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Voi non lo sapevate, ma stavamo rischiando di rimanere senza l'unico museo al mondo dedicato alla Vagina. «Sai che perdita!» diranno i puritani, ma sull'importanza di un museo del genere ci torniamo dopo. Il punto è che il Vagina Museum di Londra, aperto per la prima volta come pop-up nel 2017 e poi come vero e proprio museo nel 2019 a Camden Market stava rischiando di chiudere per sempre. No, non è stata la pandemia a creare problemi, piuttosto spiacevoli episodi di sfratto e censura. La storia, comunque, è finita bene perché il 19 marzo il Museo della Vagina riaprirà i battenti nel quartiere di East London Bethnal Green. «Oggi abbiamo restituito le chiavi della nostra prima sede a Camden Market e ci siamo trasferite ufficialmente», avevano twittato le organizzatrici lo scorso settembre. Il gruppo immobiliare LabTech, ha deciso di non rinnovare il contratto di locazione nonostante il sostegno del Camden Council, che nel 2019 si era detto «incredibilmente entusiasta» di ospitare il museo. Secondo la fondatrice Florence Schechter è probabile che dietro la decisione ci sia stata la mano del «patriarcato istituzionale». Alla notizia della chiusura, moltissime persone hanno protestato su Twitter esprimendo il loro dispiacere. Il Museo ha lo scopo di rompere in modo giocoso e accessibile i tabù sulla sessualità femminile con spiegazioni sull'anatomia degli organi genitali, infografiche sulle mestruazioni, curiosità su vulva e vagina, che non sonora stessa cosa, e test per scoprire quanto ne sai sulla clitoride. «Il fatto di aver imparato così tanto sulla mia anatomia mentre ero al museo mi ha seriamente scioccato», ha twittato un'utente. «Riceviamo poca o nessuna istruzione nei sistemi scolastici su cosa significa avere una vagina. Ero un'adulta prima di scoprire che è normale che le perdite creino degli aloni bianchi sugli slip», ha aggiunto un'altra. Ora il Museo potrà portare la sua conoscenza in un nuovo quartiere londinese e per l'occasione ha lanciato una campagna composta da una serie di poster provocatori (e bellissimi). The fact that I learnt so much about my own anatomy while I was there seriously shocked me. Not only that, but the visibility and attention VM pays to interdisciplinary history is absolutely vital. https://t.co/e2fpMP4VXc

— Lucy (@History_Lucy) September 15, 2021
Gli organizzatori spiegano che la riapertura è in sé un atto di resistenza e il segno che al giorno d'oggi la sessualità femminile sia ancora stigmatizzata e coperta da un alone di vergogna. «Ci sono volute settimane per rendere pubblica la nostra pagina di TripAdvisor», spiegano gli organizzatori, «continuava a venire rifiutata perché il nostro nome contiene la parola "vagina". Anche una volta che la pagina è stata aperta, gli algoritmi sulle "parole oscene" sono rimasti al loro posto, così tante persone hanno avuto difficoltà a lasciare delle recensioni».

Anche su Instagram molti post sono stati segnalati e rimossi per "nudità", ma queste forme di censura hanno rafforzato nel team la convinzione della necessità di riaprire. «Anche se metà delle persone al mondo ne ha una e la maggior parte di noi è nata da lì, le vagine sono ancora fraintese e non apprezzate, con uno stigma molto reale che crea problemi molto reali nelle persone reali anche oggi», ha spiegato a Stylist la responsabile marketing del museo Zoe Williams. «Abbiamo combattuto per ritagliarci questo spazio contro l'atmosfera di vergogna in un ambiente in cui molti avrebbero preferito che non esistessimo. Le vagine, le vulve e l'anatomia ginecologica meritano di essere comprese e celebrate».