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  1. #211
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    Predefinito Re: mi è arrivato il fascinator

    https://www.vogue.it/news/article/ro...k-ospiti-reali

    Quando un evento vanta 300 anni di storia, con le sue tradizioni, i cerimoniali e il suo dress code, ogni stagione accende la nostra curiosità. Il Royal Ascot, in scena quest'anno dal 14 al 18 giugno, è tra gli eventi più amati al mondo. E non solo per le gare dei cavalli purosangue. La cinque giorni dedicata alle corse è una classica occasione social dove le donne della famiglia reale, e non solo, sfoggiano gli outfit più belli, sempre accompagnati da estrosi cappelli.
    Grande assente quest'anno la regina Elisabetta, che ha appena celebrato il Giubileo di Platino e che è sempre stata una grande appassionata di cavalli (ha vinto 24 gare). Ha inviato naturalmente il suo messaggio di benvenuto, lasciando alla famiglia il compito di rappresentarla, in particolare a Carlo con Camilla (in bianco candido con collana di perle), arrivati il primo giorno in carrozza con il nipote, Peter Phillips. Dopo le assenze dei primi giorni dei duchi di Cambridge (lei impegnata il 16 giugno in una tavola rotonda con i ministri del Governo per parlare di prima infanzia), il principe William e di Kate Middleton sono apparsi venerdì 17. “Apparsi” è la parola giusta soprattutto per Kate, che ha indossato un abito bianco a pois neri di Alessandra Rich corredato di fascinator coordinato che sembra un chiaro tributo a Lady Diana. La madre di William aveva infatti indossato un vestito molto simile per la stessa occasione - Royal Ascot - nel 1988. Presenti all'evento anche la mamma e il papà della duchessa di Cambridge, Carole e Michael Middleton, lei con un elegante chemisier del brand britannico ME + EM, lo stesso modello già indossato un anno fa da Kate. Lo ricordiamo perché di quell'abito si parlò a lungo. La duchessa infatti scelse un look rosa per incontrare Mila Sneddon, la bambina di 5 anni malata di cancro, che le disse che proprio il rosa era il suo colore preferito. Kate le promise che se mai si fossero incontrate avrebbe scelto un outfit pink. E così accadde. L'ospite reale - prima ad arrivare ad Ascot quest'anno e forse la più ammirata in questa edizione - tornata ai suoi splendori dopo l'emergenza Covid, è stata Beatrice di York con il marito Edoardo Mapelli Mozzi apparsi nella prima giornata con un look di coppia piuttosto sorprendente. Lei ha scelto un outfit a fiori con un abito chemisier e maniche a sbuffo, firmato Zimmermann, con uno fondo bianco sul quale "fioriscono" belle rose pink, con una cintura in corda che le segnava perfettamente il punto vita. A completare il look un paio di décolleté col tacco a spillo in rosa di Gianvito Rossi, un head piece di Juliette Millinery e una pochette con le sue iniziali. Lui in tight, naturalmente elegantissimo, con tanto di panciotto, cilindro e cravatta rosa (ton sur ton rispetto all'abito della moglie). Giorno due, Beatrice è ancora icona di style con un look molto diverso: un abito bianco dal tocco un po' retro con dettagli sartoriali coordinato a una paglietta bianca e blue navy di Laura Apsit Livens già indossato a maggio 2017 per il Garden Party a Buckingham Palace. Tra i royal più senior, naturalmente, non poteva mancare la principessa Anna (con la figlia Zara e il genero Mike Tindall), il principe Edoardo con l'amatissima Sophie di Wessex, in rosa il primo giorno, in blu carta da zucchero, nel secondo, con un abito firmato Suzannah London e un cappello coordinato realizzato dalla modista Jane Taylor. E con un abito coloratissimo e a fiori il terzo giorno. Firmate Michael Kors e quindi con un look più contemporaneo, sono arrivate anche le due gemelle Spencer, Lady Amelia e Lady Eliza, nipoti di Diana, figlie del fratello Charles. Ancora Jane Taylor è la modista che ha firmato i loro bellissimi e appariscenti cappelli.
    concorso cimad 2022

  2. #212
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    Predefinito Re: mi è arrivato il fascinator

    Citazione Originariamente Scritto da cimad5 Visualizza Messaggio
    https://spicy.robadadonne.it/verginita-quando-perderla/

    In materia di sessualità, gli argomenti delicati sono ancora moltissimi. Le discussioni che ruotano attorno alla verginità, però, sono un vero e proprio terreno minato. Di verginità si parla poco, e male. A rimetterci sono ragazze e ragazzi, che si ritrovano di fronte un orizzonte infarcito di luoghi comuni, stretti tra tabù che sembrano inscalfibili e pressione sociale.
    Del resto, mai come parlando di verginità è vero il detto “come fai (o, all’opposto, non fai), sbagli”. Questo vale soprattutto per le ragazze. Lo fai troppo presto? Sei una tr*ia che non ha rispetto per se stessa. Non hai ancora fatto sesso? Sei una sfigata, devi darti una mossa. Da un lato ci dicono di aspettare la persona giusta, “principe azzurro”, dall’altro che se la persona giusta non passa entro un certo limite di tempo a non essere giuste siamo noi.
    Per i ragazzi le pressioni sono diverse, ma non meno martellanti: le aspettative infarcite di mascolinità tossica spingono perché il “peso” della verginità sia qualcosa da lasciarsi indietro il prima possibile, riempiendo il vuoto lasciato con conquista dopo conquista.
    Quando si riflette sul concetto di verginità lo si fa soprattutto in relazione alla sua idealizzazione – e conseguente feticizzazione – di cui un’immagine quanto mai evocativa è quella dei Purity Ball statunitensi, in cui si celebrano matrimoni simbolici tra padri e figlie, con le seconde che promettono di mantenere intatta la propria purezza e i primi che si auto-insigniscono del titolo di “protettori” della filiale virtù.
    Senza voler cercare manifestazioni così estreme, però, per capire quanto l’illibatezza sia un feticcio basta pensare alle infinite discussioni sui tabloid in cui si dibatte in mono più o meno pruriginoso su quella delle star adolescenti, alle lenzuola che sventolavano a riprova della purezza della sposa solo pochi anni fa anche nel nostro Paese (e ancora sventolano in qualche realtà) o, più semplicemente, a quanto l’idea di una donna vergine (purché giovane) sia appetibile per l’uomo, che sogna di essere il primo a deflorarne l’intoccata purezza.
    La – sacrosanta – lotta a questa feticizzazione della verginità, però, rischia di nascondere l’altro (pericolosissimo) lato della medaglia: l’idea che si debba far sesso per forza entro una certa età (il numero è variabile, ma sempre al di sotto dei 20 anni, meglio se dei 18) per non subire la vergogna e lo stigma di essere dei tardoni sfigati. Del resto, non sei riuscito a fare sesso in vent’anni, ci deve essere qualcosa che non va in te, no?
    Secondo i dati di The Face of Global Sex, un’indagine condotta da Durex, in Italia l’età media della “prima volta” è 19,4 anni. Nel 2005, quando lo studio e stato condotto per la prima volta, erano 18. Secondo una ricerca del progetto The Next Steps dell’University College di Londra, inoltre, nel 2018 un 26enne su otto era ancora vergine. Anche questo è un dato in crescita. Notevolmente in crescita, anzi: secondo il Times, nella generazione precedente si parlava di 1 su 20.
    Una precisazione è però necessaria: i dati non ci raccontano tutta la storia. Le cifre, infatti, non sono che una risposta alla domanda “quando hai fatto sesso la prima volta?”, che rimanda a una definizione della verginità come, appunto, “prima volta”. Ma prima volta di cosa? Quando si pensa alla perdita della verginità lo si fa riferendosi alla penetrazione completa, a un’idea di sesso filtrata dalla visione patriarcale eteronormata che esclude dalla definizione di “vero sesso” tutto quello che non prevede l’ingresso di un pene in una vagina. Anche il sesso anale è considerato alla stregua dei preliminari come una strategia per avventurarsi nel mondo della sessualità mantenendo intatta non tanto l’illibatezza quanto, sia fisicamente che simbolicamente, l’imene, come dimostra questa domanda rivolta a un medico online dal titolo significativo “Sesso anale da vergine“: Buongiorno dottore.
    Ho 20 anni e sono vergine. Per me non è stata una scelta di carattere etico o religioso. Semplicemente non ho ancora trovato l’occasione e la persona giusta per farlo. Qualche mese fa ho avuto una storia occasionale con un uomo più grande, 44 anni, non era previsto un rapporto sessuale però poi abbiamo fatto sesso anale. Non gli avevo proibito il sesso vaginale ma lui mi ha detto che non voleva togliermi la verginità.
    Nondimeno, gli studi due cose ce le dicono: le nuove generazioni fanno meno sesso – tra il 1991 e il 2017, il numero di studenti delle scuole superiori che fanno sesso negli Stati Uniti è sceso dal 54% al 40% e i Gen Z australiani sono sessualmente attivi quanto i pensionati – e lo fanno più tardi.
    Riflettere su come questo entri in relazione con un immaginario che vede la verginità o come un valore da preservare a ogni costo (solo quando si parla di ragazze, ovviamente) o come una vergogna da cui è necessario liberarsi il prima possibile è necessario.
    Soprattutto, però, è fondamentale rifiutare entrambe queste visioni.
    Non solo per donne e ragazze, che rimangono schiacciate fin dall’adolescenza in una concezione che le vuole sante o putt*ne (o, possibilmente, tutte e due in un’unica persona) e la cui verginità, superata una certa età, può trasformarsi non solo in un ostacolo a vivere la propria sessualità – al punto che ci sono dei gigolò che lavorano quasi esclusivamente con ragazze vergini – ma anche in un rischio di violazione del consenso da parte del partner e in varie forme di violenza sessuale, come lo stealthing.
    Non solo per le persone autistiche o con disabilità, che ancora troppo spesso fatichiamo a includere nelle discussioni in materia di sessualità, o per le persone nonbinary e quelle che hanno un orientamento sessuale non etero, che rimangono escluse dall’attuale visione esclusivamente penetrativa della verginità.
    Ripensare dalle fondamenta il modo in cui consideriamo la verginità è fondamentale anche per gli uomini abili eterocis, che schiacciati da una pressione sociale (vera o percepita) rischiano di sviluppare sentimenti di frustrazione e rabbia rivolti non verso la cultura patriarcale che li vuole VeriMaschiTM o nulla, ma verso le donne.
    Gli uomini che vivono il sesso come un loro diritto ma non riescono a ottenerlo e si sentono indesiderabili, infatti, incolpano le donne che gli preferiscono il modello di uomo che proprio la società patriarcale ha indicato come massimamente desiderabile. In questo cortocircuito, gli incel (involuntary celibates) entrano in una spirale di depressione e odio che, se in molti casi rimane confinato al mondo della rete, sfocia anche in vere e proprie esplosioni di violenza che hanno come vittime, ancora una volta, donne che non avevano nessun’altra colpa se non il loro genere.

    Una canzone degli anni '60 parlava di come alla società non va mai bene niente.
    Si intitola Pietre, forse l'avrai già sentita. Eccola, nell'interpretazione del francese Antoine:

    https://m.youtube.com/watch?v=u2B1IrYxjfA

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    Tutti guardano l'albero e nessuno vede la foresta.

    Al mondo esistono solo due razze: gli uomini per bene e gli stronzi. Questi ultimi cercano quasi sempre di passare per i primi.

  3. #213
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    Predefinito Re: mi è arrivato il fascinator

    Citazione Originariamente Scritto da Il viaggiatore notturno Visualizza Messaggio
    Una canzone degli anni '60 parlava di come alla società non va mai bene niente.
    Si intitola Pietre, forse l'avrai già sentita. Eccola, nell'interpretazione del francese Antoine:

    https://m.youtube.com/watch?v=u2B1IrYxjfA

    Inviato dal mio JNY-LX1 utilizzando Tapatalk
    Grazie
    Effettivamente è proprio centrata
    concorso cimad 2022

  4. #214
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    Predefinito Re: mi è arrivato il fascinator

    https://www.dagospia.com/rubrica-29/...cot-314347.htm

    Piccolo incidente ieri alla chiusura del Royal Ascot, l’evento ippico in cui di solito è presente la famiglia reale. Uno dei cavalli che trainava la carrozza su cui sedeva la principessa Beatrice si è spaventato e ha iniziato a scalciare e ad agitarsi.
    Come da tradizione, la principessa è arrivata insieme al marito, Edoardo Mapelli Mozzi, su una carrozza trainata da cinque cavalli. Ma una volta arrivati a destinazione, uno dei cavalli ha iniziato a scalciare e a tirare. Sono intervenute subite le guardie reali a tenere il cavallo imbizzarrito e a mantenere calmi gli altri. Una volta risolto l’incidente, la principessa, che fino a quel momento aveva l’aria preoccupata, è scesa dalla carrozza e si è goduta la giornata.
    concorso cimad 2022

  5. #215
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    Predefinito Re: mi è arrivato il fascinator

    https://www.vanityfair.it/gallery/ab...reali-shopping

    È arrivata dritta al punto (è proprio il caso di dirlo!) Kate Middleton, ad Ascot 2022, col suo raffinatissimo midi dress bianco firmato Alessandra Rich costellato di pois marroni. Quell’immagine quasi eterea della Duchessa ha scatenato per un attimo fiumi di ricordi, evocando Lady Diana, al medesimo appuntamento ippico del 1988, con un look similissimo. Del resto, i pois, all’evento inglese dei purosangue rappresentano da sempre un vero passepartout fashion. Ma ovviamente non solo lì.
    L’intramontabile motivo a puntini non sembra conoscere stagioni, mode, tendenze. Comunque lo si indossi ha il potere di risultare sempre attuale, chic, ma al tempo stesso anche casual, prestandosi alle più disparate occasioni. Lo sanno bene le signore coronate d’Europa che, sebbene diverse nello stile, sono unite da un’irrefrenabile passione per il polka dot. A partire da Kate, regina indiscussa nell’unire i puntini, a maggior ragione se firmati Alessandra Rich. La sua predilezione per i midi dress a pois del marchio, con maniche a palloncino, è tangibile. Nelle ultime settimane ne ha indossati tre similissimi, declinati rispettivamente nel nero, nell’azzurro e nel bianco.
    Kate Middleton inaugura una residenza a Londra per le famiglie di bambini malati
    Sempre sul bianco è ricaduta la scelta di Sophie di Wessex per la sua recentissima visita ufficiale a Cipro. La moglie del Principe Edoardo ha scelto un candido abito in seta, stretto sotto il seno, con maniche a tre quarti, costellato di maxi pois gialli e rosa firmato Suzannah London. Una proposta fresca, elegante ma giocosa, e adatta alla calda stagione. Sempre a pois, ma questa volta in rilievo, l’abito di tulle, quasi fiabesco indossato da Alexandra di Norvegia per i festeggiamenti per i suoi 18 anni. Una variazione romantica sul tema puntini. E che cosa dire di Meghan Markle, stilosissima con i suoi ampi bermuda bianchi abbinati a una camicia nera impreziosita da tanti pois bianchi. L'accoppiata cromatica perfetta! Ma tra le pois addicted troviamo anche Mary di Danimarca, Letizia Ortiz (ultimamente avvistata in celeste polka dot), Tatiana Santo Domingo, Beatrice di York. Un vasto guardaroba di proposte royal differenti, per le quali abbiamo trovato alternative simili, da acquistare immediatamente con un clic.
    concorso cimad 2022

  6. #216
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    Predefinito Re: mi è arrivato il fascinator

    https://www.marieclaire.it/moda/acce...di-legno-trug/

    Compaiono sempre, con discrezione, sullo sfondo, in molti film e serie tv ambientati in Inghilterra. La telecamera si muove attraverso un giardino e qualcuno tiene in mano un cesto di legno curvato pieno di fiori appena tagliati o verdure appena raccolte. Questo è il trug, il paniere del Sussex, così bello che andrebbe liberato dalla tradizione della campagna e portato sulla riva del mare, come se fosse una borsa da spiaggia d’altri tempi. Il trug, come lo conosciamo oggi, si è evoluto dal trog di epoca anglosassone, un vaso a forma rotonda scolpito nel legno massiccio. Secondo gli archeologi i trog sarebbero stati usati per misurare e trasportare un numero qualsiasi di prodotti agricoli, compresi liquidi come il latte, poiché erano contenitori solidi e senza fessure. Secoli dopo, a metà del XIX secolo, Thomas Smith creò una versione molto più leggera del trog e lo chiamò trug. Era costituito da un manico e un bordo di legno di castagno dolce montati su una base costruita con assi sottili di salice bianco, tutti elementi che venivano tagliati a mano e poi pazientemente rasati con un coltello.
    Quando la regina Vittoria si imbatté nel paniere di Thomas Smith mentre visitava la Great Exhibition tenutasi ad Hyde Park a Londra nel 1851, dove il trug ricevette la medaglia d'oro e il certificato di merito di prima classe, ne ordinò diversi per regalarli ai membri della casa reale. Quel giorno non solo cambiò la carriera di Thomas Smith, ma anche la storia del giardinaggio in Inghilterra: una nuova moda era nata e il trug fatto a mano nel Sussex in poco tempo era diventato un attrezzo pratico e indispensabile nei giardini privati degli hobbisti e per gli agricoltori nelle campagne. Stando alla leggenda pare che lo stesso Smith abbia lavorato ininterrottamente per assemblare di persona tutti i trug ordinati dalla regina e, con l’aiuto del fratello e di una carriola, abbia camminato per 60 miglia fino a Buckingham Palace per consegnarli di persona. Un successo simile si è ripetuto nel 1855, quando Thomas Smith partecipò all'Exposition Universelle Industrie beaux-arts a Parigi, ovvero l’Expo, dove ricevette una medaglia d'argento e un certificato di merito firmato da Napoleone Bonaparte III. Per la prima volta i trug venivano esportati al di fuori del Regno Unito a conferma del talento imprenditoriale di Smith. Dopo la fine della seconda guerra mondiale divennero superflui in un'industria agricola che stava cambiando grazie alla meccanizzazione. Nonostante ciò il fascino del paniere era destinano a sopravvivere nelle case borghesi, dove veniva ancora usato per il giardinaggio. Nel periodo di massimo splendore del settore si trovavano produttori specializzati lungo tutta la costa meridionale dell’Inghilterra, dal Kent al Somerset. Oggi ci sono solo tre attività commerciali che producono il tradizionale trug del Sussex, tutte piccole imprese. A Herstmonceux esiste ancora la storica azienda di Thomas Smith dove maestri artigiani e (pochi) apprendisti continuano a produrre a mano il trug originale in una varietà di dimensioni e stili, tutti certificati sul fondo con il timbro storico della bottega: ci sono 70 diverse opzioni tra cui scegliere e tra i più richiesti c’è ovviamente il Royal Sussex, il preferito della Regina Vittoria, realizzato con legno sostenibile proveniente dalle foreste inglesi. Per le signore inglesi i trug sono ancora un accessorio da giardino indispensabile, che unisce praticità e valore ornamentale. Possono essere utilizzati per raccogliere fiori recisi e talee di piante, nonché per raccogliere frutta, verdura ed erbe aromatiche coltivate in casa o messi semplicemente in bella mostra come oggetto di décor. Non manca la domanda, ma l’artigianato tradizionale della produzione di trug, come sostiene la Heritage Crafts Association, è un mestiere in via di estinzione e spesso si corre il rischio di acquistare "trug tradizionali" in negozio o online che in realtà sono stati prodotti in Cina. Fuori dal Regno Unito chi non si è scoperto maestro giardiniere con la pandemia può portare il suo trug al mercato, nei boschi per una giornata estiva dedicata al foraging, la ricerca delle erbe e dei frutti incolti di montagna, e a settembre per raccogliere i funghi in pineta. In estate farebbe una gran figura anche sulla spiaggia, come alternativa al borsone tradizionale, con libri, costume di scorta e la crema solare, o pieno fino all’orlo di focaccia di Recco e nettarine profumatissime. Gli artigiani del Sussex approverebbero, perché il picnic è l’antico rito sociale più amato dai britannici, non importa che ci sia il sole.
    concorso cimad 2022

  7. #217
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  8. #218
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    Predefinito Re: mi è arrivato il fascinator

    https://www.hellomagazine.com/fashio...wedding-races/

    Fascinators are a staple for many formal occasions, and the perfect alternative to a fully fledged hat.
    Some fascinators come as a headband, and are ideal for those wanting a fuss-free accessory, others may prefer a fascinator attached to a clip to slide into your hair. Either match your headpiece to your outfit or select a neutral option to tie in with your bag and shoes. Plus, pared-back colours like cream can be used time and time again.
    It is important to consider the size of the one you choose, as some events, such as Royal Ascot’s Ladies Day, requires your fascinator to be a certain size.
    From M&S to Next and John Lewis, we have curated the best places to shop a fascinator online.















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  9. #219
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  10. #220
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    Predefinito Re: mi è arrivato il fascinator

    https://www.vanityfair.it/article/wi...lo-per-ucraina

    A Wimbledon è tradizione fin dall'epoca vittoriana e regola andare a giocare vestiti di bianco. Non che la norma sia ferrea come un tempo, si vedono nomi di sponsor e righe di altri colori sono apparsi negli anni, quando sono stati troppo evidenti però sono arrivate multe. È successo a Roger Federer per una suola arancione qualche anno fa. McEnroe ha giocato con una fascia rossa. Lungamente ha protestato Andre Agassi prima di rassegnarsi a vestire all white. Non ci saranno multe quest'anno per chi indossa due colori: il blu e il giallo. Sono i colori dell'Ucraina. I giocatori possono mostrare la loro solidarietà al paese invaso indossando un fiocco con i colori della bandiera di Kiev. Lo ha fatto la polacca Iga Świątek, numero uno al mondo, con il fiocco sul cappellino. Lo ha mostrato sul completo bianco l'ucraina Lesia Tsurenko affrontando la connazionale Anhelina Kalinina che userà i soldi vinti con il primo turno a Londra per aiutare la sua famiglia a ricostruire la casa bombardata. Lesia Tsurenko aiuta la sua e altre famiglie. Si sente una privilegiata a poterlo fare ed è sollevata dal fatto di non incontrare colleghi russi e bielorussi esclusi dal torneo. Arriva dagli anni Settanta dell'Ottocento. Quando i soci dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club decisero di organizzare il primo torneo scelsero il bianco per eleganza, ma anche per una questione più terrena: la sudorazione. Il bianco mostrava meno il sudore e permetteva maggiore traspirazione. Questa scelta è diventata legge e i concorrenti devono vestire quasi interamente di bianco (unica totalità, non crema non off white, bianco sporco). Accettati i bordi colorati e i loghi degli sponsor tecnici, non troppo grandi però. Devono essere bianchi, con la solita deroga del bordo, berretti, fasce per la testa, bandane, polsini e calze. Idem per le scarpe, lacci e suole compresi. Vige il bianco per l'intimo e, se è possibile, anche per le attrezzature mediche come le fasce elastiche.
    concorso cimad 2022

 

 
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