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Lo hanno tradito le foto che aveva nel telefono, che aveva girato agli amici in chat e social. Mostrava al pubblico quello che invece, secondo le più elementari logiche criminali, avrebbe dovuto tenere nascosto: panetti di droga sulla sua scrivania. Quello scoperto dalla Polizia locale nel corso di un controllo, che ha poi portato all’arresto e al trasferimento in comunità, non è il primo ragazzino che diffonde in rete le prove dei suoi reati e secondo Ilaria Marchetti, sociologa presidente dell’Istituto di mediazione familiare e sociale di Brescia, «i nostri adolescenti hanno un estremo bisogno di una identità, una qualsiasi. E siccome costruirsene una positiva è molto più complicato rispetto ad una negativa, alcuni scelgono la via più semplice. Essere qualcuno a qualunque costo. E purtroppo è una necessità diffusissima».