L’arte del kinbaku sta attraversando una nuova fase di popolarità grazie a Instagram, ma la sua bellezza era già stata messa in risalto da maestri della fotografia come Nobuyoshi Araki. Nato a teatro imitando le strette legature a cui erano sottoposti i prigionieri, è diventato con il tempo una pratica erotica apprezzata anche in occidente, dove è conosciuta soprattutto con il termine shibari, parola giapponese che indica l’atto di legare. Chi lo pratica cerca l’estasi nella sofferenza, mettendo alla prova la resistenza del corpo e immergendosi nella propria interiorità, ma sempre consapevole della presenza dell’altro.

«Farsi legare facilita il viversi una propria introspezione, nel senso che le sensazioni date dalle corde aiutano a far riaffiorare ricordi e sensazioni. E allo stesso tempo è qualcosa che unisce, perché legare non è un gesto fine a sé stesso. Ha una sorta di ritualità, diventa un’estensione del tocco dell’altro, è molto intimo e richiede empatia e attenzione. Si comunica attraverso la corda, la pelle, il linguaggio del corpo di chi ti sta legando: è un susseguirsi di stimoli che ti rendono presente, da cui vorresti scappare o in cui vorresti restare. È vero che sei immersa nel tuo mondo, ma allo stesso tempo sei consapevole di essere con una persona a cui hai dato la possibilità di metterti in quella situazione, di cui ti sei fidata abbastanza da lasciarti andare».

Si tratta di un’esperienza molto intensa, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista emotivo. Per una coppia che inizia a esplorare questo aspetto della sessualità insieme, meglio mettere in conto qualche incidente di percorso e tenere aperta la conversazione. «La responsabilità è sempre di entrambi, non solo di chi lega. Quando ci si conosce bene è più facile interpretare le reazioni dell’altra persona, capire dal tipo di pianto o dall’espressione del viso se c’è qualcosa che non va o se si tratta di una reazione emotiva, ma a leggere il linguaggio del corpo si impara con l’esperienza. E anche a capire bene quali sono i nostri limiti. Iniziare a frequentare gli aperitivi a tema può aiutare a togliersi qualche curiosità e conoscere altri punti di vista: è quello che ho fatto io, quando ai tempi dell’università mi sono avvicinata a questo ambiente. Frequentare questi eventi permette di non fare un salto nel buio e di imparare da chi ha più esperienza, in un clima di apertura e condivisione».

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