Il nuovo patriarca di Mosca e di tutte le Russie è targato Kgb. Il metropolita di Smolensk e Kaliningrad, Kirill, eletto ieri sera, era stato ribattezzato dal Kgb con il nome in codice “Mikhailov”. Tutti e tre gli sfidanti per il posto più alto della Chiesa ortodossa erano ex agenti del defunto servizio segreto sovietico. Oltre 700preti, monaci e rappresentanti dellaChiesa ortodossa russa all’estero si sono riuniti ieri in conclave, a Mosca, per eleggere il nuovo patriarca. Il responso è stato annunciato dai 16 rintocchi della grande campana degli zar della cattedrale di Cristo Salvatore, nella capitale russa.
Kirill,l’innovatore,haottenuto 508 voti su 677. Il precedente patriarca, Alessio II, era spirato in dicembre. Pure lui,come scriveva ieri il Times di Londra, era un ex del Kgb. Nomein codice “Drodzov” (tordo) ricevette nel 1988 un “certificato d’onore” per il servizio reso all’intelligence sovietica. Nonostante il reclutamento, durante il regime comunista, è stato proprio Alessio II, nominato nel 1990 alla vigilia del crollo dell’Urss, a far rinascere la Chiesa ortodossa e la religiosità in Russia.
Konstantin Kharcev, capo del Consiglio degli affari religiosi sovietici dal 1984 al 1989, ha dichiarato che la Chiesa ortodossa era rigorosamente controllata dal comitato centrale del Partito comunista e dal Kgb. A. Shushpanov, un agente operativo,ha raccontato come il dipartimento per gli affari ecclesiastici all’estero era completamente nelle mani del servizio sovietico. Kirill, 62 anni, ha fatto carriera in questo dipartimento, diventando “ministro degli Esteri” della Chiesa ortodossa russa. Per questo il Kgb l’ha reclutato dandogli il nome in codice “Mikhailov”. Paladino del dialogo con il Vaticano (che ha dichiarato di conoscere e «apprezzare» il nuovo patriarca), è unabile telepredicatore. Il suo vero nome è Vladimir Gundiaiev.
Quando ricopriva incarichi di rilievo nel dipartimento estero della Chiesa ortodossa tutti i contatti con gli stranieri venivano autorizzati dal Kgb. Le copie dei documenti con il mondo esterno finivano negli archivi dei servizi sovietici, secondo una prassi consolidata. Nel conclave lo ha sfidato il metropolita Kliment di Kaluga e di Borovsk. Cultore conservatore della tradizione e ancora più vicino di Kirill al Cremlino. Le accuse di aver lavorato per il Kgb sono meno circostanziate, ma secondo il Times il metropolita venne reclutato con ilnomein codice “Topazio”. Fra il 1970 ed il 1972 servì nell’Armata rossa ed una volta fatta carriera nella chiesa visitò il Canada e gliStati Uniti. Antonine Niviere, direttore dell’Agenzia stampa ortodossa a Parigi, lo descriveva come «un uomo nell’ombra del sistema».
Il metropolita Filaret della costola bielorussa degli ortodossi era il terzo candidato alla carica di patriarca, ma si è ritirato all’ultimo minuto appoggiando Kirill. Anche Filaret venne reclutato dal Kgb con il nome in codice “Ostrovskii”. Negli anni Ottanta era lui il ministro degli Esteri della chiesa, fino alla successione di Kirill nel 1989. Felix Corley, di Forum 18, dirige un’organizzazione che monitorizza la libertà religiosa. Al Times ha dichiarato che nella Chiesa ortodossa «non potevi venire nominato ai livelli più alti se non eri un uomo del Kgb». Non a caso la chiesa di tutte le Russie ha espanso la sua influenza grazie a Vladimir Putin, attuale primo ministro ed ex ufficiale del potente servizio segreto sovietico. |