono sapere che l'unica e migliore via per poter ottenere la cooperazione e l'amicizia dei popoli della regione è porre fine al dominio del sionismo e portar via questo regime falso proprio come lo hanno creato. Se qualcuno si sente in debito con i sionisti ci faccia il piacere di pagare il suo debito con le proprie tasche e non con la terra della Palestina. Io sono convinto che i palestinese, sono benissimo capaci di riprendersi la loro terra".
    Quando ha sostenuto che "il regime che avrebbe dovuto occupare la zona dal Nilo all'Eufrate oggi si è nascosto dietro le mura che ha costruito!. Ciò mentre il fronte di resistenza si è formato in Palestina, Libano, Siria, Turchia, Iraq, Iran ed in tutta la zona ed il regime sionista è in declino e nessuna potenza è in grado di salvarlo" il suo discorso è stato interrotto da fragorosi applausi di consenso. Come al termine quando ha ringraziato tutti i dirigenti e le etnie libanesi per l'accoglienza calorosa che gli hanno riservato e confermato che "il popolo iraniano rimarrà al vostro fianco fino all'ultimo".
    Il 14 ottobre si è recato nel sud del paese nella cittadina di Bint Jbeil, duramente colpita durante la fallita guerra di aggressione sionista nell'estate del 2006 che è considerata dal movimento Hezbollah che diresse la resistenza la "capitale della Resistenza". Nel discorso tenuto nello stadio della cittadina il presidente iraniano ha affermato che "senza la resistenza non so dove si troverebbe oggi il confine tra il vostro paese e il territorio occupato dai sionisti. Voi avete dimostrato che la buona volontà può vincere i carri armati e gli aerei da guerra" e che "l'intero mondo deve sapere che i sionisti sono destinati a scomparire, mentre Bint Jbeil resterà viva".

    20 ottobre 2010

    PMLI - Partito marxista-leninista italiano Home page del sito nazionale www.pmli.it

 

 

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