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a l’influencer non è un lavoro! Stanno solo sui social e vanno agli eventi esclusivi, bella fatica». Di commenti come questi se ne sentono frequentemente circa il lavoro dell’influencer. Ma l’apparenza inganna e, come spesso accade, del lavoro altrui tendiamo a scorgere più facilmente gli aspetti piacevoli. Per quanto riguarda gli influencer, ad esempio, non ci viene da pensare che dietro a una bella foto ci siano ore, sì ore, di impegno. E poi, ancora, le difficoltà che nascono da essere sempre «sul palco» e la necessità continua di creare hype, cioè tenere alta l’attenzione e l’interesse dei follower.

Di tutto questo abbiamo parlato con quattro ragazzi della Stardust House, una sorta di accademia dove giovani talenti del mondo dei social affinano le proprie capacità. Una casa che in rete ha un impatto da capogiro in termini numerici: ogni giorno qui si creano oltre 100 contenuti che generano 20 milioni di interazioni; i follower ammontano a circa 50 milioni, un numero non tanto inferiore all’intera popolazione italiana. Nel recentissimo libro Stardust House (Mondadori Electa), i ragazzi (foto)raccontano le loro attività in questa casa che descrivono come «una vera e propria scuola in cui noi influencer possiamo seguire lezioni di recitazione, ballo e canto e metterci alla prova con tutte le più importanti piattaforme social». Tutte le più importanti, sì, ma con un’attenzione particolare a quelle più recenti, fra cui TikTok e Twitch.

E poi ancora corsi di sceneggiatura, doppiaggio, editing e montaggio, perché per creare contenuti che siano accattivanti, le abilità richieste non sono poche. Così, ogni giornata inizia con una riunione alle 9 del mattino e poi hanno inizio i corsi e le attività che possono estendersi anche alla sera. «Pochi giorni fa, siamo rimasti fino alle 3 di notte a registrare un video» ci racconta Giorgia Yin, che prima di entrare in questa casa ha partecipato fra le altre cose a diversi concorsi di bellezza, fra cui Miss Veneto.

Mentre in molti paesi si discute di settimane lavorative per i dipendenti da 4 giorni, quella dell’influencer spesso non contempla neanche i weekend liberi. E se «per un video di 15 secondi ci mettiamo anche due ore perché dobbiamo capire cosa mettere, cosa dire e come muoverci», ci racconta la diciottenne Samara Tramontana (che da privatista sta finendo l’ultimo anno delle superiori), si può arrivare a live, video in diretta, «di dieci giorni consecutivi». Le loro giornate, così, possono diventare «super piene» e le lezioni si incastrano con altri impegni, fra cui un programma radiofonico in cui sono coinvolti diversi di loro su RDS Next. Ritmi notevoli, insomma, per sostenere i quali è indispensabile una tenuta psicologica - «tutti abbiamo avuto un mental breakdown», osserva Andrea Fratino – e una determinazione notevoli. Quest’ultima, in particolare, ai ragazzi che abbiamo incontrato non manca: «quando qualcosa non viene come vorrei, investo più tempo», dice convinta Giorgia, a cui George Ciupilan aggiunge, «quando mi screditano per qualcosa, mi parte la voglia di eccellere». I ragazzi della Stardust House hanno alle spalle percorsi professionali diversi e in alcuni casi già corposi considerando che il più grande ha 25 anni. C’è chi viene dal mondo della bellezza, chi ha partecipato a reality show (come Andrea e George che hanno preso parte alla «Caserma»), chi come Samara ha fatto la fotomodella (dai 9 ai 14 anni) e tanto teatro.

Insomma, una vita sotto i riflettori, che senza dubbio non è adatta a tutti, anche solo per lo stress che ne deriva.

Ma questi ragazzi, pur dimostrando alcune leggerezze e ingenuità che si addicono alla loro età, sono molto consapevoli della strada che vogliono percorrere. «Sto cercando di aprirmi più strade possibili anche al di là dei social, ma influencer lo sarò a vita. Da quando ho 14 anni vorrei diventare un’attrice», dice Giorgia. Analogamente Andrea ci confessa che: «tra 5 anni, oltre a TikTok, vorrei essere su Netflix Italia, lavorare in tv». E poco importa se si sono accantonati alcuni sogni di quando si era più piccoli: Andrea avrebbe voluto fare il calciatore, ma poi è arrivata la televisione e ora la Stardust House: «sono un po’ narciso, lo so, però questo mondo mi ha sempre affascinato». Con «questo mondo» fa riferimento al mondo dello spettacolo, di cui i social network, ai livelli di questi ragazzi, sono una declinazione: «è una nuova tv che crescerà sempre di più», commenta George. Può succedere, intendiamoci, che un profilo «esploda» improvvisamente per un colpo di fortuna o per una banalità dietro alla quale non c’è alcun impegno o dote reale. Il problema, però, è mantenere attiva e interessata la fandom, cioè la platea dei propri fan, ci spiega Andrea. Non solo: «la cosa più difficile è trovare le novità e comprendere il nostro pubblico, un’operazione che comporta molto studio», aggiunge George.

E per farlo, come in molte professioni, occorre sviluppare capacità specifiche – come quelle che imparano nei corsi questi ragazzi – e soprattutto avere una costanza solidissima. Poi ci sono le solite scocciature di altri mestieri, come rispondere alle e-mail, fare riunioni e compagnia bella. Il tutto con una consapevolezza non trascurabile per giovani ragazzi che parlano a milioni di persone: «la nostra parola conta tanto e dobbiamo pensare con attenzione ciò che diciamo», conclude Samara.